LA PALLA NERA

In una Loggia la votazione per l’ammissione di un profano si svolge senza schede elettorali né pulsanti per il voto elettronico, tantomeno con elezioni truccate o manomissione dei voti. Da noi, dopo la lettura della documentazione, si apre una discussione in cui i Fratelli possono esprimersi e, al termine, l’Oratore fa una sintesi e propone un voto. Mentre i passaggi di grado si deliberano per alzata di mano, in questo caso la votazione è segreta ed espressa introducendo nel sacco (o nell’urna) una palla bianca per il voto favorevole o una nera per il voto negativo. Nelle Logge francesi votano solo i Maestri. Il Maestro delle Cerimonie, che distribuisce a ciascuno le due palle, là è seguito dall’Esperto che presenta un’urna bianca e una nera. Per esprimere un voto favorevole si mette la palla bianca nell’urna bianca e la nera nell’altra (si dice che il vote couleursu rcouleur). Viceversa, per il voto negativo il Maestro mischia i colori (il panache lescouleurs). Il Venerabile poi, assistito da Oratore e Segretario, conta in silenzio le palle delle due urne e annuncia il risultato. Questo sistema è chiamato il voto e il contro-voto. Nelle Logge statunitensi se ne utilizza un altro. Il 1° Diacono porta una cassetta (nelle Logge più eleganti rigorosamente in legno d’acacia) e, deambulando, si ferma davanti a ciascun membro dell’Officina. Ognuno introduce la mano nello scompartimento a uno dei lati del ballot boxche contiene le palle. All’altra estremità, vi è un foro più piccolo dove viene deposta la palla scelta che cade in un cassetto in fondo o, a seconda della foggia del box, in un altro scomparto. Quando tutti hanno votato, lo si apre e si conteggiano i voti, presentandolo al 2° e 1° Sorvegliante che lo ispezionano e infine al Venerabile che dichiara se il candidato è stato ammesso o no. In alcune Logge le palle nere sono state sostituite con cubi per evitare confusioni. Un sistema dal rituale più complesso e antico, tuttora praticato in molte Logge nord-americane, è meticolosamente descritto nell’enciclopedia massonica di Mackey. In stile Emulation e distinto da una procedura rituale molto lunga, è impossibile descriverlo concisamente. Diciamo solo che l’urna sull’ara e la solennità del segno massonico prima della deposizione del voto, chiamato per appello, rimarcano la sacralità e la responsabilità del dovere esercitato. Mackey dichiara che questo sistema è assai migliore di quello in cui l’urna è fatta girare nel Tempio. Interessanti sono anche le formule di chiusura del voto che indicano la complessità del rituale. Il 1° Diacono, su ordine del Venerabile, deve “prendersi carico dell’urna” (take charge of the ballot-box). Dopo essersi diretto all’ara e presa l’urna, sempre procedendo in senso orario, si reca dal 2° Sorvegliante che la esamina e, se tutte le palle sono bianche, dichiara che the box is clear in the South o, se vi è una o più palle nere, che the boxisfoul in the South. Il 1° Diacono si reca poi dal 1° Sorvegliante e dal Venerabile, che fanno le medesime dichiarazioni, con le ovvie varianti di Occidente e Oriente. Analoga formula è prevalentemente diffusa nelle Logge tedesche: nel primo caso si dichiara che la Kugelung (il ballottaggio, da Kugel, palla) è helleuchtend (limpida), nel secondo è trüb (nuvolosa). La regola che stabilisce l’unanimità per l’ammissione può sembrare severa, ma è uno degli antichi regolamenti “collazionati sugli antichi Documenti e uniformati alle Tradizioni più remote della Fratellanza secondo nuovi criteri […] per l’uso delle Logge”. Il VI dei “Regolamenti Generali” (le General Regulations) – la terza parte della Costituzioni di Anderson del 1723 dopo la “Storia” e gli “Antichi Doveri”– dice: “Ma nessuno potrà essere ricevuto quale Fratello di una qualsiasi Loggia particolare, o ammesso quale Membro della medesima, senza l’unanime Consenso di tutti gli Affiliati della Loggia suddetta presenti quando il Candidato viene proposto, l’Assenso dei quali sia stato ritualmente richiesto dal Maestro; e tale Assenso o l’eventuale Dissenso