IL SECONDO GRADO
L’appello del 2° Grado Massonico è senza alcun dubbio molto diverso e distinto da quello del 1° Grado. Cosa naturale, inevitabile e logica. L’uomo medesimo è un essere complesso c possiede una costituzione dotata di più di un aspetto; quindi la Massoneria deve allinearsi a tali corrispondenze. Soltanto in tal modo la Massoneria può con diritto affermare di rappresentare una completa filosofia della vita, un sistema di morale e di etica adatto ad ogni livello evolutivo dei suoi aderenti. Risulterà, man mano che andremo avanti, che come pochi uomini hanno raggiunto un’evoluzione completa, la grande maggioranza avendo sviluppato più da un lato che dall’altro la propria natura, un aspetto dell’Arte è adatto a costituire un più potente appello al lavoro, di altri aspetti. La conferma di quanto sopra, quale frutto di una comune osservazione, si trova nel fatto che la maggioranza dei Fratelli non risponde così entusiasticamente al 2° Grado come ha fatto al 1°. Il fenomeno è tanto bene stabilito, con delle conseguenze talmente importanti, che merita uno studio accurato ed il tentativo di rintracciarne le cause d’esistenza. Alcune delle principali ragioni della disamina non sono da ricercarsi troppo lontano. Il 1° Grado Massonico è principalmente morale ed emozionale; il secondo grado mentale. Il 1° Grado rappresenta un richiamo ai sentimenti, il 2° Grado un ammonimento all’intelletto: il 1°, inculca la virtù, il secondo prescrive la conoscenza. L’uno parla al cuore, l’altro al cervello. Da una parte vi è il ritmo dell’innocenza e della purezza, dall’altra uno studio dei misteri celati della Natura e della Scienza. Allo stadio presente della maturità umana la maggioranza di essa vive molto più polarizzata nel sentimento che nell’intelletto. Conseguentemente è più facile risvegliare le emozioni che far nascere i pensieri; l’individuo viene più facilmente persuaso attraverso i sentimenti che non attraverso la ragione e persino i credi e le opinioni si basano più su una ricettività istintiva, che su quanto si conosce, poiché l’analisi è di continuo striata dal sentimento. Nel regno dell’emotività si rintraccia la fonte di tutte le azioni, prima causa motrice della vita. È con la fiamma di questo ultimo che il cuore si riscalda, gli interni fuochi dello spirito si accendono per grandi cose, per atti di perseveranza c di auto sacrificio. Il significato etimologico della parola «emozione» è: movimento verso l’esterno, trasporto, azione. Persino riguardo a chi vive quasi del tutto nella sfera mentale il puro appello dell’intelletto non produrrà mai un’azione, perché la mente stessa ha bisogno, per agganciarsi con il mondo della realtà, di qualche emozione o desiderio per quanto sottili siano. Di conseguenza, in entrambe le verità, che il centro di coscienza della media umanità si trova nell’istinto e non nel pensiero e che ogni atto nasce dal primo, noi intuiamo la principale ragione per cui l’appello del 1° Grado è in genere più potente di quello del secondo. È bene approfondire il concetto per apprezzare pienamente la validità simbolica del 2° Grado. Il meccanismo dell’emozione possiede due fondamentali caratteristiche: la spontaneità e la semplicità. ln essenza tutti i moti d’animo nascono dall’amore e dall’odio, dall’attrazione e dalla repulsione e, per quanto complessa la forza istintiva risultante possa rivelarsi formata da indefinite varianti e dall’intensità delle due polarità base, tuttavia, ad un’analisi del profondo, si mostreranno sempre presenti in modo elementare, in chi si esprime, la simpatia e l’antipatia. Inoltre la risposta dei sentimenti è spontanea
