E i gufi continuano a non essere ciò che sembrano
Alchimia, esoterismo e simbologia massonica in Twin Peaks
Davide Riboli
Ebbe quest’ultima sensazione:
seppe di sprofondare nel buio.
E nel momento stesso in cui lo seppe,
cessò di saperlo.
Jack London,
Martin Eden (1909) Twin Peaks è il titolo di una serie televisiva creata da Mark
Frost e David Lynch, trasmessa dal canale televisivo americano ABC, a partire dal 1990. La serie ha avuto due stagioni (1990 e 1991), rispettivamente composte da 8 e 22 puntate. Il soggetto della prima stagione era incardinato sullo schema del giallo classico: una mattina d’autunno, in un paesino statunitense ai confini col Canada, un pescatore trova il cadavere di una ragazza. Tutti la conoscevano, tutti sono addolorati, tutti potrebbero essere i colpevoli. Sul posto arriva Dale Cooper, agente F.B.I., che sospetta che l’assassinio di Laura possa essere collegato ad un precedente omicidio, avvenuto altrove. Le cose, come i gufi del luogo, si riveleranno molto diverse da ciò che sembrano. Frost e Lynch iniziano ad introdurre in sceneggiatura una serie di elementi di “sovversione del reale” che sulle prime appaiono poco più che trucchi per tener salda l’attenzione degli spettatori, ma che in breve si moltiplicano, si intrecciano e si stratificano, fino a diventare la vera struttura portante del più straordinario invito al sogno lucido che sia mai stato realizzato per la televisione.
Con il suo carico esoterico, onirico, simbolico e surrealista, Twin Peaks diventa, al tempo stesso, la capostipite di tutte le moderne serie televisive ed un evento irripetibile. Opere successive come X-Files, Lost ed il recente True Detective hanno grandi debiti verso Twin Peaks che, negli anni delle due prime stagioni, divenne un vero e proprio fenomeno sociale di portata mondiale.
Tuttavia – forse a causa di una temporanea flessione degli ascolti, dovuta ad una programmazione poco lungimirante – la produzione ABC decise di sospendere la serie e, sebbene l’identità dell’assassino fosse stata rivelata, le centinaia di domande aperte dalla trama rimasero tutte senza risposta. L’anno successivo, David Lynch scrisse e diresse il film Fuoco cammina con me, dove si narravano le vicende avvenute prima dell’omicidio della Palmer e che avrebbero condotto l’agente Cooper a Twin Peaks. Un prequel che, sebbene abbia concorso ad una maggiore solidità narrativa degli antefatti, continuò a lasciare irrisolto ogni enigma rimasto sospeso.
Nel 2017, il canale via cavo Showtime ha iniziato la trasmissione della terza serie, costituita da 18 episodi e tutt’ora in corso. Il mondo è cambiato dal 1992 e i personaggi, gli interpreti e gli spettatori che seguirono le prime due serie hanno tutti 25 anni in più. Soggetto e trama rimangono ancorati a quella continuità narrativa che è fondamentale per ogni scrittura seriale, ma l’opera che ne risulta è comunque molto diversa dalle due serie precedenti. Con l’avvicinarsi alla conclusione definitiva, i due autori abbandonano ogni remora ed il carico di significati arcani trasforma un “semplice” telefilm in un insolito dispositivo d’indagine e autoanalisi, non privo di sottili valenze iniziatiche. Come sempre accade, l’oro va cercato ed estratto da luoghi che ad uno sguardo superficiale non ne rivelano la presenza: la struttura simbolica più solida e le componenti arcane e misteriche sussurrano la loro presenza dal fondo di cumuli e cumuli di deliziose “patatine per il cervello” costituiti da strampalate teorie cospirazioniste, alieni, medium, nani e ballerine (nel vero senso delle parole), riferimenti cinematografici, dirompente comicità surrealista e gli stilemi classici di noir e pulp. Il simbolismo esoterico infuso in tutta la serie deriva da fonti tanto numerose quanto diverse, ma finisce col ripetere un solo messaggio fondamentale: è necessario raggiungere all’interno l’unificazione sublimata di ogni dualità e all’esterno uno stato di equilibrio con la Natura. I riferimenti più facilmente identificabili sono quelli che si rifanno all’Alchimia ed al Taoismo; per entrambe le discipline il nostro corpo è un vero e proprio microcosmo, al tempo stesso contenuto e contenitore del Cosmo. Ogni Verità Ultima, ogni Unità Perfetta è presente, almeno in potenza, tanto nel microcosmo che nel Cosmo. Ma sebbene essa informi di sé tutta la Natura, è destino dell’Uomo avvertirla senza riconoscerla e, sulla base di questa percezione, mettersi alla ricerca di ciò che già possiede e che lo possiede.
In Twin Peaks l’origine prima di ogni disarmonia è senza dubbio l’opposizione tra Natura e Industria. In questo senso, nell’opera riecheggiano vagamente alcune tematiche fondamentali della trilogia de Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien. Basta guardare con attenzione la sigla di apertura delle prime due stagioni, dove le immagini di paesaggi fieri e incontaminati vengono intercalate da quelle dell’affilatura di una sega circolare per tronchi, per capire che il motore epico della narrazione porterà allo scontro il mondo del legno con quello del metallo. E non è certo un caso se tutti i personaggi coinvolti nella distruzione o nello sfruttamento della Natura incontrano una morte violenta o invertono lentamente le proprie abitudini, evolvendo verso una qualche sorta di ambientalismo.
