LA MASSONERIA SULLE STRADE DEL MONDO
Marco Tuponi
Di quale mondo vogliamo trattare: del mondo iniziatico o del mondo profano, del mondo politico o di quello spirituale, di quello individuale o di quello collettivo, di quello che è stato, di quello che è o di quello che sarà?
In questo contributo cercherò di percorrere “incessantemente” tutte queste vie sia come singoli individui all’interno di una comunità, sia come iniziati all’interno della nostra Istituzione che nella Società Civile, camminando in una direzione e poi in un’altra, rivolti al passato, al presente e tracciando un’idea di sentiero per il futuro e soprattutto essendo cosciente che tutto ciò debba ricercarsi continuamente nella vita quotidiana di ognuno di noi.
Il mondo iniziatico coinvolge da sempre tutti i popoli della terra da quando l’Homo sapiens sapiens esiste. Per essere accettato all’interno di una comunità, sia essa religiosa o laica, civile o militare, maschile o femminile, sono sempre esistite cerimonie d’iniziazione o comportamenti codificati per gli iniziati.
L’universo massonico è globale, e questo ha determinato un’omogeneità sostanziale nei propri riti d’iniziazione o di crescita a prescindere dalla latitudine o dalla cultura del popolo.
Certamente la Massoneria è frutto del pensiero occidentale, ma ha sincreticamente accolto simboli di altre culture che hanno segnato la vita anche dell’Occidente (intesa come cultura greco-romana): due su tutte, l’ebraismo e la cultura egizia.
Quando le potenze europee, Gran Bretagna e Francia in testa, hanno iniziato a conquistare il mondo, hanno diffuso anche nei Paesi dominati la propria cultura, compresa quella massonica con i propri principi, i propri valori ed i propri riti.
In tal modo la luce massonica si è diffusa nei cinque continenti, allargando sempre più i propri orizzonti e ricevendone in cambio, in qualche caso, contaminazioni culturali.
Quando la Massoneria, tramite l’Impero Britannico, sbarcò in India, si pose il problema, per ammettere Fratelli Indù al proprio interno, di come giustificare l’apparente politeismo indiano con l’idea del G.A.D.U. Problema che fu superato in quanto la filosofia e la religione indù prevede, comunque, un’unità spirituale data da Brahama, spirito creatore di tutto e scintilla dell’universo.
Su questo aspetto è paradigmatica la poesia “Loggia Madre”di Kipling nel punto dove recita: “Ognuno rifacendosi al Dioche meglio conosceva. L’uno dopo l’altro si parlava … con Maometto, Dio e Shiva che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste”
In India la nostra Istituzione non aveva velleità rivoluzionarie, ma solo quella di far crescere il mondo interiore di ogni singolo Fratello.
Diversa è stata la percezione della Massoneria nelle Americhe, in quanto la nostra Istituzione ha avuto, in questi Paesi, la funzione di risvegliare le coscienze con uno spirito rivoluzionario, promuovendo e contribuendo all’indipendenza dal giogo delle potenze europee.
Da cui la domanda: la Massoneria se serve può essere considerata rivoluzionaria ed è stata rivoluzionaria?
Dipende dal significato che diamo a questa parola.
Se con “rivoluzionaria” intendiamo il rovesciamento dello status quo, in qualche modo la Massoneria potrebbe essere considerata tale, perché essa tende a non sopportare gli ambienti e le situazioni prevaricanti, costringenti, limitative della libertà di pensiero. Per cui, se il proprio seme germoglia in una questi diritti vengono negati o limitati, la Massoneria, che propugna uno spirito libero (meglio, è essa stessa per definizione Libertà) nel pensiero, nelle idee, nel confronto, non può e, per me, non deve essere spettatrice, ma deve agire opponendosi anche al potere costituito, che opprime quel Paese, quella Società, quel gruppo di persone.
D’altra parte, la Massoneria non è rivoluzionaria senza se e senza ma, per partito preso, movimentista e contro il potere costituito, e ne è un esempio il fatto che, al momento della nostra Iniziazione, dichiariamo fedeltà alla Repubblica Italiana ed alle sue leggi ed in primo luogo alla Costituzione.
Per cui vedo con grande difficoltà la possibilità che un anarchico possa condividere un’esperienza in Massoneria, come, in senso regolare, non è accettata una Massoneria che non crede nel G.A.D.U.
