IL SIGNIFICATO DEI RITI
STORIA O SIMBOLISMO?
(Flavio Barbiero)
Può sembrare strano che un militare si occupi di riti, ma ad una più attenta considerazione ci si renderà conto che non è poi del tutto fuori luogo. Tra le innumerevoli organizzazioni umane, quelle militari si classificano fra i primi posti nell’impiego di cerimonie rituali, essenziali per inculcare nella mente di individui di diversa estrazione sociale e culturale il cosiddetto “spirito di corpo” ed un bagaglio comune di principi morali, convinzioni e ideali, che li rendano idonei ad assolvere i compiti loro affidati dalla società.
Non c’è organizzazione umana, sia religiosa che politica, militare o di qualsiasi altro tipo, che prescinda dallo svolgimento di rituali per perseguire i propri scopi. Non c’è nulla, infatti, che unisca maggiormente e che dia il senso della appartenenza ad un gruppo, una categoria, una casta, una società, come la partecipazione ad un rituale. E non c’è convinzione più profonda e radicata di quella trasmessa attraverso i rituali.
Il rituale è una esigenza profonda della psiche umana anche per sottolineare il passaggio da una condizione all’altra, è la “porta” attraverso cui entriamo in un gruppo, in una nuova categoria di conoscenza, in una nuova età, in un nuovo stato mentale e fisico. Ovunque ci sia un “passaggio”, c’è un rito che lo sottolinea e ufficializza.
E’ questo magico potere dei rituali di plasmare le menti umane, di trasmettere messaggi e valori e di radicarli profondamente nella coscienza dei partecipanti che mi ha sempre incuriosito ed affascinato. Tutto preso com’ero da questo aspetto dei riti, non mi ero mai chiesto come essi si originino e che cosa rappresentino in realtà. E’ stato con il procedere delle mie ricerche ad Har Karkom, al seguito del Prof. Emmanuel Anati, che questo aspetto, che fino ad allora mi era parso secondario, si è imposto alla mia attenzione con prepotenza e mi sono trovato costretto ad approfondirlo in maniera più concreta.
Har Karkom è una montagna sacra situata tra il deserto del Negev ed il deserto Paran, nel Sinai israeliano. Migliaia di strutture abitative, innumerevoli luoghi di culto, 40.000 incisioni rupestri ed altre strutture sacre e profane, per un totale di oltre 1200 siti archeologici, testimoniano oltre ogni possibile dubbio che questo monte era un luogo sacro nell’età del bronzo, quella Esodo. E ci sono chiare testimonianze archeologiche di spedizioni effettuate dalla Palestina nel decimo e nono secolo a.C. e dal quarto secolo in poi, con il preciso scopo di visitare, manutenere e completare le strutture sacre ivi esistenti.
Nei circoli scientifici ed esegetici, nonostante comprensibili resistenze (dovute anche a scarsa informazione; un resoconto completo dei risultai della ricerca è stato pubblicato dal Prof. Anati soltanto il mese scorso: “Har Karkom – 20 anni di ricerche archeologiche”, Edizioni del Centro Camuno di Studi Preistorici) si sta facendo ormai strada la convinzione che si tratti proprio del biblico monte Sinai. Noi che da 20 anni esploriamo il monte ne siamo certi.
Le ricerche ad Har Karkom si effettuano con in mano la Bibbia e stimolano di rimando ricerche sul significato della Bibbia stessa, se sia cioè un’opera storica o un’opera essenzialmente allegorica, come vorrebbe l’esegesi moderna. E’ così che mi sono trovato a pubblicare, qualche anno fa, il libro “La Bibbia senza Segreti” (Ed. Rusconi), un’analisi del testo biblico in chiave storica, originata proprio dalla realtà archeologica scoperta ad Har Karkom. Inizialmente tale analisi era intesa ad approfondire le vicende del popolo ebraico maturate all’ombra del monte sacro. Ma ben presto si è focalizzata sulle vicende di una famiglia che di questo monte si riteneva la legittima proprietaria e che non cessò mai di frequentarlo in segreto, impedendone l’accesso a chiunque altro: la famiglia sacerdotale di Gerusalemme. Venivamo scoprendo, infatti, testimonianze archeologiche in questo senso, che trovavano conferma in una notevole quantità di riferimenti e riscontri nella Bibbia (se ne parlerà in opere di prossima pubblicazione).
