UNA PICCOLA CANTATA. IL SALUTO
di W. A. Mozart
di Alessandro Decadi
Wolfgang Amadeus Mozart fu senza dubbio un uomo di grandissima cultura. Pur non avendo lasciato a noi testimonianza del suo sapere attraverso scritti critici, saggi o trattati musicali, la sua conoscenza resta testimoniata dalla sua ricchissima biblioteca e dalla relazione che aveva intessuto con artisti, poeti e membri della società aristocratica e culturale coeva.
Amico di molti letterati, subì l’influenza del pensiero illuministico volto alla riscoperta dell’uomo; un passaggio fondamentale per la sua esistenza che lo condusse ad avvicinarsi ad un mondo, quello massone, che già ben conosceva fin dalla giovane età.
Mozart aderì con entusiasmo e profonda convinzione alla massoneria affascinato sia dal ritualismo e simbolismo ma soprattutto per la ricerca di un legame fraterno con le persone, un legame che lo rendesse parte di qualcosa di più ampio e che lo riscaldasse nella sua esistenza. Molta della sua musica anche se non espressamente dedicata alla massoneria è stata di ispirazione massonica ed a Mozart dobbiamo la creazione della così detta Musica Massonica. In effetti una musica per la massoneria non esisteva e durante i lavori molte logge non usavano sottofondi musicali.
Fu la genialità e la generosità di Mozart che lo portarono a creare su testi massonici un simbolismo musicale dettato dal rito e gli ideali di cui si sentiva parte, fino a creare una nuova tecnica compositiva dedicata alla massoneria: l’utilizzo di un bemolle per il rito del primo grado (quello di Apprendista),due bemolli per il secondo grado (quello di Compagno) e tre bemolli per il terzo grado (quello di Maestro), l’uso dei timbri e delle voci maschili (al fine di comprendere i fratelli massoni)e degli strumenti a fiato determinati tra quelli in uso tra i fratelli (i clarinetti, i corni da bassetto, gli oboi), la tonalità di Do Maggiore come simbolo di luce e quella di Mi bemolle come tonalità eroica, le note legate due a due, le terze e le seste come simbolo di amicizia e fratellanza, infine il ritmo ternario indicante i tre gradi massonici.
Mozart fa il suo ingresso in massoneria il 14 dicembre 1784nella Loggia “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza) di Vienna; qui si svolge la Cerimonia di Iniziazione al Grado di Apprendista Libero Muratore di Wolfgang Amadeus Mozart. Poco dopo, il 7 gennaio del 1785 venne promosso Compagno per poi raggiungere nello stesso anno il grado più alto di Maestro.
Questo viaggio iniziatico ha influenzato a tal punto il suo animo da caratterizzare tutta la produzione artistica successiva: il messaggio massonico, alto e forte nelle musiche concepite appositamente per i Lavori di Loggia, traspare anche nelle altre composizioni.
La Piccola Cantata massonica K. 623, nota anche con il titolo Das Lob der Freundschaft(“Elogio dell’amicizia”), è l’ultima testimonianza della fede massonica di Mozart. Mozart la scrisse il 15 novembre 1791, durante un’interruzione alla stesura della composizione del Requiem K. 626.
Secondo gli storiografi il Requiem fu composto fra l’8 ottobre e il 20 novembre, quando Mozart era già troppo malato e debilitato per uscire dal suo letto.
Fu sua moglie Konstanze a persuaderlo di mettere da parte il Requiem per lavorare ad una cantata massonica, nota nel suo titolo definitivo come Eine kleine Freymaurer-Kantate (“Piccola Cantata Massonica”), la K.623, suo ultimo lavoro.
Il Libretto attribuito inizialmente ad Emanuel Schikaneder, librettista de Il Flauto Magico, sembra sia stato scritto da un altro fratello massone, da Karl Ludwig Gieseke, membro della loggia “Alla Speranza Incoronata”, in occasione della consacrazione del nuovo tempio.
Questa ultima opera massonica, composta per tre voci soliste, coro e orchestra, fu compiuta il 15 novembre in tempo brevissimo, in meno di due settimane, in un’unica stesura il cui manoscritto riporta pochissime correzioni.
Si ha notizia che il 18 novembre, anche se già sofferente per la malattia che di lì a poco lo avrebbe condotto a morte, Mozart volle presenziare all’inaugurazione del nuovo Tempio della Loggia massonica cui apparteneva, “Zur neuegekrónten Hoffnung” (“Alla speranza incoronata”), e diresse personalmente l’esecuzione della sua Cantata.“Mozart, già gravemente malato – così racconta un testimone dell’epoca – non volle mancare a quest’ultima riunione dei fratelli di fede, e pur se nella Cantata nulla riconduce alle sue penose condizioni di salute ma inneggia alla speranza di un futuro all’insegna dell’amore fraterno, della solidarietà e dell’amore tra le genti, era conscio di prendervi parte per l’ultima volta e nel salutare gli amici non riuscì a nascondere il dolore di un abbraccio che sentiva definitivo”.