Nella storia della nostra Istituzione si sono avute parecchie testimonianze in tal senso. Si pensi a quando i Massoni hanno non solo appoggiato teoricamente le idee illuministe, ma le hanno praticate partecipando alla Rivoluzione delle Colonie Americane contro la Gran Bretagna, alla Rivoluzione francese nelle cui fila hanno militato tanti Fratelli, alla carboneria italiana, ai movimenti indipendentisti ottocenteschi in America Centrale e Meridionale.
Tra i Padri Fondatori degli USA figurano vari Fratelli Massoni, a partire da Giorgio Washington e Beniamino Franklin, mentre Simon Bolivar fu l’eroe dell’indipendenza di Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela e Benito Juarez, primo presidente indio del Messico liberale si oppose alla dittatura di Antonio Lopez de Sant’Anna.
Tutti questi furono Fratelli Massoni.
Universalismo e Massoneria, Diritti dell’Uomo e Massoneria, Società delle Nazioni e Massoneria, ONU e Massoneria, Croce Rossa e Massoneria. La nostra Istituzione viene da lontano, ha percorso molta strada e molta strada ancora l’aspetta.
La diffusione del pensiero massonico, i valori ed i caposaldi della Massoneria sono oramai patrimonio del sentire comune e sono diffusi in tutto il mondo, le dittature e gli stati autoritari non li amano, invece i giovani Stati e le giovani democrazie sono attratti da essi: si pensi, negli anni venti del secolo scorso, cosa avvenne in Turchia con il movimento dei “giovani Turchi” capeggiato da Mustafà Kemal detto Ataturke la “rivoluzione” laico-massonica che fece uscire quel Paese da secoli di arretratezza e chiusura culturale.
In tutto il continente africano la Massoneria si sta diffondendo sempre più a macchia d’olio, anche se originariamente ispirata e portata dai colonizzatori europei.
In Cina, partendo da Hong Kong e Taiwan, sta riprendendo qualche vigore anche nella Cina popolare.
Nell’Est Europa la rinascita delle Logge è coincisa con la rinascita della democrazia.
In URSS esistette fino al 1922, anche se pure durante l’impero zarista fu ostacolata, ora dal 1992 con la Loggia Armonia sta di nuovo rifiorendo: il libero pensiero ha bisogno di praterie sconfinate.
Particolare è la situazione di Cuba, in quanto il Castrismo non l’ha mai osteggiata: anzi è stata ed è una convivenza ben riuscita, determinata dal fatto che la Massoneria cubana si è sempre professata apolitica: vivi e lascia vivere.
Spesso si sente dire che la Massoneria governa il Mondo: direi che in modo più credibile la Massoneria semplicemente cammina per le strade del mondo. L’ecumenismo massonico tramite i propri ideali permette ai Massoni di sentirsi tutti Fratelli.
Tra la simbologia massonica c’è il disegno di un cerchio con un punto nel mezzo: ciò significa che il punto centrale è il massone e la circonferenza è il mondo che lo circonda e di cui è parte.
Nel 1926 Mussolini sciolse tutte le Logge e così fece anche la Spagna franchista. Più recentemente nell’Iraq di Saddam Hussein era addirittura prevista la pena di morte per chi si dichiarava Massone.
Ho detto all’inizio di questo mio scritto che il Mondo è da intendersi sia come iniziatico, sia come profano.
Nel mondo profano la credibilità che nella società civile un’idea massonica possa costituire la strada maestra per testimoniare la positività del pensiero Massonico spesso, in passato, ma anche ora, dipende dalla misura in cui i suoi leader testimoniano la sua validità.
In passato anche le religioni si trasmettevano in tal modo: per esempio, tra i non Cristiani la diffusione della religione cristiana spesso derivava dal fatto che il re o il principe di un popolo accogliesse questo nuovo credo; ne sono testimonianza la conversione dei popoli germanici (per esempio Clodoveo per i Franchi) e della Russia con il principe Vladimir.
In Massoneria, il fatto che a capo di essa, in alcuni Paesi (si pensi ad esempio alla Gran Bretagna, alla Svezia, agli USA) ci siano o ci siano stati capi di Stato o personaggi di spicco del potere costituito, certamente ha influenzato positivamente la diffusione dei valori massonici in quel territorio(nella metà del ’700 non essere massone tra i nobili o i potenti significava non “essere alla moda”).
