IL PADRINO – IL TEMPO

Il padrino

La funzione del padrino è sottovalutata. Spesso fare il padrino di un nuovo anello si riassume più o meno ad assumere un compito prima di tutto amministrativo, fatto di appuntamenti programmati (essenzialmente le sedute di istruzione) e di scadenze previsibili – promozione, poi elevazione del figlioccio. Tuttavia, il ruolo del padrino va ben al di là della semplice gestione di un’agenda iniziatica.

No, decisamente, il padrinato non assomiglia ad un lungo fiume tranquillo. Gli scogli che minacciano il padrino troppo poco attento a ciò che esige la sua funzione e a ciò che attende – a volte inconsciamente – il figlioccio sono molteplici. Non si tratta evidentemente di essere un « maître à penser », e ancora meno un guru. Il padrinato non si riduce mai ad una trasmissione, a senso unico, tra un fornitore di dogmi ed un docile inghiottitore di verità prime. Ciò che è richiesto, al contrario, è uno scambio costruttivo tra due cuori aperti l’uno all’altro e due spiriti liberi. Sì liberi, ecco la parola chiave.

La Massoneria è un insegnamento che privilegia la ricerca comune – non sempre facile – di risposte e l’arte di porre le buone domande. Ciò che è richiesto dal padrino è dunque di dare al suo figlioccio i mezzi per camminare senza paura sul Sentiero d’Oro. E se c’è un insegnamento da prodigare è quello di impegnarsi a iscrivere i propri pensieri e le proprie azioni nel triangolo « Ben pensare, ben dire e ben fare ». Il padrino deve dare l’esempio in questo compito arduo. Arduo, ma altrettanto gratificante perché si arricchirà dei progressi compiuti dal suo figlioccio alla luce della lezione cara ad André Gide : « Credete a coloro che cercano la verità, dubitate di coloro che l’hanno trovata ».

Pierre-Alexandre Joye (traduzione D.B.)

Dossier

Il Massone e l’irreversibilità del tempo

Il Libero Muratore impara presto a rendersi conto che l’universo massonico è scandito da elementi temporali ben precisi: il calendario con i solstizi invernale ed estivo, i lavori di Loggia che si sviluppano da mezzogiorno a mezzanotte, il gabinetto di riflessione nel quale un teschio e una clessidra ci ricordano l’ineluttabile esito della nostra vita.

Daniele Bui

Il tempo è percepito in primo luogo come condizione onnipresente, cambiamento perpetuo che trasforma il presente in passato. Come nella mitologia greca dove Kronos, uno dei titani, si unisce con sua sorella Rea, con la quale ha numerosi figli che divora subito: uno di essi, Zeus, scappa a suo padre e libera i suoi fratelli per formare la prima generazione degli dei dell’Olimpo.

Il tempo, Kronos, distrugge tutto ciò a cui dà vita.

Colui che genera è dunque allo stesso momento colui che annienta la propria prole. Il tempo, Kronos, distrugge tutto ciò a cui dà vita. Questo paradosso costituisce l’essenza del tempo, la sua natura. Il mistero del tempo risiede forse proprio in questa strana privazione di essere. Già Aristotele notava nella Fisica come paradossalmente il tempo che è stato non è più e quello che deve ancora arrivare non è ancora. Da tale punto di vista ciò che è composto di non-esseri sembra sfuggire alla categoria della sostanza. Ora se il tempo è non essere e privazione e l’uomo è iscritto e limitato nel tempo, perché è destinato a morire allora il tempo diventa il marchio della sua finitezza. Se il tempo ci segnala i nostri limiti ciò è dovuto soprattutto alla sua irreversibilità. Se lo spazio è reversibile perché posso andare da Lugano a Berna e da Berna a Lugano, il tempo invece si presenta come irreversibile. Tutto scorre, tutto passa, è una delle prime constatazioni umane. Come scriveva Eraclito non si può scendere due volte nello stesso fiume, perché la seconda volta che mi immergo non sarà più nella stesse acque dal momento che quelle di prima sono già passate. L’irreversibilità del tempo non è nient’altro che l’altro volto della morte, è l’inevitabile causa di distruzione, principio di corruzione. Il tempo è dunque la dimensione nella quale l’uomo coglie la sua condizione come limitata e precaria. L’uomo sospeso tra passato e futuro non può afferrare nulla di stabile. La coscienza del tempo è coscienza di degrado e di morte, il tempo quindi è qualcosa di inquietante. Per questo nell’uomo esiste spesso un rifiuto del tempo e un’aspirazione all’eternità, ad un eterno presente fuori dal tempo.

