UN APPRENDISTA PARLA DEL SUO PRIMO ANNO DI VITA MASSONICA

UN APPRENDISTA PARLA DEL SUO PRIMO ANNO DI VITA MASSONICA

Maestro Venerabile e cari Fratelli,

la mia tavola non tratterà, questa sera, di problemi filosofici in particolare, né di problemi medici, ma, poiché l’Anno Massonico sta per finire, essa sarà una sintesi di quanto può aver percepito, sia in senso positivo che negativo, un Apprendista nel suo primo anno di Vita Massonica. Vi esporrò i miei dubbi, così come li ho sentiti, senza presunzione, umilmente, perché sono convinto che solo aprendo liberamente il mio animo ai Fratelli potrò avere da essi comprensione ed aiuto a risolverli nella maniera più consona allo spirito Massonico. Ho riletto e meditato la Tavola del Fratello BLD sul Silenzio dell’Apprendista ed ho compreso come il Silenzio sia nel Tempio che fuori (i famosi cinque minuti al giorno raccomandati dal Maestro Venerabile), serva realmente ad approfondire i nostri problemi. Quando però, con tutta la buona volontà, non si riesce appieno in questo intento è doveroso ricorrere ai Fratelli, come farò io questa sera. Ho chiesto di far parte della Massoneria per un bisogno prepotente dello spirito che sentiva la necessità di allontanarsi dalle pastoie della vita quotidiana, per trovarsi fra liberi pensatori a trattare problemi che servissero realmente a dare alla vita un senso compiuto. Mi ero formato un’idea tutta mia della Massoneria che, nelle parole Libertà, Uguaglianza e Fraternità, racchiudeva tutto quello che il mio spirito poteva desiderare. L’esoterismo e la Scuola Iniziatica di cui parlavano l’Ex Maestro Venerabile ed il Primo Sorvegliante, che sono stati i miei primi e più vicini Fratelli, mi lasciavano perplesso non riuscendo a seguire i loro ragionamenti. Pertanto, quando ho varcato per la prima volta la soglia del Tempio ero bensì shockato (come giustamente diceva il Maestro Venerabile in un suo paternalistico sermone), ma più che in senso positivo, direi, in senso negativo. Infatti, se la corda ed il pezzo di pane trovati nella Camera di Meditazione mi avevano, in un primo tempo, fatto ricordare tristi ore di vita vissuta (mi riferisco al periodo bellico), il teschio invece mi mise una certa allegria riportandomi agli anni più belli della mia vita (gli anni universitari), in cui un teschio era diventato per me un amico inseparabile, troneggiante sul mio tavolo di lavoro, non come simbolo di morte, ma come stimolo ad uno studio che si prefiggeva di allontanare il più possibile dal prossimo quello che allora giudicavo il male peggiore. Venne poi la cerimonia del superamento delle tre prove, tra strani rumori, di cui, non conoscendo il significato, non potevo che impressionarmi negativamente. Si giunse così al momento culminante dell’Iniziazione. Ho compreso allora appieno il valore delle parole Fratellanza ed Eguaglianza quando, pensando ancora da profano e guardando al Maestro Venerabile come al primario assiso sulla sua alta ed inaccessibile cattedra, lo vidi avvicinarsi a me con le mani protese e, in un abbraccio commosso, chiamarmi Fratello. Mi sono poi guardato attorno per ammirare questo magnifico Tempio. Con l’aiuto delle Tavole del Corso di Istruzione ho potuto apprendere in tutta la sua bellezza sia il significato dell’Iniziazione, sia i Simboli del Tempio, di cui mi hanno colpito in maniera particolare il Pavimento, la Volta incompiuta, il Cielo stellato, le Tre Luci, ma soprattutto gli strumenti di lavoro: la Squadra ed il Compasso. È proprio la perfezione di questi due mezzi di lavoro che ci indica la perfezione a cui dobbiamo tendere. Ho cercato quindi in silenzio, come era mio dovere, di seguire i Lavori dei Fratelli più esperti, frequentando il maggior numero di riunioni, cercando di approfondire, nel limite della mia mentalità c del tempo libero, i problemi posti. Mi sono avvicinato a teorie filosofiche mai prima conosciute ed ho dl cercato di scalfire lentamente e con pazienza quella pietra greggia che, un giorno, spero di poter squadrare da vero Massone. Ma appunto perché mi sono avvicinato a nuovi problemi, mai prima affrontati, mi sono trovato molte volte disorientato. Non ho capito, e non riesco a capire, perché tutto il problema filosofico si basi su teorie kabbalistiche e prettamente orientali. Non ho capito come i Maestri Zen potessero ripetere all’infinito una frase qualsiasi, anche senza senso, ed i loro adepti trovare in questa frase una illuminazione alloro spirito. Non ho capito soprattutto come noi occidentali dobbiamo seguire