RIFLESSIONI SULL’EGREGORE

RIFLESSIONI SULL’EGREGORE

Le recenti vicende che hanno coinvolto la nostra Comunione sono state e sono analizzate sotto il profilo statutario e costituzionale, della legittimità, della logistica. Si dibatte da mesi di articoli degli Statuti Generali, di Costituzione, di mobili e di immobili, di ruoli e di cariche, di procedure, ma ben poca attenzione si è dedicata e si dedica a quanto avviene nei piani sottili, ossia nelle dinamiche che più dovrebbero interessare chi si dice iniziato, vuole essere tale, crede di essere tale, si sforza di essere tale. Cosa è accaduto nell’egregore della Comunione in questi sofferti mesi di confronto, anche aspro? Questa è la domanda che dovremmo porci, per non cadere in un esiziale esercizio egoico e, soprattutto, per non cadere nel tranello di sovrapporre il presunto al reale, vivendo in una sorta di illusione autogratificante, che ha più attinenza con le nostre insoddisfazioni personali, che con una vera ricerca spirituale. Partiamo da una questione preliminare. Cos’è un’egregore? L’egregore è una forma pensiero che si genera quando un gruppo di persone, riunito, concentra la sua attenzione su un determinato oggetto, un discorso, oppure condivide una determinata situazione. L’egregore, tuttavia, è qualcosa di più della sommatoria dei pensieri e delle energie dei singoli che lo determinano. Rinviando alla letteratura in materia, possiamo, per brevità, dire che l’egregore è un’entità energetica di informazione, un’entità incorporea creata attraverso particolari metodi di meditazione, in grado di influenzare il pensiero di un gruppo di persone. Possiamo considerare le egregore come creature energetiche artificiali prodotte dal pensiero, dal desiderio o dalla volontà unificata di un gruppo di persone, dinamizzate e vivificate da rituali, che acquisiscono una potenza propria di azione. Secondo alcuni autori (esempio: Alexandre Sintile), la Tradizione ci insegna che l’essere umano è costituito di tre principali centri o «motori energetici» e che grazie a questi centri, il corpo umano capta e trasforma l’energia del cosmo. “Il primo – scrive Sintile – è il centro del bacino, quello dell’energia vitale fondamentale, che sul piano fisico costituisce il motore dell’azione, il centro degli istinti di conservazione (alimentazione, protezione, sicurezza) e di riproduzione. È legato al piano sottile inferiore, il piano istintivo, e capta l’energia proveniente da questo piano energetico. Il secondo, è il centro del cuore, il centro dei desideri, delle emozioni, dei sentimenti e della devozione ed è collegato al piano intermedio, emozionale o astrale. Su questo piano, capta un’energia più raffinata e di frequenza più elevata. Il terzo, è il centro della testa. Capta un’energia superiore che trasforma sia in elettricità, per trasmettere gli ordini tramite il sistema nervoso, sia in energia fisica, per produrre il pensiero. Noi siamo collegati a questi tre piani energetici sottili e la nostra coscienza passa da un piano all’altro, a seconda del tipo di esperienza che stiamo vivendo”. Questi piani corrispondono alla gerarchia delle egregore, il cui primo livello è quello del piano istintivo. A questo livello, le egregore si nutrono dell’energia istintiva, in particolare quella dell’istinto di conservazione e di protezione, nonché quella dell’istinto di riproduzione. A questo primo livello, scrive sempre Sintile, corrispondono le egregore familiari, quelle delle discoteche, delle squadre di calcio ecc. Tali egregore dispongono di una potenza d’azione occulta reale per quanto limitata. “Il secondo livello – secondo Sintile – è quello del piano intermedio o emozionale, in cui sono comparsi diversi tipi di egregore, fra cui quelle umanitarie e religiose. La loro sopravvivenza dipende dalla deviazione dell’energia devozionale. Mentre il centro energetico del cuore deve generalmente infondere il desiderio di elevazione, le egregore situate sul piano emozionale cercano, al contrario, di abbassare la persona e di renderla passiva. La potenza di un’egregore dipende dalla somma di energia dei membri che l’hanno prodotta. Possiamo pertanto facilmente comprendere che un’egregore religiosa, data la quantità di energia che è in grado di accumulare giornalmente, dispone di una potenza d’azione occulta considerevole”. “Il terzo livello – aggiunge infine Sintile – è quello del