LA PIETRA GEREZZA E LA PIETRA CUBICA

LA PIETRA GEREZZA E LA PIETRA CUBICA

Il simbolismo della Pietra è un argomento che potremmo definire fondamentale, per la nostra Istituzione. Comprenderlo significa capire quale sia realmente la differenza tra l’essere profano e l’essere Iniziato; poiché nel senso più generale del termine la pietra simboleggia l’identificazione con il massone stesso.

I tre stati della Pietra: grezza, levigata e cubica a punta, rappresentano i tre gradi della nostra istituzione: Apprendista, Compagno, Maestro.

La pietra grezza e la pietra cubica sono Gioielli Immobili di Loggia e sono poste nel tempio accanto all’ara sotto i gradini dell’Oriente la prima a settentrione vicino alla colonna degli Apprendisti, l’altra a meridione, sormontata da una piramide vicino alla colonna dei Compagni d’Arte.

L’allegoria e la metafora della pietra si ritrovano in quasi tutte le religioni: la Pietra Nera di Cibele, uno dei sette oggetti che, secondo le credenze dei romani, garantiva il potere dell’impero, la Pietra Nera incassata nella Ka’ba alla Mecca, la Pietra Angolare nella Bibbia.

Da un punto di vista non esclusivamente materico quindi la Pietra può essere considerata un elemento ancestrale e alchemico.

Per i nostri antenati primitivi essa è stata la prima entità fisica con cui interagire per ottenere altri oggetti che gli permettessero di superare ostacoli e guadagnarsi cibo e sussistenza.

Nelle antiche civiltà dell’America centrale, quali gli Incas, i Maya e in alcune tribù

dell’Asia meridionale fino all’Oceania era comune pensare che la pietra fosse

sorgente di vita e di fertilità. La pietra stupiva per la sua possanza e per la sua durata; questa massa e questa forza suscitava timore e ammirazione, in essa si vedeva la Potenza e l’Eternità divina. Così la pietra ha una duplice natura: terrestre, perché composto (per condensazione) della materia primordiale; celeste perché caduta dal cielo, al quale deve ritornare, in quanto figlia dei cieli, di origine divina.

In tutti i casi l’uomo è stato costretto a meditare, riflettere ed affinare il suo ingegno per scolpire, foggiare e disvelare da una pietra grezza ed informe un’altra entità levigata, proporzionata con dimensioni ed angoli definiti, al fine di ottenere benessere materiale e spirituale.

La pietra diviene così un elemento presente in tutte le fasi evolutive del genere umano e questo suo significato è stato spesso oggetto di molte produzioni letterarie e cinematografiche; ricordiamo tutti il monolite nero lucido perfettamente squadrato che ripetutamente compare in 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik.

il monolite è l’unico vero protagonista della “non-storia” di questo film. È l’unico a comparire nelle 4 parti di cui è composto il racconto con lo scopo di sottolinearne i passaggi più oscuri. Emblematica in questo senso è la parte iniziale dove la presenza ingombrante, pura, così concreta e nello stesso tempo astratta di quest’enorme parallelepipedo di pietra nera è testimone del salto evolutivo dalla scimmia all’uomo. Salto che avviene facendo scoprire all’animale l’utilizzo di un osso come arma.

Ma il monolite può rappresentare anche molto altro. In tanti vi hanno visto la presenza di Dio, il suo “primo mattone” dell’universo oppure una ideale “porta delle stelle” attraverso cui viaggiare nel tempo e raggiungere l’“altro mondo” che si vede nel finale.

L’interpretazione più condivisa è che la pietra possa rappresentare l’oscurità della non-conoscenza, le domande sull’esistenza, sulla vita e sulla morte, che non possono trovare risposta nel mondo profano, che ciclicamente si ripropongono all’uomo; risposte che noi Massoni tentiamo tutta la vita di trovare attraverso il nostro studio, la nostra meditazione e la nostra sete di conoscenza sfruttando l’aiuto reciproco di tutti i fratelli.

Nel Medio Evo quando la Massoneria era solo una corporazione di scalpellini e di costruttori di Cattedrali, al tempo del Feudalesimo, il popolo era costituito dai Servi della gleba praticamente in stato di schiavitù legati alla terra del feudatario, essi non erano padroni del proprio destino ne potevano allontanarsi dal territorio.

