UN INCONCEPIBILE VIAGGIO NELL’ARTE

UN INCONCEPIBILE VIAGGIO NELL’ARTE

Di Amarilli

È un antico austero castello che domina imponente, dalla vetta di una collina, i dintorni di una grande città. L’avanzare dell’industria ha stravolto il villaggio primitivo che è ora un ibrido di antico e moderno. Quassù, tuttavia, ci si sente ancora fuori del tempo e si può ammirare il vecchio campanile dalla struttura armoniosa, i suggestivi tetti di tegole rosse e, indistruttibile arte della natura, i viali di grandi alberi, le cui foglie, ancora fitte nel tepido autunno, brillano di un bel colore dorato, sotto il sole che filtra fra la leggera nebbia.

Una lodevole opera di restauro — meglio tardi che mai — ha restituito

all’edificio la maestosa dignità di monumento storico, che fu testimone e partecipe di vicende nazionali. Ora è diventato «Tempio dell’Arte Moderna».

Il visitatore, dapprima curioso, si aggira fra le sale dagli alti soffitti. Alcune, chissà perché, semplicemente imbiancate a calce, gli trasmettono un senso di gelo; altre, con affreschi fortunata mente           salvati che, da soli, basterebbero a dare incanto all’ambiente.

Lo sgomento visitatore non è un profondo conoscitore d’arte, ma non è privo di innata sensibilità: ma in questo suo viaggio, che sperava sarebbe stato di arricchimento, sente man mano nascere nel suo intimo e crescere a dismisura, sbigottimento, stupore,  sdegno. Ma in che mondo siamo!!!

È forse arte il cerchio di pietre (proprio semplici pietre) sul pavimento? o gli scuri cubi ricoperti di un liquido nauseabondo? o le  pareti « decorate » (o deturpate) da parole senza senso, non certo tratte dalla Kabala o dal simbolismo dell’Arte Reale? (Umoristica la targa che invita al rispetto delle pareti: forse per evitare il comprensibile impulso dell’indignato visitatore?!). E son forse arte quei tristi tronchi d’albero essiccati e verniciati, dolente retaggio di un rigoglio passato? È arte l’ingombrante mobile cassettiera che da solo occupa una intera sala?

Ogni epoca ha il suo modo di esprimersi, sempre diverso. Ma se è vera arte, sia essa letteratura, musica, o arte decorativa, rimane.

Si può non subito comprenderla, ma comunque ci fa vibrare. Qui

nessuna «ardua sentenza» verrà richiesta ai posteri. Qui il giudizio 

è immediato, perentorio, severo, senza appello. Un vuoto assoluto e la sconfortante consapevolezza di una beffa.

Certo gli « artisti », di cui lo sgomento visitatore neppure vuol conoscere il nome, non sanno, come ha detto un grande critico, Roberto Longhi, che « La poesia nasce “in primis” sulla poesia, e così l’arte ».

Prima di lasciare il museo l’ormai sgomentatissimo visitatore ammira dalle finestre le rosse tegole, le foglie dorate, il cielo sempre più azzurro, il campanile. Ammira, con senso di sollievo e di liberazione, la perenne arte della natura, non oltraggiata da oscene elucubrazioni di pseudo profeti di un nuovo verbo.

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