SESTA TORNATA
La trattazione di questo Ciclo di Istruzione Massonica, che volge ora al suo termine, era stata strutturata in due tempi: nel primo si è cercato di illustrare le qualità iniziatiche del nostro Ordine; nel secondo, poi, si è studiato il Simbolismo Massonico entro quel quadro Iniziatico. A conclusione vorremmo ora riprendere l’intero argomento visto alla luce delle maggiori conoscenze che possiamo aver acquisito mediante questo Ciclo di Istruzione. Ognuno di noi ricorda, anche con commozione, la sua prima Iniziazione e ricorda che il Fratello Esperto, che lo accompagnò durante il viaggio, gli fece battere alla porta del Tempio. Venne domandato: “chi osa battere in codesto modo alla porta del Tempio?” ed egli rispose: “è un profano che cerca la Luce”: poco dopo lo stesso candidato riconferma: “cerco la Luce”. Secondo il Rito la Ricerca della Luce è l’unica e la sola motivazione che spinge il profano a voler accedere al Tempio e nessuno di noi ha né diritto né ragione di dubitarne … anche se poi. divenuti Liberi Muratori, ci sembra talvolta di averlo dimenticato. Ma è poi vero che lo si sia veramente dimenticato? Ci sia lecito credere, o almeno confidare, che ogni Fratello porti dentro di sé, nel suo profondo, quell’intenzione che egli proclamò fosse stata la sola che lo spinse a chiedere l’ammissione al Tempio. Perché il Libero Muratore si distingue in mezzo alla folla profana e dal suo contegno, dalla sua parola e dal suo agire? Perché è diverso dagli altri? Non sarà forse quella sua intima vocazione iniziatica, anche talora nascosta a lui stesso, a farlo diverso e, diremmo, migliore? Vedemmo che ogni Simbolo contiene un richiamo alla Verità Ultima e seppure ci siamo limitati a studiare i Simboli propri del Grado di Apprendista questa è stata una limitazione meramente formale, infatti ognuno dei Simboli del Grado di Apprendista offre dei riferimenti che possono portare ai più alti livelli di conoscenza. Vorremmo ora vedere la natura, il senso ed i fini del nostro Lavoro in Officina e come esso si inquadra nello schema di riferimento Iniziatico. Anzitutto dobbiamo prendere in considerazione una domanda: a che si deve la continuità della Massoneria attraverso più secoli di storia in situazioni ed ambienti tanto differenti, tra incomprensioni, ostacoli, persecuzioni, lusinghe ed errori? Oggi, come in tutti i secoli di storia Massonica, vediamo costantemente affluire alle porte del Tempio un certo numero di uomini che chiedono di essere ammessi nell’Ordine, eppure Esso, visto da occhio profano, può apparire strano ed arcaico con i suoi Simboli ed i suoi Riti che si sono mutati così poco entro un mondo in continua e vertiginosa trasformazione. Da che deriva codesta originale attrazione? Altre sette, altre associazioni sono nate nel frattempo, hanno prosperato per un po’, poi sono sparite in tempi che, al confronto con l’età della Massoneria, sono assai brevi. La stessa Carboneria, che raggiunse una considerevole forza e pare abbia influito molto nei fatti della storia italiana del primo 800, è svanita, la sua funzione è cessata ed il suo ciclo si è chiuso. Invece la Massoneria è sempre attuale, forse è perché il movente trascendente che la spinge e la Tradizione che ne forma l’ossatura affondano le loro radici nell’atemporalità. Forse è solo entro la Massoneria che si può liberamente cercare la risposta all’eterna domanda dell’Uomo. Chi siamo? Donde Veniamo? Dove andiamo? Ma la Massoneria non dà risposte, non si vanta portatrice di pseudo-verità prefabbricate, non ha nessun dogma da propinare ai fedeli. La Massoneria dice al Fratello che cerca la Luce: “eccoti. qui hai dei Fratelli che cercano quello che tu cerchi; hai il loro aiuto, aiutali, entro la grande Catena d’Unione; sei in una Comunità che ti dà un ambiente propizio ed un aiuto anche nelle cure profane. Se vuoi, come e quando vorrai, cerca”. ° Questa comunione d’intenti e la Fratellanza che ne consegue sono la prima, la vera Legge Massonica, quella alla quale tutti i Fratelli Liberi Muratori si sentono spontaneamente obbligati e fedeli. Questa Legge è nata dal fondamento iniziatico, l’aspirazione alla ricerca della Vera Luce, perciò tutti gli atti del Libero Muratore, anche del Fratello che si crede lontano dalle cose metafisiche, si legano al quadro di riferimento iniziatico. Un diligentissimo storico della Massoneria, P. Esposito S.J.. nel suo ben documentato volume La Massoneria e l’Italia (Ed. Paoline), ricco di un profluvio di notizie e di notiziole, fa carico alla Massoneria di non essere comparsa per nulla sulla scena del primo Risorgimento italiano, scena invece cospicuamente occupata dalla Carboneria. Il dotto Padre dimostra di non voler comprendere, o di non voler riconoscere, il significato profondo della Massoneria, non certo per mancanza di informazione