UN PROSELITISMO MIRATO
di Adele Menzio
Paragonare la Massoneria ad una azienda che cerca di espandere il proprio mercato e conquistare nuovi clienti potrebbe parere quasi sacrilego e certo poco elegante.
Tuttavia se pensiamo che i nostri princìpi, la nostra filosofia, il nostro stile di vita sono tra i migliori che si possano sperimentare nel mondo, non vedo perché essi non debbano essere propagandati non possano, nei giusti modi, essere estesi al maggior numero di persone che, pur avendo determinati requisiti essenziali, rischiano oggi di essere privati di una ricchezza spirituale inestimabile sol tanto perché un certo uso consolidato sembra imporre il proselitismo nell’ambito di cerchie ristrette.
Prima di avventurarmi in medias res vorrei chiarire quali sono i princìpi cui deve obbedire un massone, sia iniziato che in pectore.
Alcuni concetti della Massoneria sono comprensibili anche ai profani, sebbene alle volte con angolazioni diverse.
Libertà, tolleranza, fratellanza, trascendenza. Si può dire che un uomo è libero solo se può scegliere i propri fini e le proprie azioni tra alternative diverse. Egli deve essere libero di ed esser libero da.
In senso massonico ed iniziatico la libertà ha un significato diverso indirizzandosi precipuamente alla liberazione da ogni condizionamento fisico e mentale che possa ostacolare la comprensione dell’uno.
Connesso con il principio della libertà è quello di tolleranza che, al contrario della libertà (che denota caratteristiche positive e moralmente approvabili) si riferisce generalmente a caratteristiche negative ed alle volte moralmente non commendevoli. Tanto che si potrebbe anche intendere la tolleranza come l’aspetto negativo della libertà.
È tollerante un atteggiamento che pur non condividendo un modo di agire e di pensare ritenuto erroneo, lo lascia sussistere per rispetto verso la altrui libertà.
La Fratellanza consente di cogliere le differenze che gli uomini che, sussistono tra se sono eguali di fronte ai diritti, sono diversi per le caratteristiche soggettive e queste diversità (anche nelle idee) non solo il Massone ammette ma rispetta perché provengono da esseri che gli sono simili e degni: cioè fratelli.
La Trascendenza è il presupposto per la levigazione della pietra grezza. Non si può perfezionare se stessi rimanendo abbarbicati all’immanenza.
II principio trascendente è per la Massoneria il G.A.D.U.,, intelligenza
suprema ed ideale regolativo.
Libertà, tolleranza, fratellanza e trascendenza configurano un particolare modello di uomo che si può trovare anche nel mondo pro- fano ed è proprio verso gli individui liberi, tolleranti, che sentono ogni uomo come fratello e che aspirano al trascendente che deve indirizzarsi il proselitismo.
Ciò che fa di un uomo (dotato delle peculiari caratteristiche di cui ho detto brevemente), un massone è il segreto iniziatico. L’iniziazione, come ben sappiamo, è una Luce che conferisce un senso più profondo e più vero alla libertà, alla tolleranza, alla fratellanza, alla trascendenza.
Sulla base di queste premesse mi sembra ovvio che per appartenere alla Massoneria non sono necessari né una laurea particolare, né un dato censo, né lo svolgimento di un determinato lavoro e nemmeno una età anagrafica matura o veneranda. Man mano che passano gli anni io mi convinco che la cultura ufficiale (quella dei pezzi di carta) è ben misera cosa di fronte alle qualità morali e di intelligenza di tante persone (per il volgo «ignoranti») così cariche di valori umani positivi, di comprensione, di altruismo, di bontà, di naturale predisposizione verso gli altri. E quante volte mi sono meravigliata nel constatare come un contadino spiegasse con parole semplici ed accessibili i misteri della vita e l’immanenza divina in ogni creatura; uomo, animale o vegetale che fosse.
Ho imparato molto sia dalle persone colte e raffinate che da quelle semplici ed illetterate.
E devo confessare che spesso la poesia di alcuni concetti è sgorgata spontanea proprio dal cuore e dalle parole di persone cosiddette
«semplici».
È indubitabile che un minimo di cultura sia necessaria al neofita per intendere i fondamenti della nostra filosofia. Dato che ci esprimiamo con parole occorre che il significato delle medesime sia chiaro a tutti.
Direi, tuttavia, che il senso univoco dei vocaboli sia necessario in fase di proselitismo e nel primo periodo di apprendistato. Noi, si sa, ci esprimiamo attraverso | simboli, eleviamo il silenzio ad alto valore di espressione, dirigiamo le nostre energie fraterne più al cuore che al cervello e la frequentazione consapevole dei lavori nel Tempio, se operata con la dovuta concentrazione, opera il miracolo della comprensione reciproca ad un livello che trascende il grado di cultura (inteso in senso profano) dei singoli.
È sempre sorprendente e bellissimo «sentire» ogni nostra facoltà acuta e tesa, capace di captare nozioni, sentimenti, intuizioni che solo tra le Colonne è possibile realizzare e soltanto se «tutti» partecipano all’unisono.
Quante volte quelli tra noi che, per ragioni diverse, sono abituati ad esercitare la loro intelligenza in una certa direzione, che tutto sanno e tutto leggono, si sono meravigliati ed hanno in cuor loro ringraziato il fratello «semplice» che con una sola frase non solo ha messo a fuoco un problema dibattuto con discorsi lunghi e complicati, ma ha colto la profonda essenzialità ed i misteriosi legami che uniscono ogni fenomeno al tutto.
Oggi, per fortuna, quasi tutti godono di quel minimo di istruzione necessario a capire il significato delle parole (la licenza media, la tanto vituperata televisione che ha unito il paese e familiarizzato con la lingua italiana, anche con gli orrori delle frasi pubblicitarie) e molti anelano ad una vita spirituale più intensa e, di fronte alla Grande Paura, desiderano sia la pace interiore che quella esterna.
Credo sia un imperdonabile errore, una forma di cieco egoismo non rivolgere la nostra attenzione verso classi e persone sino ad oggi del tutto ignorate dalla Massoneria che è sì una aristocrazia, ma non certo di censo.
Come potrebbe la Massoneria operare nell’ anelito mondo profano, nel suo al miglioramento, senza conoscere a fondo i problemi di tutte le classi sociali, senza sentite la voce diretta d’ogni ceto e senza valutare concretamente le istanze di ogni tipo di individuo? Quando si parla di proselitismo mirato questo si intende: completare, se possibile, nel microcosmo delle logge la composizione sociale del Paese senza trascurare nessuno e senza pregiudizi.