CORSO DI ISTRUZIONE MASSONICA PER APPRENDISTI – PRIMA TORNATA

PRIMA TORNATA

Cari Fratelli, chi vi parla non è né può essere un istruttore. Egli è un neofita come tutti noi che cerchiamo, con un lavoro comune, la Vera Luce così come l’abbiamo richiesta quando bussammo alla porta del Tempio. Il vostro aiuto ci è più necessario di quanto non siano utili a voi queste parole. Con ciò non si esprime una vuota formula di cortesia, ci riferiamo ad un grande principio fondamentale della Massoneria, principio che è la constatazione di un fatto reale. Le forze psichiche di un Gruppo, coalizzato in un campo di forze collettivo, possono essere utilizzate a vantaggio dell’elevazione spirituale di tutti e di ciascuno dei componenti del Gruppo stesso. Lo scopo di questo Ciclo d’Istruzione è quello di chiarirci il significato del fini Rituale a livello di Apprendista e di indicarci quale può essere la sua utilizzazione ai del progresso spirituale di ciascuno di noi. Il Rituale si compone di simboli, di gesti e di parole rituali. Ognuno di questi clementi si riattacca al Grande Tutto, così come vi si riattacca la personalità umana: ognuno ne è contenuto ed anche lo contiene. Sarà quindi necessario incominciare a formarci un’idea di QUELLO in modo che, dietro la settentrionalità apparente di ogni elemento simbolico, venga sempre scorto il vero significato profondo. Si può subito fare una prima fondamentale obiezione: che appare assurdo voler dare un’idea del TUTTO, di per sé illuminato, assoluto e quindi impossibile a definirsi. Ma noi non pretendiamo di definirlo, dobbiamo solo fare appello, dapprima alle nostre possibilità d’intuizione, c poi, se ci sarà concesso, a quell’altra eccelsa possibilità dell’Uomo: quella di averne esperienza diretta. Una certa sera ognuno di noi ha ricevuto l’Iniziazione. I simboli che abbiamo visto nel Gabinetto delle Riflessioni, la spogliazione dei Metalli, le varie fasi del Cammino, le Purificazioni ci sono stati imposti per farci comprendere che in quegli istanti stavamo morendo alla nostra vita di ieri e che stavamo per rinascere ad una nuova differente vita. Una nuova vita nella quale tutti i valori che fino allora ci erano serviti per giudicare le cose del mondo, gli atti altrui ed i nostri stessi avevano mutato significato ed in noi stava subentrando un nuovo modo di giudicare e di vivere. Perché? Che cosa ha spinto noi e, prima di noi, innumerevoli generazioni ad intraprendere questo cammino? Forse è facile spiegarcelo! Chiunque di noi si sia soffermato a ripercorrere gli eventi della propria vita si sarà accorto che gli scopi per i quali ci affanniamo, appena raggiunti, ci lasciano insoddisfatti e, subito dopo, ci rivolgiamo a nuove mete, le quali immancabilmente ci lasceranno di nuovo delusi dopo il raggiungimento. Ed allora perché viviamo? Allora la nostra esistenza su questa terra è come quella dello scoiattolo nella gabbia girante: non raggiungiamo mai un successo ed una soddisfazione ultima, definitiva, conclusiva! Anche gli scopi ritenuti più nobili, come allevare i nostri figli, dedicarci a soccorrere gli altri, ci ripropongono la stessa angosciosa domanda: perché aiutare gli altri a vivere se non conosciamo neppure noi il perché della nostra vita? Eccoci alla domanda fondamentale: il perché della nostra vita. È la ben nota domanda esistenziale che, secondo i filosofi profani, è la madre dell’angoscia, della nausea, dell’alienazione e del naufragio; da Kirkegaard a Sartre c giù fino ai Marcuse agli Adorno, ecc., fino ai predicatori della contestazione globale, della violenza gratuita e della distruzione totale. Ma questo non è un problema nuovo, la domanda esistenziale, quella del perché della nostra vita terrena, se la erano già posta gli uomini della preistoria, anche prima di quelli che ci hanno lasciato dei documenti costruiti o scritti e, fin d’allora, alcuni avevano ottenuto la risposta che hanno tramandata, per mezzo di miti e di simboli, alle generazioni future. Essi si erano avviati per una stradai cui segnali di direzione sono esattamente gli stessi che troviamo poi indicati nelle ctà successive, sia dai Maestri che seguirono la via tradizionale, sia da quei pochi che raggiunsero, per virtù propria o forse perché scortati da Maestri invisibili, l’auto iniziazione e la meta suprema dell’Illuminazione. Molti di essi ci vollero narrare le loro esperienze cd i racconti fatti da uomini di epoche e di paesi tra loro lontanissimi coincidono in modo impressionante. Uno tra i più recenti di questi racconti è quello che ci riferisce lo Jung, fatto da uno studioso di psicologia. Volle applicare a tavolino, con freddo atteggiamento scientifico, le tecniche suggerite dai Maestri indiani. La sua relazione, dapprima rigidamente tecnica, assume d’improvviso un’appassionata tonalità lirica, la visione della Luce, della Totalità, dell’Ineffabile viene riferita così come la leggiamo in San Juan de la Cruz, in Santa Teresa d’Avila, in Omar Kaiyan ed in tanti altri mistici che tramandarono in forma letteraria le loro esperienze. Allora, se vogliamo accettare il metodo statistico per verificare la verità di certi fatti, dobbiamo ammettere che, dato che tanta gente ha sperimentato le stesse cose in ogni punto del tempo e dello spazio, questa Luce ineffabile c’è e che è dato all’Uomo di vederla. Proprio qui nel Tempio, noi siamo venuti a cercarla anche se a pochissimi sarà dato di trovarla. Avviciniamoci alla questione da un altro angolo. Oggi le scienze profane si stanno scontrando con dei fatti che stanno distruggendo il tranquillo meccanismo del XIX secolo. Mi sia concesso accennarvene e vogliate perdonarmi se riecheggerò argomenti che molti di noi hanno volentieri lasciato ricoprire da quella stessa polvere dell’oblio che si è accumulata sui vecchi libri di scuola. Eppure molti avvenimenti attuali, ultimo dei quali l’esplosione nucleare sperimentale realizzata