SECONDA TORNATA
Riprendendo l’ultimo argomento trattato nella Tavola della prima tornata torneremo ad accennare all’insegnamento Segreto destinato agli Iniziati dei vari Gradi per aiutarli nella ricerca della Luce. Nell’Occidente e nel Medio Oriente, dopo la venuta di Gesù, si ebbero molte Scuole Iniziatiche e tutte, per inciso, avversate dalle chiese ufficiali. È evidente che nessuna religione fondata su un’unica rivelazione può ammettere che qualcuno, all’infuori del fondatore di quella religione, possa accedere alla Verità e diventa per ciò stesso dogmatica. Il Cattolicesimo ebbe pure un insegnamento a base esoterica ed ebbe i suoi illuminati, ma il metodo non era indirizzato alla ricerca della Luce senza pregiudiziali, era bensì diretto verso il rafforzamento della fede dogmatica. La fede deve rimanere indiscussa o, quanto meno, suscettibile di aggiornamento soltanto attraverso l’unica voce autorizzata, che è quella della suprema gerarchia ufficiale. L’elenco delle Scuole Esoteriche conosciute nella storia dell’umanità sarebbe molto lungo e sempre incompleto; e comunque parlare di scuole è usare un termine piuttosto improprio. La Scuola è solo un modo di avviamento, quello che conta sono le realizzazioni individuali. Molte di queste ci hanno lasciato delle notizie sulle molte esperienze trascendenti, in tutte si deve notare una cosa molto importante: l’assoluta analogia di tutte le esperienze riferite. Nell’Occidente di oggi, l’Istituzione ancora portatrice della Tradizione Iniziatica è la MASSONERIA, entro la quale si cerca di continuare l’insegnamento esoterico dei Kabbalisti ebrei, degli Alchimisti, degli Astrologhi e di alcuni settori della Gnosi, e di alcune, come l’Ordine del Tempio, che ebbero al loro tempo un grande peso anche nella storia profana, ed altre misteriose, come il Rosacrocianesimo. Non è forse esatto asserire che la Massoneria sia una scuola esoterica, ma offre ai Massoni la possibilità di utilizzarla anche come tale, né che in Essa esistano gruppi nel rapporto Maestro-Discepolo (il Guru e il Cela dell’Induismo). Il rapporto è quello da Fratello a Fratello, il vero Maestro è lo Spirito del Gruppo Massonico del quale fanno parte, insieme con i Fratelli viventi, anche tutti i Fratelli che sono passati all’Oriente Eterno. La Massoneria non è quindi né una Chiesa, né una setta religiosa, non impone ai Fratelli di credere a determinati dogmi: il libro che è collocato sull’Ara altro non è che il simbolo della religiosità e ben potrebbe essere non solo il Vangelo di San Giovanni. ma la Thorà, il Corano, il Bhaghavad-Gita, i discorsi del Buddha; chiede solo ai Fratelli se credono genericamente in qualcosa che trascende la situazione profana e, se al primo momento, sono agnostici è probabile che frequentando il Tempio diventino coscienti, anche solo per un processo mentale, della presenza di realtà diverse di quella che i sensi ci offrono giornalmente. La Massoneria, a differenza di molte altre religioni dogmatiche, né impone una determinata credenza, né tanto meno di odiare chi non la pensa come noi. La Massoneria neppure impone ai Fratelli di percorrere effettivamente il cammino dell’Illuminazione, esige soltanto spirito veramente fraterno fra i suoi membri, suggerisce assiduità alle riunioni e propone un corpus di Simboli che può. per chi lo voglia, ricordare ciò che alcuni Illuminati hanno visto nell’intimo della struttura reale del Cosmo, sia questo il cosmo che è dentro di noi, sia quello che sembra avvilupparci esternamente, entrambi si corrispondono omologamente. Nel Simbolismo Massonico è racchiuso un complesso di significati che ci può servire, anzitutto, come sunto e promemoria di una dottrina condensata e, per chi si senta di farlo, può essere utilizzato come centro di riflessione e di meditazione. La Massoneria, per quanto riguarda la sua origine istituzionale, è una continuazione della Libera Muratoria medievale; era questa una corporazione sopranazionale che