UN TRIPLICE FRATERNO… EMOTICON
Resta da stabilire se la “fisicità” della pratica massonica, con la sua ritualità e con le sensazioni dell’insieme fraterno vissuto fra le colonne dei templi, possa essere considerato un valore trascurabile, quanto meno sostituibile dai pixel di uno schermo digitale. Che fine faranno, in questa prospettiva, i triplici baci ed abbracci fraterni, le catene d’unione, le deambulazioni rituali? Saranno sostituiti da emoticon?
inserito il 31 03 2020, nella categoria Ritualità, Tavole dei Fratelli
Tavola del fr:. a:. mu:.
Quanto conta la “partecipazione fisica” alle tornate massoniche? Può esistere una “fratellanza virtuale” che si esprima tramite Officine on line?
Sono questi gli interrogativi che si stanno sollevando da qualche tempo a questa parte fra i liberi muratori costretti ad un forzato “esilio” dai templi massonici, esilio adottato come misura cautelativa di prevenzione dai rischi di contagio per la diffusa pandemia di coronavirus. un esilio che è già durato quasi due mesi e rischia di durarne altrettanti (nel frattempo è stata rimandata a Settembre anche la Gran Loggia del GOI originariamente prevista nella prima settimana di Aprile).
L’astensione dai tradizionali lavori massonici a causa del coronavirus non ha certo riguardato solo le officine italiane: anche la Gran Loggia d’Inghilterra si è rivolta ufficialmente ai suoi 200mila membri, che si riuniscono in oltre 7mila logge, per invitarli non solo ad astenersi da qualsiasi contatto fisico prima e dopo le riunioni, e, data la “natura tattile” di varie parti della ritualità tradizionale, a considerare la possibilità di posticipare le tornate a tempi migliori; e se così non fosse i dirigenti della massoneria inglese hanno comunque sconsigliato di recarsi in loggia tramite trasporti collettivi, e si sono raccomandati di lavarsi con cura le mani per minimo 20 secondi prima e dopo ogni tornata, anche se sono stati indossati i guanti.
I massoni inglesi hanno espresso anche un auspicio certamente condividibile anche dalla libera muratoria italiana: e cioè che questa epidemia possa generare un’ondata ancora maggiore di spirito fraterno, soprattutto nei confronti dei massoni che dovessero risultare infetti.
I segretari delle logge (inglesi) sono stati invitati a conservare con particolare cura i registri delle logge, in particolare quelli delle presenze, in modo da poter verificare con rapidità i contatti più recenti dei fratelli eventualmente colpiti dal virus, e più in generale a cercare di mantenere rapporti telefonici o tramite internet con tutti i fratelli per monitore il loro benessere.
In questo lungo periodo di diaspora forzata, molti fratelli, anche qui in Italia, hanno infatti cercato di mantenere i contatti fra di loro ricorrendo alla tecnologia on line (tramite whatsapp, facebook, ecc.) e ci sono stati inoltre diversi tentativi di “incontri” on line, sia a livello di logge, sia a livello nazionale (come ha fatto ad esempio il Rito Scozzese), con discreti successi di partecipazione; partecipazione che ha in parte colmato il desiderio di rivivere l’eggregoro fraterno dopo tante settimane di astinenza dalle abituali tornate massoniche.
Ma è proprio qui che nasce l’aspetto più problematico: può un’adunanza tramite il computer o lo smartphone supplire ad una riunione fisica dei fratelli? Ed in prospettiva potrà esservi una ritualità massonica on line basata su “logge virtuali”? La modernità travolgerà la tradizione della pratica massonica, come sta avvenendo in tanti altri aspetti della società profana?
La risposta è calata nelle sensazioni ricavate dai singoli fratelli in occasione degli incontri virtuali promossi a livello di singole logge: se ne hanno tratto un efficace appagamento “fraterno”, probabilmente l’era della massoneria informatica è più reale e vicina di quanto si pensa.
Non vorrei, personalmente, nemmeno apparire eccessivamente “passatista” di fronte alle innovazioni del tempo, ben ricordando l’antitetico rimprovero di Socrate a Platone per il suo utilizzo di una moderna diavoleria del tempo: la scrittura, al posto dell’insegnamento orale (dalla “tavoletta” di cera al “tablet” elettronico il passo è stato solo di 2.400 anni!).
Resta da stabilire se la “fisicità” della pratica massonica, con la sua ritualità e con le sensazioni dell’insieme fraterno vissuto fra le colonne dei templi, possa essere considerato un valore trascurabile, quanto meno sostituibile dai pixel di uno schermo digitale.
Che fine faranno, in questa prospettiva, i triplici baci ed abbracci fraterni, le catene d’unione, le deambulazioni rituali? Saranno sostituiti da emoticon (le faccine che appaiono nelle chat di internet) o da altri simboli grafici ancora da inventare (o reinventare, magari rifacendosi agli antichi geroglifici egizi)?