Coloro che invece facevano parte delle corporazioni di mestiere erano uomini liberi e padroni di se stessi.

Tra le varie corporazioni quella degli artigiani della pietra era la più privilegiata ed erano chiamati spesso a spostarsi nel mondo conosciuto ovunque vi fosse una cattedrale da costruire.

Era molto difficile entrare nella corporazione e i suoi membri avevano ideato una serie di segni e parole che servivano a riconoscersi tra di loro, anche parlando lingue diverse; ciò veniva fatto per evitare che estranei entrassero senza averne i requisiti.

In questo periodo storico l’umanità fu capace di realizzare le più grandi opere della storia: in tutta Europa furono movimentati, in poco meno di tre secoli, milioni di tonnellate di pietra per la costruzione di circa 130 edifici fra cattedrali e grandi chiese. Tali opere impegnarono una quantità di risorse da far impallidire l’antico Egitto con le sue piramidi.

Per una tale mole di lavoro furono necessari migliaia di uomini che, operando all’unisono, compirono il miracolo nel nome ed alla gloria di Dio e della Vergine Maria.

Per noi massoni Il primo contatto con la pietra avviene già durante la nostra iniziazione e vorrei in queste poche righe condividere con voi fratelli alcune forti emozioni che mi hanno pervaso durante la mia iniziazione; tutto questo senza alcuna vanità personale, poiché sono convinto che siano state proprie di qualunque fratello che da profano si accingeva ad entrare nel nostro Ordine.

Ad un certo punto del rituale, una volta ricondotto all’interno del Tempio ho udito le parole del Maestro Venerabile che incitavano il Fratello Esperto a mostrarmi la Pietra Grezza e ad insegnarmi a compiere il mio lavoro di Apprendista.

Così ho battuto i miei primi tre colpi di martello sulla pietra, poi dopo il riconoscimento dal 2° e 1° sorvegliante e la proclamazione di membro effettivo della nostra Loggia mi è stato indicato di sedere solo per quella occasione in testa alla colonna dei Compagni d’Arte.

Ascoltando con attenzione le parole del Fratello Oratore che mi esortavano anche a guardarmi intorno per iniziare ad apprezzare tutti i simboli racchiusi nel Tempio, ho scorto che dal lato opposto a dove avevo battuto i colpi di martello sulla pietra grezza, era posta una pietra cubica e ben levigata.

E’ indubbio che idee, riflessioni e pensieri hanno poco spazio difronte alle emozioni forti che si provano durante l’iniziazione; ma poi pian piano con l’aiuto di testi, fonti, ma soprattutto riflettendo ed ascoltando voi fratelli ho iniziato a mettere a fuoco quale fosse realmente il mio lavoro di Apprendista che dovevo e volevo compiere ovvero sgrossare con mazzuolo e scalpello la pietra grezza con l’obiettivo di renderla cubica e levigata e facilmente adattabile ad altre pietre per la costruzione del Tempio.

La meditazione e lo studio ci porta facilmente a comprendere che ancor prima della nostra iniziazione abbiamo avuto un primo contatto con il simbolismo della pietra, quando abbiamo letto l’acronimo V.I.T.R.I.O.L. nel gabinetto di riflessione.

Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem. Messaggio Il cui significato letterale tutti conosciamo come incitamento a ricercare la chiave perduta, la pietra filosofale in grado di aprirci alla conoscenza per portarci verso il Gallo simbolo di rinascita e risveglio delle forze addormentate.

Ma una interpretazione più vicina alla filosofia di Kant potrebbe essere “divieni ciò che tu sei” ovvero “impara a diventare ciò che tu sei”.

Quindi celati in un messaggio simbolico troviamo gli strumenti per divenire se stessi, poiché in realtà nessuno di noi fintanto che è agitato dalle passioni profane è realmente ciò che dovrebbe essere. Il nostro lavoro massonico è quindi la trasformazione della materia bruta che avviene “Rectificando” cioè rendendo se stessi retti e squadrati in modo da armonizzarsi con altre pietre rette e squadrate per l’edificazione del tempio.

Purtroppo la vita attuale con il suo ritmo eccessivamente dinamico spesso male si adatta alle pause riflessive. La società odierna tende alla spersonalizzazione delle masse, così l’esortazione “conosci te stesso” iscritta in greco sul tempio di Apollo a Delfi diventa un monito ad aver cura della propria personalità e diviene il motto che accompagna noi apprendisti durante il lavoro quotidiano sulla pietra grezza.