Ma la lotta tra Natura e Industria è solo uno dei conflitti archetipici che vengono declinati in Twin Peaks. Il tema del dualismo disarmonico, dove lo scontro tra gli opposti è condizione minima necessaria al raggiungimento di un nuovo equilibrio, si rappresenta attraverso una interminabile serie di giochi di specchi, doppelgänger, doppie dimensioni, doppie vite e tematiche di coppia. Senza contare che il nome stesso della serie, mutuato dal luogo dove essa si svolge, già contiene il senso del doppio (“Twin Peaks” si traduce in italiano: “Picchi Gemelli”). Tutti questi elementi vengono presentati attraverso simboli, anagrammi, enigmi e metafore che non possono non ricordare, ad uno spettatore attento, gli scritti di tanti alchimisti d’Oriente e d’Occidente. Come sempre accade in queste tradizioni, la soluzione, anche se semplice, deve essere nascosta da enigmi e velata
d’ambiguità, poiché senza l’impegno completo del cercatore (e la sua dissoluzione) non è possibile alcuna trasformazione personale.
Quest’oro può essere solo ricercato, a volte trovato, ma mai ceduto. L’obiettivo finale pare nascondersi tra le righe di alcune battute della misteriosa Signora Ceppo: – L’equilibrio è la chiave. L’equilibrio è la chiave di molte cose. Sappiamo capire l’equilibrio? – e ancora:
– Dove c’era uno, ora ci sono due. O sono sempre stati due? Che cosa è una riflessione? Una possibilità di vedere due? Quando c’è la possibilità di riflettere, ci possono sempre essere molti due. Solo quando siamo ovunque ci sarà solo uno. –
Il processo di costante ricerca, dissoluzione, evoluzione e sublimazione è personificato dall’agente Dale Cooper e dalla sua interminabile indagine. Cooper appartiene al Federal Bureau of Investigation che, lungi dall’essere proposto secondo la tradizionale immagine cinematografica dell’agenzia governativa di sicurezza interna, appare piuttosto come un sodalizio di uomini e donne molto particolari, dediti alla protezione dell’umanità ed al miglioramento personale. A questo sodalizio appartiene lo stesso Lynch che si è ritagliato un ruolo di notevole importanza come diretto superiore dell’agente Cooper. Lynch interpreta Gordon Cole, un sordo che parla ad alta voce, quasi sempre senza farsi intendere pienamente da chi lo accompagna e ama i codici. A sua volta, il personaggio di Lynch prende ordini e riceve consigli da una direttrice generale molto particolare: Denise Bryson. Denise era in origine Dennis Bryson, ex collega dell’agente Cooper trasformatosi in donna. Molti critici hanno voluto leggere in questa curiosa piega della sceneggiatura un omaggio di Lynch alla realtà LGBT, ma credo di non azzardare troppo nello scorgervi anche la personificazione di quell’androgino alchemico che deve essere ben noto ad entrambi gli autori.
Non sono riuscito a trovare elementi concreti che documentino l’appartenenza diretta di Frost o Lynch alla Massoneria, ma molti simboli noti e meno noti vengono più o meno correttamente impiegati nella narrazione, ad iniziare dalla raffigurazione delle Logge.
In Twin Peaks la Loggia Bianca e la Loggia Nera sono luoghi dove la realtà quotidiana viene sospesa ed è possibile avere uno scambio con entità completamente altre da sé che spesso eccedono l’umano. Il pavimento non è a scacchi, ma alternanza e dualità sono comunque raffigurati dal bianco e dal nero che ne colorano il pattern a greca. Gli arredi e le tende che costituiscono le pareti sono rossi. Il rosso diventa così il terzo colore dopo nero e bianco (simbolicamente indicanti la natura intrinseca delle logge stesse): nigredo, albedo e rubedo. La Loggia Nera e la Loggia Bianca sono luoghi che possono coesistere solo se contenuti e contenenti una grande Sala Rossa. Gli ambienti che costituiscono le logge paiono in costante trasformazione e dietro la medesima tenda non si trova mai la medesima stanza. La loggia diviene così anche un labirinto e questo labirinto è un setaccio da cui è necessario farsi attraversare per separarsi, riconoscersi e battersi con le proprie componenti più basse e primordiali. Il solo riferimento immutabile in questo complesso labirinto multidimensionale che, come tutti i labirinti, è essenzialmente un dispositivo evolutivo del sé, pare essere l’onnipresente statua di Venere.
Sono già state riempite centinaia, forse migliaia di pagine, che tentano il riconoscimento e l’analisi di tutti i simboli alchemici, esoterici e massonici presenti in Twin Peaks, senza che il lavoro potesse comunque essere completato. Frost e Lynch, in una operazione lunga 25 anni, hanno creato un codice tanto duttile, quanto complesso che si sostanzia di ogni possibile elemento presente in sceneggiatura o fotografia. Alle logge si alternano gli american diner in stile Hopper, agli anelli di riconoscimento con incisioni assai simili a squadra e compasso si susseguono tazze di caffè e fette di torta alla ciliegia e angeli, demoni e alieni finiscono col dialogare con agenti assicurativi, bambini troppo soli e donne molto inquiete. In questa sorta di turbinante Freak Circus, tutto pare significare sempre altro, riuscendo comunque, con eleganza, ad eludere il rischio della gratuità fine a se stessa. Esattamente come accade nella vita, si è certi che esistano un disegno, un motivo, una architettura, ma ogni volta che pare di averli individuati, che pare finalmente di avere capito, tutto si complica, tutto diviene altro ed è di nuovo necessario mettersi a cercare. – Viviamo in un mondo dove nulla è semplice. Ogni giorno, proprio quando pensiamo di avere trovato un appiglio sulle cose, qualche nuovo elemento viene introdotto all’improvviso e tutto si complica ancora una volta. Qual è il segreto? – La Signora Ceppo