GLI STRUMENTI DI LAVORO DEL TERZO GRADO
Gli strumenti di lavoro del 3° Grado corrispondono, come possiamo esaminare, ad un programma di lavoro nettamente più elevato dei gradi precedenti. Liberi e flessibili, con un largo margine per le iniziative personali di chi li adopera e per l’esercizio delle forze creative ed immaginifiche sono molto meno limitati di quelli del Compagno e dell’Apprendista. È subito chiara ed evidente l’associazione che ciascuno di loro ha con l’ida di un centro, ed il fatto costituisce un’eminente caratteristica dell’intero Grado. Perciò il Perno è un oggetto che poggia la sua azione su di una punta centrale; la matita ha un nucleo di grafite, ed il compasso opera su due perni, uno agente come centro, l’altro descrivente la circonferenza. Libertà e flessibilità quindi di movimento, caratteristica di un Maestro Massone; notiamo il rimarchevole contrasto con la rigidezza comparativa degli oggetti dei gradi precedenti, specialmente con quelli del 2° Grado. Perciò l’Apprendista deve esattamente attenersi alle misure della sua Riga a 24 Pollici e con il Maglietto, e con lo Scalpello lavorare con cura, in conformità ai piani ed alle istruzioni ricevute essendo il suo lavoro già progettato da altri. Il Compagno, inoltre, è ancora più controllato da limiti inflessibili; la Squadra, il Filo a Piombo e la Livella sono invariabili ed egli deve seguirne l’indicazione con perfetta obbedienza poiché nessuna deviazione è permessa. D’altra parte il Maestro Massone ha un largo margine di libertà che coincide con i piani del G.A.D.U.. Usando il proprio Perno egli vara le basi fondamentali della costruzione che intende eseguire; la cordicella è perfettamente flessibile ed egli può lanciarla in qualunque direzione il suo giudizio, la sua abilità e gusto permettano. Una volta segnata la linea però una demarcazione è posta ed essa deve venire seguita tanto rigidamente quanto dettano la Squadra, la Livella e il Filo a Piombo del 2° Grado. Il secondo strumento, la matita, rappresenta la vera apoteosi della libertà; difatti con essa il Maestro Massone può progettare qualunque disegno voglia avendo, in unica cura, che quello si adatti armoniosamente al proposito per il quale la costruzione dovrà servire, in conformità alle leggi della meccanica, della solidità, della stabilità, della proporzione, della bellezza. Il terzo strumento, il compasso, forse è il più meraviglioso di tutti i simboli Massonici, ricco di così tanti e vari significati simbolici. È libero poiché la distanza fra le sue punte può essere aggiustata come piace. Ma, una volta registrato, diviene fisso come qualunque altro strumento di precisione. Le sue estremità possono servire anche a misurare le lunghezze di linee rette e per segnare delle curve. Con le punte chiuse in se stesso è una linea diritta; con le punte divaricate è un triangolo. Se si aprono totalmente le sue braccia, si formerà un circolo su di un piano. Immobile il passo esprime una retta che unisce le due estremità allargate; in movimento descrive la curva perfetta. Esso cela il centro invisibile attorno al quale ogni cosa gira. E ancora il suo movimento crea la figura tridimensionale conosciuta quale cono, le cui sezioni sono: un punto, due linee rette, circoli, ellissi, parabole ed iperbole, tutti d’immensa importanza ed interesse per il matematico ed il geometra e che celano molti segreti di supremo significato per il mistico e lo studioso di simbolismo. La maniera con la quale i compassi sono adoperati per misurare la distanza tra
due punti, merita una speciale attenzione e ci offre un debole riflesso di quella facoltà di consapevolezza del valore della propria verità, che taluni considerano un mezzo per elevarsi alla perfetta sintesi di tutte le altre facoltà, mentre altri la credono una dote interna, distinta e separata dall’organismo umano e che, usualmente, è chiamata intuizione. Mentre misura la distanza tra due punti, che è una linea retta ad una sola dimensione, il compasso fa uso di un’ulteriore seconda dimensione che, per convenienza, possiamo chiamare l’altezza, ad angoli retti con la prima. Così lo strumento pur misurando lo spazio se ne trova al di fuori. Ad esempio, nel caso di alte montagne o profondi abissi, un punto potrebbe risultare pienamente invisibile all’altro con il rischio di rendere estremamente difficile disegnare una linea retta fra essi e misurarla nel modo più ordinario e solito; tuttavia il compasso esegue il compito in un momento ed in modo agevole e gli ostacoli che abbiamo appena menzionati non glielo impediscono affatto. Le due punte vengono poggiate sui due segni la cui distanza desideriamo accertare a parte e, dal rapporto angolare tra le due braccia, o in altro modo, riusciamo a sapere con precisione quanto stiamo cercando. Se vi ponete l’attenzione noterete qui l’equivalente geometrico della facoltà interna che ci abilita, in un lampo, a percepire la vera relazione fra due fenomeni 0 fatti di qualunque specie siano, senza necessità di tracciare laboriosamente la connessione causale fra essi, passo per passo. L’intuizione « salta » subito alla conclusione, proprio come il