L’INVESTITURA
Uno dei passi più commoventi dell’intero Rituale è indiscutibilmente il discorso che il Primo Sorvegliante rivolge durante l’investitura del 1° Grado. L’avvenimento, così ricco di pathos e di importanza per il neo iniziato Apprendista, si accompagna con parole, la cui bellezza spicca su ogni realtà, scelte, appunto, per far nascere visioni ricche di intense forze emozionali, storiche, mistiche ed artistiche”. Il punto culminante della cerimonia iniziatica avviene quando gli è data la decorazione (il grembiule) ed il nuovo Fratello è dichiarato finalmente Massone. Simbolicamente nel corso dell’iniziazione egli ha attraversato molti pericoli, prove e difficoltà e dopo aver percorso l’intero tratto del sentiero con successo egli entra nella Loggia e trova la luce. Viene quindi ricevuto come un membro dell’Antica ed Onorevole Confraternita, accettato e salutato come un Fratello e legato ad essa con un sacro giuramento. Segni segreti, un guanto ed una parola gli vengono dati e gli si dice che quei simboli gli permetteranno di farsi riconoscere in tutto il mondo dai suoi nuovi Fratelli. Poi finalmente il sigillo: è il segno esterno di un Massone ed egli esce completamente investito. Forte, lo immaginiamo, è l’interna vibrazione romantica di ogni acceso candidato che giunge a sentire un brivido che gli tocca il profondo del cuore quando ascolta le splendide parole dell’ufficiale che lo investe: l’Aquila Romana, il Vello d’Oro, l’Ordine della Giarrettiera. Esistono nella lingua corrente altre frasi così ricche dell’aroma storico delle glorie del passato, delle incancellabili aspirazioni dei mistici e dei profeti di ogni tempo, del romanticismo proprio alla cavalleria ed ai cavalieri, degli onori conferiti ai grandi della Corte? Il calpestio delle potenti legioni di Roma, la pompa dei loro vessilli, lo spirito fantastico dei guerrieri di una volta, indomabili, che cavalcano per tutto il mondo affrontando e superando qualsiasi difficoltà, privazioni e pericoli nelle loro tremende ricerche; gli splendori dei cortei regali, dei troni, e gli onori al merito, ecco alcune delle immagini che si susseguono alla mente in quei pochi, indimenticabili momenti della cerimonia investitrice. È quindi vero che l’Apprendista ha ragione sentendosi, in tali istanti, fiero come chi possiede i più grandi doni del mondo. Gli è appunto detto che il mondo non ha nulla di più bello e di più grande da offrirgli al di là del significato di questa prima, semplice decorazione. Da tempi immemorabili essa è stata conferita a coloro che hanno il cuore puro, a tutti i veri Massoni. Il nuovo Fratello perciò si sente unito a coloro che lo hanno preceduto, all’intero arco dei tempi passati e la visione interna scorre sulla scala massonica, grado per grado, attraverso i secoli. «Mai essere disonorati». Potrà esistere a tal punto qualche Apprendista che non sperimenti un supremo desiderio di allontanare per sempre da lui tutto quanto macchierebbe questa candida, immacolata decorazione? «La decorazione dell’innocenza» sicuramente gli ricorderà di continuo, l’innocenza dell’infanzia. «Il nastro dell’amicizia» senz’altro egli lo porterà sempre con ardore; prima di indossare la decorazione, sotto l’implicito comando del Maestro Venerabile egli giura di ripudiare ogni pensiero di odio di modo che tutti, nella Loggia, siano veri. Immensa come vedete è la ricchezza del contenuto di queste brevi (frasi. Ognuna racchiude uno stadio della vita ed un ideale. Il vessillo del soldato, lo scrigno spirituale del devoto, l’onore dell’uomo di stato, l’innocenza del fanciullo, il cameratismo dell’uomo. L’intero avvenimento e un gioiello ritualistico, una trionfante realizzazione d’arte; il punto culminante, adatto ad una splendida cerimonia. Spesso viene posta la domanda – molto naturale e giusta – del perché sia il primo Sorvegliante l’ufficiale dell’investitura e non il Maestro Venerabile stesso. Il punto è di considerevole importanza, tanto per il generale aspetto filosofico, quanto dal punto di vista individuale e sarà interessante studiarlo. Allora per apprezzare a fondo il nostro problema e per comprendere del tutto il significato di questo aspetto della cerimonia sarà prima necessario esaminare con cura l’esatta relazione fra il Maestro Venerabile ed il 1° Sorvegliante. Per quanto riguarda la loro posizione fisica, nella