ed automatica, poiché richiede un piccolo o nessuno sforzo da parte dell’uomo. Infatti, la fatica nasce non mentre fa scaturire l’istinto, ma piuttosto per controllarne i limiti e dirigerlo in utili canali d’atto. Riguardo al fattore mentale, ci troviamo in uno stato di cose del tutto diverso. Molti di noi non possiedono una risposta intellettuale, pronta e spontanea, simile alla vita emotiva essendo il raziocinio molto meno vivace, elastico dell’istinto. Per la maggioranza l’intelletto è tanto gelido e non entusiasmante, quanto la vita emotiva è calda e produttrice di ispirazione e pochissimi possono facilmente vivere con la medesima facilità in ambedue i campi. La mente cammina, mentre le emozioni saltano; queste ultime sgorgano in un lampo quasi istantaneamente. La mente pesa l’evidenza ed esamina con esattezza scrupolosa prima di presentare il suo parere o di pronunziare un giudizio. Per essa accuratezza e dettaglio sono tutto: cose che le emozioni spazzano via come piccole cose. La mente lavora metodicamente, passo dietro passo; in modo successivo e con sostenuta concentrazione. L’emozione non si occupa di metodo, non conosce alcuna regola, non guarda dietro o avanti; la sua vita è vissuta in un lampo, essa è inconscia di se stessa, ma la ragione sa di esistere e sorveglia i propri passi. L’emozione fornisce il corredo delle proprie forze, che i processi mentali si occupano di sfruttare. Ecco nuovamente un fattore importante che contribuisce a rendere meno suggestivo l’appello del 2° Grado di quello del primo, sebbene l’esortazione allo «sforzo ripetuto» e alla «instancabile attività» sia pronunciata nel 1° Grado non tutti i Compagni l’assimilano nell’espressione della propria vita. Per qualunque Massone onesto, dovrebbe esistere l’intenso sforzo di comprendere chiaramente le verità psicologiche concernenti la mente o le emozioni, per riuscire a possedere gli adatti requisiti a divenire un «fedele Artigiano» ed avanzare di un gradino nel suo progresso personale sviluppando le sue facoltà mentali. Durante il 1° Grado si da importanza alla necessità di uno sforzo costante, unica maniera di controllo e di vittoria sull’emozione. Quindi, in tale prima sezione, il lavoro dell’Apprendista riguarda la sua natura, sì che egli possa prepararsi ad una più vasta e complessa vita mentale nel 2° Grado, ove potrà apprendere i nascosti misteri della vita e della scienza. Ma prima di ciò la purificazione morale è indispensabile. La saggezza non può appartenere all’impuro. Perciò la pietra angolare della Massoneria è la virtù, senza di cui la tremenda potenza conferita dallo sviluppo della mente diviene distruttiva. È interessante soffermarci sull’insistenza all’azione che il Rituale del 2° Grado ribadisce continuamente, Nel 1° Grado, infatti, si ribadisce l’importanza dell’«Opera. sulla Squadra», mentre. l’invocazione successiva spinge l’Apprendista a continuare il lavoro già iniziato. Nel suo giuramento egli si impegna non solo a mantenere i principi della virtù inculcati nel 1° Grado, ma ad operare come un onesto e fedele artigiano. Spesso l’assenza di ingiunzioni dopo il suo giuramento da parte del 1° Sorvegliante alla Investitura indica all’intuitivo che egli deve scoprire da se la chiave di conoscenza. Non gli è rivelato null’altro, ma è semplicemente lasciato libero di rintracciare c seguire una personale linea di condotta. Il Maestro Venerabile inoltre aggiunge che adesso ci si attende che egli si dedichi allo studio della scienza, per prepararsi a adempiere i nuovi doveri che incombono sudi lui, ed ecco ripetersi il medesimo tema d’azione solida, tenace, definita. Perciò, l’intero Rituale del 2° Grado non lascia nessun dubbio possibile sulla necessità, da parte del candidato, di dedicarsi alle attività esteriori. Il dovere dello sviluppo delle qualità mentali, che può essere raggiunto solo per mezzo del duro lavoro, è allora perfettamente chiaro ed obbligatorio per l’artigiano, altrimenti egli