Anche in Italia, alla fine dell’800 – primi del ’900, il fatto che molti uomini di governo fossero Massoni, nonostante l’avversione della Chiesa Cattolica, contribuiva non solo alla diffusione della Massoneria, ma ne esaltava la sua credibilità anche nel mondo profano.
Interessante è rilevare come la Massoneria non solo in India, come ho detto prima, è stata di ampie vedute, ma anche in
altri Paesi ha assorbito la cultura locale se è vero, come è vero, che addirittura in Zaire, pur mantenendo intatti i propri principi, ha dato vita ad un particolare rito detto appunto “zairese”. In tale variante locale, gli appellativi di alcuni gradi fuoriescono dalla terminologia tradizionale per assorbire, al proprio interno, le tradizioni iniziatiche africane, in particolare bantu. Per esempio, tra i sette gradi di cui si compone è stata introdottala figura del “Maestro della Foresta” giustificata dal fatto che, nel continente africano, molte iniziazioni, per esempio l’entrata nella pubertà per i maschi, sono contrassegnate dalla sfida dell’uomo con le forze della natura, e tra queste c’è la foresta nel suo insieme.
Questo sincretismo è forse molto distante dal nostro modo di sentire la ritualità come un caposaldo della tradizione, ma anche questo significa che la Massoneria è alla ricerca anche di sé stessa e delle proprie tradizioni sulle strade del mondo.
La Massoneria è certamente tradizione ed i propri riti non sono fini a sé stessi, bensì sono parte dell’amalgama che ci fa sentire tutti Fratelli; da ciò penso potrebbe discendere che il solo cambiamento di un nome, però mantenendo la sostanza e la ritualità tradizionale, non svuoti la nostra Istituzione anzi la arricchisca, come lo è per il rito zairese su citato.
Per esempio, se si osserva l’iconografia cristiana a seconda delle latitudini, anche la nostra europea, Gesù, La Madonna e San Giuseppe prendono le sembianze Nord Europee, Sud Europee, Sud Americane, Africane, Orientali. I vari modi di rappresentare le statuette del presepe ne sono la prova visibile e tangibile, raffigurando i vari personaggi con le caratteristiche somatiche e culturali (abbigliamento, cibo ecc.) dei vari Paesi.
Certamente questa diversità iconografica non solo non ha stravolto la Chiesa, ma nemmeno i suoi riti; anzi l’ha portata con vigore sulle strade del mondo: anche questo è ecumenismo.
Pensiamo anche alla lingua utilizzata durante il rito, ad esempio, nel Cattolicesimo la Messa: il Concilio Vaticano Secondo ha abbandonato la liturgia in latino anche se, in teoria, il fatto che a tutte le latitudini si utilizzasse una sola lingua avrebbe dovuto dare un’omogeneità. Ho detto in teoria, in quanto la lingua latina non era compresa dalla maggioranza della popolazione, per cui quello che poteva essere inteso come un punto di forza, l’omogeneità linguistica, era finito per diventare un punto di debolezza ed un freno per la diffusione del pensiero cristiano ed un allontanamento dalla spiritualità religiosa.
È come se i nostri rituali fossero solo in inglese o francese: chi li seguirebbe? Solo pochi poliglotti.
Per noi massoni è fondamentale ritrovarci nel Tempio ed è in quel frangente, con grande libertà intellettuale che ognuno di noi esprime i propri pensieri di fronte ai Fratelli, non dando luogo ad un dibattito, ma ad un insieme di pensieri unici che mirano a far riflettere tutti gli astanti affinché ciascuno dei presenti possa trarre giovamento dalle opinioni degli altri.
In questi nostri lavori, ascoltando i Fratelli, ognuno di noi deve scavare dentro di sé per capire se il proprio modo di essere nella società e nel mondo a cui appartiene sia coerente con ciò che sente di condividere e che in quel momento condivide.
Contrariamente a quanto accade nella Camera dei Gradi Azzurri durante i lavori del Rito non è vietato parlare di Politica e di Religione, ma non nel senso che si debba fare politica o si debba disquisire di temi dogmatici (anche se non ci vedrei nulla di strano nel farlo), ma Politica e Religione in un senso immanente, costruttivo, contribuendo con idee anche nuove al miglioramento del vivere comune contestualizzando la situazione per poi propugnare con i propri comportamenti tutto ciò sulle strade del mondo.