piano psichico o intellettuale. Questo piano è principalmente costituito delle egregore di tipo ideologico e magico”. Queste egregore situate sul piano psichico sono di una frequenza elevata, a tal punto che sono in grado di produrre effetti occulti potenti. La qualità dell’egregore dipende dalla qualità degli esseri umani che la compongono e tale qualità è, pertanto, essenziale alla qualità dell’egregore. Selezionare qualitativamente gli appartenenti ad un gruppo (nel caso della Massoneria, di una Loggia), non è pertanto problema attinente allo status sociale, ma alle qualificazioni dei bussanti. La responsabilità dei tegolatori è enorme, in quanto l’ingresso di uno o più elementi non qualificati cambia la qualità dell’egregore. L’esempio più eclatante, che sta davanti ai nostri occhi e sul quale vale davvero la pena di meditare e di operare conseguentemente, è lo spostarsi dell’egregore dalla tensione conoscitiva e spirituale a quella dello sfoggio dell’ego, che si alimenta di cariche e di onori senza che a questi corrispondano qualità, non presunte, ma reali. La Loggia si trasforma in una egregore di presunzioni, di giochi di domino egoici e diventa distruttiva o, meglio, controiniziatica, atteso che la via iniziatica è quella che induce costantemente alla ricerca, alla verifica di se stessi. Non è una frase ad effetto ricordare che anche chi ha raggiunto i più alti gradi nella gerarchia rimane comunque un apprendista. Chi smette di voler apprendere si ossifica nei suoi gradi, diventa una mummia insignificante, un ostacolo alla crescita di se stesso e degli altri. L’egregore, infatti, riceve l’energia dei membri che con lei si sintonizzano e se tali energie contribuiscono a dar vita ad una forma pensiero egoica, l’egregore alimenterà l’ego, ostacolando il cammino verso il Sé. A tal fine gli strumenti dell’egregore egoica, così come delle egregore religiose e ideologiche, sono agire sulla paura, sul panico, sull’angoscia, sull’ansia, sul senso di colpa, sui complessi. Un’egregore egoica, che si è delineata come tale e che si alimenta di energia egoica, blandisce le nostre parti egoiche, minaccia azioni punitive, interviene creando ansia, paura, angoscia. Non è quello che sta accadendo? Opporsi all’azione di una tale egregore non fa altro che alimentarla con l’energia di chi si oppone. Per combattere l’azione di una simile egregore è necessario ignorarla, essere indifferenti alla sua azione e volgere il pensiero e l’energia ad un’egregore positiva. Qui il nostro compito esoterico attuale: volgere il pensiero e le energie al rafforzamento di un’egregore positivo, teso alla ricerca, alla spiritualità, alla conoscenza di noi stessi sul cammino che dal lumen naturae ci porta verso il lumen nascosto, Scrive Giordano Bruno (Il sigillo dei sigilli): “Sono preesistite nella mente del primo artefice le idee di tutte le cose che si producono in natura e delle quali possiamo agevolmente farci contemplatori, idee secondo il cui modello esemplare vengono prodotti tutti quelli che sono i generi e le specie dei generi…….. Queste idee – voglio dire – si comunicano dalla prima mente al primo intelletto, per opera del quale (dopo che in qualche modo erano preesistite in un archetipo immenso) procedendo verso la natura vengono quasi a racchiudersi entro un margine commensurato e così prendono a sussistere secondo l’ordine naturale…….E così, dal mondo supremo, che è fonte delle idee, in cui si dice sia Dio o che si dice sia Dio, si dà il descenso al mondo ideato, che si dice formato dal supremo e attraverso il supremo, e da questo mondo ideato si dà il descenso a quel mondo che è capace di contemplare entrambi i precedenti e che derivando dal primo attraverso il secondo, ugualmente potrà conoscere il primo attraverso il secondo”. Risuonano qui le parole contenute nel Prologo di Giovanni. Quel Prologo che si legge all’inizio di ogni tornata e che ci ricorda l’azione illuminante, improntante, creatrice del Logos, che è in Arché, ossia nel principio e che dell’Archè è l’aspetto dinamico e creatore di mondi. E’ nella tensione verso la verità (a-letheia) dell’Arché che si dipana il cammino iniziatico, ben sapendo che la ricerca è infinita. “Più giustamente del volgo e dei retori – scrive Giordano Bruno (Il triplice minimo e la misura) – affermiamo che noi non possiamo scorgere il punto originario della luce (che né con il senso