La Pietra nella sua visione ed accezione esoterica può essere interpretata anche attraverso la visione michelangiolesca dell’arte scultorea.

Diceva Michelangelo: “Ogni blocco di pietra contiene un numero infinito di forme umane, spetta allo scultore materializzare la propria visualizzazione”.

Questa interpretazione si adatta anche ad aspetti umani diversi, siano essi etici, religiosi, sociali, o specificamente esistenziali, ovvero riferiti alla nostra personale esistenza. Una pietra potrebbe simboleggiare l’Uomo e le sue potenzialità, che per emergere richiedono un impegno tale da liberarlo da quei complessi e limitazioni che ne bloccano l’intima trasformazione.

Infatti, è interessante notare che in questo semplice oggetto può essere racchiusa la potenza del Simbolo la cui interpretazione agevola la percezione della Conoscenza e conduce all’Intuizione del Vero.

Non casualmente la Massoneria, che adotta quale metodo cognitivo lo studio e la interpretazione dei Simboli, fa assurgere la Pietra a strumento visibile quale riflesso di ciò che è invisibile; mediante essa, la Pietra-Simbolo, noi tutti fratelli lavoriamo per disvelare la Verità.

Avendo appena iniziato il mio cammino non mi risulta facile definire un simbolo, poiché rischierei di limitarlo attribuendogli un significato riduttivo. La percezione di qualunque cosa implica una grande soggettività poiché varia a seconda della conoscenza che si ha di quella cosa con la tendenza a soffermarci spesso solo alla interpretazione più consueta.

Nonostante questo mi sento di concordare pienamente sul fatto che la Pietra Grezza, sia l’espressione simbolica dell’uomo non ancora reso libero dalla conoscenza; i vizi, le passioni, le invidie, l’intolleranza, che sono simbolicamente trasfusi in un oggetto informe e come tale inidoneo alla edificazione del Tempio interiore. La Pietra Grezza è dunque senza forma ma è nel medesimo tempo il principio dell’Essere, è l’archetipo su cui lavorare.

Scolpire la pietra significa anche predisporre il nostro animo alla nostra crescita spirituale, finalizzata alla costruzione del nostro tempio interiore.

La lenta, progressiva e incessante lavorazione di questo elemento, scartandone gli elementi superflui con il sapiente uso del maglietto e dello scalpello aiutati da squadra e compasso ci condurrà, finalmente, alla Pietra Cubica. Con attenzione però e usando bene l’aiuto profuso da tutti gli altri fratelli; poiché per giungere ad una pietra squadrata e levigata si può solo togliere materiale dalla pietra grezza e non è possibile aggiungerne.

Questa è la Pietra Perfetta, nell’uguaglianza di tutte le sue dimensioni e rappresenta il simbolo della realizzata crescita personale, dell’elevazione spirituale ed esprime la pienezza della realizzazione dell’Essere.

Tale elevazione spirituale può permetterci di passare dal “raziocinio” alla “intuizione” e nei gradi più alti alla coscienza che il Divino non sia al di fuori di noi.

La pietra cubica assurge a simbolo dello stato di coscienza dell’iniziato entrato in possesso di quei caratteri fondamentali che permettono la crescita personale, l’elevazione spirituale e l’espressione individuale e sociale delle potenzialità dell’Uomo. Ne deriva quel modo di essere e di agire nei riguardi dei problemi sociali o umani fondato su un principio forte ed immutabile, quale è la “Tradizione”, e su un’etica che poggia sui principi della dignità dell’Uomo, della promozione umana e della responsabilità.

Riassumendo quindi se la pietra grezza rappresenta quindi la “materia prima” del nostro essere; la pietra squadrata è ciò che otteniamo lavorando su noi stessi con pazienza, diligenza, silenzio, imparando a dominarci ed esercitando la virtù dell’auto controllo verso di noi e verso gli altri.

La pietra cubica, regolare e levigata, si assembla nella sua unicità con le altre Pietre Squadrate, ugualmente lavorate e contribuisce in tal modo all’edificazione del Tempio.

Concludo con una frase tratta da una antichissima iscrizione Persiana:

“Una pietra che può trovare posto in un muro non rimarrà mai inutilizzata”.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. M. F.

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