sarà espresso con la cautela e il giudizio che si riterranno opportuni, in Modo virtuale o formale, ma all’Unanimità. Né questo Privilegio intrinseco è soggetto a Dispensa, dal momento che i Membri di una Loggia particolare sono i Giudici migliori, e se si imponesse loro un Membro che provoca divisioni, ciò potrebbe guastarne l’Armonia o intralciarne la Libertà, o addirittura portare alla demolizione della Loggia, il che ogni Fratello buono e leale dovrebbe contribuire ad evitare”. Non solo la regola sancisce l’unanimità per l’ammissione di un candidato, ma anche l’inammissibilità dell’astensione. Mentre questi due elementi sono landmarks, nulla viene detto se il voto debba essere segreto o palese, né delle inchieste né del voto per palle e anzi si specifica che la volontà di ammissione o di rifiuto può essere espressa sia di fatto sia in modo formale. La procedura d’accettazione dei membri era molto semplice e rapida. Così è in molti Paesi e specialmente in Inghilterra, dove il processo ha una natura pubblica in seno alla Loggia, vale a dire che

mai è coperto dall’anonimato: non lo è nella fase del voto, né sono celate, com’è uso in alcune Logge, le identità del presentatore e dei tre Commissari. Quest’ultimo caso per una ragione molto semplice: non c’era commissione d’indagine in Inghilterra. Come molte usanze massoniche che sembrano talora ai Liberi Muratori di una veneranda antichità, la pratica dei “Commissari” è un’innovazione francese che, difatti, si ritrova, insieme al sistema di voto per palle, negli Statuti generali della Franca-Massoneria in Italia, pubblicati nel 1806 dal Grande Oriente d’Italia, d’impronta napoleonica e professanti il Rito Scozzese Antico e Accettato. Oggi nella maggior parte delle Obbedienze massoniche vige la regola: white balls elect and black ballsreject. Ballot è menzionato per la prima volta nella riedizione delle Constitutions del 1738 e, più espressamente, in una nuova edizione delle “Costituzioni”, la terza, pubblicata nel 1756 da John Entick che le rivide, le ampliò e le continuò. Qui, nelle New Regulations, riscritte e adottate nel 1754, si dichiara che “Tutte le Alterazioni o NUOVI REGOLAMENTI, in questa Edizione, sono solo per emendare o spiegare gli ANTICHI REGOLAMENTI per il beneficio della Massoneria, senza rompere in sé le antiche Regole della Fraternità, ma preservando gli antichi Land-Marks” e si trova scritto, a modifica del VI Regolamento: “Ma è stato trovato sconveniente insistere sull’Unanimità in diversi Casi: E di conseguenza i GRAN MAESTRI hanno permesso alle Logge di ammettere un Membro, se non più di tre Palle [Ballots] sono contro di lui; sebbene talune Logge non desiderino tale Dispensa”. Il termine, però, è senza indicazione di colore e può genericamente dire “voto”. Le prime attestazioni di questa modalità risultano essere quelle dei rituali francesi degli anni 1740/60 nel cosiddetto Rito francese moderno, i più fedeli a quelli della Gran Loggia di Londra. In qualche Rito d’adozione femminile è testimoniato, nel 1748, l’uso di far circolare una scatola chiusa a chiave che la stessa recipiendaria doveva aprire per vagliare la sua sorte: una sola palla nera la escludeva dall’Ordine. Anche negli Stati di lingua tedesca la Kugelung appare nel 1767 nei regolamenti riveduti dalla Gran Loggia; eppure, negli anni seguenti in molte Logge austro-germaniche si entrava con un voto a mani levate e il ballottaggio si consoliderà soltanto nell’Ottocento. È perciò probabile che questo sistema di voto per l’accettazione o il rigetto fosse adottato da talune Logge nel periodo di transizione tra la Massoneria operativa e quella speculativa e che si sia reso più strutturato intorno al 1730. Non essendoci landmarks – tranne quelli veduti– o antiche usanze da osservare, le regole su rifiuto e aggiornamenti basate sul numero delle palle nere, gli scrutini e le loro modalità sono le più variabili nelle diverse giurisdizioni e obbedienze e differenti norme sono state applicate in diversi tempi. In molte Logge nord-americane il sistema di voto