LA LEGGENDA DI HIRAM: SIMBOLISMO
Non vuol essere questa né Tavola, né relazione, ma un’occasione per percorrere insieme a Voi, Rispettabili Fratelli, un tratto di quella strada che può condurre al ritrovamento della Parola Perduta. La leggenda di Hiram quindi sarà solo un motivo per esamina se noi stessi e per riflettere sui tanti valori compresi nei simboli che tutti vediamo rappresentati e verso i quali e aduso l’occhio come la ménte e il cuore di ogni Maestro. Cercheremo di penetrare insieme nei significati per scoprire e riscoprire quanto essi vogliono indicarci. Il Compagno si fa Maestro. La cerimonia gli conferisce il Crisma e i Fratelli lo riconoscono come tale; Questo Crisma però, mentre gli offre la possibilità di sedersi in consesso perfino con i Maestri Venerabili. non gli da la vera Iniziazione, bensì un’Iniziazione sommaria. La Pietra grezza di ieri, ora diventa cubica: deve divenire levigata. La vera Iniziazione si conquista solo a costo di sforzi e sacrifici, diretti a moderare ogni nostra debolezza intellettuale e morale. Occorre dunque conseguire la coscienza della dignità di un Artefice che sapendo signoreggiare su se stesso con sicurezza e sugli altri con dolcezza, sa insegnare agli uomini a porsi al di sopra di ogni cosa; che li divide, per convincerli che può unirli una Fratellanza Universale. Deve il Maestro giungere a tal punto di controllo e di auto educazione a sentirsi a contatto con i Grandi Iniziati di sempre, i quali cercarono di far ascendere all’Umanità qualcuno dei gradini della Scala della Perfezione. Ricordiamo che il concetto della cerimonia s’ispira ai misteri Isiaci, agli Eleusini ed anche ai Riti corrispondenti a quelli di natura meramente agraria. Diamo insieme uno sguardo al Tempio: una cortina di velo nero separa l’Oriente (detto anche Dehbir o Sancta Sanctorum soggiorno della morte o della semina del grano), dall’Hikal (Luogo Santo o Camera di Mezzo soggiorno dell’immortalità, della resurrezione). Nel centro della sala una bara corrispondente al curriculum dei Santuari Frigi; entro quella è steso il Maestro più giovane per età Massonica. Il corpo coperto da un drappo nero e il viso nascosto sotto un fazzoletto lordato di sangue. Ai piedi della bara è un compasso aperto, alla testa una squadra e nel mezzo un ramoscello d’Acacia che e il simbolo dell’immortalità. Acacia, dal greco senza colpa. Come il mirto per le iniziazioni eleusine, il fico per quelle egizie, il vischio dei Drotti, il ramoscello d’oro per l’iniziazione virgiliana, il biancospino dei cristiani, ecco l’Acacia per noi. Viene posta fra squadra e compasso e l’allusione connessa riguarda proprio il Maestro che passando dalla squadra al compasso, cioè procedendo dalla rettitudine all’iniziativa, conosce l’innocenza. Le Colonne B. e J. simboli del Fallo e del Cteis, Genitalia umana, hanno ai lati la vite (simbolo di Bacco) c le spighe (simbolo di Cerere) e fanno allusione anche a Cristo: «Mangiate, questo e il mio corpo, bevete questo e il mio sangue». Mentre per i greci che crearono gli dei a loro immagine, naturalmente elevandone al massimo le qualità fisiche e dello spirito, apparendo logico che le qualità migliori fossero sviluppate fino alla perfezione, quelle divinità non cessarono di rappresentare il Sole, la Luna, il Ciclo e il Mare, come quant’altro è connesso alla natura, alla sua grandiosità ce alla sua forza di conservazione nel rinnovamento, mentre per altri, Osiride, Dionisio, Mitra o Menete, sono i divini 15 che vengono assimilati e fatti rientrare nell’allegoria solare, rimanendo sempre il Sole la più prodigiosa e benefica fonte di vita, per i Massoni è Hiram il simbolo del lavoro, della genialità, della bellezza artistica. dell’ordine nella moltitudine, del Governo di saggezza e di giustizia. È nell’assimilare interamente Hiram c quanto in Lui è impersonificato che consiste l’iniziazione completa del Maestro. Hiram è nome derivante dall’ebraico hi = vivo (vivente) e ram = elevato (che sta in alto). Quindi: vita elevata. È sul mito di Hiram che s’incentra il massimo mistero massonico. Hiram è signore del fuoco e dei metalli, cesellatore e artista, essere divino e umano, signore del mezzo € dell’effetto, realtà e simbolo. Egli è tutto