SIMBOLOGIA E FINALITÀ’ DEL GRADO
La libera muratoria ha per meta la fratellanza universale e quindi indirizza
l’attività dei fratelli verso la pratica della bontà e della virtù allo scopo di fare di
ognuno di essi un uomo saggio e colto. Perciò essa pretende da lui soltanto la fede nell’esistenza del G.A.D.U. ma non intesa dogmaticamente.
M materialista integrale che dubita dell’esistenza di un Supremo creatore o
coordinatore, le porte del Tempio non sarebbero precluse ma certo difficile, se non
impossibile sarebbe per lui il procedere nell’ascesa spirituale. Si vuoi cioè
giungere alla fede per la strada della meditazione della ragione, pur consapevoli
che la mente umana, in materia sovrannaturale[G1] , con ogni probabilità, non potrà mai pervenire a conoscenza certa.
La Muratoria svolge tale suo proprio istituzionale compito spirituale
cercando di aprire ai propri adepti questa via elevata con insegnamenti nelle logge
in grado d’Apprendista, Compagno e Maestro —, con l’esempio dei maestri e
con la pratica indefettibile del bene operare, della solidarietà e della riflessione. E
questo insegnamento si esplica, immediatamente dopo l’iniziazione, nel corso dei
primi gradi.
E qui, al neofita, trovandosi di fronte ad un compito arduo, necessariamente
si impongono doveri la cui osservanza si pone quale presupposto indispensabile
per poter proseguire sul cammino iniziatico intrapreso. Appena entrato e quindi
nel periodo di permanenza nel primo grado, quando lavorando nella colonna che
gli è destinata, deve solo pensare a studiare e conoscere se stesso; compiere quindi un lavoro eminentemente riflessivo allo scopo di notare e confessare a se stesso, con severo realismo, senza reticenze, i vizi che lo disturbano nell’impegnativo cammino intrapreso.
Il segno dell’apprendista, ognun sa, sta appunto ad indicare il distacco fra la
mente ed il corpo che consente alla prima, nella austera ma serena atmosfera del
tempio, di dedicarsi, in piena assoluta autonomia, con distacco appunto, a questo
compito introspettivo. Senza questo distacco totale egli non potrà avere la piena
coscienza e la volontà di non indulgere, di non scendere a compromessi e
transazioni. Conseguentemente senza questa volontà non potrà mai divenire un
buon muratore.
Ne deriva che il dovere dell’apprendista è quindi quello di applicarsi a
questo lavoro interiore con tenace volontà e quindi con «forza». Se, così è, non è a
caso che per il grado di apprendista sia stata attribuita definitivamente una parola
sacra tratta dal vecchio Testamento il cui significato suona «colla forza» «nella
forza»; quella forza che appunto deve avere l’apprendista nello scalpellare se
stesso, simbolicamente paragonato alla pietra grezza. Quella forza, giova ribadire
in termini pratici, necessaria all’apprendista per provvedere alla sua formazione
interiore liberandosi dalle scorie profane. Egli deve, in altre parole porsi in
condizione di formarsi una nuova coscienza che, com’è stato detto, «senta il
bisogno di estrinsecarsi avversando il male e sentendo il tragico compianto per
tutte le cose sfruttate dal male» coscienza che, aggiungerei, consenta di sentirsi
liberi da servitù, intolleranze, ipocrisia.
Il dovere dell’apprendista si può così compendiare nel termine «dovere di
rieducarsi». È patimenti prendendo le mosse dalla parola sacra attribuita al
secondo grado che ben si può passare a considerare i doveri in senso etico del
Compagno d’Arte. Si legge nei testi, che la parola significhi «stabilità», «fermezza»,
«perseveranza» e, talvolta, «passività». Stabilità, fermezza e perseveranza che, si
intende, deve avere il Compagno nell’intraprender e, o meglio, nel proseguire dopo
essersi appunto liberato dai difetti comuni dei profani (segno già di un raggiunto
perfezionamento), proseguire, dicevo, nel perseguimento del fine di raggiungere la
propria perfezione e nello stabilizzare la perfezione raggiunta.
La parola significa, avevo dianzi detto anche «passività». E in tale
accezione il termine, secondo la dottrina massonica, sta ad indicare quella
condizione interiore, di particolare rinunzia cui deve pervenire il compagno per
raggiungere il massimo grado di perfezione morale e intellettuale per rinnovarsi
compiutamente e passare attraverso l’iniziazione ad un’altra vita, perché possa
realizzarsi in lui, com’è stato più volte detto, la catarsi, la vera e propria
palingenesi. La reale rinascita del muratore atta nuova vita che ha per meta la
fratellanza universale postula il possesso di superiori qualità morali, ovverosia di
quelle qualità che gli consentano sempre, in ogni circostanza, di indirizzare la
propria e l’altrui attività verso la pratica costante e proficua della bontà e della
virtù”
In questo grado il Libero Muratore deve dunque cominciare a svolgere quel
compito concreto, proprio della Libera Muratoria, mantenere la sua mente e quella dei fratelli sulla via della costruzione di un tempio che raccolga il «vero», il
«bello», il «buono», «il giusto». Perciò egli, avendo a disposizione i nuovi
strumenti di cui è stato simbolicamente dotato, l’aiuto fraterno ed affettuoso dei
maestri, dovrà essere impegnato costantemente nel lavoro tenace di trasformate la pietra che ha dimostrato di saper lavorare, dirozzandola nel primo grado, in pietra cubica e dimostrare quindi la capacità del proprio apporto concreto alla erezione del tempio.
Egli ha, per concludere, il dovere di raffinare la propria perfezione
intellettuale e morale. Solo con l’osservanza di questo specifico dovere egli potrà
dirsi pronto ad essere ricevuto nel quadro superiore, divenire cioè maestro.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR .’. A. G