di analizzare l’etimologia della parola scienza; essa deriva dal latino «scire», atto del conoscere e non frutto di esso. L’atto del conoscere è l’esercizio della coscienza. Proseguendo nell’analisi scopriremo le ragioni profonde della psicologia e vedremo che lo studio della coscienza è quanto certamente si esprime nel 2° Grado. Tornando a risolvere l’intera vita nei suoi tre termini primitivi noi ritroviamo il Sé, il non Sé, e la relazione tra i due. Tale relazione è la coscienza: costante gioco tra azione e reazione, desiderio e repulsione, e così via. Riveliamo ora apertamente che i tre gradi della Massoneria si riferiscono innanzitutto a questi tre fattori della vita. Nel 1° Grado lavoriamo per scindere il Sé dal non Sé e per collocarli a loro giusto posto. Si ordina all’ Apprendista di stabilire il vero rapporto fra lui ed il proprio fratello, di praticare le virtù domestiche e sociali e così via. In tal modo ricercando l’armonia con il proprio ambiente egli diviene virtuoso, onesto e morale. Ha raggiunto una certa comprensione dei tre fattori: di lui, del mondo fuori di lui e della relazione con questo mondo. Nel 2° Grado il processo è portato avanti. Egli deve iniziare uno studio dettagliato, esatto, preciso dell’esistenza. Più tardi, quando avrà acquisito un certo grado di autocoscienza, quando avrà sviluppato una virtù pratica e viva, apprendendo ancora determinati elementi della vera arte di vita, sarà pronto per l’ultimo stadio del suo compito: iniziare a conoscere se stesso. Nel 3° Grado gli sarà insegnato ad immergersi nei regni della pura coscienza, dell’Io, abolendo ogni forma esterna, persino il proprio corpo; egli dovrà realizzarsi come Puro Spirito ed imparare che sopravvivrà alla morte del corpo e che perfino la propria individualità svanirà quando sarà divenuto Maestro Massone. Nella semplice frase che abbiamo analizzato: « I celati misteri della natura e della scienza » abbiamo scoperto un valore profondo di significati ed una guida pratica per il Compagno, nel sentiero che si innalza al raggiungimento della sua piena struttura massonica e alla realizzazione dell’ Adepto. Esaminato nell’insieme il 2° Grado è un appello alla mente individuale del Massone il quale, durante lo stato di Apprendista, ha lavorato di costante sulla sua natura morale ed emotiva. L’intenzione della Cerimonia del 2° Grado è di illustrare al candidato il vasto schema del campo conoscitivo al fine di dirigerne il temperamento e l’abilità al beneficio comune dell’umanità. È lasciata alla sua scelta la facoltà di intraprendere il sentiero in modo autonomo e libero e lavorarvi come un efficace e fedele artigiano; da lui però deve nascere l’iniziativa, la decisione. Lo scopo della Massoneria non è di creare degli automi che obbediscano ciecamente, ma un intelligente operaio, capace di scegliere da solo quella frazione dell’immenso lavoro della costruzione del Tempio che spetta a lui. Difatti ogni Artigiano è un’unica nota individuale, mai emersa prima, marcata da un colore proprio. In tale concetto risiede l’essenza del 2° Grado, la vera chiave del suo messaggio. Sino a quando il Massone non ha creato una sua forte, autosufficiente individualità, unica cd integrale, egli non è ancora idoneo a pretendere il suo vero posto come operaio nell’armata dei costruttori. Vi è un interessante parallelo tra il 1° ed il 2° Grado che offre un mirabile esempio circa la ricorrenza di certi terni fondamentali nella Massoneria, scoperta a differenti livelli ed espressa nei termini della scala evolutiva nella quale si sta lavorando. Così nel grado di Apprendista vediamo un’accentuazione della libera volontà del candidato. Gli è chiesto se è libero, se viene di sua spontanea scelta, se non è influenzato da nessuno al di fuori della sua natura. Poi, giusto prima del giuramento, lo si informa ancora che la Massoneria è libera e domanda
un’espressione di perfetta libertà da parte di ogni candidato ai suoi misteri, Nel 1° Grado il fatto è della massima importanza: non dovrà sussistere nessuna coercizione su di lui, ma una propria iniziativa spontanea. Nel 2° Grado la libertà è anche accentuata, ma meno direttamente. Nel grado di Compagno l’autonomia è una scelta mentale, piuttosto che emotiva: un’espressione di giudizio, piuttosto che di sentimento. Al di là d’ogni indicazione il Candidato deve seguire il sentiero che desidera; nessun suggerimento è offerto. Egli solo può decidere la linea che vuole seguire. Frattanto egli è giunto così lontano che può trovare, se ne ha i requisiti, la sua segreta individualità, quel nome celato scritto nel proprio cuore che nessuno, se non lui, può leggere. Piena iniziativa: ecco la