quello che per elevazione, esaltazione € resurrezione avvicina al divino, rendendo l’Iniziato partecipe della divinità e alla divinità similmente potente. Egli è il Sole che splende, è Dio e Uomo divinizzato. Noi tutti possiamo diventare Hiram. C’è una tesi sul simbolo Hiram che partendo dai riscontri del nome stesso, nella lingua araba, si riporta al concetto da cui derivano le antiche iniziazioni; il Nome infatti viene sostanziato nel Sole e quindi adeguato ad un motivo a base astronomica sia per il mistero che per il cerimoniale massonico. Un’altra tesi vede Hiram come astrazione e nella cerimonia iniziatica la conquista di una speciale immortalità, quell’immortalità dell’anima che è pietra fondamentale dell’edificio massonico. Chi ben sa che l’idea massonica trae origine dall’Antica Sapienza, dalla Religione Unica, sa anche che nell’uno assoluto di pitagorica memoria, confluisce la vita per defluire in un continuo rinnovarsi a scopo di perfezione. Sa che l’essere vivente si rispecchia nella Natura, la Natura nel cosmo; sa che non vi è scissione 0 contrasto fra mondo terreno € celeste, ma che l’uno si continua nell’altro; sa con Democrito che la felicità e la serenità dell’animo si raggiunge con la moderazione dei desideri e la regolatezza della vita; sa che le cose separate tendono a congiungersi, sa che tutto è movimento regolato e che il bene è sottomissione all’ordine delle leggi universali c sa, con Aristotile, che niente può cambiare nell’indeterminato e nel continuo. Invito ai Fratelli a meditare sul «Discorso Storico» che il Venerabilissimo legge durante l’iniziazione, ricordando che il significato del simbolo non si esaurisce col ritrovamento del cadavere di Hiram, ma prosegue, fino al compimento della vendetta sui colpevoli della di Lui morte, fornendo lo sfondo per alcuni gradi della Massoneria Rossa. Per la Cerimonia non è prevista alcuna preparazione fisica, contrariamente a quanto fanno americani e francesi. L’Iniziando è preso fra due Esperti che lo fanno camminare a ritroso: camminamento che ricorda quello del Sole; questo infatti giunto al meridione, regione del Compagno, discende verso Occidente per poi retrocedere verso Oriente. Per il Compagno è un ritorno sui suoi passi; non sono più le impressioni dal di fuori che deve raccogliere, ma deve ora meditare sul valore delle proprie concezioni. Si rende conto dell’abisso che separa la realtà dall’immagine, comprende che le idee spesso ingannano, così come le parole, se ci limitiamo alla sola espressione, senza comprendere ciò che le motiva. In ogni dominio tutto è simbolo: penetriamo fino al simbolizzato. Il Compagno viene fermato ai piedi del Cadavere, là dove i tre compagni colpirono il Maestro. Il Secondo Sorv. colpisce il candidato al collo con il regolo: il Primo Sorv. lo colpisce al petto con la squadra e infine il Venerabilissimo lo «finisce» con un colpo di maglietto in fronte. Il candidato viene rovesciato nella bara e dopo la rappresentazione della ricerca, i due Sorveglianti si avvicinano alla bara e tentano, ma inutilmente di sollevare il candidato; vi riusciranno solo dopo l’intervento del Venerabilissimo che, unitosi a loro, Io riceve «mano con mano» a significare che in ogni azione intrapresa il Massone verrà aiutato; «piede contro piede» significando che i Massoni procederanno sempre nello stesso cammino, quello che tende alla liberazione, al soccorso reciproco; «ginocchio contro ginocchio» significando aiuto a sostenersi; «petto contro petto» per sottolineare l’identità dei sentimenti e la promessa che i segreti confidati saranno custoditi come propri; «sinistre reciprocamente sul dorso» per significare protezione per ogni eventuale caduta, con la promessa implicita della difesa del Fratello sia esso presente o assente, raffigurata dall’intimo abbraccio. Il Massone ha conosciuto l’acacia e perviene all’incorruttibilità procedendo dalla rettitudine (la Squadra) all’iniziativa (il Compasso). Le spoglie di Hiram vengono ritrovate in una tomba larga tre piedi, profonda cinque, lunga sette. Ecco i numeri sacri proposti alla meditazione. Il gran segreto dell’iniziazione si svela ai pensatori capaci di conciliare il ternario, di concepire la quintessenza intellegibile e applicare