Le nostre colonne B e J
Il Tempio massonico è non soltanto il luogo dove i Liberi Muratori si riuniscono “per lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità ed alla Gloria del GADU”, ma soprattutto è quello spazio reso sacro dove, nell’unione spirituale fra i Fratelli, si realizza la congiunzione con il Trascendente, con il Divino. Il Tempio va da Oriente ad Occidente e da Settentrione a Mezzogiorno e dallo Zenit al Nadir. Le sue dimensioni sono quindi senza misura, senza limiti: è dunque la rappresentazione del Cosmo, dell’Universo che si estende verso l’infinito azzurro. Ecco perché la Massoneria dei primi tre gradi è conosciuta anche come Massoneria Azzurra. Il Tempio massonico possiede un solo ingresso ed è senza altre aperture, è evidente l’allusione alla “caverna iniziatica”. Al suo interno la presenza di un gran numero di simboli è da sempre motivo di meditazione ma anche di unione per i Fratelli, in quanto li accomuna nella medesima ricerca e nel contempo ne sacralizza il Lavoro, da quando sono entrato a far parte di questa rispettabile Loggia sono rimasto particolarmente colpito e affascinato, oltre che dal rito della mia iniziazione anche dalla moltitudine di simboli. L’interpretazione di questi simboli se da una parte ci proviene dalla tradizione o per meglio dire da più tradizioni, dall’altra è affidata alla cultura, alla sensibilità ed alla capacità d’intuizione dei Fratelli, che sono lasciati liberi di spaziare, e per ciò non soltanto di accrescere conoscenza e comprensione, ma anche di affinare la propria parte intuitiva. Sin dagli albori della civiltà, l’ingresso ai luoghi sacri e misteriosi era preceduto da due pilastri. Sia in arte che in architettura, le due colonne sono simboli archetipici che rappresentano un importante punto d’accesso o il passaggio verso l’ignoto. In Massoneria, i pilastri vengono chiamati Jakin e Boaz e rappresentano uno dei simboli più riconoscibili della Fratellanza, hanno un posto di primo piano nell’arte massonica, nei documenti e negli edifici. Il concetto dei due pilastri che si ergono alle porte dei luoghi sacri può essere fatto risalire alle antiche civiltà (alcuni sostengono ad Atlantide, la fonte perduta di conoscenza ermetica), nelle Logge dei primi decenni del diciottesimo secolo venivano tenuti in mano in forma miniaturizzata dai Sorveglianti, solo all’inizio del diciannovesimo secolo i pilastri o colonne B e J vengono definitivamente issate e fissate su appositi piedistalli posti all’ingresso dei Templi Massonici. Le due Colonne poste subito a destra ed a sinistra dell’ingresso al Tempio ricordano quelle del Portico del Tempio di Salomone. La colonna di sinistra ha nome Boaz, (proavo di re David) che significa “la forza, la fermezza”. La seconda posta a destra ha nome Jakin (il sacerdote che
inaugurò il Tempio di Salomone), che letteralmente vuol dire “la stabilità, che Dio l’ha fermata”. I due nomi insieme si traducono dall’ebraico: “Dio rende stabile, nella sua forza, il Tempio”. Quindi il Tempio può rappresentare il mondo ideale. Secondo alcuni autori le due colonne del Tempio di Salomone si riferivano a Javeh, la Divinità che con la sua forza rende stabile e quindi regge il Tempio. La J iniziale di Jakin corrisponde allo Jod ed indica il maschile-attivo-solare e la B di Boaz indica la Beth il femminile-passivo-lunare, insieme simboleggiano il bipolarismo quel duale che è caratteristica fondamentale della Natura. Infatti Jakin e Boaz corrispondono alle Sefiroth Netzah e Hod, che formano con Jesod il triangolo inferiore, alludendo così alla potenza fecondatrice di Dio che si esplica nella Natura. Le Colonne primi Oggetti Simbolici che incontriamo entrando nel Tempio, vestigia dei due Grandi Pilastri che precedevano l’ingresso nel Recinto Sacro dei Santuari Egizi; ciò che gli Ebrei, portati da un nomadismo ignorante verso la Civiltà dagli stessi Egizi, riprenderanno nel loro famoso Tempio di Salomone. Non dimentichiamo che le Colonne, in Architettura Sacra, non sono altro che una memoria sofisticata dei “primi pilastri”, onnipresenti in ciò che erano, universalmente, ì primissimi Santuari della Storia (assieme alle Caverne): i Boschi. Le nostre Due