né con la ragione derivata dal senso possiamo determinare in rapporto al punto d’origine), ma la sua diffusione”, perché, nella causa prima, la potenza “non differisce dall’atto” (Giordano Bruno, De umbris idearum). E’ su questa via, che tende all’Archè, attraverso il Logos e la sua azione improntante, che dovremmo costruire l’egregore massonica, per risalire dalle regole della natura alla Regola. Dobbiamo aver coscienza che dando vita ad una egregore siamo co-creatori: non del bene e del male, ma dell’effetto o del difetto. “Attraverso una sola specie – scrive Giordano Bruno (De umbris idearum) – si riconosce in questo genere il bello e il turpe, il conveniente e il non conveniente, il perfetto e l’imperfetto, il bene e il male. Difatti il male, l’imperfetto e il turpe non hanno idee proprie, attraverso le quali si possano riconoscere: tuttavia, poiché si dice che essi sono conosciuti e non ignoti, e poiché tutto ciò che si conosce intellegibilmente si conosce attraverso le idee, allora questi si conoscono nella specie di un altro, non nella propria, che è inesistente. Ciò che infatti è ad essi proprio è il non ente nell’ente, ovvero (per dirlo più chiaro) il difetto nell’effetto”. Le egregore dell’imperfezione, del male, del turpe, non essendo in sé esistenti, si nutrono della specie dell’altro. Sta alla specie dell’altro non nutrirle e renderle quello che esse sono: inesistenti. Quanta responsabilità nelle nostre azioni. L’egregore massonico è una forma pensiero da tempo strutturata e si declina, da un lato, come lo speciale campo entro il quale vive ed agisce una comunità iniziatica, dall’altro, come la catena magica o catena d’unione che lega gli uni agli altri i membri di quel particolare gruppo a tutti gli altri membri della comunione o dell’ordine di cui il gruppo fa parte e, in virtù della regolarità iniziatica di quest’ultimo, li collega con il nucleo centrale tradizionale di cui, a sua volta, ciascun gruppo è emanazione. Qui interviene la consapevolezza dell’esistenza dell’egregore “Tradizione”, della quale l’egregore massonico è un aspetto. Tale consapevolezza ci deve portare a considerare la necessità imprescindibile della costruzione di una egregore capace, per le sue qualificazioni, di collegarsi effettivamente all’egregore “Tradizione”, ossia al nucleo tradizionale della conoscenza iniziatica. Un’egregore basata sull’ego, sull’esteriorità delle cariche, sulla rigidità dell’interpretazione della funzione dei ruoli o, peggio, su intenti profani (carriera, denaro, apparenza, status sociale, ecc.) non può essere in grado di collegarsi, di nutrire e di nutrirsi dell’egregore “Tradizione”. Tale egregore egoica è una egregore controiniziatica. E’ necessario, scrive Emanuele Gin, “che al gruppo si offra un collegamento autentico con un centro iniziatico superiore. L’imprescindibilità di un tale collegamento è stata giustamente ribadita in tutti i testi della Tradizione, al di là di ogni specifica impostazione, talvolta in maniera molto esplicita: “Bisogna che una organizzazione sia effettivamente depositaria di una influenza spirituale per poterla comunicare agli individui che vi si collegano”(Guénon, 1987, p.58) e, più oltre: “…sicché, una organizzazione apparentemente nuova potrà essere legittima solo se è il prolungamento di una organizzazione preesistente, in modo da mantenere senza alcuna interruzione la continuità della catena iniziatica”(ibd., p.59). “Se, quindi – scrive ancora Emanuele Gin – l’egregore indica la modalità speciale di connettere tra loro i membri di una catena fraterna, per la via orizzontale, e di connettere, per la via verticale, questi membri ad una realtà superiore che li comprende, si intende bene la cura posta da tutti i Maestri passati così come da tutti gli iniziati, alla accanita difesa della purezza dell’egregore dalle larve, e particolarmente quelle sub specie di scorie umane, in grado di inquinarla e snaturarla, trasformando, così, inevitabilmente, quello che ambirebbe ad essere un sacrum conventum in una più o meno variopinta, frustrante conventicola”. Grande è la responsabilità dei Maestri Venerabili affinché l’egregore sia pura, difesa dalle larve, in specie di quelle sub specie di scorie umane, e tesa alla costruzione del Tempio interiore.

TAVOLA SCOLPITA  DAL FR.’. SILVANO   DANESI

Grande Oratore. 

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