Pensate a che dibattito si sta facendo sulla “questione morale” in politica e nella società civile e quanta incoerenza più o meno accentuata vediamo sia in noi che fuori di noi.
Siamo esseri umani e come tali fallaci altrimenti saremmo il G.A.D.U. che come Entità ideale ed astratta non erra per definizione.
Mi sta sempre più stretta questa “paura” che, noi Massoni, abbiamo di manifestarci nel mondo profano, di dichiararci apertamente in esso, a causa dei pregiudizi sulla nostra Istituzione (in parte dipesi, almeno per l’Italia, da errori compiuti da nostri Fratelli o sedicenti tali: si pensi alla P2; ma esistenti anche in Stati imbevuti di principi massonici come gli USA, che nell’’800 diedero i natali ad un discusso massone statunitense, Albert Pike, in odore di razzismo).
In fondo lavoriamo per accrescere noi stessi, ma anche e soprattutto per il bene dell’Umanità e certamente questo non può essere considerato da nessuno un fine esecrabile.
Poi, capire cosa significhi esattamente lavorare per il bene ed il progresso dell’Umanità è tutta un’altra cosa.
Penso che tutti noi si abbia delle priorità nel nostro cuore permettere in pratica questo enunciato che, ripeto, in senso teorico, nessuno può mettere in dubbio.
Modernamente, vedo e vorrei sempre più una Massoneria partecipe alla vita civile, compresa quella politica, ma non con il Partito dei Massoni (fantomatico partito della Borghesia come, in modo errato, la definì Gramsci nel suo famoso discorso alla Camera del 16 maggio 1925), bensì come un Istituzione composta da uomini che, come tanti infiniti rivoli, si inseriscano, non in modo carsico, ma palese, schioppettante, prorompente, con cascatelle anche un po’ rumorose, in ogni anfratto della società civile e nel mondo intero e pulsante, almeno con un’onestà d’intenti ed un’apertura mentale che il nostro essere ci insegna, senza pregiudizi di sorta, con la vitalità del rinnovarsi continuamente proprio dell’acqua che scorre.
Ripeto: bene le nostre “idee universali”, ma lasciandole “troppo universali” si finisce per teorizzarle troppo e per renderle praticamente inapplicabili: ecco la necessità dell’adattamento al luogo ed alla cultura, al tempo ed allo spazio, di cui ho detto all’inizio di questo scritto (il rito “zairese” ci deve fare riflettere).
Ciò non deve essere visto come la volontà da parte dei Massoni di conquistare il Potere sul mondo, diventando una sorta di Proteus del pensiero laico, come vorrebbe dipingere la nostra Istituzione quell’abominevole falso costituito dai “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, bensì ognuno esponendo le proprie convinzioni, proprio come si fa durante i lavori nel Tempio, avere la disponibilità di ascoltare gli altri, coloro che la pensano in modo differente da te, provando a spiegare ognuno le proprie idee agli altri e se, per caso, nell’immediato, quelle idee dovessero essere messe in minoranza, con correttezza accettare che, chi ha vinto, decida ciò che deve decidere mentre, chi ha perso, cerchi di analizzare, dentro se stesso e con i propri collaboratori, cosa non è stato all’altezza delle proprie idee e cosa, invece, lo è stato, determinando il successo degli uni e l’insuccesso degli altri.
Questa eticità di comportamento e di senso di coerenza nel comportamento, penso che i Massoni la possano irradiare sulle strade del mondo.
Ammesso e non concesso che si possano tracciare delle conclusioni a di questo mio scritto, direi che se la Massoneria vorrà procedere incessantemente a percorrere le strade del mondo per lavorare per il progresso ed il bene dell’Umanità, promuovendo i propri valori, dovrà mantenere rigorosamente la sostanza dei propri rituali, dei propri principi, dei propri atteggiamenti, ma di volta in volta, qualora occorra, calibrarli se ciò viene vissuto come una contingenza necessaria e positiva rispetto al luogo di riferimento ed al tempo in cui si vive ed opera.
HIRAM 3/2019