Colonne sono nominate (e non a caso): “Jakin” e “Bohaz” alterazione azzardata di due termini Ebraici la cui associazione invece, qualora vengono pronunciati bene, è molto significante “Iah Ken…. Bà ‘Oz” : (Trad.) “ Egli Dio stabilirà nella Forza” Per altro, centrano l’Asse del percorso di ciò che sarà la Via dell’Iniziato, dall’Occidente all’Oriente e dalle Tenebre alla Luce. Ovviamente il loro rispettivo colore, anch’esso non è casuale: “il Rosso di Jakin, al Meridione definisce la Polarità Maschile e Solare, come chiaramente il Nero di Bohaz, a Settentrione definisce la Polarità Femminile e Lunare.” Il simbolo dei due pilastri, da tempo immemorabile, custodisce il passaggio verso luoghi santi e regni misteriosi. Esse segnano il passaggio verso l’ignoto e l’ultraterreno. I Fenici, che erano grandi navigatori, costruiranno le Colonne d’Ercole fra le due sponde dello Stretto di Gibilterra, come a disegnare i confini del mondo conosciuto. Secondo il racconto di Platone, il regno perduto di Atlantide era situato oltre le Colonne d’Ercole, collocandola effettivamente nel regno dell’Ignoto. La tradizione rinascimentale ci dice che i pilastri recavano l’avvertimento “Nec plus ultra” (anche “non plus ultra” “nulla più in là”), che serviva da
monito per marinai e naviganti a non proseguire oltre. Simbolicamente, andando oltre le Colonne d’Ercole potrebbe significare l’abbandono della bruttura del mondo materiale raggiungendo una sfera superiore di illuminazione. L’utilizzo massonico dei termini Jachin e Boaz proviene dal racconto biblico del Tempio di Re Salomone. Il capomastro del Tempio di Salomone fu Hiram Abiff, figura di spicco nei rituali massonici. I versi dei Re capitolo 6:1-38, Capitolo 7 e Capitolo 8 descrivono le dimensioni, la costruzione e a ciò a cui era dedicato il Tempio sotto il regno di Salomone. Un passaggio descrive più precisamente i due pilastri che si erigono di fronte al tempio di Re Salomone. 15 Chiram fece due colonne di bronzo, alte nove metri e con una circonferenza di 6. 16 Fece anche due capitelli di bronzo fuso, da mettere in cima alle colonne: erano alti entrambi 2,5 metri. 17 Ornò i capitelli con decorazioni a forma di catene intrecciate. 18 Tutt’attorno a questi intrecci pose delle decorazioni a forma di melegrane, due file per ogni colonna. 19 I capitelli terminavano a forma di giglio. Questi gigli erano alti 2 metri. 20 Poggiavano su una sporgenza sopra le decorazioni a forma di intreccio. Le melegrane disposte attorno ai capitelli, su due file, erano circa 200. 21 Le due colonne furono erette davanti al tempio, una a destra e l’altra a sinistra dell’ingresso. Venivano chiamate Jachin e Boaz. 22 Così fù portata a termine la fabbricazione delle colonne, con i loro capitelli a forma di giglio. – 1 Re Capitolo 7. Il resoconto sul Tempio di Salomone è di grande importanza nella Massoneria poichè ogni dettaglio del palazzo contiene un importante significato esoterico. I due pilastri funzionano da “portale per i Misteri” eretti sui due lati dell’ingresso di un luogo sacro. “Secondo gli antichi Rabbini, Salomone era un iniziato alle scuole misteriche e il tempio era in realtà era un luogo iniziatico con una miriade di simbologie di filosofie pagane ed emblemi fallici. I melograni, le Colonne davanti alla porta, i cherubini babilonesi e la disposizione delle camere e dei tendaggi, indicano globalmente che il tempio sia stato costruito sul modello dei santuari Egiziani e Atlantidei “. Proprio per questo motivo, Jachin e Boaz hanno trovato larga diffusione nelle logge massoniche, nei monumenti e nei documenti. Ecco come li descrive Albert Pike (generale, avvocato, scrittore, massone statunitense, chiamato da molti il «papa della massoneria» ):
