Lo scopo per il quale noi Massoni ci riuniamo nel “nostro” Tempio per renderlo “operativo” trasformandolo in Officina durante il “tempo sacro” trascorso da mezzogiorno a mezzanotte è quello di: “Edificare templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e lavorare al bene e al progresso dell’Umanità”. Questa domanda che il Maestro Venerabile rivolge al Primo Sorvegliante, dopo avergli chiesto, tra l’altro, l’ora di apertura dei lavori e la sua età muratoria (per conseguire più proficuamente lo “scopo”) ha bisogno di una corretta correlazione simbolica, prima di applicare sul nostro meraviglioso candelabro o Menorah, le ulteriori analogie che desidero sottoporre alla vostra mente attenta e permeata di Sapienza. In primo luogo Virtù e Vizio sono soggetti anche loro (come ogni “cosa” in questo Universo) alla Legge Binaria (del primo HE, per intenderci, del Tetragramma e quindi a Olim Briah o mondo della Creazione). È la stessa “Corrente cosmica” che, percorrendo i Tre Regni della Natura, ne infonde a ciascuno le manifestazioni corrispondenti. Nell’uomo, sottoposto e prigioniero anche lui della Legge Quaternaria, si manifestano e si realizzano azioni, reazioni, risultati, realtà, durante e dopo che la “corrente” si sia manifestata attraverso il filtro del nostro essere cosciente determinandone così le scelte, una delle quali è quella, appunto, di elevarne la parte positiva o Virtù, imprigionandone, di conseguenza, quella negativa o Vizio. In secondo luogo l’elevare e imprigionare Virtù e Vizi non significa staccarsene completamente, poiché essendo, anche noi uomini, un risultato della Manifestazione Quaternaria, non possiamo “uscirne”. In altri termini: in un Santo o Kadosh vi è sempre un “peccatore” e, viceversa, in un “peccatore” vi è sempre un Santo o Kadosh. L’uomo, insomma, perfettibile e non perfetto, in questa meravigliosa ipotesi di completo distacco, non sarebbe più uomo. È semplice, allora, collocare queste Virtù e questi Vizi sulla nostra Menorah. Dopo la collocazione dei Metalli con la loro corrispondenza planetaria, la lettura si rende ancora più semplice se si tiene conto della divisione Binaria del Candelabro. Alla parte inferiore gli si da il valore di “prigione”; a quella superiore quella di “Tempio”. Corpo e anima — intelletto e spirito per intenderci. Per il giuoco mnemonico delle analogie è utile, trattando dei “metalli”, collocare anche questi sulla nostra Menorah. La tradizione ne ha trasmessa la giusta analogia, assegnando ad ognuno, la rispettiva corrispondenza planetaria. AL centro della Menorah troviamo il piombo, ossia Saturno, ossia l’Uomo, che dovrà trasformarlo in oro puro, così come, in termini muratori, la pietra grezza dovrà essere trasformata in pietra cubica. Con questi supporti e attraverso le tecniche muratone indicate nei nostri rituali, purché si sappiano leggere, interpretarli e “viverli” rendendoli così “operativi”, potremo riuscire a far brillare le sette “lampade interiori” di una sola vivida luce di Virtù. Allora e solo allora saremo veramente utili per il Bene e il Progresso dell’Umanità. Così risposi a un Fratello che mi chiedeva perché soltanto in Grado di Maestro si può accendere la Menorah e non in Grado di Apprendista e di Compagno: “Perché è solamente il vero Maestro Massone che, avendo appunto raggiunto lo ‘scopo per il quale ci riuniamo’, può accendere le sette lampade per illuminareil Tempio”. Tra le precise, numerose, modalità per l’accensione rituale della Menorah, ne indico solo una: quella dei “giorni della Creazione” per giungere al “riposo” dopo l’Opera compiuta, cioè al Shabbath. Come dallo schema, si accende prima la lampada del Sole, pronunciando sottovoce: “Yom Rishon” (primo giorno) e “sentendo interiormente” il comando trasmutatorio, affinché \’Orgoglio si tramuti in Umiltà; poi la lampada della Luna, pronunciando sottovoce: “Yom Sheni” (secondo giorno) perché la Forza faccia scomparire la Pigrizia; indi si accende la lampada di Marte: “Yom Shilshi” (terzo giorno), perché la Speranza dia posto all’Ira; poi la lampada di Mercurio: “Yom Revii” (quarto giorno), perché l’Invidia si trasformi in Carità; successivamente la lampada di Giove: “Yom Hamishi” (quinto giorno), affinché la Gola diventi Temperanza; successivamente la lampada di Venere: “Yom Shishi” (sesto giorno), perché la Lussuria si tramuti in Giustizia; infine la lampada centrale o di Saturno, pronunciando a voce più alta: “Shabbath” (settimo giorno o Giorno del Riposo), perché la Prudenza prevalga sull’Avarizia. Rimane evidente che tutte le indicazioni e le analogie proposte nelle precedenti tavole di corrispondenza hanno un fondamento analogico corretto. Ulteriori speculazioni e collocazioni analogiche mi auguro che i Fratelli le possano trovare “lavorando” al Bene ed al Progresso dell’Umanità e trasmetterle all’ulteriore indagine dei Fratelli in modo che il Simbolo sia sempre più “svelato” agli iniziati, ossia ai Liberi Muratori, perché possa indicarne la Verità occulta “gelosamente” trasmessa alla mente dell’Uomo dalla Forza Prima o Grande Architetto dell’Universo.
Tratto da HIRAM – N. 6 – Dicembre 1980