per palle è utilizzato anche per deliberare sugli avanzamenti di grado. Ma in tutte le sue diverse applicazioni è comune il fatto che la palla nera ha un valore molto superiore di quella bianca: la minoranza, anzi un singolo veto prevale sulla maggioranza. Questo voto massonico non è democratico nella misura in cui lo è troppo, al punto che tutela al massimo il voto anche di un singolo fratello che gode di un immenso potere e che non si rivela alla luce del giorno. L’uso della palla nera, dunque, deve essere esercitato bene e saggiamente. Di fatto, questo sistema negli Stati Uniti ha promosso la segregazione ed è per dar modo agli afroamericani di partecipare alla Libera Muratoria che si è fondata e sviluppata la Prince Hall Freemasonry. E neppure, per quasi tre secoli e in molte nazioni, è stato inusuale, attraverso la palla nera, respingere ebrei, cattolici e altri “stranieri”. Con le stesse modalità buona parte dei membri di religioni non abramitiche trovarono indiscriminatamente (o meglio discriminata mente) sbarrate le porte delle Logge. Sono solo alcuni esempi dell’abuso della palla nera. Nel nostro Paese è poco noto che da questo sistema di voto massonico hanno avuto origine il verbo inglese blackball e il prestito francese blackbouler, passati nel linguaggio comune e che significano “escludere” qualcuno da un gruppo, “respingere, rifiutare, eliminare”. L’espressione fa il suo ingresso dal 1770 nel New English Dictionary, confermando indirettamente come l’uso di questo sistema di voto debba essere fatto risalire a dopo il 1730. I due verbi, più spesso utilizzati nella loro forma passiva, sia nel mondo anglosassone che in Francia hanno una connotazione estremamente negativa. La palla nera non è più, nel sentire comune, un atteggiamento di attenzione e rispetto verso la propria comunità, circolo, loggia etc. nel non ammettere membri ritenuti indegni, ma una pratica aggressiva. La persona blackballed o blackboulé è l’equivalente della nostra vittima del “bullismo” o, alla meno peggio, del “trombato”. La palla nera è un marchio di vituperio o di sfortuna. I modi di dire proverbiali francesi la boule noire lui tombe toujours e il attrape toujoursla boule noire significano “la sorte gli è sempre avversa, è sempre oggetto di maltrattamenti”. Il diniego di ammissione a una Loggia può essere considerato l’equivalente di un ostracismo sociale. Un breve romanzo di Simenon, La Boule noire (1955), pur se non riguarda una Loggia ma un Country Club di una cittadina del New Jersey, bene illustra il modo e gli effetti in cui può essere percepito il rifiuto, poiché ogni domanda d’adesione a una comunità comporta una richiesta di riconoscimento sociale ed essere blackboulé non è solo subire uno scacco ma un’umiliazione. Il racconto delinea anche l’immagine di una comunità costruita sulla difficoltà di entrarvi e la rappresenta

zione veicolata è quella di un circolo chiuso di cui le persone all’esterno possono immaginare qualsiasi cosa. Non sorprende, perciò, osservare che la bacheca contenente i moduli con le foto dei candidati sia chiamata nelle Logge tedesche Schwarze Tafel (Tavola Nera). I   Fratelli anglofoni hanno presto provveduto ad offrirne la traduzione: Blackboard –lavagna (nera). E, in effetti, la procedura di affissione di questo modulo è una sorta di anticipo dell’ipotetica “palla nera”. L’affissione nel vestibolo delle sedi ha precisamente lo scopo di farlo vedere al maggior numero di Fratelli, permettendo a chiunque abbia notizie sul conto del profano e ne ritenga l’ammissione inopportuna per una grave ragione di informare, per iscritto, il Maestro Venerabile della Loggia cui la domanda sia stata inoltrata. Tale è la procedura della nostra Comunione, e non altra. Pure il preavviso, durante le discussioni di Loggia, di una palla nera dovrebbe essere considerato una violazione degli usi e costumi massonici. Per quanto opinabile, il voto è anonimo e segreto e tale deve restare prima, durante e dopo. La norma della segretezza e dell’anonimato è, peraltro, ormai presente lungo tutto il