Certamente si avverte la necessità di introdurre elementi in grado di creare o ricreare un adeguato “climax” massonico anche tramite le adunanze on line.
Appare assai difficile sublimare le sensazioni, ma anche gli innegabili valori intrinsechi, del vissuto fisico di una tornata rituale. A cominciare dallo stesso ritmo “a spirale” dei vari interventi che, è stato rilevato, corrisponde alla procedura cerebrale di concentrazione e apprendimento.
Semmai per “validare” una futuribile ritualità informatica sarebbe necessario un saldissimo recupero della più antica tradizione massonica, in pratica la tradizione delle tornate rituali delle origini.
Allorchè i fratelli si connettono ad una tornata virtuale, per viverla con autentico spirito massonico, dovrebbero essere pervasi da una tale concentrazione da essere in grado di proiettarsi mentalmente all’interno di un tempio sublimale condiviso, immaginandone ogni dettaglio, ogni strumento, ogni arredo sacro.
Tutto questo non diversamente da quanto avveniva nella massoneria delle origini, quando le logge non disponevano di templi propri, e dovevano ogni volta ri-consacrare luoghi diversi (taverne, appartamenti privati, ecc.).
E’ per questo che ancora oggi ad ogni tornata viene recitato, come allora, un preciso rituale di apertura e di chiusura, che aveva appunto lo scopo di consacrare solennemente, volta per volta, lo spazio per gli architettonici lavori dell’officina.
Una consacrazione che ricordava l’ancor più antica tradizione delle tribù ebraiche che trasportavano con sé l’Arca dell’Alleanza, e ad ogni sosta delle loro peregrinazioni, fissavano con apposito rituale un’area sacra per riporvela (divisa in tre sezioni: l’Ulam, il Vestibolo; l’Hekal, l’Area Sacra o camera di mezzo; ed il Debir, il Santo dei Santi dove veniva alloggiata l’Arca; in pratica la Sala dei Passi Perduti, l’Area delle Colonne e l’Oriente dei templi massonici moderni).
Le antiche logge massoniche, nella provvisorietà dei loro luoghi di riunione, allora non disponevano nemmeno degli arredi, degli strumenti e delle architetture previste dalla tradizione sacra; per questo le raffiguravano e le sublimavano attraverso un accessorio allora ritenuto di basilare importanza (un po’ meno oggi che generalmente le logge dispongono di templi “attrezzati”): vale a dire “Il Quadro di Loggia”, che doveva essere accuratamente disegnato e ricomposto ad ogni tornata, riassumendo in esso la mitologia e gli strumenti specifici di ogni grado massonico.
Oggi, durante le tornate “tradizionali”, i “Quadri di Loggia” sono quasi sempre pre-confezionati, tuttalpiù raffigurati da un gesto sintetico e formale del Maestro delle Cerimonie.
Ma nel caso di una “tornata virtuale” (tramite internet) per ottenere un’ambientazione mentale consona ai valori sacrali della tradizione massonica, sarebbe certamente necessario che ogni fratello fosse in grado di ricostruire con precisione e consapevolezza nella propria mente il corredo integrale del Quadro di Loggia, nel grado di svolgimento dei lavori. Solo così si potrebbe stabilire un credibile “climax” massonico della piattaforma on line eletta a tempio virtuale.
In poche parole per essere massoni “più moderni”, proiettati nell’era dell’intelligenza artificiale, dovremmo praticamente diventare massoni “più antichi”.
Detto questo (e scontando probabilmente anche un gap generazionale, fra fratelli più attempati dell’era analogia, e fratelli più giovani, nativi digitali), restano comunque perplessità dal punto di vista dell’empatia umana nel comparare un’eventuale iniziazione virtuale, con la somma di emozioni e sensazioni che si accumulano in una iniziazione tradizionale.
Difficile pensare ad un effetto iniziatico puramente intellettuale assimilabile a quello vissuto dalla gamma di stimoli mentali e sensoriali di una cerimonia fisica tradizionale.
Parafrasando una canzone di successo di qualche decennio fa, la Massoneria in realtà non può essere che “partecipazione”.
Quindi non possiamo che augurarci di tornare ad “abbracciarci” al più presto fra le colonne dei nostri templi (anche perché vorrebbe dire che la minaccia del coronavirus è stata superata).
Si tratta di ribadire anche un requisito di “umanità” che nessuna intelligenza artificiale potrebbe né dovrebbe usurpare (dipende anche da noi): l’empatia fra menti e cuori. Noi massoni lo chiamiamo “eggregoro”.
Ho detto A:. Mu:. 31 Marzo 2020
DA LOGGIA GIORDANO BRUNO