la legge del settenario nel dominio della realizzazione. ° Il Venerabilissimo comunica la Parola Sacra che secondo gli antichi rituali voleva significare: «la carne si stacca dalle ossa», oppure: «figlio della putrefazione». Secondo i rituali a noi più vicini, la Parola, la cui pronuncia è trisillabe e che può abbreviarsi con le iniziali M. B. N., ha significato di «seme del padre». Nell’alfabeto ebraico la Men che è la 13°, la Beth che è la 2° e la Nun che è la 14* lettera, significano rispettivamente e cabalisticamente: morte, passività e rigenerazione. Il segno d’ordine, mentre vuoi manifestare il giuramento rinnovato, rappresenta tanche il gesto di terrore fatto dai Maestri all’atto del ritrovamento del cadavere, secondo alcuni, mentre secondo altri Autori, la destra distesa allude all’eguaglianza di tutti gli uomini o l’avvenuta resurrezione, visto che in passato il dito pollice, ora a squadra veniva poggiato sull’ombelico. La mano sinistra buttata all’indietro vuol rappresentare il gesto di respingere quanto di tentatore o d’impuro può manifestarsi. La marcia del Maestro ha, in aggiunta a quella dell’Apprendista e di Compagno, tre passi; in essa c’è il simbolo dell’impegno a viaggiare in ogni dove per diffondere la luce, senza alcun timore poiché già risorto per aver scavalcato la bara di morte. Sulla linea da Occidente a Oriente che è la marcia dell’Apprendista, innesta quella da Mezzogiorno a Mezzanotte del Compagno, e così ha già rappresentato la T (o tau), quindi con i nuovi tre passi, segna tre ideali punti di un anello aggiunto, finendo a tracciare la croce ansata egiziana, cioè la «chiave della vita». Quindi ripetendo, il Maestro passa dalla squadra che è simbolo di fissa obbedienza, al compasso, rappresentato dalla posizione dei piedi dopo l’ultimo passo, a voler significare che ora può far perno sulla sua ragione, operando l’adattamento della logica alla realtà. Sette sono gli anni del Maestro, rappresentando questo numero «l’anima mundi» di Platone o il «rerum omnium nodus» di Cicerone o meglio, la somma di tre e quattro, e più ermeticamente il simbolo del triangolo che rappresenta il ternario della vita c quello del quadrato che è il quaternario dell’universo. A conferma di quanto detto in apertura, circa i significati astronomici, non si può tralasciare di citare brevemente il valore simbolico dei tre oggetti che servano a colpire il candidato. 13 Il Regolo, con le sue 24 suddivisioni, rappresenta le 24 ore del giorno; la Squadra, simbolo dell’ultima stagione, perché costituita da due normali che dividono in 4 parti il circolo zodiacale; il Maglietto, la cui forma cilindrica richiama il cerchio, L’anello, da cui deriva, la parola anno che comincia in un punto e in esso finisce. Godendo della Vostra tolleranza Fratelli mici, vorrei ancora, ma brevemente, esporre tre ipotesi d’interpretazione della leggenda di Hiram La prima riproduce la leggenda sotto l’aspetto della legge della successione delle cose, la legge della vita sulla morte, del presente sul passato, che è comprensibile solo se si accetta l’idea dell’uccisione, della morte di quanto precede. Nel ciclo diurno il giorno nasce perché il precedente è finito. Muore il seme perché nasca la pianta. L’animale muore e la sua anima torna al gruppo cui appartiene. L’uomo muore per rinascere nel regno delle cause da dove riparte quando trasformatosi da Angelica Farfalla in Maestro, in questa nuova veste ritorna per sacrificarsi per il bene dell’Umanità. La morte, la fine, non sono mai spontanee, sono sempre provocate da cause diverse, da assassini diversi: come il cinghiale che uccide Adone, Plutone che rapisce Proserpina, il Lupo scandinavo, i Geni delle tenebre, i tre mesi d’inverno. Una seconda invece vede Salomone come personificazione della potenza terrena e il Tempio come costruzione che il padre suo voleva innalzare a gloria dell’Eterno. Hiram è l’artista, l’architettò, l’uomo pervenuto al comando con il lavoro, la scienza, la saggezza. I cattivi compagni sono i ribelli mossi da istinti brutali che si armano contro la saggezza per soffocarla e per sostituire una «tirannide» con un’altra tirannide: sono i cosiddetti restauratori che credono di raggiungere autorità schiacciando