Vi chiederete cosa c’entri tutto ciò con i riti. Non sto divagando; arrivo subito al punto. La cosa che più mi colpì e mi dette da pensare fu il trovare riscontri precisi e puntuali alla realtà archeologica di Har Karkom anche in una fonte insospettata: le tradizioni ed i rituali massonici. Apparentemente essi contenevano informazioni che nessuno in epoca moderna, prima della scoperta di Har Karkom, poteva conoscere e nessuno nell’antichità, all’infuori della famiglia sacerdotale di Gerusalemme.
La cosa, sulle prime, mi lasciò incredulo e sconcertato, perché non riuscivo a capire in quale modo informazioni del genere fossero finite nei rituali di una organizzazione che, per quanto ne sapevo, era nata in epoca moderna. D’altro canto suscitò in me un violento interesse, perché quegli stessi rituali contengono un’enorme quantità di altre informazioni per le quali non avevo riscontri oggettivi, ma che avrei potuto utilizzarle per orientare le mie ricerche sul terreno, se solo avessi potuto appurarne l’attendibilità.
Per prima cosa, quindi, cercai di saperne di più sulla massoneria ed in particolare di capire quale ne fosse stata l’origine, per scoprire chi, quando e perché aveva istituito quei rituali e a quale fonte si fosse ispirato. Pensavo fosse un compito facile, viste le miriadi di opere scritte sull’argomento, ma mi sbagliavo. Le origini della massoneria sono uno dei problemi più discussi e discutibili in tutto il campo della ricerca storica. La tesi più accreditata in campo scientifico, quella di un’origine da corporazioni di scalpellini e muratori, ad un’analisi approfondita appare, oltre che inverosimile, anche desolantemente priva di basi storiche e riscontri reali. I dotti studiosi sull’argomento non sono in grado di produrre documenti probanti in proposito, e non fanno che citarsi l’un l’altro, nell’illusione che ciò possa trasformare semplici ipotesi e illazioni in verità comprovate. Quanto alle altre “teorie”, innumerevoli, non mette neppure conto di parlarne.
Fallito questo approccio, non mi rimase altra via che analizzare i rituali stessi, nella speranza di riuscire a stabilire a quale fonte fossero ispirati, chi li avesse istituiti e quando. Questo comportò, per prima cosa, un esame del significato ed origine dei rituali in genere.
E’ opinione comune, anche se non mi risulta che l’argomento sia mai stato approfondito sotto questo aspetto, che i riti siano cerimonie di carattere essenzialmente simbolico, con simbolismi ideati al preciso scopo di trasmettere ai partecipanti un ben determinato messaggio e di indurre in loro un particolare stato mentale e psicologico. Questa opinione, però, non è suffragata dall’esperienza. Molto spesso l’origine dei riti è sconosciuta, per cui non è dato sapere chi sia stato ad istituirli, quali fossero i suoi scopi e a cosa si fosse ispirato. Quando, però, ci è dato conoscere l’origine di un rito, ci si rende conto che il suo contenuto non è quasi mai simbolico. Normalmente, infatti, esso consiste in una sorta di recitazione corale in cui ognuno dei partecipanti sostiene una parte di un copione che ha come origine non l’immaginazione di un individuo, ma un fatto realmente accaduto o presunto tale.
Il rituale, quindi, ha di norma un contenuto informativo di carattere storico, che viene trasmesso inalterato per tempi lunghissimi, addirittura millenni; una delle caratteristiche più evidenti dei riti, infatti, è che la loro struttura si mantiene pressoché inalterata nel tempo (si pensi ad esempio ai rituali delle varie religioni, ebraica, cristiana e così via). Non è detto, tuttavia, che l’episodio storico “recitato” nel rituale sia riconoscibile come tale: rivissuto nella realtà e ambientazione attuali, esso si carica delle problematiche e delle aspettative di coloro che partecipano al rito, per cui inevitabilmente il significato originario viene perduto e sostituito da un significato simbolico, che varia col tempo e le circostanze e l’immaginazione di chi lo interpreta.
