DI QUALE MONDO VOGLIAMO TRATTARE

Di quale mondo vogliamo trattare: del mondo ini­ziatico o del mondo profano, del mondo politico o di quello spirituale, di quello individuale o di quello collettivo, di quello che è stato, di quello che è o di quello che sarà?

In questo contributo cercherò di percorrere “incessantemente” tutte queste vie sia come singoli individui all’interno di una comunità, sia come iniziati all’interno della nostra Istituzione  che nella Società Civile, camminando in una direzione e poi in un’altra, rivolti al passato, al presente e tracciando un’idea di sentiero per il futuro e soprattutto essendo cosciente che tutto ciò debba ricercarsi continuamente nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Il mondo iniziatico coinvolge da sempre tutti i popoli della terra da quando l’Homo sapiens sapiens esiste. Per essere ac­cettato all’interno di una comunità, sia essa religiosa o laica, civile o militare, maschile o femminile, sono sempre esistite cerimonie d’iniziazione o comportamenti codificati per gli ini­ziati.

L’universo massonico è globale, e questo ha determinato un’omogeneità sostanziale nei propri riti d’iniziazione o di cre­scita a prescindere dalla latitudine o dalla cultura del popolo.

Certamente la Massoneria è frutto del pensiero occidentale, ma ha sincreticamente accolto simboli di altre culture che hanno segnato la vita anche dell’Occidente (intesa come cul­tura greco-romana): due su tutte, l’ebraismo e la cultura egi­zia.

Quando le potenze europee, Gran Bretagna e Francia in testa, hanno iniziato a conquistare il mondo, hanno diffuso anche nei Paesi dominati la propria cultura, compresa quella masso­nica con i propri principi, i propri valori ed i propri riti.

In tal modo la luce massonica si è diffusa nei cinque continenti, allargando sempre più i propri orizzonti e ricevendone in cam­bio, in qualche caso, contaminazioni culturali.

Quando la Massoneria, tramite l’Impero Britannico, sbarcò in India, si pose il problema, per ammettere Fratelli Indù al pro­prio interno, di come giustificare l’apparente politeismo in­diano con l’idea del G.A.D.U. Problema che fu superato in quanto la filosofia e la religione indù prevede, comunque, un’unità spirituale data da Brahama, spirito creatore di tutto e scintilla dell’universo.

Su questo aspetto è paradigmatica la poesia “Loggia Madre”di Kipling nel punto dove recita: “Ognuno rifacendosi al Dioche meglio conosceva. L’uno dopo l’altro si parlava … con Mao­metto, Dio e Shiva che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste”

In India la nostra Istituzione non aveva velleità rivoluzionarie, ma solo quella di far crescere il mondo interiore di ogni singolo Fratello.

Diversa è stata la percezione della Massoneria nelle Americhe, in quanto la nostra Istituzione ha avuto, in questi Paesi, la fun­zione di risvegliare le coscienze con uno spirito rivoluzionario, promuovendo e contribuendo all’indipendenza dal giogo delle potenze europee.

Da cui la domanda: la Massoneria se serve può essere consi­derata rivoluzionaria ed è stata rivoluzionaria?

Dipende dal significato che diamo a questa parola.

Se con “rivoluzionaria” intendiamo il rovesciamento dello sta­tus quo, in qualche modo la Massoneria potrebbe essere con­siderata tale, perché essa tende a non sopportare gli ambienti e le situazioni prevaricanti, costringenti, limitative della libertà di pensiero. Per cui, se il proprio seme germoglia in una realtà dove questi diritti vengono negati o limitati, la Massoneria, che propugna uno spirito libero (meglio, è essa stessa per de­finizione Libertà) nel pensiero, nelle idee, nel confronto, non può e, per me, non deve essere spettatrice, ma deve agire op­ponendosi anche al potere costituito, che opprime quel Paese, quella Società, quel gruppo di persone.

D’altra parte, la Massoneria non è rivoluzionaria senza se e senza ma, per partito preso, movimentista e contro il potere costituito, e ne è un esempio il fatto che, al momento della no­stra Iniziazione, dichiariamo fedeltà alla Repubblica Italiana ed alle sue leggi ed in primo luogo alla Costituzione.

Per cui vedo con grande difficoltà la possibilità che un anar­chico possa condividere un’esperienza in Massoneria, come, in senso regolare, non è accettata una Massoneria che non crede nel G.A.D.U.

