Etica della Natura(
Dall’antichità all’avvento dell’età moderna, l’uomo ha, in qualche modo, “subito” la natura ed ha spesso combattuto contro gli ostacoli naturali con grande forza d’animo ma con pochissimi mezzi.
E’ per questo che, di volta in volta, si riteneva la natura come qualcosa di avverso, di misterioso, o comunque di enormemente al di sopra di tutto e di tutti. Alla luce di queste considerazioni, acquista nel Medio Evo ancor più forza e bellezza lo straordinario Cantico delle Creature di S. Francesco d’Assisi, il quale decantava la natura come amica e sorella in tutte le sue molteplici forme, perfino se si fosse trattato dell’ acqua o del fuoco.
Ma agli inizi del XX secolo, con la rivoluzione industriale, tutto cominciò a cambiare: l’uomo si accorse che con le macchine era facile aumentare velocemente lo sfruttamento delle risorse naturali disponibili, ed iniziò un prelievo incontrollato di tutto ciò che il territorio intorno a lui poteva offrire, senza preoccuparsi assolutamente delle conseguenze.
Negli ultimi decenni, i danni ambientali provocati dall’uomo hanno subito una ulteriore accelerazione, così vertiginosa, che possiamo paragonarla solo a quella avuta da quel fenomeno, che di per sé non è direttamente responsabile, che noi chiamiamo “progresso tecnologico”.
Siamo insomma arrivati ad un punto che in alcuni casi è già quello del non ritorno, intendendo per questo lo sperpero di quel capitale di risorse che avremmo dovuto riconsegnare intatto (avendolo noi stessi ricevuto in prestito) alle future generazioni.
Questo modello egoista di vita e di sviluppo, questo miope modo di pensare, ci ha fatto completamente dimenticare che rispetto dell’ambiente significa rispetto degli altri e di tutta la collettività, che le risorse naturali sono patrimonio dell’umanità, che conservare l’ambiente significa conservare la specie umana. Parlare di etica della natura, non significa quindi parlare soltanto del rapporto che deve esserci comunque tra l’uomo e la natura stessa che lo circonda direttamente, molte altre problematiche si sono poste prepotentemente alla nostra attenzione: le piogge acide, l’effetto serra, la rarefazione del buco dell’ozono, la desertificazione, l’estinzione di innumerevoli specie viventi, e così via.
Tuttavia, secondo il mio personale modo di pensare, c’è un altro aspetto del problema che deve essere focalizzato: si tratta della manipolazione genetica di piante, di animali o addirittura degli esseri umani.
Racconta una antica fiaba che un contadino si era impegnato a dare al diavolo, che gli assicurava un ottimo raccolto in cambio della sua anima, la metà di quanto sarebbe cresciuto sopra la terra.
Puntuale il diavolo si presentò il giorno del raccolto, ma restò di sasso quando si rese conto che il contadino lo aveva raggirato piantando carote.
Credendo di fare il furbo, si fece promettere per l’anno successivo tutto ciò che sarebbe cresciuto sotto terra.
Ma il contadino seminò il grano e, ancora una volta, il diavolo restò con un palmo di naso.
Adesso non ricordo come andasse a finire, ma possiamo affermare che con l’ingegneria genetica vegetale, si potrà un domani costruire una pianta con sotto le carote e sopra le spighe.
Biotecnologia significa letteralmente “tecnica applicata alla vita” ed è un filone della scienza oltremodo interessante ed attuale con il quale, a parte carote e spighe, i nuovi alchimisti del terzo millennio potranno costruire vaccini e farmaci rivoluzionari, creare nuove specie di piante ed animali, aumentare enormemente la disponibilità di cibo per gli abitanti del pianeta.
Un futuro migliore, quindi, ma anche inquietante. Come ha già detto il nostro Fratello Brunello nella sua tavola, difficilmente lo scienziato può controllare le applicazioni delle sue scoperte ed è quindi verissimo che un coltello può tagliare il pane od uccidere una persona.
Altrettanto, come tutti i prodotti della scienza, le biotecnologie saranno buone o cattive a seconda dell’uso che se ne saprà fare. Allora io mi chiedo: dove si deve fermare la manipolazione del patrimonio genetico?
L’ultima parola spetta alla scienza od a quella indagine speculativa che ogni uomo, come ci diceva il Fratello Brunello, deve sviluppare di fronte ai concetti del bene e del male e che noi tutti chiamiamo etica?
E’ con questo interrogativo, cari Fratelli, che io propongo di continuare ad indagare tra etica e natura, un tema che sicuramente potrà ulteriormente allargare la nostra personale ricerca speculativa
TAVOLA SCOLPITA DAL FR .’. M. L.