ESSERE SIMBOLICO
di Giuseppe Capruzzi
Ogni Scuola Esoterica ha un fondamento, spirituale, che nell’ambito dei Riti Massonici trova una particolare struttura Istituzionale con proprie connotazioni iniziatiche.
In questo discorso, una peculiare identità non può non riconoscersi al Rito Simbolico, il quale – sorto similmente ad altri Corpi Rituali – in un determinato contesto storico, ma iniziaticamente agganciato alla lezione Pitagorica, tende a riportare l’Uomo-Massone alla superiore dimensione di Uomo-Architetto, proteso in via ascensionale, alla edificazione dell’Armonia, nella più eletta realizzazione della Geometria Muratoria.
Una vera scuola Iniziatica lavora, ovviamente, su livelli sperimentali ed esoterici che devono costituire il supporto per il perfezionamento personale ed individuale dell’aspirante.
Nella esperienza di Rito dei Simbolici, queste premesse trovano però una particolare dimensione: una dimensione che, se da un lato può rendere anche ardua e difficile la iniziale propensione di perfezionamento dell’aspirante, dall’altro però tende però a svincolarlo definitivamente da ogni condizionamento strutturale non essenziale.
Fermo quindi ogni giusto apprezzamento per le altre Scuole di Rito, tutte filoni meravigliosi di quella che per noi costituisce la via iniziatica eletta per eccellenza, che è la Massonica, il Rito Simbolico esige dal Maestro anzitutto l’affrancazione di ogni paludamento esterno, residuo del mondo dei metalli, mondo massificato e massificante.
I simbolici – potremmo dire anche i simbolisti – sono quindi totalmente abdicativi dei gradi, degli orpelli, delle insegne, in quanto considerano la cosiddetta “piramide” non di “esclusivo” monopolio scozzese, o simbolico stesso o privilegiatamente dell’Arte e così via, ma prevalentemente ed essenzialmente “iniziatica”, fuori da ogni pesante quanto inutile condizionamento strutturale o impalcatura istituzionale.
Ecco perché i tre punti essenziali del Rito Simbolico consacrano in maniera scarna e schietta che “il grado di Maestro presume il raggiungimento della Perfezione Massonica”; che la “Sovranità Massonica risiede esclusivamente nel popolo dei Maestri Liberi Muratori”; che “gli Uffici Rituali sono tutti elettivi e temporanei”.
Si dirà, magari, che questo è il Rito dei semplici, dei sinceri, qualcuno esiterà considerandolo anche il Rito dei “Muratori primitivi”, ma tutto questo va comunque riportato a quei superiori dettami Pitagorici che costituiscono la più autentica lezione esoterico-iniziatica dei Maestri Architetti.
Su queste premesse, da un certo punto di vista – vale sottolinearlo – sul piano dei comportamenti e della vita interiore, è quanto mai difficile e molte volte anche notevolmente scomodo, per sé, sempre, ma, molto spesso anche per gli altri, “essere” realmente simbolico.
Essere Simbolico significa soprattutto possedere la capacità di liberarsi, non a parole, da ogni comportamento che possa lontanamente ispirarsi alla sordida contesa, agli insidiosi egoismi, ai personalismi, alle ambizioni e vanaglorie, insomma a tutte quelle smanie e brame Saturniane, che pur dolorosamente si riscontrano, di tanto in tanto, anche nelle Scuole di Perfezionamento iniziatico.
Proprio questo liberarsi dei gradi significa assumere, per sé, una dimensione umana di semplicità, di modestia, di umiltà, che costituisce – nell’essenza – l’habitus dei Maestro-Architetto, proteso a realizzare l’Arte dei conoscere attraverso l’Armonia, sintesi dell’Universo e massima espressione geometrica dei Grande Architetto.
Il vero esoterismo deve impegnare le profondità nascoste dell’essere, e deve attingere a quella parte dell’uomo che diciamo immortale, tanto da investire la causa del pensiero, la causa dei sentimento, la causa dell’azione.
Il lavoro in una Camera Superiore deve cercare quindi di esprimere e di affiorare nella coscienza del singolo, quegli impulsi persistenti che si manifestano nell’intensa attività e nei mutamenti di ogni natura, quella umana inclusa.
Il vero esoterismo è risveglio spirituale interiore che si può riconoscere in ogni altro essere umano e nella vita latente in ogni forma.
E’ assurdo pertanto imbattersi – di tanto in tanto – in chi, nelle comunità Iniziatiche, pensa, agisce, si muove, soltanto con lo spirito della lotta, del combattimento, della eterna contesa verso l’altro Uomo: ci sembra, questo ricorrente atteggiamento, un assurdo continuo richiamo, fra le colonne, alla lotta di Caino tanto dominante nel mondo esterno, ma che è lotta, non certo di costruzione, interiore.
Appare, a questo puntò chiara la vera dimensione dell’essere Simbolico.
Un Simbolico che non sapesse rinunziare senza mugugno ad una collocazione nella Istituzione; un Simbolico il quale – al di là dei troppi ricorrenti retorici richiami all’Amore – non riuscisse a praticare, nella concretezza, il mondo degli affetti come punto di perfezionamento della dimensione-fratellanza; un Simbolico che fosse incapace di affrancarsi dall’immondo ciarpame degli odi, dei risentimenti, delle risse, delle contese, ebbene si porrebbe immediatamente fuori dalla propria via iniziatica liberamente scelta.
Non era forse, nella disciplina Pitagorica, come norma, per vincere, il non combattere?
Ricordiamo il “simbolo” Pitagorico così espresso: “Non rimuovere il fuoco con la spada”.
Tutto questo è difficile e scabroso ce ne rendiamo conto – anche come puro e semplice discorso: ma è – a mio giudizio – la base essenziale dell'”essere-simbolico”, ed è fondamento spirituale per realizzare, geometricamente, l’Armonia del Sé, “al di sopra di tutto, attraverso tutto ed in noi tutti, verso il Gran Tutto”.
Il discorso è ovviamente lungo, e va ripensato e rimeditato, ma ha “inizio” da qui: senza questa primaria propensione dello spirito, ogni ulteriore passo sulla via iniziatica del simbolismo “pitagorico-italico”, ci appare come un non senso.
La Melagrana.