Nella storia della nostra Istituzione si sono avute parecchie te­stimonianze in tal senso. Si pensi a quando i Massoni hanno non solo appoggiato teoricamente le idee illuministe, ma le hanno praticate partecipando alla Rivoluzione delle Colonie Americane contro la                       Bretagna, alla Rivoluzione francese nelle cui fila hanno militato tanti Fratelli, alla carboneria ita­liana, ai movimenti indipendentisti ottocenteschi in America Centrale e Meridionale.

Tra i Padri Fondatori degli USA figurano vari Fratelli Massoni, a partire da Giorgio Washington e Beniamino Franklin, men­tre Simon Bolivar fu l’eroe dell’indipendenza di Bolivia, Co­lombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela e Benito Juarez, primo presidente indio del Messico liberale si oppose alla dittatura di Antonio Lopez de Sant’Anna.

Tutti questi furono Fratelli Massoni.

Universalismo e Massoneria, Diritti dell’Uomo e Massoneria, Società delle Nazioni e Massoneria, ONU e Massoneria, Croce Rossa e Massoneria. La nostra Istituzione viene da lontano, ha percorso molta strada e molta strada ancora l’aspetta.

La diffusione del pensiero massonico, i valori ed i caposaldi della Massoneria sono oramai patrimonio del sentire co­mune e sono diffusi in tutto il mondo, le dittature e gli stati autoritari non li amano, invece i giovani Stati e le giovani de­mocrazie sono attratti da essi: si pensi, negli anni venti del secolo scorso, cosa avvenne in Turchia con il movimento dei “giovani Turchi” capeggiato da Mustafà Kemal detto Ataturke la “rivoluzione” laico-massonica che fece uscire quel Paese da secoli di arretratezza e chiusura culturale.

In tutto il continente africano la Massoneria si sta diffon­dendo sempre più a macchia d’olio, anche se originaria­mente ispirata e portata dai colonizzatori europei.

In Cina, partendo da Hong Kong e Taiwan, sta riprendendo qualche vigore anche nella Cina popolare.

Nell’Est Europa la rinascita delle Logge è coincisa con la ri­nascita della democrazia.

In URSS esistette fino al 1922, anche se pure durante l’im­pero zarista fu ostacolata, ora dal 1992 con la Loggia Armonia sta di nuovo rifiorendo: il libero pensiero ha bisogno di pra­terie sconfinate.

Particolare è la situazione di Cuba, in quanto il Castrismo non l’ha mai osteggiata: anzi è stata ed è una convivenza ben riu­scita, determinata dal fatto che la Massoneria cubana si è sempre professata apolitica: vivi e lascia vivere.

Spesso si sente dire che la Massoneria governa il Mondo: direi che in modo più credibile la Massoneria semplice­mente cammina per le strade del mondo. L’ecumenismo massonico tramite i propri ideali permette ai Massoni di sen­tirsi tutti Fratelli.

Tra la simbologia massonica c’è il disegno di un cerchio con un punto nel mezzo: ciò significa che il punto centrale è il massone e la circonferenza è il mondo che lo circonda e di cui è parte.

Nel 1926 Mussolini sciolse tutte le Logge e così fece anche la Spagna franchista. Più recentemente nell’Iraq di Saddam Hussein era addirittura prevista la pena di morte per chi si dichiarava Massone.

Ho detto all’inizio di questo mio scritto che il Mondo è da in­tendersi sia come iniziatico, sia come profano.

Nel mondo profano la credibilità che nella società civile un’idea massonica possa costituire la strada maestra per te­stimoniare la positività del pensiero Massonico spesso, in passato, ma anche ora, dipende dalla misura in cui i suoi lea­der testimoniano la sua validità.

In passato anche le religioni si trasmettevano in tal modo :per esempio, tra i non Cristiani la diffusione della religione cristiana spesso derivava dal fatto che il re o il principe di un popolo accogliesse questo nuovo credo; ne sono testimo­nianza la conversione dei popoli germanici (per esempio Clo­doveo per i Franchi) e della Russia con il principe Vladimir.

In Massoneria, il fatto che a capo di essa, in alcuni Paesi (si pensi ad esempio alla Gran Bretagna, alla Svezia, agli USA) ci siano o ci siano stati capi di Stato o personaggi di spicco del potere costituito, certamente ha influenzato positiva­mente la diffusione dei valori massonici in quel territorio (nella metà del ’700 non essere massone tra i nobili o i po­tenti significava non “essere alla moda”).

