LIBERTA’ FRATELLANZA UGUAGLIANZA
Al contrario di ciò che accade nel mondo profano, dove ancora si lotta per definirli e realizzarli uno alla volta, ogni lavoro della Loggia ha ragione di essere in virtù di questi tre principi presi nella loro globalità. Infatti l’ideale società muratoria non potrebbe fondarsi altrimenti che su questi tre cardini considerati nel più perfetto equilibrio tra loro. Viceversa la Storia insegna come, fin dalla loro prima definizione, ed in particolare proprio nel corso della stessa Rivoluzione Francese che li ha resi universali, essi sono stati oggetto di conflitti drammatici sul modo di interpretarli ed applicarli.
Proprio la mancata determinazione del loro giusto dosaggio reciproco è stata la causa principale dei fallimenti delle prime definizioni sociali del 1789, cui sono seguite quelle del ’91, del ’92, fino al fallimento totale della stessa Rivoluzione Francese.
Da allora, sino ad oggi, sono stati fatti molti esperimenti sociali in questo senso e tutti sono falliti; in particolare proprio nel XIX secolo e nella prima meta del XX sono esplose nel modo più drammatico e tumultuoso le contraddizioni e le tensioni tra i diversi tentativi di attuazione dei tre principi.
Difatti, pur partendo dalla stessa terna di principi, ma privilegiando un valore più degli altri, si è giunti, come è noto, allo sviluppo di ideologie totalmente contrapposte che si sono affrontate in modo sempre più esteso fino a coinvolgere l’esistenza stessa del pianeta. Semplificando drasticamente ai valori intrinseci, si può affermare che la difesa della libertà è il fondamento del liberalismo mentre la tensione verso l’uguaglianza costituisce il principio guida del socialismo. Corrispondentemente la Fratellanza ha assunto sempre valori di contorno, deputati a dar corpo a solidarietà di sostegno al valore di volta in volta privilegiato (solidarietà nazionali o di ideologia o di classe, e comunque sempre “contro gli altri” o elitarie verso gli altri).
Si può dire invece che, all’opposto di quanto è avvenuto nel mondo politico-sociale profano, le varie Frammassonerie europee hanno ereditato dalla tradizione muratoria un modello di equilibrio reciproco fra i tre principi che può dirsi perfetto, in quanto, pur nelle diverse articolazioni obbedienziali, è rimasto praticamente immutato dal tempo della loro definizione esplicita sino ad oggi. Questo equilibrio è basato, contrariamente a quanto si potrebbe pensare di dover fare, non su una applicazione sempre più estesa e dilatata dei singoli principi, presi singolarmente, ma piuttosto sul culto sempre più sentito dei loro valori entro limitazioni chiaramente precisate e definite, per ciascuno di essi, in modo tale da eliminare le contraddizioni insite nella loro reciprocità , in un modello “sociale” o di “morale integrale” che trova le sue origini nel fondo della psiche umana e della sua origine.
La Libertà è rigidamente limitata dal rispetto della propria coscienza come delle idee altrui (nell’ambito di un comportamento che viene rigidamente inculcato ad ogni iniziato fin dal momento del suo primo apprendimento); l’eguaglianza non è assoluta, ma graduata per gradi di saggezza, (simbolizzata dalla “paga del lavoro muratorio”, intesa come incentivazione basata su valori di alta idealità, che da il senso dinamico della vita massonica); la fraternità è infine il cemento che lega gli altri due principi elevandoli dal piano della pura razionalità a quello dell’amore.
L’applicazione pratica dei tre principi è affidata essenzialmente a regole di comportamento (etica massonica, individuale e di gruppo) che trovano il loro spessore insostituibile in una tradizione simbolica e rituale che affonda le sue radici nella storia dell’uomo ed il loro fine nella massima valorizzazione della vita terrena. Alla competizione si contrappone decisamente la solidarietà; il progresso è concepito come risultato della ricerca dell’uomo a migliorare se stesso, “usando la mente come un cuneo per allargare, meglio che si può , gli interstizi del muro che lo stringe da ogni parte “.
Ciascuno di questi tre principi costituisce quindi per la nostra Istituzione un aspetto di un modello di riferimento individuale dell’Uomo e, tutti insieme, rappresentano la razionalizzazione integrale dell’aspirazione propria della natura umana, nella sua lotta perenne contro il male, per la realizzazione della propria Felicità.
In realtà è estremamente duro e lungo raggiungere quella condizione di maturazione che renda possibile realmente il perfetto equilibrio tra i tre principi. Contro questa constatazione pessimistica la Massoneria moderna si è assunto il ruolo attuale di dimostrare, attraverso il “modello sociale-Loggia” (o “laboratorio-Loggia”), che effettivamente la società naturale, che ancor oggi sembra un’utopia, sia in realtà raggiungibile con il miglioramento delle qualità dell’uomo.
Quanto più l’uomo saprà “elevarsi”, tanto più il difficile equilibrio tra i tre principi diventerà spontaneo e la società principale sarà “felice”, così come già avviene “sperimentalmente” nella società che Fichte ha definito “separata”.