Loggia, essi si trovano uno di fronte all’altro; il primo guarda ad oriente, l’altro ad occidente, vale a dire, uno si rivolge alla luce, l’altro in direzione opposta, perciò essi rappresentano i due poli attraverso i quali viene filato il tessuto della vita. Essi sono il Sé ed il non Sé, l’Io ed il non Io, l’Uno ed il suo riflesso; spirito e materia, vita e forma, anima e corpo. Il Maestro Venerabile rappresenta la Luce, il Sole che spunta, l’alba, il mattino. Il 1° Sorvegliante è l’oscurità, il Sole che tramonta, la sera. Uno è il principio mentre l’altro è la fine. Uno apre il giorno, l’altro lo chiude ed annunzia la notte. Il Maestro Venerabile è la vita infinita che scaturisce, che illumina e dona la saggezza. Il 1° Sorvegliante riflette ogni cosa e la distribuisce. Il Maestro Venerabile è il centro, il 1° Sorvegliante è la circonferenza. Il Maestro Venerabile è l’interno, il 1° Sorvegliante è l’esterno. Ora il grembiule, la decorazione del Massone, è indossato sugli altri vestiti: esso rappresenta il segno esteriore e visivo di un membro dell’ordine, il riflesso della vera natura dell’uomo interno. Il grembiule in se medesimo non è l’intima realtà, non è purezza, innocenza, o fratellanza, ma piuttosto un simbolo di tutte queste cose, una rappresentazione materiale e formale delle realtà spirituali. Ecco la ragione per cui la decorazione, che è un oggetto materiale, un’espressione simbolica, deve giustamente essere conferita dall’ufficiale che rappresenta le cose esteriori. Il Maestro Venerabile da la luce, la pura, bianca luce della verità e dell’illuminazione, ma il 1° Sorvegliante porge l’involucro per contenerla. Il Maestro Venerabile comunica i simboli e rivela la parola, ma il 1° Sorvegliante conferisce le oggettivazioni manifeste che inquadrano il possesso definitivo di tali simboli nella personalità dell’Apprendista. La vita deriva dal Maestro Venerabile, la forma dal 1° Sorvegliante. Il Maestro Venerabile prepara il cuore, il 1° Sorvegliante riveste il corpo. Il Maestro Venerabile tocca la sostanza animica del candidato, il 1° Sorvegliante conferisce la struttura che rivela la vera natura di tale sostanza e che riesce ad esprimerla. Ora tocchiamo la questione da un angolo più individuale. Per l’individuo indossare la decorazione segna uno stadio definitivo della sua vita, un passo in avanti nel progresso della sua evoluzione, l’inserimento in un nuovo e più elevato livello d’espressione. Nessuno gli impone di entrare nella Massoneria se non lui medesimo. Liberamente e volontariamente, di sua iniziativa, spinto dalla voce intima del proprio io celato, che egli non conosce ancora a fondo, si offre candidato ai segreti ed ai misteri dell’antica Massoneria. Lui solo deve compiere il primo passo ed ogni successivo. Deve basare le sue azioni sulla propria energia poiché nessun uomo può vivere delle forze altrui. Altri possono indicare il sentiero, ma egli deve intraprenderlo. Il proprio Super ego, il Maestro Venerabile, gli offre luce, ma un’interna volontà, una potenza personale devono sospingerlo verso quella e far sì che egli possa crearne dell’altra, per dividerla con i suoi Fratelli. Ecco la ragione per la quale il 1° Sorvegliante, che rappresenta la volontà individuale, da la decorazione all’ Apprendista sancendone la dinamica autonomia. L’avvenimento dell’investitura è perciò il più drammatico, il più profondamente commovente ed il più espressivo dell’intera cerimonia del 1° Grado. Ha un’impronta capace di incidersi sull’animo di tutti quelli che avvicinano la Massoneria senza essere mai più dimenticata. Dal punto di vista filosofico il grembiule del Massone rappresenta perfettamente il significato di un sacramento, segno esterno e visibile, di una grazia interna e spirituale. L’Apprendista ne comprende bene il significato, accetta e riconosce tale simbolo dl propria volontà, come impegno a calcare il sentiero della purificazione che va verso l’illuminazione e obbliga la sua personalità ad intraprendere il compito divino. Con sacro giuramento egli promette di andare avanti; mai più lui può tornare indietro salvo a rompere la sua parola d’onore. Il dado è tratto, il primo passo è compiuto, egli deve proseguire, avanti, fino a che non toccherà la luce verso cui ora il suo volto interno è diretto.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. ARTHUR EDWARD POWELL