conservava e tramandava i segreti dell’Arte Muratoria in tutta la sua estensione, a cominciare dalla progettazione architettonica e via via fino alle più minute cognizioni relative alle proprietà dei materiali ed alle tecniche di cantiere. Occorre ammettere che una Scuola che seppe giungere alla costruzione delle cattedrali gotiche, autentici prodigi d’ingegneria (c ciò più di sette secoli prima che si inventasse la scienza delle costruzioni), dovette essere un’Istituzione sommamente ricca di sapere. Ma, oltre all’alta tecnica cd all’originalissima invenzione artistica (si può parlare di una nuova bellezza dell’arte medievale nei confronti di quella grecoromana), in quelle opere si scorge rappresentato un doppio insegnamento. I bassorilievi, le vetrate dipinte, la statuaria narrano alle folle profane i fatti delle Scritture, le vite dei santi, la storia dei popoli, insegnamento exoterico che fruttò alle Cattedrali la qualifica di Bibbie dei poveri. Ma inoltre, per chi ha qualche cognizione di simbologia esoterica, i Fratelli Liberi Muratori tracciarono dei simboli, i simboli eterni dell’occultismo, appena velati frammezzo alle raffigurazioni exoteriche ed anche reperibili nei grandi allineamenti segnati dagli clementi architettonici, come spigoli di cimase, pilastri, aperture e così via. Non si può far a meno di supporre che in seno a quelle Confraternite di arte muraria sia esistita, oltre alla tradizione tecnico artistica, anche un’altra spirituale-trascendente. I Liberi Muratori si riunivano in Logge (Lodges, Stoà) ove si conservava e si tramandava il complesso di quegli insegnamenti. Verso i primi decenni del XVII secolo alcune Logge inglesi ammisero anche uomini che non erano affatto del mestiere, ma cercavano un insegnamento trascendente, ed anche altri appartenenti ad altre Fratellanze come, ad esempio, quella segretissima dei Rosa+Croce. In breve, da corporazioni fondamentalmente di mestiere, le Logge si trasformarono in Istituzioni di carattere quasi esclusivamente iniziatico e spirituale, ma conservarono nei loro simboli e nel loro linguaggio il ricordo della loro origine Muratoria. Frattanto, a cominciare dal 1400, si stava operando l’inizio della scienza profana, la conservazione dei segreti tecnologici non aveva ormai più alcun significato, dell’eredità Muratoria non interessava ormai altro che il senso esoterico. Ma la Tradizione Muratoria contiene anche una norma di vita, i Liberi Muratori avevano fondamentalmente una funzione: quella di costruire edifici per la fruizione di tutto il mondo, profano e no. A lato dell’attività iniziatica i Liberi Muratori lavoravano nel mondo e per il mondo. Questa regola tradizionale di operare nel mondo e per il mondo è esplicitamente confermata nelle stesse parole del Rituale, infatti la Massoneria non si è mai, come Istituzione, voluta rinchiudere in sé stessa per darsi alla pura ricerca spirituale, ma ha sempre operato nel mondo profano e, talora, con interventi massicci. Basti pensare alla grandiosa partecipazione di uomini della Massoneria a tutto il Risorgimento italiano. Comunque vi è sempre una partecipazione, anche se minuta, marginale: ogni Fratello vive ed opera nel mondo, ma vi partecipa da Massone, conformemente a quella nuova qualità che ha ricevuto con l’Iniziazione. La Massoneria è detentrice di un insegnamento esoterico che si compone di Simboli, di Miti e di un Rituale; ad ogni Grado di Iniziazione questo insegnamento si amplia in proporzione alle crescenti facoltà di comprensione che si sviluppano nel Fratello, ma la struttura portante fondamentale è sempre la stessa ed è quello che è stato delineato prima: l’esistenza di una Realtà immutabile, trascendente la sua immanenza ed immanente nella sua trascendenza, cioè onnipresente, onnipotente, non percettibile con i mezzi fisici o dai nostri altri mezzi mentali. Tutto il Corpus della Dottrina Massonica è incentrato su questo principio basilare e sui metodi per raggiungere, durante