perché gli sarà stato facilissimo procurarsi almeno il Rituale del 1° Grado e non può aver mancato di scorgere la faccia esoterica dell’Ordine, ma probabilmente, a causa della sua formazione ecclesiastica, il suo subcosciente gli preclude financo il sospetto che la Massoneria compaia cd operi in uno spazio che per lui, come per Irenco, Torquemada, …, ecc., è già interamente confiscato ed occupato dalla dogmatica della fede istituzionalizzata. A che lavoriamo in Officina? “Per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità”. Così recita il Rituale; è linguaggio-simbolo e come simbolo va interpretato nei noti quattro sensi. Diremmo però che i primi tre, letterale, allegorico e morale, si fondano insieme e che il quarto, l’anagogico, non è oggetto di interpretazione, ma bensì può essere utilizzato come mezzo di concentrazione e di meditazione, può essere usato come uno strumento d’ascesi come la mantra. “Edificare Templi alla Virtù” può, da un lato, significare la Costruzione del Tempio entro di noi; costituirci quella Virtus che trae il suo etimo da Vir, uomo, coraggio, ed al tempo stesso Dignitas, valori che impediscono, appunto, azioni indegne d’Uomo e che, d’altro lato, ci mettono sull’ottuplice sentiero del Buddha così definito: Retta Visione, Retta Intenzione, Retta Parola, Retta Condotta, Retta Vita, Retto Sforzo, Retta Meditazione, Retta Contemplazione. Seguendo queste regole le “oscure e profonde prigioni al vizio” si scavano automaticamente, non con una rimozione di tipo freudiano, che ricaccia a forza e moralisticamente nelle cantine del subcosciente gli impulsi condannati dal super ego, pronti a riaffiorare in nevrosi o in esplosioni di violenza, ma bensì mediante lo staccato, cosciente atto di collocarli al posto giusto, mediante la combustione di ogni scoria prendendo diritta la via verso l’Alto. Ancora, “lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità”, è una frase che si presta a vari livelli d’interpretazione a seconda delle premesse metafisiche con le quali viene illuminata. Intesi a livello profano bene e progresso sono fini che le diverse economie politiche adottano entusiasticamente e conducono, lo vediamo, al consumismo vieppiù esasperato di cui stiamo già gustando le contropartite. Bene e Progresso, intesi come Luce Massonica (e lo dice molto bene Aldous Huxley nel suo L’Eminenza grigia), saranno i frutti di non sempre grandi e disastrose riforme, ma di tanti piccoli interventi marginali che, sommati, daranno grossi totali. Ogni Libero Muratore che, si creda o no, è sempre permeato di quell’Alcunché che ha dichiarato di cercare agirà sempre per il Bene dell’Umanità ed a lungo agire quei minuti interventi potranno un giorno migliorare la nostra società. Progresso significherà che un numero sempre maggiore di uomini cercherà di prendere coscienza integrale dell’Universo e si sentiranno unificati con Esso. Vorremmo fare un esame critico di un certo futuribile, mettiamo il migliore dei possibili futuri ai quali il cosiddetto progresso potrebbe condurre l’umanità. Immaginiamo un’era nella quale un colossale sviluppo dell’automazione, realizzato da una casta di pochi tecnocrati, possa produrre, senza bisogno di lavoro, tutti i beni che soddisfino un certo massimo di consumismo e che un equo sistema economico li distribuisca fra tutti in egual misura; tutti sarebbero esonerati dal bisogno di esercitare qualsiasi sforzo per procurarsi il necessario ed anche il superfluo. Che cosa, domandiamo, sostituirebbe nella mente degli uomini quella che è stata sempre la preoccupazione e la molla centrale (ad esclusione di pochi), ossia il pensiero fisso di procacciarsi i mezzi di sussistenza? Svuotato l’animo di tutti da questo incubo ancestrale rimarrebbe un grande vuoto disponibile per essere occupato dagli istinti deteriori. Ben pochi sarebbero, come oggi, coloro che si sono spogliati del complesso dell’auto-affermazione, tradotto nella violenza di ogni genere, anche mentale, e nei suoi derivati, complesso che, in fondo, è il moto discendente della forza creatrice (Bohaz), della furia differenziartice e personalizzatrice di Prakr’ti, di ciò che si è posto come materia che tende sempre più a materializzarsi. Non è senza significato che la delinquenza gratuita aumenta di più nei Paesi più prosperi: qualche anno fa la Svezia segnava il record mondiale dei furti d’auto. Toccherà a qualcuno insegnare che l’Uomo può trovarsi delle finalità esistenziali diverse da quella di procurarsi i beni necessari per sussistere e tutti quegli altri volti a soddisfare bisogni sempre crescenti. La nostra società immaginaria di poc’anzi è stata utopizzata per portare al limite la discussione e per renderci conto della necessità di trovare all’Uomo impegni sostitutivi di quello prime vale, della caccia e del sostentamento. Quel