Venere
Afrodite (la Venere dei Romani), dea della bellezza, per secoli ha affascinato le menti dei mortali e ispirato l’estro degli artisti. Come dea dell’amore muove i destini degli innamorati, aiutata dal figlio Eros: è poi la misteriosa entità che riposa nel giaciglio sotterraneo in attesa di essere risvegliata dal prode, dall’iniziato.
In massoneria è la Luce che muove l’adepto alla comprensione del Bello: la bellezza dell’amore fraterno, dell’armonia che regna nelle Logge, dell’universo che è fuori e dentro di noi, della sapienza che avvicina l’iniziato alla Luce del Vero.
Emersa nuda dalla spuma del mare, sostenuta da una conchiglia, approda a Citera. Da lì partì per Pafo, nell’isola di Cipro, dove stabilì la sua dimora. Dove essa poggia i piedi, ivi nascono fiori [stessa cosa avviene per il Budda ancora bambino]. Sposa di Efesto (il Vulcano dei Romani), dio fabbro e zoppo (Tubalcain per i massoni è il fabbro per eccellenza – e un’importante cerimonia massonica richiama il mito di Giasone, l’uomo dal sandalo solo, e perciò claudicante), ma il padre dei suoi figli è Ares (Marte per i Romani), il dio della guerra, il dio dal membro eretto.
Giacque con Ermete, e da quell’unione nacque Ermafrodito, creatura dal doppio sesso (maschile e femminile) – l’ermafrodito tra l’altro è uno dei simboli chiave dell’alchemia. Un altro elemento di grande rilevanza iniziatica per la comprensione dell’arcano alchemico è la nascita di Adone, il mortale dalla bellezza incomparabile, che fu destinato a trascorrere la parte più buia e triste dell’anno presso Persefone, regina dei Morti, e la parte più luminosa con Afrodite stessa.