il tempo della nostra permanenza entro il mondo fisico, la conoscenza diretta, l’esperienza trascendente che è celato nel nostro profondo così come in ogni particella del mondo che ci circonda. Il Mito fondamentale della Massoneria è la Costruzione del Tempio, simbolo né è il Tempio stesso nel quale ci riuniamo. Fra poco ritorneremo su questo argomento. Un mito è la rievocazione di un fatto avvenuto i//0 tempore, fatto al quale si è tradizionalmente conferito un valore sacrale. La rievocazione del Mito è una cerimonia durante la quale i partecipanti si staccano dal tempo presente per rivivere un ritorno a quel tempo astorico, incondizionato, liberatore. La rievocazione del Mito da parte di un gruppo riverente ed attento offre due possibilità: una, per il singolo, di trascendere lo stato profano e raggiungere livelli superiori di coscienza; un’altra, per il gruppo, di captare, condensare e dirigere le energie psichiche risultanti dalla somma delle energie individuali disponibili. È quindi necessario un particolare atteggiamento dei partecipanti alla rievocazione: per favorire questa disposizione occorre seguire un determinato cerimoniale formato da elementi esteriori (aspetto del luogo di riunione, abbigliamento dei partecipanti) c da clementi dinamici (gesti, parole). Il simbolo è un messaggio percettibile dai sensi fisici, nel quale sono condensate comunicazioni di insegnamenti e di esperienze non traducibili, oppure traducibili assai imperfettamente, in parole legate in un discorso, non traducibili perché appartenenti ad un livello soprammontale. A quei livelli la conoscenza avviene per mezzo di facoltà che trascendono l’intelletto: questo è legato alla macchina neuro cerebrale che è di natura fisica, non solo, ma anche condizionata da tutte le imposizioni provenienti dagli organi del corpo fisico e dalla memoria inserita nella stessa macchina neuro cerebrale. Con questo non si vuol dire che la parola non possa essa stessa divenire simbolo, ma, in questo caso, la parola non è più una parte del discorso, ma acquista un valore evocativo di intuizioni soprammontali, oppure di forze psichiche spersonalizzate anche per il suo stesso suono. Simbolo può anche essere una musica. Dante, sulla traccia di precedenti autori, insegna che il simbolo è interpretabile in quattro diversi modi, ossia può contenere quattro tipi di significati o sensi. Il primo è il SENSO LETTERALE, è il significato visto da occhio profano, la vicenda banale di un racconto, la vista di un oggetto, di un qualcosa, talora di aspetto peculiare, ma non diversamente notevole da tutti gli altri qualcosa cui è frammisto. Il secondo è detto SENSO ALLEGORICO, il simbolo cioè rappresenta qualcosa di completamente differente dalla sua natura apparente. Un disco di latta dipinto di rosso e con una sbarra bianca orizzontale in mezzo, per l’automobilista, non è più latta e vernice, ma è l’espressione visibile di una certa norma alla quale si deve attenere. In questo esempio vediamo già due tipi di messaggi dati dal simbolo, quello meramente allegorico è la menzione astratta di un concetto cinematico. ossia di moto che si svolge in un certo modo. Ma l’automobilista non si ferma alla pura notizia, il simbolo viene interpretato come un ordine di comportamento: al simbolo viene attribuito un SENSO MORALE. Infine nel simbolo è contenuto un SENSO ANAGOGICO, forse in questo caso invece di senso sarebbe più corretto dire potenzialità. In greco avoyom (anagoge) significa guida, conduzione verso l’alto ed anche il salpare verso il mare aperto. Così inteso, ed anche utilizzato, il simbolo fa vibrare l’adepto, preparato a sfruttare la potenza anagogica, forze intime e profonde che lo guideranno verso i più alti raggiungimenti, la concentrazione senza deviazioni sul simbolo gli consente la presa di coscienza del suo io totale, del suo microcosmo e di conseguenza, per l’omologia fra il micro e il macrocosmo, quella del Cosmo integrale. Il Simbolo