Il significato originario si perde facilmente anche perché il rituale recita sempre un episodio isolato, non inserito nel contesto storico ed ambientale in cui è accaduto. Contesto e ambiente cambiano, conferendo al fatto una valenza del tutto nuova. Sarebbe quindi illusorio ricostruire un fatto storico partendo dal rito che lo rappresenta. I rituali cattolici, per esempio, ripercorrono a distanza di due millenni la storia di Gesù Cristo, rivivendone in maniera attuale gli episodi più significativi. Lo stesso dicasi per i rituali delle feste ebraiche, che rivivono gli episodi più salienti della storia di quel popolo, a partire dal passaggio del Mar Rosso. Ma se dovessimo ricostruire la storia del popolo ebraico o quella di Gesù Cristo partendo soltanto dai rituali che vengono recitati nelle varie ricorrenze dell’anno liturgico, ne uscirebbe qualcosa di incomprensibile. Soltanto se conosciamo la storia da altra fonte (come nel caso dei Vangeli o della Bibbia), siamo in grado di riconoscerla con assoluta certezza nel rituale; sappiamo cioè che esso si riferisce e recita proprio quell’episodio e nessun altro.
Questa caratteristica dei riti, di rivivere i momenti più importanti di una “storia”, e precisamente quella in cui i partecipanti riconoscono le proprie radici culturali, religiose o altro, è comunque di un interesse estremo. Essa ci consente, infatti, se non altro di orientare l’indagine storica vera e propria là dove mancano gli strumenti tradizionali, come nel caso, appunto, della massoneria. Non conosciamo quali siano le sue origini e la sua storia passata, ma sappiamo che essa è caratterizzata da un complesso di rituali importante e ben strutturato, che di quella storia rappresentano i momenti più significativi.
Raggiunta questa conclusione, procedetti all’esame dei rituali massonici, nell’intento di capire innanzitutto a quale storia si riferissero. E’ evidente a chiunque li esamini, anche superficialmente, che in larga parte essi si riferiscono ad episodi che hanno a che fare con le vicende bibliche, per cui è opinione diffusa fra gli studiosi che siano stati semplicemente tratti dalla Bibbia stessa, anche se nessuno è mai stato in grado di stabilire quando e da chi. Ben presto, però, io mi resi conto che questa ipotesi non regge. La Bibbia racconta la storia del popolo ebraico. I rituali massonici si riferiscono a tutt’altra storia. Essi riportano soltanto avvenimenti che avevano rilevanza per la famiglia sacerdotale di Gerusalemme e la cui descrizione in nessun modo poteva essere stata ricavata dalla Bibbia stessa. Si tratta di episodi che si inseriscono in maniera appropriata nella storia biblica e spesso vi sono anche citati espressamente, ma nei rituali sono narrati con una quantità di informazioni che non sono presenti nella Bibbia e soprattutto con un’ottica strettamente unilaterale, interna alla famiglia sacerdotale.
Temi, fatti e personaggi sono quelli biblici, Salomone, Geremia, Natan e così via, ma con il contorno e la costante presenza dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme, che vengono sempre identificati come fratelli massoni. I segreti della massoneria sono i loro segreti. Loro costituiscono la massoneria. L’identificazione della massoneria con la famiglia sacerdotale giudaica è sempre esplicita e diretta.Una famiglia di sacerdoti, il suo tempio ed i suoi segreti: i rituali massonici vertono sempre ed esclusivamente su questo tema.
Conoscevo molto bene le vicende della famiglia sacerdotale di Gerusalemme, per averle approfondite nel mio libro “La Bibbia senza segreti”. Ero quindi in grado di riconoscere immediatamente nei rituali altrettanti episodi della saga di famiglia e di verificarne la coerenza sia interna, gli uni rispetto agli altri, sia esterna, nei confronti della più ampia cornice della storia del popolo ebraico. Una coerenza così assoluta da farmi apparire inverosimile l’ipotesi che qualcuno, in epoca moderna, abbia potuto “inventare” questi rituali partendo dalla Bibbia. Essi provengono da un’altra fonte, direttamente dalla famiglia stessa. Questa convinzione è rafforzata dal fatto che ci sono molti paralleli tra le tradizioni massoniche e i testi apocrifi del Vecchio Testamento, libri di autori ignoti, ma certamente appartenenti alla classe sacerdotale della Gerusalemme dal terzo al primo secolo a.C.
Vediamo a grandi linee le vicende della famiglia quali vengono tratteggiate dai rituali massonici. Cominciamo con il luogo in cui vengono celebrati ed i ruoli svolti dai partecipanti.