Anche in Italia, alla fine dell’800 – primi del ’900, il fatto che molti uomini di governo fossero Massoni, nonostante l’av­versione della Chiesa Cattolica, contribuiva non solo alla dif­fusione della Massoneria, ma ne esaltava la sua credibilità anche nel mondo profano.

Interessante è rilevare come la Massoneria non solo in India, come ho detto prima, è stata di ampie vedute, ma anche in altri Paesi ha assorbito la cultura locale se è vero, come è vero, che addirittura in Zaire, pur mantenendo intatti i propri prin­cipi, ha dato vita ad un particolare rito detto appunto “zairese”. In tale variante locale, gli appellativi di alcuni gradi fuoriescono dalla terminologia tradizionale per assorbire, al proprio in­terno, le tradizioni iniziatiche africane, in particolare bantu. Per esempio, tra i sette gradi di cui si compone è stata introdottala figura del “Maestro della Foresta” giustificata dal fatto che, nel continente africano, molte iniziazioni, per esempio l’entrata nella pubertà per i maschi, sono contrassegnate dalla sfida del­l’uomo con le forze della natura, e tra queste c’è la foresta nel suo insieme.

Questo sincretismo è forse molto distante dal nostro modo di sentire la ritualità come un caposaldo della tradizione, ma anche questo significa che la Massoneria è alla ricerca anche di sé stessa e delle proprie tradizioni sulle strade del mondo.

La Massoneria è certamente tradizione ed i propri riti non sono fini a sé stessi, bensì sono parte dell’amalgama che ci fa sentire tutti Fratelli; da ciò penso potrebbe discendere che il solo cam­biamento di un nome, però mantenendo la sostanza e la ritua­lità tradizionale, non svuoti la nostra Istituzione anzi la arric­chisca, come lo è per il rito zairese su citato.

Per esempio, se si osserva l’iconografia cristiana a seconda delle latitudini, anche la nostra europea, Gesù, La Madonna e San Giuseppe prendono le sembianze Nord Europee, Sud Eu­ropee, Sud Americane, Africane, Orientali. I vari modi di rap­presentare le statuette del presepe ne sono la prova visibile e tangibile, raffigurando i vari personaggi con le caratteristi che somatiche e culturali (abbigliamento, cibo ecc.) dei vari Paesi.

Certamente questa diversità iconografica non solo non ha stra­volto la Chiesa, ma nemmeno i suoi riti; anzi l’ha portata con vigore sulle strade del mondo: anche questo è ecumenismo.

Pensiamo anche alla lingua utilizzata durante il rito, ad esem­pio, nel Cattolicesimo la Messa: il Concilio Vaticano Secondo ha abbandonato la liturgia in latino anche se, in teoria, il fatto che a tutte le latitudini si utilizzasse una sola lingua avrebbe dovuto dare un’omogeneità. Ho detto in teoria, in quanto la lingua latina non era compresa dalla maggioranza della popo­lazione, per cui quello che poteva essere inteso come un punto di forza, l’omogeneità linguistica, era finito per diventare un punto di debolezza ed un freno per la diffusione del pensiero cristiano ed un allontanamento dalla spiritualità religiosa.

È come se i nostri rituali fossero solo in inglese o francese: chi li  seguirebbe? Solo pochi poliglotti.

Per noi massoni è fondamentale ritrovarci nel Tempio ed è in quel frangente, con grande libertà intellettuale che ognuno di noi esprime i propri pensieri di fronte ai Fratelli, non dando luogo ad un dibattito, ma ad un insieme di pensieri unici che mirano a far riflettere tutti gli astanti affinché ciascuno dei pre­senti possa trarre giovamento dalle opinioni degli altri.

In questi nostri lavori, ascoltando i Fratelli, ognuno di noi deve scavare dentro di sé per capire se il proprio modo di essere nella società e nel mondo a cui appartiene sia coerente con ciò che sente di condividere e che in quel momento condivide.

Contrariamente a quanto accade nella Camera dei Gradi Azzurri durante i lavori del Rito non è vietato parlare di Politica e di Re­ligione, ma non nel senso che si debba fare politica o si debba disquisire di temi dogmatici (anche se non ci vedrei nulla di strano nel farlo), ma Politica e Religione in un senso immanente, costruttivo, contribuendo con idee anche nuove al migliora­mento del vivere comune contestualizzando la situazione per poi propugnare con i propri comportamenti tutto ciò sulle strade del mondo.