compasso abbraccia l’abisso fra i due punti, non importa quali ostacoli li separano dallo spazio. Il Perno che rappresenta la « diritta e non deviata linea dell’onestà » è pure di interesse simbolico. Nelle sue funzioni la corda del Perno rimane flessibile cd assumerà una qualunque posizione, piuttosto che quella lineare, per adattarsi agevolmente alla forma del terreno o dell’oggetto sul quale le capita di trovarsi. In tale grande flessibilità risiede la sua utilità. Essa richiede solo, ad un certo dato momento, di venir tesa per assumere la posizione voluta. Qualunque elasticità allora rovinerebbe il lavoro ce farebbe un « nodo » alla linea. Ecco ancora una magnifica illustrazione, dal punto di vista meccanico, della vita umana ce dei suoi scopi. Se l’individuo possiede una meta chiaramente definita o un proposito in vista ce si lancia in tale direzione con tutta la sua forza, allora l’intera vita sarà incanalata nel proposito, ma solo se egli non è frenato da « rigidezze » nella natura o da « nodi » di carattere e segue il proprio ideale « in maniera assoluta ce senza deviamenti ». Però se appare qualche debolezza o inabilità che lo allontanano dal suo compito egli si curverà e cederà come una corda elastica. Così se un individuo si allinea onestamente lungo la direzione dell’onestà e imprime, nell’atto, l’intera forza del proprio carattere la sua natura reggerà in conformità all’energia. Vediamo ancora una volta il risultato del meraviglioso ingegno con il quale i semplici simboli della Massoneria sono stati scelti, in modo da illustrare visibilmente i risultati fondamentali della vita e della condotta umana. Per incidenza possiamo ancora far notare che come il compasso può essere usato per misurare lince dritte e descrivere circoli, così la corda del Perno marca lince dritte, ma anche curve di qualunque specie, poiché non esiste metodo meccanico migliore per controllare le dimensioni di una linea tonda se non quelle di porre lungo di essa una corda flessibile. Lo studioso acuto può persino spingere il ragionamento più avanti con la riflessione che fissando un’estremità della corda e legando nell’altra una matita si riuscirà a disegnare un circolo. Inoltre il geometra pratico conosce il ben noto sistema per descrivere un’ellisse; vale a dire fermare i
due punti finali della funicella, lasciandola un pochino afflosciata e lavorare con la matita entro i limiti così ottenuti. Riguardo alla matita la descrizione contenuta nel rituale è sufficientemente chiara ed intellegibile. Ci viene riferito che essa insegna «a formare, anticipatamente, chiari piani di quanto intendiamo fare, in modo tale che la viva esecuzione risulti intelligente e bene proporzionata ». Ora che il Maestro ha raggiunto la piena struttura massonica, gli si fa prendere l’impegno di esser degno di se stesso, di scegliere fermamente la sua linea di lavoro, a dirigere e controllare la propria vita ed il destino. In precedenza fu suo dovere ascoltare e lasciarsi guidare da coloro che erano più saggi di lui e di eseguire le istruzioni con assoluta obbedienza. Ora però che è divenuto Maestro Massone constaterà che, raramente, riceve istruzioni o comandi; egli non è più un bambino, ma un uomo adulto e deve così imparare a controllare la propria vita « prendere la sua evoluzione in mano », per usare una frase spesso menzionata. Deve architettare dei piani sviluppando, per mezzo delle intime forze creative, i disegni che gli spettano nella parte di Sacerdote del Sacro Tempio. Possiede una matita e tutti gli strumenti necessari per eseguire, dopo la progettazione, il lavoro. È divenuto un architetto e deve creare. Su di lui ora è posta piena responsabilità e verrà guidato, ma dall’alto, nel suo lavoro; poiché qualunque cosa egli farà « sarà osservata e registrata dai Ministri della Legge » i quali gli ricondurranno « il risultato delle proprie azioni ». Ora siamo in grado di comprendere, persino dal breve riassunto fatto, che le restanti forme della serie di strumenti successivi forniscono al Massone un pieno complemento, sia degli strumenti da disegno, che di quelli esecutivi. Il Massone, anzitutto, adopera le sue misure analizzando le necessità del mondo e dei suoi compagni; prosegue maneggiando il maglietto e lo scalpello diligentemente, con forza, incessante accuratezza e perseveranza. Obbedisce scrupolosamente alle leggi della natura e della morale, adoperando sempre la Squadra, la Livella ed il Filo a Piombo e studia di continuo i celati misteri della Natura così da intraprendere con vasta conoscenza qualunque compito. Così egli occuperà, a tempo debito, il suo posto in attività sempre più elevate eseguendo con cura c gioia infinita le esortazioni del Grande Architetto che ha progettato l’Universo con assoluta saggezza cd i cui miracoli d’ingegno e bellezza costituiscono per noi una miniera di ricchezza in cui possiamo scavare ed estrarre, all’eterno, pietre e formare sempre nuove e più perfette basi, quali personali offerte, per la costruzione di quel glorioso Tempio che Re Salomone simbolicamente governava.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. ARTHUR EDWARD POWELL