delle teorie filosofiche orientali che, per la diversità di carattere e di mentalità, non possono essere da noi completamente recepite ed accettate. Voi mi direte che gli orientali sono più contemplativi di noi e quindi possono adire a vertici più alti. Ma io vi chiedo: concepireste voi il nostro Maestro Venerabile seduto tutto il giorno sul Colle della Maddalena a cercare di immedesimarsi in quello, trascurando tutti i suoi problemi personali e professionali, come facevano certi Maestri Zen? In un mondo in continua evoluzione come il nostro non ci si può estraniare per il gusto di pura contemplazione. Per me infatti questi asceti o questi santi, chiamateli come ‘volete, sono dei pazzoidi che si allontanano dal mondo perché incapaci di inserirsi in esso. Qui pertanto sorge una domanda, a cui una sera ha parzialmente risposto il Fratello PLR: la Massoneria è solo contemplazione, elevazione di spirito, fraternità o qualche cosa dipiù? Ho sentito ripetere che il vero Massone si riconosce anche nel mondo profano, ma quale è la sua funzione in questo mondo profano? Se noi continuiamo a circondarci di mistero, se non abbiamo il coraggio di chiamarci Fratelli di fronte agli estranei, come possiamo inserirci in questo mondo che noi stessi ci precludiamo? Non sono certo le attività para massoniche di cui parlava il Fratello PLR a far recepire agli altri il nostro messaggio. Oppure il messaggio non esiste? Non mi pare logico che, dopo un anno di apprendistato, l’ Apprendista, che quando ha chiesto di entrare in Massoneria ha cercato realmente dei Fratelli liberi pensatori, convinto di avere da essi tutto, debba poi sempre trovarsi di fronte ad un muro insormontabile. Non debba cioè rendersi perfettamente conto se la Massoneria è o non è una nuova religione (in quanto possiede un Tempio, un Rituale ed una Gerarchia); se è o non è una nuova filosofia; o se è semplicemente una accolta di persone che, per evadere qualche ora alla settimana agli assillanti problemi della vita, hanno creato una specie di società di mutuo soccorso, dove ognuno si sente fratello agli altri solo per quel poco che può dare. Voi mi risponderete che non è una religione perché non ha un suo ordinato sistema teologico, né propugna o sostiene una determinata confessione, perché i suoi adepti devono solo credere in Dio, cioè nel Grande Architetto dell’Universo, ed essere convinti dell’immortalità dello Spirito, ma poiché possiede delle regole a cui tutti debbono obbedire, in un certo senso lo è. Sc così non fosse come ci spiegheremmo le persecuzioni della Chiesa Cattolica? Voi mi risponderete che non è una Scuola Filosofica perché non possiede uno speciale sistema filosofico, ma solo una Morale comune a tutti gli uomini onesti; ma perché allora sempre ci rifacciamo alla Kabbala ed al Buddismo Zen? Ed infine che non è una società di mutuo soccorso perché ricerca il Bene superiore ed effettivo della collettività, ma se non si inserisce in essa come può farlo recepire? A questo proposito ho letto che un Maestro Venerabile di una Loggia di Torino nel 1951 diceva: “A che cosa dovranno essere chiamati tutti indistintamente i Fratelli? Ad interessarsi silenziosamente di tutti i fatti, di tutti gli avvenimenti, di tutte le questioni che succedono nel mondo profano, interessamento che dovrà essere seguito con solerte ed ansiosa cura … ogni notizia sarà buona; sia questa appresa dai giornali, da confidenza avuta, come da qualsiasi altra fonte … Quando il Fratello ciò fatto, avrà esaurito il suo  compito principale, non dovrà occuparsi di conoscere l’esito della rivoluzione … Dovrà sentirsi fermamente convinto che quei problemi saranno affluiti a chi di competenza”. Quindi non libertà di giudizio, ma sottomissione assoluta ai gradi superiori, quasi fossimo in regime comunista. A questo punto l’Apprendista non può più accontentarsi delle solite parole: Scuola Iniziatica ed Esoterismo. Il simbolismo ed il Rituale sono una cosa, l’abbiamo appreso dalle magnifiche tavole del Corso di Istruzione, ma la Massoneria vera cos’è? Quando ho bussato alla porta del Tempio ho chiesto la Luce, ora ad un anno di distanza non vorrei continuare a brancolare nel buio.  Cari Fratelli ho cercato di esporvi il mio sforzo per inserirmi da vero Massone in mezzo a voi e vi ho posto degli interrogativi che mi aiutino a maggiormente comprendere il vero significato della Massoneria. Vi ringrazio per la vostra attenzione e sarei grato se il Maestro Venerabile o qualche Fratello mi volessero risolvere questi interrogativi.