Pensate a che dibattito si sta facendo sulla “questione morale” in politica e nella società civile e quanta incoerenza più o meno accentuata vediamo sia in noi che fuori di noi.

Siamo esseri umani e come tali fallaci altrimenti saremmo il G.A.D.U. che come Entità ideale ed astratta non erra per defini­zione.

Mi sta sempre più stretta questa “paura” che, noi Massoni, ab­biamo di manifestarci nel mondo profano, di dichiararci aperta­mente in esso, a causa dei pregiudizi sulla nostra Istituzione (in parte dipesi, almeno per l’Italia, da errori compiuti da nostri Fra­telli o sedicenti tali: si pensi alla P2; ma esistenti anche in Stati imbevuti di principi massonici come gli USA, che nell’’800 die­dero i natali ad un discusso massone statunitense, Albert Pike, in odore di razzismo).

In fondo lavoriamo per accrescere noi stessi, ma anche e soprat­tutto per il bene dell’Umanità e certamente questo non può es­sere considerato da nessuno un fine esecrabile.

Poi, capire cosa significhi esattamente lavorare per il bene ed il progresso dell’Umanità è tutta un’altra cosa.

Penso che tutti noi si abbia delle priorità nel nostro cuore permettere in pratica questo enunciato che, ripeto, in senso teorico, nessuno può mettere in dubbio.

Modernamente, vedo e vorrei sempre più una Massoneria par­tecipe alla vita civile, compresa quella politica, ma non con il Par­tito dei Massoni (fantomatico partito della Borghesia come, in modo errato, la definì Gramsci nel suo famoso discorso alla Ca­mera del 16 maggio 1925), bensì come un Istituzione composta da uomini che, come tanti infiniti rivoli, si inseriscano, non in modo carsico, ma palese, schioppettante, prorompente, con ca­scatelle anche un po’ rumorose, in ogni anfratto della società ci­vile e nel mondo intero e pulsante, almeno con un’onestà d’intenti ed un’apertura mentale che il nostro essere ci insegna, senza pregiudizi di sorta, con la vitalità del rinnovarsi continua­mente proprio dell’acqua che scorre.

Ripeto: bene le nostre “idee universali”, ma lasciandole “troppo universali” si finisce per teorizzarle troppo e per renderle prati­camente inapplicabili: ecco la necessità dell’adattamento al luogo ed alla cultura, al tempo ed allo spazio, di cui ho detto al­l’inizio di questo scritto (il rito “zairese” ci deve fare riflettere).

Ciò non deve essere visto come la volontà da parte dei Massoni di conquistare il Potere sul mondo, diventando una sorta di Pro­teus del pensiero laico, come vorrebbe dipingere la nostra Isti­tuzione quell’abominevole falso costituito dai “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”, bensì ognuno esponendo le proprie convin­zioni, proprio come si fa durante i lavori nel Tempio, avere la di­sponibilità di ascoltare gli altri, coloro che la pensano in modo differente da te, provando a spiegare ognuno le proprie idee agli altri e se, per caso, nell’immediato, quelle idee dovessero essere messe in minoranza, con correttezza accettare che, chi ha vinto, decida ciò che deve decidere mentre, chi ha perso, cerchi di ana­lizzare, dentro se stesso e con i propri collaboratori, cosa non è stato all’altezza delle proprie idee e cosa, invece, lo è stato, de­terminando il successo degli uni e l’insuccesso degli altri.

Questa eticità di comportamento e di senso di coerenza nel comportamento, penso che i Massoni la possano irradiare sulle strade del mondo.

Ammesso e non concesso che si possano tracciare delle conclu­sioni a di questo mio scritto, direi che se la Massoneria vorrà pro­cedere incessantemente a percorrere le strade del mondo per lavorare per il progresso ed il bene dell’Umanità, promuovendo i propri valori, dovrà mantenere rigorosamente la sostanza dei propri rituali, dei propri principi, dei propri atteggiamenti, ma di volta in volta, qualora occorra, calibrarli se ciò viene vissuto come una contingenza necessaria e positiva rispetto al luogo di riferimento ed al tempo in cui si vive ed opera.

HIRAM

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