“Entrate nella loggia attraversando le due colonne. Esse rappresentano le due situate sotto il portico del tempio (di Salomone), sui due lati della grande porta orientale. Questi pilastri, di bronzo, misuravano entrambi quattro cubiti di diametro. Un cubito è un piede e 707/1000. Il tronco di ciascuna era alto trenta piedi e otto pollici, i capitelli erano alti otto piedi e sei pollici, e il diametro dei pilastri era di sei piedi e dieci pollici. I capitelli vennero arricchiti da melograni di bronzo, ricoperti con trame in bronzo e decorati con ghirlande dello stesso materiale; imitando la forma del loto o giglio egiziano, un simbolo sacro per gli indù e gli egiziani. Il pilastro di destra, a sud, venne chiamato, secondo la traduzione della parola ebraica, Iachin riportata nella bibbia; quella a sinistra venne chiamata Boaz. I due nomi significano rispettivamente “Stabilità:”” e “Forza”. Queste colonne erano imitazioni, realizzate da Khurum, l’artista di Tiro, delle grandi colonne consacrate al vento e al fuoco, all’ingresso del famoso Tempio di Malkarth, nella città di Tiro. La parola Jachin, in ebraico, probabilmente si pronuncia Ya-Kayan, e significa, come sostantivo verbale, Colui che rafforza, fermo, stabile, retto. La parola Boaz deriva da Baaz che significa forte, forza, potenza, rifugio, fonte di forza, una fortezza. Come con la maggior parte dei simboli occulti, le colonne massoniche nascondono molteplici livelli di significato, alcuni destinati al profano e altri diffusi tra i più alti gradi della Massoneria. Tuttavia, è generalmente risaputo che Jachin e Boaz rappresentano l’equilibrio tra due forze opposte. “Questi sono i nomi [Jachin e Boaz] dei due pilastri costruiti sotto il portico del Tempio di Re Salomone. Erano alti diciotto cubiti ed erano splendidamente decorati con ghirlande, melograni e trame varie. Sulla parte superiore di ogni colonna vi erano delle grandi coppe – oggi erroneamente chiamati sfere o globi – una delle coppe conteneva il fuoco e l’altra l’acqua. Il globo celeste (originariamente la coppa di fuoco), che sormonta la colonna di destra (Jachin), è il simbolo dell’uomo divino, mentre il globo terrestre (la coppa di acqua), che sormonta la colonna di sinistra (Boaz), significa l’uomo terreno. Questi due pilastri, connotano anche rispettivamente, le espressioni attive e passive dell’energia divina, il sole e la luna, lo zolfo e il sale, bene e male, luce e oscurità. Tra di loro la porta che conduce alla Casa di Dio, la loro presenza alle porte del Santuario è un ricordo anche del fatto che Geova sia androgino e una divinità antropomorfa. Le due colonne parallele indicano anche i segni zodiacali del Cancro e del Capricorno, collocati nella stanza delle iniziazione per rappresentare la nascita e la morte – gli estremi della vita fisica. Di conseguenza, esse significano l’estate ed i solstizi invernali.’ “ “Alef è l’uomo; Bet è una donna, uno è il principio, due è la parola A è il principio attivo, B è il passivo, la monade è BOAZ, la diade è Jachin. Nei trigrammi di Fohi, l’unità è YANG e la diade è YIN.
Boaz e Jakin sono i nomi dei due pilastri simbolici che precedono l’entrata principale del Tempio di Salomone. Nella Cabala questi pilastri spiegano tutti i misteri dell’antagonismo, naturale, politico o religioso. Chiarisce anche la “battaglia procreativa” tra uomo e donna, in quanto, secondo la legge della natura, la donna deve resistere all’uomo così da farsi sopraffare da quest’ultimo. Il principio attivo cerca il principio passivo, il pieno vuole il vuoto, le fauci del serpente attirano la coda del serpente, girando circolarmente quindi, fugge e insegue se stesso contemporaneamente. La donna è la creazione dell’uomo, e la creazione universale è la sposa del principio primo. “ La permanente alleanza tra ragione e fede non sarà il risultato dalla loro assoluta distinzione e separazione, ma dalla loro collaborazione reciproca, inaridendo così il loro fraterno “principio di concorrenza”. Tale è il significato dei due pilastri del portico di Salomone, uno chiamato Jachin e l’altra Boaz, una bianca e l’altra nera. Sono distinte e separate, sono addirittura contrarie in apparenza, se una forza cieca cercasse di unirle facendole avvicinare l’un l’altra, il tetto del tempio crollerebbe. Separatamente, il loro potere è uno, unite sono due poteri che si distruggono l’un l’altro. Per la stessa ragione il potere spirituale si indebolisce ogni qualvolta tenta di usurpare quello temporale, mentre il potere temporale diventa la vittima dei suoi abusi in quello spirituale. Gregorio VII rovinò il Papato, i re scismatici hanno perso e perderanno la