l’intelligenza. Da ogni gruppo sorgono i cattivi compagni che costringono al pianto gli altri rimasti a cercare la Parola perduta, quella che comprende la libertà e che prende inizio. dall’ultimo suono emesso dal movimento del cadavere putrefatto. Il cadavere del passato pone l’insegnamento per il presente e permette di ascendere un gradino della Grande Scala. Salomone con la sua corte sacerdotale ce laica rappresenta il fasto della tirannide. Gemme, ori, uniformi, funzioni, musiche: tutte cose ingannevoli e frutto di furto, d’inganno e di ozio. Hiram rappresenta il trionfo del lavoro, quello che s’impone per la maestria delle grandi opere e perla semplicità del comportamento, per l’abbellimento anche spirituale che fa coincidere L’uomo con la «stella fiammeggiante». Hiram è l’uomo superiore, diretta emanazione del Creatore. È l’erede di Ram a cui i Magi, che vivevano isolati in Egitto in città impenetrabili, vollero svelare i Simboli che Ermete aveva intagliato in uno smeraldo a forma di piramide. Comprendere il simbolo di questo smeraldo voleva dire afferrare il segreto della luce. Cadendo Hiram, la parola è perduta e i superstiti la ricercano. Quasi tutte le tradizioni fanno cenno a qualcosa da ritrovarsi, il Soma, bevanda dell’immortalità, la pronuncia del «Nome» presso gli ebrei, il Graal per i Cavalieri di Uther e di Artù. La ricerca della Parola Perduta è il nostro Grande Compito, il lavoro che eleverà a sublimi altezze ogni buon Massone; e il Fratello non si stanchi mai di cercare perché il fine è altamente giustificato. Una terza tesi, che ritengo si possa abbracciare con più completa convinzione, è quella che vede in Hiram tutta la tradizione Massonica e nei tre compagni; assassini, il triplice flagello dell’ignoranza, del fanatismo € dell’ambizione. Per dirla con Porciatti, la tradizione massonica è sempre in pericolo a causa di quei tre flagelli c a causa di alcuni degli stessi massoni che non anno saputo spogliarsi delle scorie, operano da profittatori in un contesto ove aleggia la più completa fiducia. Gli assassini di Hiram sono numerosi ed è proprio perché della Massoneria essi nulla conoscono che criticano censurano con grave, presunzione e intransigenza. Sono quelli che non comprendendone il valore e il significato vorrebbero che si trascurassero forme e usi dietro la presunta necessità di un adeguamento ai tempi, senza accorgersi di vibrare il primo colpo di regolo sulla spalla di Hiram, senza comprendere che la mancanza di simboli impedisce l’insegnamento iniziatico. Privata del suo simbolismo, la Massoneria è svuotata della sua sostanza, è privata del richiamo alle sue virtù. Si dimentica che la Massoneria insegna agli uomini ad amarsi, si dimentica la tolleranza senza la quale la Massoneria è finita. È triste vedere come taluni, ritenendosi unici depositari della Verità, odiano chi non la pensa come loro e li fulminano con intolleranti scomuniche. Questi cattivi compagni, mancanti di sana educazione e di conoscenza del simbolo, sono settari che sgretolano la costruzione della fraternità universale e assestano il colpo di squadra al cuore di Hiram. La tradizione vacilla e Hiram subisce il colpo mortale dall’ambizioso, dal profittatore, dal simulatore pur cresciuto amorevolmente in seno all’Ordine. Ad esso vibra il colpo mortale per accaparrare il potere per propri fini personali. Hiram muore e la tradizione si spegne. Ma altri uomini verranno perché i veri Iniziati non si sgomentano: essi sono i veri disinteressati operai del Tempio, i grandi operai della Verità. Ma fra tutte le istituzioni umane, la Massoneria è la sola che ha saputo prevedere la propria decadenza e i modi per rimediarvi. Occorrerà ricercare il Cadavere, gli Iniziati ritrovano le sparse membra per ricostruire la tradizione. Si studia e si compara il mito, l’emblema e il rito; si toglie quanto d’ingombrante resta e lasciando immutata la sostanza rigeneratrice si ricostruisce la bellezza trascinatrice e la purezza delfine. Ringrazio chi mi ha dato l’occasione di percorrere assieme a Voi Fratelli questa breve tappa del nostro lungo cammino, ringrazio Voi per avermi voluto ascoltare ce a Voi dedico questa mia piccola pietra per il Tempio.
TAVOLA SCOLPITA DAL F.’. G. M.