nei fondali delle Auletine, ci devono pure ricordare qualcosa, vi invito quindi a considerare un argomento tratto dalla fisica subatomica che viene drammaticamente ad introdurre nell’orizzonte scientifico un Qualcosa forse troppo grande per essere denominato. Circa settanta cinque anni fa uno scienziato, uno dei padri della fisica moderna, Max Planck, dimostrò che il più piccolo componente della materia, l’elettrone, non è ulteriormente divisibile. L’elettrone, minima quantità di carica elettrica negativa, ed il suo contrapposto positivo, il protone, riuniti in diverse quantità formano tutti gli atomi dei corpi semplici (idrogeno, carbonio, ferro, silicio, ecc.) che, a loro volta, si combinano in molti modi diversi e formano tutti i corpi conosciuti, secondo leggi invariabili in tutti i luoghi dell’universo percettibile. Inoltre elettroni e protoni, con mezzi sperimentali adatti, vengono riscontrati sia come masse materiali pesabili, sia come cariche elettriche, sia come dosi di energia tutte egualmente misurabili. Che ciò sia vero è provato dalla bomba atomica e dalle centrali nucleari. Stupisce ancora il pensare come l’energia contenuta in una monetina da due centesimi di lira possa bastare a fornire energia elettrica per un anno ad una grande città. Ora pensiamo che il quantum di Plancksia quanto di più minuto esista, eppure ognuna di queste particelle sa che deve raggrupparsi con alcune altre e che, così raggruppate, formeranno certi determinati atomi, ognuno dei quali obbedirà ad alcune leggi chimiche valide in tutti i punti dell’universo conosciuto. È evidente che, qualora ulteriori ricerche scoprissero i sub-quanta il discorso cambierebbe. Dirci che possiamo fare due ipotesi. Una sarebbe che ciascuna di queste particelle abbia una propria intelligenza cd una propria volontà per fare quello che fa e per seguire certe leggi (ma dettata da chi e dove?). L’altra sarebbe supporre che esista ovunque un substrato intelligente cd onnipotente che indica ad ogni particella elementare, ad ogni quantum, quello che deve fare. In entrambi i materia casi o abbiamo una di persé intelligente, oppure insieme all’oceano dei quanta coesiste ovunque una Intelligenza operante. Si potrebbero ancora porre altri ed altrettanti imponenti argomenti tratti dalla filosofia profana nei settori della metafisica (controversia tra materialisti e spiritualisti), o della gnoseologia (la proprietà della Vita di qualificare le quantità), 0 della psicologia (struttura molteplice dell’Io), oppure della metapsichica, oppure della termodinamica (la Vita come contrasto con l’aumento indefinito dell’entropia. nel senso della diffusione del disordine, secondo Norman Wiener). Non basterebbero dicci tavole ad illustrare tanta materia e credo che quanto ho detto possa bastare a convincerci che la Vera Luce esiste, che è nascosta entro ognuno di noi ed in tutte le cose del mondo fisico, anche entro le più piccole ed apparentemente insignificanti. La ricerca della Luce è quindi la ricerca di una Realtà profonda, racchiusa in ciascuno di noi, una Realtà ed unica Verità che ci unifica con il Grande Tutto e ci dà una risposta definitiva a tutti i perché. La presa di coscienza della nostra unità con Grande il Tutto ci fa sentire il vero valore delle nostre relazioni con il mondo esterno, che non è ormai più esterno a noi, ci libera da tutte le preoccupazioni contingenti c profane identificandoci con l’Essere inalterabile, atemporale, possessore di tutto, ma alieno alle mutazioni. Nelle antiche società colui che cercava la Luce, questa Verità definitiva, sapeva che poteva rivolgersi a quei centri di sapienza che erano i Templi. Nel Tempiosi coltivavano due forme di insegnamento; la prima forma, esterna (exoterica), era destinata alle folle profane; l’insegnamento ed il rito exoterico avevano un contenuto culturale, cerimoniale ed anche devozionale ed etico. Il primo aveva (ed ha ancora, nonostante l’oscurità nella quale le chiese occidentali sono cadute) un valore anche magico, ossia tale da produrre la formazione di forze invisibili. Il secondo, dettato da certe norme morali, doveva servire a cementare la società. Ma, nel segreto del Tempio, si svolgeva un insegnamento interno (esoterico) destinato a pochi eletti, insegnamento che aveva per fine ultimo il raggiungimento individuale dell’esperienza diretta dell’unione con lo Spirito Universale. Alcuni sacerdoti illuminati erano i Maestri sulla via dell’Iniziazione e di postulanti che, dopo non brevi né facili prove, venivano ammessi all’Istruzione segreta passavano attraverso ulteriori prove prima di ricevere una seconda Iniziazione. Durante queste prove, molto estenuanti, altre terrificanti ed altre tentatrici, dovevano dimostrare di essere veramente morti rispetto a tutto ciò che il mondo profano aveva un tempo significato per loro e sarebbero poi rinati a nuova vita. Lo stesso nome Renato, comune nell’agiologia cristiana, si riferisce a codesta rinascita iniziatica cd indica che anche nel primo Cristianesimo esisteva un insegnamento esoterico. L’onnipotenza di quel Qualcosa Universale, quindi presente anche nella nostra struttura materiale, il fatto che ci siamo formati e che utilizziamo quella macchina estremamente complessa che è il nostro sistema neuro-cerebrale, non solo per atti istintivi ed automatici, ma anche per un pensiero di superiore indipendenza, intuizione e creatività, sono motivi che credo possano bastare a convincerci che vi è una chiara analogia fra la nostra struttura totale e quella dell’Universo e che esiste, nel nostro Io più nascosto, la possibilità di vedere quella scintilla, quel filamento dell’Essere Universale che, onnipresente, anima il Tutto. La via dell’Iniziazione dovrebbe condurre alla presa di coscienza di questa scintilla della Vera Luce. La Massoneria offre a colui che cerca la Via dell’Iniziato alcune condizioni favorevoli che sono:

– una cerchia di persone che hanno lo stesso interesse e perciò creano un ambiente adatto, sintonizzato;

– per ciò stesso, una carena d’unione che contribuisce, da vicino e da lontano, a formare un campo di forza psichico che può essere d’aiuto al Fratello nel percorrere la strada che lui stesso si sarà scelta;

– una Fratellanza operativa che coopera a minimizzare le preoccupazioni con le quali le forze negative ci insidiano per ostacolarci e distrarci dal cammino che abbiamo intrapreso.

La Massoneria è quindi un vero Corpo Mistico formato da tutti i Fratelli, viventi nel mondo fisico oppure nell’Oriente Eterno, da Insegnamenti e da un Rito, Corpo Mistico che tramanda la Grande Tradizione Esoterica. Oggetto di questo ciclo di Tavole sarà quello di illuminarci sui primi e fondamentali elementi di questo Insegnamento Tradizionale ed in questa prima Tavola si è creduto opportuno richiamare le ragioni che hanno spinto tutti noi a chiedere l’ammissione al nostro grande Ordine.

NOTE ALLA TAVOLA DELLA PRIMA TORNATA

L’argomento trattato al quinto capoverso della pagina 8 non è che una trascrizione aggiornata, alle conoscenze scientifiche attuali, della nota prova cosmologica dell’esistenza di Dio. I teologi dicono: “esiste l’Ordine, dunque deve esistere l’Ordinatore”. Il consueto modo di procedere di molte teologie è, infatti, quello di partire da qualche premessa di questo tipo e trarne le conclusioni. Un tale approccio razionale è fatalmente destinato ad avere i suoi punti deboli. Ci sarà certo qualche fisico il quale, sulla base di argomenti statistici, potrà confutare le nostre conclusioni con ragionamenti altrettanto validi dei nostri e quindi potrà vanificarli. Ciò non toglie che una quasi-prova come quella che abbiamo riportato possa avere un valore soggettivo e, per taluni, in aggiunta a tante altre quasi-prove e fors’anche ad una intuizione oscura, possa essere quella goccia che fa traboccare il vaso. Per altri il vaso è vuoto o lontano dal traboccare ed una goccia non significa nulla.

EDIZIONE A CURA DI BEPPE BOLLATO

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