monarchia. L’equilibrio umano richiede due piedi, i mondi gravitano per mezzo di due forze; le generazioni hanno bisogno di due sessi. Questo è il significato della arcano di Salomone, rappresentato dai due pilastri del tempio, Jachin e Boaz. “ L’unione dei due pilastri si dice generi un terzo pilastro, quello centrale, che rappresenta esotericamente l’uomo e l’umanità. “Quando le due colonne trovano l’equilibrio tra loro significa che è stata raggiunta l’unione del Sushumna e della Kundalini. Questo matrimonio sacro creerà il cosiddetto fuoco di kundalini che irradierà tutto il corpo umano, riempiendolo di luce divina. È allora che l’umanità diventerà la terza colonna del Tempio della Saggezza. Lui / Lei sarà una colonna formata dalle forze combinate della Forza (Jachin) e della Bellezza (Boaz). Questo atto costituisce la “Parola Perduta” nel sistema vibrazionale del corpo fisico dell’anima. Negli insegnamenti cabalistici Jachin e Boaz rappresentano le due colonne di Sephirot, l’albero della vita.
“Nella misteriosa struttura dell’albero della vita cabalistico, questi due pilastri simboleggiano la Misericordia e la Giustizia. Quando interpretate cabalisticamente, i nomi dei due pilastri significano “Nella forza sarà stabilità la mia dimora ” .” Nello splendore dell’illuminazione mentale e spirituale, il sommo sacerdote, si erge in piedi tra i pilastri, come un testimone muto alla virtù perfetta dell’equilibrio – quell’ipotetico punto equidistante da tutti gli estremi. Ha così personificato la natura divina dell’uomo tra gli opposti di cui è costituita la natura umana – la misteriosa monade pitagorica in presenza della diade. Da un lato si ergeva la stupenda colonna dell’intelletto, dall’altro, il pilastro di bronzo della carne. A metà strada tra questi due si trova l’uomo saggio glorificato, che prima di raggiungere questo stato di estasi ha dovuto provare la sofferenza creatasi incrociando le 2 colonne. Gli ebrei, agli inizi, rappresentavano le due colonne, Jachin e Boaz, come le gambe di Geova. Il significato di tutto ciò è che la Sapienza e l’Amore, nel loro senso più alto, sostengono l’intero ordine della creazione. La colonna di destra, che si chiama Jachin, ha il suo fondamento su Chochmah, l’effusione della sapienza di Dio, i tre globi sospesi sono tutte potenze maschili. La colonna a sinistra si chiama Boaz. I tre globi su di essa sono potenze femminili e recettive, perché fondata nella comprensione; è una potenza ricettiva e materna. La Sapienza, si noterà, viene considerata radiante o effusiva, mentre la Comprensione, ricettiva, o comunque come qualcosa che viene riempito dallo scorrere della Sapienza. I tre pilastri sono in ultima analisi, uniti in Malchuth, in cui tutti i poteri dei mondi superiori si manifestano. “
Tra gli innumerevoli simboli che adornano il nostro tempio, pochi vengono mossi durante lo svolgimento del rituale, tra questi rientrano le colonne che come detto in precedenza miniaturizzate vengono alzate o abbassate alternativamente sulle cattedre del primo e secondo sorvegliante. È utile ricordare le caratteristiche simboliche dei vari ordini di colonne. La colonna dorica, la più robusta ma anche la più semplice e tozza delle colonne, associata alla forza, è il luogo in prossimità del quale gli apprendisti ricevono il proprio salario. È chiamata B…. come la prima colonna posta da Hiram all’ingresso del tempio di re Salomone. Qui Hiram di Tiro procurava i materiali per la costruzione del tempio, così il primo sorvegliante che sovrintende la colonna di settentrione (all’inverso nel rito francese), è responsabile dell’affinamento della pietra grezza e del regolare procedere della formazione dei compagni e del lavoro di loggia. Da qui le prime considerazioni, un simbolo “alzato” posto cioè nella sua posizione regolare esprime il suo significato, diversamente, abbassato o riposto assume una accezione negativa del suo significato. Volgarmente acceso/spento. Sembra quindi che la colonna del primo sorvegliante alzata ponga la loggia sotto la sua tutela. Egli perciò sovrintenderà ai lavori fino al loro compimento quando consegnerà ai fratelli quanto dovuto per “rimandarli via contenti e soddisfatti” e