SPIRITO VITALE

SPIRITO VITALE

Vivere ed essere sono sinonimi: se vivo, ovviamente penso e voglio e amo. Dire penso, ergo sono, significa dire la stessa cosa. Cartesio non solo non ci ha dato la prova della nostra esistenza; non solo l’uomo non ha scienza, come osserva giustamente il Vico (ossia, conoscenza delle cause) della sua esistenza, ma neppure coscienza di essa, in quanto dire che due cose sono eguali o dipendenti l’una dall’altra o implicite l’una nell’altra, non equivale ad afferrare uno stato d’animo (coscienza) relativo all’equivalenza dei due dati.

Neppure l’innatismo dell’idea dell’Ente può essere ammesso, quale intuito della esistenza (Rosmini); e neppure l’intuito dell’intuito (Gioberti), poiché tutto ciò comporta riferire ad una « idea » già conosciuta e ammessa (ossia ammessa a priori), una priorità che niente riesce a giustificare.

Il « noi siamo » non è una scoperta, ma una constatazione, che nasce dalla realtà del « fatto vita », vita di cose (corpo) e vita di spirito (pensiero). È dalla morte, invece, che dobbiamo muovere: morte delle cose o anche morte dello spirito? Chi crea le cose (natura?) e chi lo spirito? La natura (fisionomia, forma) ci differenzia, mentre lo spirito (pensiero) ci unisce ed eguaglia.

Il pensiero però è di tutti, anche dei pazzi e degli anormali; anche degli animali. Non è dunque « naturalmente » qualche cosa di divino (il delinquente « pensa » il male), ma può diveltarlo secondo volontà, coscienza dei fini e cioè degli ideali a cui indirizzare il volere, dall’essere psico-fisico passando al dover essere e cioè all’essere morale, oppure all’essere estetico, spirituale, ecc. ecc.

Esistono dunque facoltà che non sono seconde neppure al pensiero, ma che non potrebbero esistere od operare senza di esso; e vi è l’intelligenza, che è una virtù del pensiero, una espressione o manifestazione di esso, e che differenzia gli uomini fra gli uomini, gli animali fra gli animali e l’uomo dall’animale: l’intelligenza è graduata, come ad esempio la memoria (estensione della memoria nel passato, adesione al presente, previsione del futuro). Il pensiero è di tutti, ma le sue singolarità differiscono in ognuno: non possiamo dunque porlo a base e prova della nostra esistenza più della forza o dell’astuzia, ecc. ecc. L’homo sapiens e l’homo faber, l’homo communis e l’homo originalis, luomo politico e l’uomo economico e quant’altre singolarità ci vengono in mente, non ci danno la spiegazione della nostra esistenza, in quanto sono singolarità del tutto: è questo tutto che occorre considerare, ed esso si chiama « spirito vitale ». Esso ci porta alla vita quando si unisce ai corpi animali; la morte lo allontana dal corpo. Può il corpo darlo a se stesso? Se si, perché gli permette il distacco nell’ora ultima?

Comune a tutti gli esseri viventi, dal più microscopico protoplasma all’uomo, lo spirito vitale è l’elemento primo dell’esistenza. Gli altri elementi sono complementari e a quello subordinati. Vivono pure i pazzi e gli anormali, in cui il cervello cessa di funzionare o funziona male, ma quando lo spirito vitale, l’anima, non agisce più, anche la più formidabile delle intelligenze, il pensiero più robusto arrestano il loro corso, fermano i loro palpiti.

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’.  B. C.

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