I rituali avvengono nel “tempio”, un luogo con caratteristiche ben precise, uguali in tutto il mondo. Se la loggia è l’unità amministrativa di base della massoneria, il tempio è la struttura essenziale per il suo funzionamento e per la sua stessa esistenza. All’interno del tempio gli adepti si distribuiscono le varie cariche per la condotta dei “lavori”, che ricalcano le cariche attribuite ai sacerdoti di Gerusalemme. Le riunioni sono condotte sulla base di un rigido cerimoniale e tutti i presenti devono vestire in maniera adeguata ed indossare paramenti che ricordano l’efod della Bibbia. In sintesi, la Massoneria si caratterizza come una vera e propria casta sacerdotale, che ricalca il modello della famiglia sacerdotale di Gerusalemme.
Di per sé questo non significa nulla, ma diviene importante se si abbina al contenuto informativo storico dei rituali stessi. I rituali religiosi, ebraici e cristiani, sono normalmente legati a particolari date del calendario e si celebrano in quelle che si ritiene siano le ricorrenze dei fatti rivissuti. Anche nella massoneria si celebrano determinate ricorrenze astronomiche, ma la maggior parte dei rituali si potrebbero definire di “passaggio”; essi segnano, infatti, il passaggio da apprendista a compagno e infine a maestro, e successivamente la progressione nella “conoscenza massonica”, che si effettua salendo una sorta di gerarchia che prevede vari gradi. L’iniziazione nel grado avviene attraverso un particolare rituale, alla cui recitazione concorrono tutti i presenti. Ed è praticamente la storia della famiglia sacerdotale di Gerusalemme, del suo tempio e di un suo grande segreto, quella che viene recitata attraverso i vari gradi.
Ci sono varie obbedienze massoniche, che prevedono ciascuna un numero diverso di “gradi”. In questa breve carrellata mi riferirò ai rituali del cosiddetto “rito scozzese”, quali sono stati riportati da Albert Pike, che prevede 33 gradi. I risultati, tuttavia, non variano sostanzialmente se ci si riferisce ad altri “riti” massonici riconosciuti come autentici, con diverso numero di gradi e rituali.
Il primo episodio di questa storia, di cui tutti i fratelli massoni vengono a conoscenza al momento della loro nomina a “maestro”, è quello di Hiram Abif, personaggio che nella Bibbia compare con il solo nome di Hiram, figlio di una vedova di Tiro, esperto fonditore di bronzo, autore di tutti i lavori in bronzo del tempio di Gerusalemme. Nel rituale del terzo grado Hiram viene presentato come l’architetto del tempio di Salomone. La scena si svolge nei locali antistanti il tempio, dove tre compagni cercano di estorcere ad Hiram con la violenza il grande segreto della massoneria, la cosiddetta “parola di maestro”. Ma Hiram si lascia uccidere piuttosto che rivelarlo.
Il rituali dei gradi successivi, dal quarto al dodicesimo, si svolgono nel tempio e nella camera delle udienze di re Salomone e narrano gli avvenimenti successivi alla morte di Hiram: la nomina di un certo Adoniram, sacerdote e cioè fratello massone, quale nuovo responsabile dei lavori del tempio; la caccia scatenata da Salomone per catturare gli uccisori di Hiram Abif, la cattura e messa a morte dei suoi assassini e infine il ritrovamento del suo cadavere ed il suo seppellimento; il pagamento del compenso dovuto da Salomone al re di Tiro, Hiram, per l’aiuto ricevuto nella costruzione del tempio; il conferimento di cariche e incarichi ai membri della famiglia sacerdotale, cioè la famiglia massonica; l’istituzione dei rituali stessi. Tutti episodi che non trovano riscontro nella Bibbia, ma che si inseriscono perfettamente nella cornice storica da essa tratteggiata e vedono come protagonisti gli stessi personaggi.
Il grado tredicesimo, “l’arco reale“, è uno dei più importanti della massoneria. Il rituale è incentrato sull’esistenza di una cripta segretissima, costituita da nove camere sotterranee l’ultima delle quali contiene il più sacro dei tesori massonici. Nel rituale si racconta la storia di questa cripta, di come era stata costruita, perduta e infine ritrovata ad opera di tre sacerdoti.
Il rituale del 14.mo grado riguarda avvenimenti accaduti quattrocento anni dopo. Si svolge nella cripta segreta e ne descrive il contenuto. Viene poi narrata la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Nabuccodonosor e la deportazione dei maestri massoni a Babilonia.