dei Simboli, per il Massone, è il TEMPIO, Esso anzitutto ha due facce; l’una di esse, rivolta all’infuori, è un’allegoria di portata cosmica e rappresenta l’Istituzione, la Società, l’Universo; l’altra, quella interna, allegorizza il Massone nella sua integralità. Questi due significati allegorici, voluti da noi, perché li abbiamo voluti fare nostri chiedendo di far parte dell’Ordine e proferendone i giuramenti, conferiscono per nostra espressa volontà un valore sacrale al Tempio; anche se in senso letterale il Tempio non appare se non come una sala di riunione, con un caratteristico addobbo; il senso allegorico che gli abbiamo voluto dare conduce necessariamente ad un senso morale, a cominciare dal nostro contegno esteriore ed interiore. Ognuno di noi ricordi sempre che il Tempio è sacro perché sacro l’ha voluto e fatto LUI STESSO, è sacro perché sacro l’hanno voluto i suoi Fratelli ed il vero Fratello rispetta la volontà dei Fratelli. Ed è sacro perché la presenza delle Luci e dei Fratelli lo rende ancora più sacro per il bene del singolo Fratello, dell’Ordine in generale e della Loggia in particolare. Il Tempio non è mai terminato, non ha soffitto, e tetto né è il cielo stellato, infatti la nostra opera è proprio la Costruzione del Tempio. Il riferimento Muratorio specifico della Tradizione Massonica coincide con termini consimili usati anche da religioni diverse nel loro insegnamento exoterico. I termini edificare, edificante sono comuni nel lessico cattolico e residuano evidentemente da smarrite tradizioni esoteriche. Per noi la Costruzione del Tempio allegorizza, all’esterno, lo sforzo minuto ed incessante per migliorare la società, foss’anche soltanto il miglioramento dei nostri rapporti con il prossimo, la giusta attuazione dei nostri doveri di cittadini e di lavoratori c così via. Allegorizza con maggior forza ciò che dobbiamo sempre fare per rafforzare l’Ordine e la Fratellanza Massonica. Al nostro interno rappresenta la costruzione del Tempio in noi stessi, la ricerca della Vera Luce che è dentro di noi, per mezzo dell’istruzione e della concentrazione, per mezzo del cosciente distacco dei legami passionali da tutto ciò che è profano, da tutto ciò che non è la Vera Realtà. Così inteso il Tempio è l’Uomo integrale che deve realizzare in sé Adamo Kadmon dei Kabbalisti, l’archetipo umano così come è espresso nel primo atto della manifestazione divina. Nella vita quotidiana noi abbiamo ben scarsa coscienza di noi stessi, qualche Illuminato ha detto che noi siamo desti a metà, e forse meno. Ecco quindi il senso morale del simbolo Tempio e della sua Costruzione; la nostra vera ed unica legge morale deve essere: LAVORARE A COSTRUIRE IL TEMPIO DENTRO DI NOI. Infine il valore anagogico del simbolo Tempio è la sua potenziale proprietà ad essere preso come oggetto di meditazione e di essere trasformato in una chiave per aprire le porte della trascendenza, della presa integrale di coscienza. La ricchezza di contenuto di questo specifico simbolo deve probabilmente facilitarne l’impiego a questo fine. È pur vero anche il contrario. Secondo le precise tecniche orientali (analoghe a quelli che, sul piano materiale, sono i procedimenti delle scienze sperimentali) qualunque oggetto, per meschino che sia, può essere preso come oggetto di concentrazione, non solo, ma in ogni oggetto brilla nascosta una immagine dell’Essere Universale. Nel Gabinetto delle Riflessioni abbiamo letto sulla parete la scritta V.I.T.R.I.0.L., è l’acrostico che Paracelso formò con le iniziali della frase: “Visita Interior Terrae, Rectificando, Invenies Occultum Lapidem”, ossia: visita l’interno della terra (anche di te stesso, come di qualunque cosa), rettificando (ripulendo, depurando da tutto ciò che non è pertinente), troverai la Pietra Nascosta, la Pietra Filosofale che muta qualunque cosa in Oro, l’Oro degli Alchimisti, che è la Luce del Divino che si trova ovunque e che nessuno vede.
EDIZIONE A CURA DI BEPPE BOLLATO