percorso della candidatura in quasi tutte le giurisdizioni massoniche. Nella nostra Obbedienza – si chiama così perché ci sottoponiamo a delle regole –il testo e la firma della tavola con le informazioni negative sul richiedente l’ammissione restano affidate al Maestro Venerabile, il quale deve subito riferirne unicamente il contenuto ai Commissari e al Consiglio delle Luci della Loggia (art. 5 Reg.). Di ogni palla nera devono essere spiegate le ragioni, prima della Tornata successiva, al Maestro Venerabile. Questi, a sua volta, dovrà manifestarle alla Loggia ed alla Gran Segreteria “conservando la riservatezza più assoluta sui nomi dei Fratelli contrari all’ammissione del bussante” (art. 8/ter). Più cogente (perché non era sufficiente una comunicazione orale, ma in cambio l’opponente restava del tutto anonimo) la regola dei menzionati Statuti generali della Franca-Massoneria in Italia per la quale in caso di palla contraria “il Venerabile ordina, che il Fratello, che l’ha messa debba nella prossima Seduta dichiarare in iscritto (senz’obbligo di manifestarsi) il motivo della opposizione, e questa dichiarazione porla nel sacco delle proposizioni, e non potendo intervenire alla Seduta debba mandarla suggellata al Venerabile, o ad una delle altre due Luci, come stima più opportuno, acciò sia essa comunicata alla Loggia per le sue deliberazioni. Se questa dichiarazione non è mandata, si considera per non data la palla nera”. In alcune Logge tedesche e francesi il Venerabile ha l’autorità di stabilire se le motivazioni espresse sono frivole o “leggere”. E ciò perché spesso la giustificazione del diniego non apporta un elemento nuovo che avrebbe potuto essere espresso prima e altrimenti, ma ha un contenuto che si oppone ai principi e valori massonici. Così avveniva anche in Italia nelle Logge di Rito Simbolico, dove, per lo Statuto del 1864, il Venerabile e due Maestri di sua scelta potevano giudicare insufficienti i motivi della palla nera. In molte Logge americane, se le ragioni addotte non sono sufficienti e sinceramente massoniche, il Venerabile si limita a invitare l’oppositore a desistere quando le motivazioni sono personali e vìolano le obbligazioni assunte. C’è chi attribuisce questa pratica alla sopravvivenza di una vecchia tradizione dei clubs inglesi a cui si sarebbe ispirata la Massoneria della metà del XVIII sec. Ma la sua ispirazione risale all’agorà dell’antichità greca. Già si è associata la palla nera all’ostracismo, il voto con cui, per mezzo di un coccio di terracotta, ad Atene, si bandiva qualcuno dalla città. Meglio ancora è Ovidio, che nelle Metamorfosi (XV,41-42) dice che nei processi “era antico costume adoperare sassolini candidi e neri, questi per condannare gli imputati, quelli per assolverli”. Aristotele nella sua Costituzione degli Ateniesi ci descrive una procedura di voto similare fatta con dischetti di bronzo, per metà interi e per metà forati. Ma l’antecedente più diretto di questo sistema di voto va ascritto a un’invenzione italiana. Si è veduto come questo genere di voto massonico è chiamato in inglese ballot, in francese ballotage e nell’espressione tedesca Kugelung. Sono tutti vocaboli che, insieme al ballot box come è chiamata in tutto il mondo anglofono l’urna elettorale, derivano da ballotta, termine proveniente dal toscano e dal veneto che indicava sia la castagna (forse perché si impiegava per esprimere il voto) sia la piccola palla (la pallotta, una palla né troppo piccola né troppo grande),usata un tempo nelle assemblee per dare il voto. Per rientro dal francese usiamo il termine “ballottaggio”, mentre è caduto in disuso il più corretto “ballotazione” e il relativo verbo “ballotare” (“mandare a voti, a partito per bossoli o ballotte” e in modo figurato “parteggiare”). La procedura di voto con piccole palle o altri oggetti analoghi di diverso colore era utilizzata fin dall’Alto Medioevo per l’elezione degli Abati benedettini e dei Dogi di Venezia. Come si è mostrato, benché sia evidente che il voto segreto e per palle bianche e nere sia un’introduzione successiva al 1730, neppure attestata negli antichi catechismi massonici, la Coil’s Masonic Encyclopedia che condivide questa conclusione si domanda a quali scopi massonici sia servita l’attuale procedura di voto. E si risponde dicendo che “lo scopo è quello di avere uomini qualificati nella Massoneria e di tenerne fuori uomini non qualificati e qualsiasi procedura ragionevole diretta a tal fine è buona Massoneria”. Il voto non è utensile da trattare con leggerezza e resta una delle principali salvaguardie o baluardi dell’Ordine che permettono di non dete