Il tempo come alleato

Ma il tempo è ugualmente ciò per cui l’uomo si realizza come progetto. L’uomo coglie l’avvenire come un campo di sviluppo di lui stesso, tanto dal punto di vista individuale ( affermazione del proprio io) che da quello collettivo (progresso dell’umanità). Il tempo allora non è più percepito come degrado ed inquietudine, ma come arricchimento e speranza. Il tempo diviene allora storia, cioè durata creatrice fondata su degli atti di libertà. L’uomo è un essere storico: il suo autentico tempo non è quello biologico o cosmologico. Questo è un tempo oggettivo che è la dimensione secondo la quale si ordina la successione dei fenomeni, è il tempo concepito come ambiente indefinito analogo allo spazio, nel quale si sviluppano gli avvenimenti. È il tempo scandito in modo univoco dagli orologi. Tutta-via, accanto a tale tempo oggettivo, scientifico, esiste – come ha ben sottolineato Bergson – un tempo soggettivo, che è il tempo del vissuto del soggetto, il tempo dell’anima che può dilatarsi o contrarsi notevolmente a dipendenza del vissuto degli eventi.

Il vero tempo dell’esistenza è il tempo del lavoro umano.

Ciò che proviamo allora non sono dei secondi, dei minuti o delle ore, ma la continuità e lo spessore quasi materiali di una durata. Il tempo non è più una forma vuota che attornia le cose e gli esseri, ma al contrario la pulsazione stessa della vita. Il vero tempo dell’esistenza non è quello degli strumenti di misura esterni, ma il tempo del lavoro umano, quello per il quale l’uomo informa il mondo ed entra in rapporto con le altre coscienze. Questo è il vero tempo della libertà. Ebbene la Massoneria in quanto ordine iniziatico teso allo sviluppo morale e spirituale dell’individuo deve tener presenti ambedue i fattori temporali menzionati. Lo fa soprattutto attraverso i rituali che costituiscono un «ritorno alle origini» nei quali si riproduce un gesto archetipico in grado di rigenerare il tempo e lottare contro il divenire. Ma può farlo anche nel mondo profano attraverso attività che permettano di cogliere l’ essenza del tempo. Personalmente, come docente di cultura e di filosofia, racconto agli allievi dei primi anni una storiella istruttiva che li invita all’inizio dei loro studi a far buon uso di questo bene prezioso. Il breve racconto, di cui esistono diverse varianti, è il seguente: «Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vaso di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm di diametro. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì. Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vaso e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi. Ancora una volta il docente chiese agli studenti se il vaso fosse pieno ed essi ancora una volta, dissero di sì. Allora l’insegnante tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vaso. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto. Ancora una volta il docente chiese agli studenti se il vaso fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno. Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero. Ora, disse il professore non appena svanirono le risate, pensate che questo vaso rappresenti la vostra vita. I sassi sono le cose importanti – la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute – le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come la vostra scuola o il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto ….. le piccole cose. Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia, continuò il professore, non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita: se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti. Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate la vostra compagna al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto. Prendetevi cura prima di tutto dei sassi. le cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità…il resto è solo sabbia. Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la birra. Il professore sorrise: Sono contento che tu me l’ abbia chiesto. Era solo per dimostrarvi che per quanto piena possa essere la vostra vita, c’è sempre spazio per una birra con gli amici !»

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