Il ritorno a Gerusalemme, 70 anni dopo, è narrato dal rituale del 15.mo grado, che si svolge in tre fasi distinte: inizia nel palazzo di re Ciro a Babilonia, con la scena del sovrano persiano che concede a Zorobabele di ritornare a Gerusalemme e gli restituisce i tesori del tempio saccheggiato da Nabuccodonosor. Segue la scena del passaggio del Giordano, dove i maestri massoni che rientrano in Palestina vengono attaccati e devono combattere duramente per passare. La terza scena si svolge fra le rovine del tempio a Gerusalemme, quando i maestri massoni decidono di ricostruirlo. La storia continua nel rituale del 16.mo grado, che riguarda la ricostruzione del tempio.
I rituali del 17.mo e 18.mo grado sono di contenuto filosofico ed esoterico. Tema centrale del grado 18.mo grado è quello della “parola perduta”, relativo allo smarrimento di un grandissimo segreto massonico, che è immediato identificare con l’ubicazione della cripta in cui era nascosta l’arca e altri tesori di famiglia, oggetto del 13.mo grado. Segreto perduto una seconda volta, e definitivamente, in occasione del massacro dei grandi del tempio, operato da Nabuccodonosor. Col 19.mo grado si ha un nuovo salto di data di alcuni secoli: descrive, infatti, la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, nel 70 d.C..
Si tratta, con tutta evidenza, degli episodi più importanti della storia della famiglia sacerdotale di Gerusalemme, inscindibilmente legata a quella del suo tempio. Siamo in grado di riconoscerli senza incertezze proprio perché conosciamo dalla Bibbia gli avvenimenti storici generali in cui questi sono inseriti. Il fatto che tra un episodio ed il successivo possano trascorrere diversi secoli non pone problemi particolari di comprensione delle vicende della famiglia, perché si può ricorrere alla Bibbia per completare le lacune.
Il punto di partenza della mia indagine era stato quello di appurare quale grado di credibilità avessero le informazioni contenute nei rituali massonici. Il fatto che le due fonti, Bibbia e rituali (a cui personalmente aggiungo una terza, i riscontri archeologici ad Har Karkom), siano coerentemente integrate fra loro è un elemento importante a favore dell’attendibilità dei rituali quale fonte storica. Per esserne certi, tuttavia, dovremmo sapere come e per quali vie essi siano giunti fino a noi.Libri segreti finiti nelle mani dei padri fondatori dell’organizzazione? O la spiegazione deve invece ricercarsi nella famiglia sacerdotale stessa?
Questa famiglia aveva creato un’organizzazione imperniata sul possesso e la gestione del tempio, che per oltre un millennio aveva assicurato la sua sopravvivenza, consentendole di superare una lunga serie di vicissitudini tragiche. Era al culmine della potenza e prosperità quando Tito distrusse il tempio. Che fine ha fatto dopo di allora? Sappiamo per certo che non fu sterminata dai romani. Lo storico Giuseppe Flavio, nella sua opera “La Guerra Giudaica”, elenca almeno una quindicina di membri di famiglie di sommi sacerdoti che Tito aveva risparmiato e reintegrato nelle loro sostanze. Lo stesso Giuseppe Flavio apparteneva “alla prima delle 24 classi sacerdotali”.
Sono le ultime notizie storiche che abbiamo della famiglia. Da questo momento in poi scompare dalle cronache, almeno come famiglia sacerdotale. Sappiamo che dopo la distruzione di Gerusalemme i sacerdoti, a cominciare da Giuseppe Flavio, erano profondamente invisi alla comunità ebraica, accusati di tradimento e di aver consegnato ai romani il tesoro del tempio. E’ verosimile, quindi, che abbiano ricostituito in qualche modo l’organizzazione di famiglia, ma nella clandestinità. Non si conoscono, tuttavia, documenti che ne parlino.
I rituali massonici, invece, continuano a raccontare episodi che con tutta verosimiglianza sono il seguito di quella stessa storia. Il rituale del 20.mo grado si svolge subito dopo la distruzione di Gerusalemme. I fratelli massoni superstiti, di fronte alla grandezza e potenza dell’impero romano, che non lascia alcuna speranza di un rovesciamento di fortuna in un prevedibile futuro, abbandonano definitivamente ogni volontà di ricostruire materialmente il tempio, fonte principale della propria sopravvivenza e prosperità nel passato, e decidono di edificare in sua vece un “tempio spirituale” (qualunque cosa significhi questa espressione) che debba evidentemente servire lo stesso scopo per il futuro.