riorare il Tempio e di non far cadere la Loggia tra mani impure. L’iniziazione ha, però, anche una speciale funzione: quella di aprirci a ciò che è chiuso e ci appare come odioso o minaccioso. L’iniziazione alla Fratellanza massonica ci consente di entrare gradualmente a contatto con gli altri e di privarci di quegli stereotipi e abitudini impietose che la distanza invece rende troppo sovente possibili. È attraverso questo percorso che gli Antichi Doveri ci dicono che “la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”. La Fratellanza universale non è uno spazio a geometria variabile, a frontiere mobili in funzione dell’ambiente sociale e dei nostri minuscoli sentimenti o rancori. È per questo principio che nel rituale d’iniziazione il Maestro Venerabile deve domandare al profano: “se, una volta ammesso nella nostra Istituzione, trovaste qualcuno che, per fede religiosa o per altro motivo, avete considerato fino ad ora un nemico, siete pronto ad abbracciarlo ed a considerarlo un Fratello? Prima di rispondere, considerate che l’uomo, da voi ritenuto un nemico, essendo qui fra noi, ha approvato la vostra ammissione ed è pronto ad abbracciarvi”. Il simbolismo e la tradizione massonica non sono filosofia dei poveri o semiologia a buon mercato, ma esistono proprio per fare armonia e opera di pacificazione. Il loro ruolo è, evidentemente, quello d’introdurre un fermento (seppur qualche volta ci sembra acido) venuto dalla notte dei tempi e sistemato da quei Fratelli agli inizi del XVIII sec., così serenamente precursori, che fondarono la Libera Muratoria speculativa moderna. A fronte di un’idea troppo angusta della cooptazione, pur nella salda consapevolezza che la via massonica non è per tutti per quanto sia rivolta a tutti e che occorre guardare alla qualità e non alla quantità dichi aspira a bussare alla porta dei nostri Templi, i nostri pionieri sapevano che principi fondamentali in Massoneria sono il rispetto e l’equità verso tutti. Questa è una tra le ragioni principali per cui la Massoneria è stata fondata e perché esiste. Il diritto-dovere inalienabile del voto è massonicamente incontrovertibile, ciò che può essere oggetto di controversia sono le ragioni del voto, negativo o positivo che sia, quando esse sono non-massoniche e quindi completamente sbagliate, nella misura in cui il privilegio del voto è prostituito a ignobili intenti e a circostanze più che discutibili, che soddisfano sentimenti poco generosi con un voto favorevole od ostile. Ci sia consentito di dire che, dal punto di vista dell’iniziabilità, il voto assomiglia al potere di vita e di morte e che quindi il nostro comportamento verso il profano che viene a noi per ricevere la Luce deve essere sacralmente concorde con il Grande Architetto e con un’intima coscienza, limpida e senza macchia. Per questo, per prevenire l’introduzione nel Tempio di uomini impropri, poiché non ogni persona può essere fatta Massone, resta valido quanto chiaramente espresso dalle Old Regulations a proposito del settario che mina la libertà e l’armonia della Loggia. La Tradizione occidentale ci ha fornito, in più, quell’intimazione che si narra che Platone avesse voluto scolpita proprio sull’ingresso dell’Accademia: “Nessuno ignaro della geometria entri sotto il mio tetto”. Il mondo è pieno di materiale, ma non tutto è appropriato al disegno del Grande Architetto

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. MORENO  NERI

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