qualcuno dovrà proporre qualcosa che sia accettabile anche alle menti più esigenti, non potrà essere nessun pseudo-ideale di predominio, di patria, di imperialismo, di tifo sportivo c così via. Si dovrà proporre qualcosa di integrale che soddisfi le aspirazioni più diverse e che al tempo stesso ed automaticamente porti ad una convivenza armoniosa. Che si sappia, i partiti politici che si dichiarano impegnati non vanno più in là di una certa giustizia economica la quale vorrebbe distribuire egualmente il benessere fra tutti e basta, ma oltre a questa politica non si va, né con le ideologie profane si potrebbe andare, tutt’al più, come passione segreta, qualche partito religioso populista coverebbe il sogno di una teocrazia fondata su qualche chiesa istituzionale, ma quanti l’accetterebbero? Per ora, o almeno finora, l’unica forza che potrebbe arrivare a proporre delle soluzioni sembra essere la Massoneria, essa non è, né può essere, una fra le tante componenti del gioco politico profano, ma è una fabbrica di Uomini nuovi che sentono che esiste qualche mezzo atto a superare quella meschina definizione dell’uomo: “un tubo che si deve riempire tre volte al giorno e vuotare una volta” che è, ridotta alla più elementare espressione, l’immagine dell’homo economicus come lo videro Adam Smith, Karl Marx, Keynes ed altri. Uomini nuovi, poco o molto, ma sempre un po’, sono i Liberi Muratori, essi pensano ed agiscono, anche senza rendersene conto, nel presupposto di un Trascendente nel quale si trovano le risposte a tutti i nostri drammatici dubbi esistenziali. Squadrare e levigare la Pietra Grezza, questo è il fondamentale Lavoro in Officina ed è quello di aiutare ad accentuare il perfezionamento di ogni Fratello c si compie in molti modi. Potrebbe bastare, per ottenere una Tornata efficace, l’osservanza esatta e conscia del Rito, i suoi Simboli sono tanto carichi di significato che il solo cerimoniale dovrebbe bastare, senza Tavole, né omelie … sempre che i Fratelli avessero seguito con attenzione, amore e concentrazione tutto il Rito. Talvolta, oltre alle commemorazioni ufficiali obbligatorie, qualche Fratello legge una sua Tavola, molto spesso la lettura di una Tavola giova di più a lui che ai Fratelli che lo ascoltano, ma l’effetto della Catena d’Unione dovrebbe essere quello di riversare su tutti il beneficio ottenuto da ciascun Fratello e viceversa. Ed intanto la sgrossatura della Pietra continua, si apprende la moderazione nel giudizio e nel linguaggio, la pazienza e la concentrazione dell’ascolto, la tolleranza e l’accettazione serena della critica e soprattutto il silenzio e l’attenzione, madre della concentrazione. Altri generi di lavori si possono condurre, anche di tipo più spiccatamente esoterico, la loro scelta dipenderà dalle tendenze, dalla volontà e dalla preparazione dei Fratelli in Loggia. Vorremmo ora soffermarci su di una parola che spesso ricorre nelle nostre discussioni: operatività. Che significa? Tomando alle origini della Massoneria attuale le nostre cronache ci narrano che, verso la seconda metà del 1600, gruppi di gentlemen chiesero di essere introdotti nelle Logge dei Liberi Muratori allo scopo di ricevere gli insegnamenti esoterici che erano il fondamento segreto dell’istruzione tecnologica, dell’arte muraria vera e propria. Codesti gentiluomini, previ esami e prove, vennero accettati ed il loro status, che non era quello dei costruttori materiali, venne definito speculativo a differenza di quello dei veri e propri operai che formavano la schiera degli operativi. È I DI conveniente notare che la Tradizione esoterica era custodita proprio dagli operativi, mentre i cosiddetti speculativi erano accettati. Ma nel giro di pochi decenni i Liberi Muratori avevano dovuto difendersi dalla concorrenza dei Compagnons ed era sopravvenuta la rivoluzione tecnologica, l’era dell’ingegneria, ed i segreti tecnici non furono più tali. L’Ars Regia riacquistò il suo significato tradizionale, quello dell’Arte della Costruzione dell’Uomo nuovo, della Ricerca della Luce. L’operatività si misurò in funzione dell’attività esoterica dei Fratelli. Una Loggia Operativa era ritenuta tale nella misura nella quale i Fratelli si applicavano all’Arte ed in misura dei risultati che ottenevano.
Oggi, invece, con un travisamento facilmente spiegabile con le mode politiche dei tempi, per operatività si intende tutto il contrario. Si crede che operare sia esclusivamente agire nel mondo profano e si disconosce così la reale scala dei valori e, perfino, le possibilità superiori d’intervento. Si capovolge l’Ordine Cosmico, si vede solo la materializzazione, nel Tempio sopravvive solo la Colonna Bohaz. Ci tocca studiare, meditare, comparare e riacquistare, almeno dentro di noi, il senso tradizionale e reale dei valori.
EDITORIALE A CURA DI BEPPE BOLATTO