ARCHEOLOGIA MASSONICA: RITROVATO IL PIÙ ANTICO TEMPIO DI PINEROLO
Dario Seglie
Inquadramento storico della Massoneria a Pinerolo
La Libera Muratoria è presente a Pinerolo da oltre due secoli e mezzo, ed è tra le più antiche d’Italia. Apportatrice di nuove idee, la Massoneria trovò – nella seconda metà del secolo XVIII – terreno favorevole per costituirsi e svilupparsi nella Città che fu dei Principi d’Acaja-Savoia, nel XIV secolo prima Capitale del Piemonte.
La prima Loggia Massonica regolare di Pinerolo, di cui si ha notizia certa, fu la Loge de Saint Jean de la Sincère Union, Régiment de Piémont, Oriente del Piemonte Cavalleria, istituita nel 1758. Sebastiano Giraud, nato a Pinerolo il 19 ottobre 1735,
Pinerolo nella Loggia militare quando dirigeva l’infermeria del Reggimento, diffusore delle prime puntate dell’illuministica “Enciclopedia” di Diderot e D’Alembert, ne fu uno degli elementi di maggior spicco; sarà poi condannato a morte, in contumacia, per giacobinismo e congiura antimonarchica. La seconda Officina a Pinerolo – Pignerol, alla francese – porta il nome di St. Jean des Trois Pins, Loggia di San Giovanni dei Tre Pini (nome che richiama quello della città: Pinerolo); essa fu fondata il 22 Luglio 1768, come risulta nei documenti ritrovati nel 2005 in Savoia, all’Archivio Dipartimentale di Chambéry. Tra le personalità che fecero parte di questa loggia militare pinerolese (non sappiamo dove si riunisse, come per la precedente Officina) si annoverano elementi dell’aristocrazia militare di Cavalleria, borghesi e nobili della città. Tuttavia la Loge de Saint Jean des Trois Pins ebbe però vita breve; infatti ritroviamo gli stessi nominativi nel piè di lista del 1771 della Loggia Saint Jean de la Mystérieuse all’Oriente di Torino, in occasione della sua riorganizzazione. Il principale personaggio della prima massoneria subalpina è il Conte Gabriele Asinari di Bernezzo, comandante del Reggimento delle Guardie di S. M. a Pinerolo, città ove morirà nel 1803. Egli, nel 1775, sostenuto dal Giraud, portò la Massoneria del Piemonte a livello internazionale, sotto la giurisdizione della Gran Loggia di Londra. Nel 1778, a Torino si crea il Grand Orient Sarde, avente come Gran Maestro il pinerolese Conte Asinari di Bernezzo, con le Logge costituite all’obbedienza della Grande Mère Loge Nationale Saint Jean des Trois Mortiers di Chambéry in Savoia, già capitale dello Stato Sabaudo.
Dal 1780 al 1794, avvenne il tramonto della Libera Muratoria in Piemonte: il colpo di grazia fu l’emanazione, il 20 maggio 1794, da parte del Re Vittorio Amedeo III, di un editto repressivo contro tutte le associazioni, compresa quella dei Liberi Muratori. A Pinerolo, dopo le dominazioni francesi del 1500 e del 1600 (quest’ultima famosa per essere stata teatro delle vicende legate alla Maschera di Ferro, al moschettiere D’Artagnan ed al cardinale Richelieu che prende Pinerolo nel 1630), durante il periodo in cui la città subalpina ritorna – per la terza volta – possedimento della Francia di Napoleone, nel 1807 viene ricostituita la Massoneria pinerolese con una Loggia denominata St. Jean de la Parfaite Amitié che si installa nell’ex convento di San Domenico o dei Giacobini, in una sala a piano Pinerolo (Pignerol) fortificata in una stampa francese del 1650 terra. Negli archivi del GOdF a Parigi esiste un documento datato 15 novembre 1806, avente per oggetto: Nécessité de créer une loge a Pignerol; voyons avec faveur le Grand Orient de France donner son accord. Questa Loggia rimane attiva sino alla fine del periodo napoleonico. Il personaggio di maggior prestigio fu il Commissario e Prefetto della Provincia di Pinerolo Pierre Geymet, già Moderatore della Chiesa Valdese, il quale fu anche il primo Maestro Venerabile della nuova loggia pinerolese.
Tra i membri della Loggia dal 1807 al 1814 spiccano nomi illustri: il già nominato Pierre Geymet, Joseph Biffrari, sindaco di Pinerolo, Giovan-Battista Alliaud, medico, Cipriano Appia, commissario (il cui nipote Louis Appia, medico-chirurgo fu cofondatore con Henry Dunant della Croce Rossa Internazionale), Michele Buniva, scienziato e docente universitario all’Ateneo di Torino, introduttore della vaccinazione antivaiolosa. A Pinerolo la Massoneria viene ricostituita il 30 Novembre 1902, con la rifondazione di una Loggia intitolata Giordano Bruno, precedentemente attiva in Torino dal 1888, in omaggio al filosofo del libero pensiero, torturato e arso vivo sul rogo, come eretico, dall’Inquisizione nel 1600. L’Officina, che si riuniva nel seicentesco Palazzo Porporato di Via Sommeiller, lo stesso edificio dove all’inizio dell’800 vi era la Loggia napoleonica St. Jean de la Parfaite Amitié, rimarrà attiva fino all’avvento del fascismo, quando nel 1925 vengono sciolte le Logge, confiscato Palazzo Giustiniani, arrestati, assassinati, mandati al confino molti esponenti della Libera Muratoria. Tra i massoni pinerolesi di inizio secolo spiccano Ferdinando Gabotto, storico illustre e professore all’Università di Torino, Fortunato Gaja, medico e direttore dell’ospedale civile di Pinerolo, Luigi Gavuzzi, imprenditore, Carlo Patrucco, storico e professore, Alberto Pittavino, giornalista e tipografo, Arturo Prever, industriale, Filippo Seves, preside e fotografo, Enrico Zola, presidente del Veloce Club, sodalizio sportivo ancora esistente.