A PROPOSITO DELLA TAVOLA “UN APPRENDISTA PARLA DEL SUO PRIMO ANNO DI VITA MASSONICA” La tavola sinceramente scolpita dal Fratello F. GRND è assai importante perché riferisce stati d’animo che, in modo simile, si riproducono in molti Fratelli e permette di puntualizzare argomenti di essenziale rilevanza. Ci disse una sera, e ce lo ripeté, Ex Maestro Venerabile Fr. F. FRNTN: “è fucile entrare in Massoneria, più difficile è rimanerci”. Dice la Scrittura: “a quelli che danno, sarà dato, a quelli che non hanno sarà tolto”. Il punto centrale della Tavola del Fratello GRND è: “la Massoneria è solo contemplazione, elevazione di spirito, fraternità o qualcosa di più? … Non mi pare logico che, dopo un anno di apprendistato, l’Apprendista, che ha chiesto di entrare in Massoneria ha cercato realmente dei Fratelli liberi pensatori, convinto di avere da essi tutto, debba poi sempre trovarsi di fronte ud un muro insormontabile”. Che potrebbe essere quel tutto? Probabilmente il Fratello non ha idee definite, ma esso non può che essere la Conoscenza integrale, la unio mystica con 1’ Assoluto, la Luce; quella “ch’intender non può chi non la prova”. Se, fra noi, si trovasse qualcuno che avesse realizzato quel Tutto ripeterebbe con il Fratello Dante:

 “nel ciel che più della Sua luce prende

 fu’io, e vidi cose che ridire

 né può, né sa chi di lassù discende”

 Ossia, il fatto culminante della vita spirituale dell’Uomo, l’esperienza metafisica, non è, non solo trasmissibile, ma neppure comunicabile, anche perché il nostro linguaggio non è fatto per comunicare concetti che lo trascendono. Tutt’al più, gli Illuminati che ci hanno voluto concedere qualche comunicazione delle loro esperienze, si sono espressi con metafore, con allegorie e con simboli. Hanno fatto ciò per aiutarci, ci hanno anche indicato delle vie, dei metodi e ci hanno detto. “chi può capire, capisca; chi vuol fare, faccia così”. Evidentemente non tutti sono subito in grado di capire, tutto o sole parte, e molti meno ancora sono quelli che vogliono fare. Ciò che impedisce loro di capire, e soprattutto di fare, è proprio quel muro, costituito da tutti gli attaccamenti, dalle passioni (anche quelle giudicate più nobili), gli stati d’animo, i pensieri vaganti; è un muro che ci costruiamo, inconsapevolmente, noi stessi e che blocca a metà la presa di coscienza di tutto il nostro Io. Quel muro può essere dissolto pian piano, via via che riusciamo a renderci conto dell’illusorietà di tanti nostri attaccamenti, oppure può essere distrutto per mezzo di un’azione violenta ed invincibile o da una effettiva ed illuminata percezione dell’Unità. Qualunque esso sia per essere, il procedimento è un fatto assolutamente individuale, tuttavia c’è modo di ottenere condizioni esterne (in apparenza) che lo facilitino. Nel caso della Massoneria esse sono:

 – l’appartenenza ad un gruppo di Fratelli che, chi più chi meno, mirano a quell’ottenimento, ne parlano e si comunicano pensieri ed informazioni;

 -il Rito praticato dal Gruppo ed il Simbolismo Massonico che contengono sempre dei riferimenti, sia riguardo alla Via, sia riguardo alla Meta,

– la possibilità di svolgere un lavoro di gruppo, con impegni capaci di imporre, ad esempio, concentrazioni collettive a distanza con una determinata ritmicità, studi collettivi di dottrine metafisiche, eccetera.

 Ecco quello che può dare la Massoneria ad ogni Fratello.

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