LA TOLLERANZA – LA PREGHIERA A DIO DI VOLTAIRE
Fra i moti dell’animo, la tolleranza richiede senza dubbio il maggior sforzo di volontà, pienezza e prontezza di riflessi di pensiero essendo espressione della
volontà non disgiunta dalla benevolenza dei sentimenti.
Essa è base della concordia tra gli uomini ed è somma della bontà, della
comprensione, della benevolenza, dell’Amore.
Nel nostro ordine si traduce nella Fratellanza che è qualche cosa di più di
un’amicizia, sia pure inalterabile
Ma è anche, la Tolleranza, il risultato dell’educazione morale che dalla più
tenera età s’accompagna all’istruzione; spesso, peraltro, i genitori s’illudono di
averla ben rappresentata ai propri figlioli ed è tardiva, comunque la constatazione
contraria: sorretta soltanto dalla parola, la Tolleranza porta a percorrere una falsa
strada!
Nella vita di ogni giorno il Libero Muratore dovrebbe praticare la Tolleranza
per vivere in armonia.
Discutere con intelligente obiettività, convincere compiutamente
l’interlocutore il quale, comportandosi con identica tolleranza, permetterà di
pervenire ad una soluzione anche in situazioni che, a prima vista, possono apparire irrisolvibili.
E indispensabile che il dialogo abbia per interlocutori persone che si sentano
— e siano — tra loro moralmente «pari». Del resto la tolleranza deve sostenere
anche la ricerca del più appropriato linguaggio, le cui espressioni sono lo specchio del nostro autocontrollo, senza il quale verbosità e collera s’affacciano nel dialogo.
In queste situazioni è doveroso rammentare un antico saggio principio:
trattenere sette volte la lingua prima di rispondere e lasciar trascorrere una notte
senza replicare perché ciò che la sera appare come una montagna, il mattino
seguente è cosa pressappoco insignificante.
Non siano mai tranciate sin troppo facili critiche ed affrettati giudizi; non
sia imposto il nostro pensiero, ma, al contrario sia regola capire il pensiero altrui
se desideriamo essere a nostra volta capiti. Otterremo anche il rispetto degli
interlocutori.
C’è uno scritto che definisce con saggezza la tolleranza: è la preghiera a Dio
di Voltaire che potrebbe anche essere l’invocazione di ogni Libero Muratore al
G.A.D.U.
«Non è dunque più agli Uomini che io mi rivolgo, è a Te, Dio di tutte le
creature, di tutti i mondi e di tutti i tempi, se è permesso a delle deboli creature
perdute nella immensità, e infinitamente piccole nel contesto dell’Universo, di
osar chiedere qualche cosa a Te che tutto hai dato, a Te i cui pensieri segreti sono
immutabili così come sono eterni. Degnati considerare con misericordia gli errori
commessi alla nostra natura umana; concedi che questi errori non costituiscano
disgrazia per noi!
Tu che non hai certo dato a noi un cuore per odiarci e delle mani per
strozzarci; fa che ci aiutiamo reciprocamente a sopportare il fardello di una vita
penosa e passeggera; che le piccole differenze sugli abiti che coprono i nostri
deboli corpi, le piccole differenze tra i nostri poveri linguaggi, tra le nostre
ridicole consuetudini, tra tutte le nostre insensate opinioni, tra tutte le nostre
condizioni sociali così disuguali ai nostri occhi e così uguali davanti a Te, che
tutte queste piccole sfumature che distinguono tra loro gli atomi chiamati
“Uomini”, non siano delle ragioni di odio e di persecuzione!
Fa che coloro che accendono ceri in pieno meriggio per celebrarti, sopportino quelli che si accontentano della luce del Tuo sole; che coloro che coprono il loro vestito normale di una veste bianca per dire che bisogna amarti, nera.
Fa che sia egualmente valido adorarti nel gergo derivante da una lingua antica o in un gergo più moderno; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto e che dominano su una piccola particella di un piccolo mucchio di fango di questo mondo, e che posseggono pochi frammenti rotondi di un certo metallo, gioiscano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri li guardino senza invidia. Poiché tu sai che non vi è in queste cose vane di che invidiare né di che inorgoglirsi.
Possano tutti gli Uomini ricordarsi che sono Fratelli; che essi abbiano orrore
della tirannia esercitata sulle anime, così come esecrano il brigantaggio, che ruba
con la forza il frutto del lavoro e del faticoso industriarsi dell’Uomo!
Se le calamità della guerra sono inevitabili, non odiamoci, non dilaniamoci
gli uni gli altri in tempo di pace, e impieghiamo l’istante della nostra esistenza a
benedire con lo stesso spirito, in mille lingue diverse dal Siam sino alla
California, la Tua bontà che ci ha fatto dono di questo istante».
L’ordine Massonico accoglie Uomini liberi di pensiero e di cuore, cioè permeati di quella tolleranza che deve contraddistinguere il Libero Muratore. Ed è anche praticando la tolleranza che il Libero Muratore perviene a levigare la pietra
grezza così da poter occupare sempre il posto che a lui compete nella costruzione del tempio simbolico che, riunitici Liberi Muratori tendono ad edificare.
Così come lo scalatore impiega con intelligenza le sue energie per raggiungere la vetta così sia per noi il praticare la tolleranza: i nostri sforzi ci riporteranno alle tre grandi luci dell’Universo: saggezza, bellezza, forza. Nobile e generoso sarà così il passaggio dalla tolleranza alla saggezza!
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. D. V.