suprema lezione del Grado di Compagno. II compito non è per nulla facile, particolarmente perché il Compagno in tale stadio non ha raggiunto il Centro, « non ha rintracciato il “Sé” ». Ciò nonostante la scelta deve essere fatta, ogni omissione, in tale senso, lo farà annientare dalle circostanze ce spingere da ogni cambiamento di vento; la sua vita diverrà oscura ed egli perderà di vista quello stretto sentiero che può condurlo alla meta. Una delle maggiori difficoltà che l’artigiano deve affrontare è di rimanere del tutto solo mentre fa la sua scelta; cosa difficilissima perché apparentemente egli si sentirà lontano dai suoi Fratelli, cosa che durante il 1° Grado non sussisteva. Difatti il senso della Fratellanza e dell’unione era grandemente sviluppato e forti legami d’affetto lo legavano ai suoi Fratelli Massoni. Nondimeno, quando egli stesso diventa Compagno deve apparentemente ignorare quei potenti legami che non possono, per ora, aiutarlo nel problema. Due principi determinano i limiti entro i quali la sua scelta può esercitarsi, la propria individualità non dovrà intervenire o ferire i diritti altrui, egli deve « osservare quei principi inculcati dal 1° Grado ». Nulla di ciò che fu appreso prima del nuovo stadio, deve essere dimenticato. Inoltre egli dovrà osservare le leggi del 2° Grado, tanto vivamente simbolizzate negli strumenti di Lavoro che sono la squadra ed il filo a piombo. Infatti, la squadra è la base della geometria, il principio della conoscenza e la riga della condotta massonica, mentre il filo a piombo è l’espressione della più fondamentale legge fisica di natura, la legge di gravità; prima caratteristica della materia. Perciò le leggi dell’etica, fuse a quelle della natura, sono raccomandate al Compagno quali principi guida che egli dovrà tenere sempre in mente allorché si manifesta come artigiano del creato. Abbiamo, quindi, studiato alcune delle ragioni per cui l’appello del 2° Grado è necessariamente diverso da quello del 1°, il cui messaggio era purificazione, quale passo necessario per l’acquisto e l’uso della conoscenza: In esso, è detto: « sii puro, cessa di fare il male ». La pronta risposta interna che l’appello ha la capacità di risvegliare, indica un’essenziale bontà del cuore umano ed è all’origine della condiscendenza alla bugia dell’alterata dottrina del « peccato originale ». Il messaggio del 2° Grado, d’altro canto, tratta dell’abilità lavorativa che è possibile solo a coloro che hanno acquisito la Conoscenza; il suo ammonimento è: « cerca il sapere, impara a fare il bene ». Relativamente parlando la conquista della virtù è meno difficile dell’allenamento e dell’educazione mentale; difatti eliminare la traccia dell’odio non è compito impossibile c, una volta riuscito, l’amore si irradia naturalmente c rapidamente. Ed una vita di perfetta virtù è attuabile nel concreto. Il regno della conoscenza però non ha orizzonti limitati; ad esso sembra non esista fine. Agli occhi dell’intelletto l’esistenza è composta di rami, le cui radici affondano in un abisso vasto di nostra ignoranza, che deve essere attraversato prima che si possano penetrare i nascosti misteri della natura e della scienza. Lo sforzo di guadagnare informazioni sufficienti a metterci in grado di superare con saggezza ogni
problema della vita giornaliera è perciò più intenso della lineare perfezione della virtù e della morale. Inoltre l’espressione di un’armonia interna ci offre, in buona misura, un aiuto che ci associa a coloro che percorrono il medesimo sentiero. La natura dell’intelletto è però più individualistica ed affronta comunemente i problemi da sola e senza aiuto. L’intero insegnamento del 2° Grado conduce all’idea centrale dell’individualità. Ogni artigiano deve divenire padrone della sua Arte, insistendo su se medesimo e mai, come diceva Emerson, imitando. Solo quando è divenuto uno stabile Ego, fermamente immerso nella forza della propria arte, egli potrà dirsi pronto alla suprema prova che lo attende nel grado di Maestro Massone.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. ARTHUR EDWARD POWELL