chiuderà la loggia riponendo la sua colonna. Effettivamente, il Primo Sorvegliante è il secondo riferimento della loggia che si adopera per l’istruzione dei compagni, esortandoli al lavoro e all’approfondimento dei misteri della tradizione sotto ogni aspetto. Mentre il M.V. ordina il Lavoro, il P.S. ne dirige la realizzazione. Di contro, alternativamente la colonna corinzia del secondo sorvegliante, restando alzata mentre i lavori sono chiusi pone la comunità sotto la sua responsabilità. Egli viene associato alla luna, simbolo di luce riflessa e delle ore dedicate al riposo. E’ lui, infatti, che resta volontariamente sveglio durante il tempo dedicato al sonno svolgendo il suo compito complementare rispetto a quello del primo sorvegliante. A completare il quadro, il melograno che sormonta la sua colonna simboleggia la libera muratoria come insieme unitario di singolarità. La sua forma sferica esterna non ha ne inizio ne fine, i suoi chicchi, di volta in volta logge o fratelli non possono essere separate senza grande dolore o senza spargimento del succo (rosso). Appare sempre più chiaro quindi il meccanismo del passaggio di consegne dal primo al secondo sorvegliante simboleggiato dall’alzarsi delle rispettive colonne, anche nei casi di sospensione dei lavori, portare i fratelli dal lavoro alla ricreazione e dalla ricreazione al lavoro, la gestualità è la medesima. La prima descrizione dell’atto di alzare ed abbassare le due colonnine e la ragione per tale procedura viene evidenziata e documentata per la prima volta tra il 1730 ed il 1760, periodo nel quale il secondo sorvegliante viene posizionato a meridione. Durante il diciottesimo secolo vi sono differenti testimonianze dalle quali sappiamo che la maggior
parte dei lavori venivano condotti a tavola, intervallati da brindisi mentre la Loggia era aperta. Qualora la Loggia venisse chiusa, mentre una pietanza veniva consumata, ed i Fratelli rimanevano seduti ai loro tavoli, una segnalazione, riconoscibile al primo sguardo, doveva esserci al fine di marcare se la Loggia dovesse intendersi al Lavoro o alla Ricreazione. Fino alla metà del diciottesimo secolo le colonne erano rappresentate uguali basamento fusto scanalato e rastremato verso l’alto sul quale campeggiava per una colonna la lettera B e per l’altra la lettera J con capitello floreale su una colonna la sfera terrestre o mappamondo sull’altra la sfera celeste o armillare. Dal Dalla seconda metà del XVIII secolo le due Colonne hanno cominciato a differenziarsi divenendo l’una diversa dall’altra. La diversità non era solo costituita dalla forma delle Colonne ma anche dalle rispettive sovrastrutture. La Colonna J era costituita da una Colonna corinzia, che al di sopra del capitello corinzio recava una sfera celeste, mentre la Colonna B era costituita da una colonna dorica, il cui capitello dorico sosteneva una sfera terrestre. Oggi, secondo il modello prevalente in Italia la Colonna B è costituita da una Colonna dorica portante sul fusto la lettera B e reca al di sopra del capitello dorico un mappamondo o sfera terrestre mentre la Colonna J è costituita da una Colonna jonica, che porta sul fusto la lettera J e reca al di sopra del capitello jonico tre melegrane dischiuse. Le Colonne, nella nuova impostazione simbologica assumono solo in Italia, simboli e valori appartenenti a tutti e tre i gradi massonici. La Colonna B è sottoposta al 2° sorvegliante, la Colonna J è sottoposta al 1° sorvegliante. La colonna B nel primo grado, è il posto dove gli apprendisti ricevono i salari, inoltre siccome ricorda la Colonna Boaz del portico del Tempio di Salomone che fu definita “nella forza”, in ragione della sua forma dorica, rappresenta la Forza o la materia che ad essa si collega e per la presenza del Mappamondo sul suo capitello, rappresenta l’Universalità della Libera Muratoria. La Colonna J che ricordala Colonna Jachin del portico del Tempio di Salomone, rappresenta la stabilità divina e in ragione della sua forma jonica rappresenta la bellezza. La presenza delle tre melegrane spaccate poste sulla sommità del capitello significano la fratellanza dei Liberi Muratori
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