L’ultimo Maestro Venerabile della Loggia Giordano Bruno fu il Conte Mario Savorgnan d’Osoppo, di antichissima famiglia veneta, personaggio che tra Ottocento e Novecento animò la vita culturale e politica di Pinerolo, fondatore della Croce Verde, consigliere della Croce Rossa, assessore comunale, antifascista, socialista, musicofilo. In questi anni frequentarono la Massoneria Pinerolese altri celebri personaggi, tra i quali spicca lo scrittore Edmondo De Amicis, che a Pinerolo dedicherà il libro Alle Porte d’Italia, scritto nella Villa Maffei, sulla collina di San Maurizio.
Alcuni anni or sono un professionista pinerolese, l’Arch. Fioravanti Mongiello, segnalava allo scrivente un enigmatico locale che aveva rinvenuto in un edificio che stava ristrutturando nel centro storico di Pinerolo, e presentò alcune fotografie che mostravano una sala sotterranea alla quale si accedeva da un passaggio nascosto con una botola a pavimento e scala a chiocciola che partiva da una sala del piano terreno e raggiungeva il piano cantinato. Dall’esame delle fotografie fu subito evidente che si trattava di un Tempio massonico, miracolosamente conservatosi nei secoli. Alcune difficoltà logistiche, legate ai lavori di restauro generale dell’edificio seicentesco, non consentirono un sopralluogo immediato. La proprietà e l’architetto garantirono di conservare e di non alterare i particolari della sala sotterranea. Recentemente, nel mese di Agosto 2016, fu finalmente possibile ispezionare il locale ed eseguire rilievi fotografici. Lo scantinato, di circa 50 mq a pianta quadrangolare con volta a botte alta al centro circa 3,40 m, è completamente intonacato. Tutta la volta è dipinta di azzurro e sono ancora infisse alcune stelle metalliche, ormai molto scure e corrose perché ossidate. La parete di fondo e le altre pareti sono pitturate in rosso scuro; quella di fronte alla porta di ingresso reca una iscrizione che segue l’arco della volta.
Le singole lettere, alte circa 10 cm, sono tracciate secondo una criptografia che i primi scopritori non avevano potuto interpretare. Eseguito il rilevamento preciso di tutti i segni, è incontrovertibilmente risultato che si tratta di lettere dell’alfabeto segreto massonico, in uso fin dal XVIII secolo. Si legge MASSONERIA UNIVERSALE e, più sotto, due acronimi, COM su un lato e IFA sull’altro lato, rimasti al momento senza spiegazione, in quanto si decifrano solo i tre puntini posti a triangolo, come si usa ancora oggi nelle abbreviazioni massoniche. Il colore ai muri fu dato solo dopo che erano state costruite le boiserie di rivestimento alle pareti, sistemato l’Oriente e gli stalli a Meridione ed a Settentrione, poiché si nota lo stacco tra le zone di colore differente. Sulla volta, sopra il posto che era occupato dal seggio del MV, si vede ancora l’impronta che ha lasciato una probabile applique, forse metallica, col Delta raggiante.
L’ eccezionale ritrovamento e la straordinaria conservazione di questo Tempio fa assurgere questa scoperta a un unicum di archeologia massonica; probabilmente questo edificio è da annoverarsi tra i più antichi locali storici massonici oggi presenti in Italia.
Attribuire l’età di questo Tempio è cosa non facile in quanto non sappiamo dove erano collocati i Templi delle prime due Logge che furono operanti a Pinerolo; quella del 1758, Loge de Saint Jean de la Sincère Union, Régiment de Piémont, Oriente del Piemonte Cavalleria e la seconda del 1768: Loge de Saint Jean des Trois Pins. Essendo logge militari è pensabile che non avessero una sede fissa per potersi riunire in Tornata seguendo gli spostamenti del Reggimento. Inoltre, la scritta del Tempio è in italiano e non in francese, lingua ufficiale in
Piemonte durante il secolo XVIII. La Loggia successivamente sorta a Pinerolo è del 1807, durante la dominazione francese di Napoleone primo. La Loggia denominata St. Jean de la Parfaite Amitié durerà fino al 1814; la lingua corrente è sempre il francese.
Col Congresso di Vienna e col ritorno di Pinerolo sotto Casa Savoia, dal 1814 la Massoneria viene interdetta negli Stati Sabaudi. Ecco che a questo punto diventa plausibile supporre la creazione di una Loggia segreta, col Tempio accessibile in modo completamente riservato, dove i Fratelli, passando dall’interno dell’appartamento del piano terreno per scendere al piano entroterra attraverso una botola e con la scala a
chiocciola, permetteva loro di accedere al locale rituale della Loggia senza che occhi profani potessero vedere i movimenti delle persone. La scritta che campeggia ad arco sulla parete ad Oriente, in italiano, è consona alla lingua in uso in quel periodo negli Stati Sabaudi.
In ogni caso, si tratta di un antico manufatto massonico, un Tempio che è arrivato fino ai giorni nostri, sia pure senza arredi, con le caratteristiche strutture murarie dipinte e istoriate in discrete condizioni di conservazione. Una autentica rarità per una archeologia urbana massonica che, fino ad ora, ha pochi confronti.