Della cantata il Catalogo Köchel riporta due trascrizioni: la K623 per 2 tenori, 1 basso, coro, archi, 1 flauto, 2 oboi, 2 corni, e la riduzione K 623a per solo coro maschile e organo, strumentata in questa versione per essere eseguita durante la chiusura dei lavori di loggia: “Fratelli, datevi la mano per unirvi, finiamo questo lavoro col giocondo suono di giubilo”. L’orchestrazione è tipicamente massonica: coro di voci maschili e l’organo, strumento in uso per la musica sacra. Scritta in do maggiore si compone di quattro parti: un coro d’apertura, un’aria per tenore, un duetto per tenore e basso, un coro finale. Espressamente massonica è la scelta delle tre voci maschili, simboleggianti i legami dell’amicizia.
Per Mozart è il congedo, siamo a pochi giorni dalla sua morte e la direzione della cantata rappresenta la sua ultima uscita in pubblico. Il 5 dicembre 1791 Mozart viene a mancare consegnando la sua morte al mistero, un mistero che gli costerà la sepoltura in una ignota fossa comune, al riparo da occhi indiscreti e consegnandolo all’eternità.
K623
Eine kleine Freymaurer-Kantate
“Piccola Cantata Massonica”
Laut verkünde unsre Freude
“Annunciamo ad alta voce la nostra gioia”
Coro
Il lieto suono degli strumenti
Annunci forte la nostra gioia.
Ogni cuore dei fratelli gioisca
Dell’eco di queste mura.
Solo
Perché noi consacriamo oggi questo luogo,
con la dorata catena dei fratelli
e la sincera unione dei cuori,
a nostro tempio.
Coro
Il lieto suono degli…
Recitativo
Per la prima volta, nobili fratelli, ci riunisce questa nuova sede della saggezza e della virtù.
Noi consacriamo questo luogo a santuario del nostro lavoro, che deve svelarci il grande segreto.
Dolce è il sentimento del massone, che in una giornata così festante rinsalda nuovamente e più strettamente il vincolo coi fratelli; dolce è il pensiero che ora la comunità ha ripreso spazio tra gli uomini; dolce è il richiamo di questo luogo, dove ogni cuore di fratello medita su cosa era, cosa è, e cosa può diventare; dove l’esempio lo guida, dove il vero amore fraterno sicura di lui e dove tutte le virtù più sacre, prima tra le virtù, la carità regina, troneggiano in silenzioso splendore.
Aria
L’onnipotenza di questa divinità non si fonda
Sul clamore, sul lusso e sullo sperpero,
no! Essa opera in silenzio ed elargisce il bene all’umanità.
Silente divinità, il petto del massone
rende completo omaggio alla tua immagine,
perché tu riscaldi con dolcezza del sole
sempre il suo cuore in dolce gaiezza.
Recitativo
Orsù, fratelli, affidatevi completamente alla bontà dei vostri sentimenti, affinché mai dimentichiate di essere massoni.
Questa odierna festa sia una testimonianza del patto nuovamente e saldamente concluso.
Bandite siano per sempre l’invidia, l’avidità e la calunnia dai nostri petti di massoni, e la concordia annodi saldamente il prezioso legame che è stato intrecciato dal puro amore fraterno.
Duetto
Siano queste mura a lungo
Testimoni del nostro lavoro,
e perché esso duri in eterno
oggi inauguriamo la Concordia.
Dividiamo ogni sforzo
Con tutta la potenza dell’amore;
qui con dignità allora accoglieremo
la vera luce dell’Oriente.
Per ottenere questo beneficio
Iniziamo allegramente il lavoro.
E anche colui che ha già iniziato,
inizi oggi di nuovo.
Quando avremo in questo luogo
completamente addestrato
il nostro cuore e le nostre parole alla virtù,
oh, allora l’invidia sarà placata
e completamente realizzato il desiderio
che incorona la nostra Speranza.
Coro
Il lieto suono degli…
K623a
Laβt uns mit geschlung’nen Händen
“Mano nella mano”
Concludiamo fratelli, questo lavoro
Con mani unite
Tra lieti suoni di giubilo.
Stringa questa catena,
così come questo santo luogo,
anche l’intera sfera terrestre.
Manifestiamo al Creatore,
la cui onnipotenza ci rallegra,
(la nostra) piena riconoscenza cantando in allegria.
Guardate, la consacrazione è finita,
così fosse già finita l’opera
che consacra i nostri cuori!
Onorare la virtù e l’umanità,
insegnare a sé e agli altri l’amore
sia sempre per noi il primo dovere.
Allora la luce rifulgerà non solo in Oriente,
non solo in Occidente,
ma anche al Sud e al Nord.
TRATTO DA “HIRAM”
del 3019/2