L’episodio successivo, narrato dal rituale del grado 26.mo (i rituali dei gradi intermedi trattano temi ricavati dal Pentateuco), si svolge a Roma soltanto pochi anni dopo, all’epoca dell’imperatore Domiziano, fratello di Tito. Ritroviamo la famiglia massonica nelle catacombe, dove riesce a sopravvivere alle persecuzioni anticristiane scatenate dall’imperatore. Le informazioni che se ne ricavano sono sorprendenti; secondo il rituale, infatti, i sacerdoti superstiti si sarebbero trasferiti a Roma (come Giuseppe Flavio, del resto, che vi possedeva una abitazione sontuosa) e avrebbero condiviso le sorti dei perseguitati cristiani, segno che si erano affiliati alla nuova religione (nessuna meraviglia in questo: i cristiani erano allora una setta dell’ebraismo – lo stesso San Paolo era membro del Sinedrio, di famiglia sacerdotale).
Non sorprende, quindi, dopo un lunghissimo periodo di black-out, ritrovare, nei rituali dal 27.mo al 32.mo grado, i fratelli massoni con lo stemma dei crociati sul petto a Gerusalemme, esattamente dove ci aspetteremmo di ritrovare una famiglia che di quella città era stata proprietaria per oltre un millennio e che certamente non poteva rimanere insensibile ed estranea ad una sua riconquista. Li ritroviamo, però, non più in veste di sacerdoti, ma di monaci guerrieri, organizzati in ordini cavallereschi, in particolare i Templari, che hanno fatto della difesa della Terra Santa la loro ragione d’essere. Le vicende dei Templari, fino al loro sterminio da parte del re di Francia Filippo il Bello, sono oggetto dei rituali dal 30.mo al 32.mo grado.
Il rituale del 33.mo grado, infine, si svolge alla corte di Federico II, re di Prussia, e il suo intento è di chiudere la ferita aperta con la distruzione dei Templari.
Come si vede, quella raccontata dai rituali massonici è una storia completa e coerente. Essa stabilisce un legame diretto e continuo fra le cerimonie che si celebravano nel tempio di Salomone e i rituali che si celebrano oggi nei templi massonici di tutto il mondo. Ma è anche una storia vera? Per la prima parte possediamo riscontri che da un lato confermano se non la veridicità, per lo meno la verosimiglianza degli episodi rievocati e “riempiono” totalmente i lunghi intervalli tra un episodio ed il successivo. Per la seconda parte, invece, non abbiamo alcuna conferma che i fatti narrati riguardino proprio la stessa famiglia e non sappiamo nulla di quel che è accaduto fra un episodio ed il successivo.
Ci mancano, soprattutto, riscontri storici ed informazioni su come e sotto quali vesti l’organizzazione della famiglia sacerdotale sia sopravvissuta dopo la distruzione di Gerusalemme e perché, quando e come abbia potuto trasformarsi, da istituzione strettamente familiare, in una organizzazione aperta a tutti.
Probabilmente una risposta completa a tutti questi quesiti non verrà mai data, e forse non avremo mai neppure la prova certa che i rituali massonici derivino direttamente dai sacerdoti di Gerusalemme. O forse si: non è escluso che novità clamorose in questo senso possano emergere molto presto. Ma in ogni caso l’analisi del contenuto storico dei rituali massonici apre un nuovo fronte di ricerche, che investe tutto il corso della storia di questa nostra civiltà occidentale, a partire dai primordi del cristianesimo, e sono convinto porterà ad una nuova e più corretta comprensione dei grandi avvenimenti e dei movimenti di pensiero che l’hanno caratterizzata.
Per restare ai tempi più recenti, la massoneria ha avuto un’influenza fondamentale, anche se misconosciuta e spesso negata, sul pensiero moderno e sulla attuale struttura delle democrazie occidentali. Può giovare alla comprensione di questo fenomeno il sapere che esso é dovuto agli epigoni di una casta sacerdotale che per millenni ha svolto un ruolo di primo piano nel mondo, piuttosto che di una corporazione di scalpellini.