L’ESOTERISMO MASSONICO
di E. B.
- CARATTERISTICHE DELL’ESOTERISMO MASSONICO
1. Essoterismo ed esoterismo nella tradizione ieratica.
Nell’antichità i «sapienti» — sacerdoti o filosofi — vedevano nel segreto un fatto di necessità, reputando che le verità ieratiche da loro conseguite non potessero venire date in pasto ai «profani», che potevano non comprenderle o sviarle, per cui il Tempio sacerdotale (o la « scuola») divenne il luogo ove custodivano tali verità segrete che venivano «rivelate » per gradi man a mano che «l’iniziato» ascendeva i vari gradi dell’ordine al quale era stato ammesso. Si coltivavano così in maniera religiosa o filosofica e perfino scientifica (sulla natura, la cosmologia, l’astronomia, la medicina, ecc.) due dottrine:
– luna essoterica (dal greco exotericos = pubblico, comune, esternato);
– l’altra esoterica (dal greco esotericos = riservato, intimo, interiore).
La prima adottata per la generalità, la seconda riservata agli iniziati.
Le «verità» celate nell’esoterismo, venivano trasfuse in simboli — numerici o grafici, o in immagini prevalentemente di ordine naturale (ad esempio: il Fuoco, il Sole, la Luna, la Pianta, Ue cello ecc.), o instrumenti di mestiere ecc., che dovevano servire al l’iniziato, od all’iniziando, come mezzo per cogliere l’essenza concettuale in esso racchiusa e farne oggetto di intima (cioè esoterica) meditazione, mentre il dialogo rappresentava il mezzo ed il metodo dell’insegnamento da parte del Maestro.2. L’esoterismo massonico. Il «mistero» massonico. Limiti del «segreto» massonico.
- La metodologia dell’esoterismo massonico
La Massoneria sembra avere adottato tale sistematica, tesaurizzando (cioè raccogliendo per conservare o quanto meno per ricordare e richiamare) nei suoi rituali i princìpi e le simbologie di molteplici Tradizioni ieratiche, intendendo con tale sistematica addestrare i propri adepti sui significati della vita spirituale, ricorrendo nei suoi rituali tanto al simbolismo, in gran dalle parte preso Fratellanze libero-muratorie, quanto al metodo del dialogo, in gran parte preso dalle «scuole» filosofiche, specialmente da quelle pitagoriche, platoniche, gnostiche, ed a nostro avviso dalle Accademie del XIV, XV, XVI secolo italiane ed europee, che rinverdirono tali tradizioni filosofiche. Parrebbe pertanto una contraddizione in termini un tentativo di rendere essoterico — cioè pubblico ed intellegibile ad un « profano » — ciò che è esoterico — cioè riservato agli «iniziati» — specie se si prospetta alla fine della gradualistica «scala» iniziatica, l’esistenza d’un segreto ieratico, di una verità nascosta. Tutto questo sarebbe esatto se la Massoneria fosse una religione segreta, che racchiudesse nel celebramento del tempio un mistero ieratico, ma la Massoneria non è una religione. È un’idea o meglio col Lennhoff, è un’arte di vita, che i massoni definiscono Arte Reale (o Regia), che ha come suo precipuo fondamento: «l’assoluto riconoscimento della libertà di spirito e di conoscenza e la rinuncia ad ogni legame dogmatico» e che si manifesta soprattutto come una «scuola di tolleranza», che ha per scopo di fare in modo che gli adepti possano «sentirsi uniti in una catena spirituale di fraternità».
In una acuta definizione inglese della Massoneria, citata dal Moramarco, si legge: «è un bel sistema di morale velato nell’allegoria ed illustrato da simboli», e forse tale definizione, se non tutta, coglie in larga parte l’essenza dell’esoterismo massonico, giacché la Massoneria si prospetta anche come una scuola iniziatica, caratterizzata però dall’assenza di ogni legame dogmatico. I simboli libero muratori — anch’essi liberamente interpretabili secondo il significato emotivo-spirituale che possono suscitare in ciascun adepto — hanno inoltre il pregio istituzionale di essere identici per tutte le Obbedienze massoniche del mondo — dato il carattere universalistico della Massoneria — e quindi di poter costituire, in certo qual modo, un linguaggio unico per tutti i massoni del mondo e facilitare — al di sopra delle personali diverse credenze religiose, ovvero delle diverse tradizioni culturali o filosofiche — la ricerca di quella che Vico definì la «lingua mentale dell’Umanità».
B) Il «mistero» massonico.
Va, quindi, sfatato un altro dei tanti luoghi comuni: l’esistenza di un segreto mistero massonico conosciuto soltanto al vertice dell’Organizzazione. È questa una tesi molto frequente nella letteratura
anti-massonica, di matrice cattolica, quanto meno di un passato anche recente, che ha prospettato l’idea del mistero massonico conosciuto solo al vertice e particolarmente in quello del 33° grado del Rito Scozzese. Mistero massonico che, sul piano religioso, per alcuni sarebbe una specie di Luciferismo o Satanismo e da qui le leggende « popolarizzate» di una specie di «messe nere» che si compirebbero nella ritualità e si celebrerebbero nella simbologia massonica, e che sono del tutto prive di reale fondamento, come si evince da un serio esame dei rituali massonici che sono tutti pubblicati. A parte molta pubblicistica dozzinale, sul preteso Luciferismo si rammentano le polemiche antimassoniche di parte cattolica sul noto Inno a Satana del Carducci, notoriamente massone. A riguardo il sacerdote cattolico Bellomo seriamente commenta: «Giosuè Carducci appartenne alla Massoneria Palladiana ed è significativo, al riguardo, il suo celeberrimo Inno a Satana che, a suo tempo, suscitò qua entusiasmo, là scandalo e polemiche vivacissime. Ma sarà opportuno precisare che per il massone Satana rappresenta non già la potenza tenebrosa che si immagina il volgo, ma quella “ragione” che intende opporsi alla “fede”. Satana fu per il Carducci, come lo è per i massoni palladiani, il libero pensiero». Lo stesso Carducci in una lettera al massone Filopanti, citata dal Bellomo, precisa che: «con Satana si riferiva inneggiare “alla natura” e alla “ragione”». «Sì, ho inneggiato a queste due divinità dell’anima mia, dell’anima tua e di tutte le anime generose e buone». «A queste due divinità che il solitario e macerante e incivile ascetismo abomina sotto il nome di carne e di mondo, e che la teocrazia scomunica sotto il nome di Satana. Satana, per gli asceti è l’Eccellenza, l’amore, il benessere, la felicità». Il Carducci poi non fu un palladiano, come afferma il Bellomo, ma fu iniziato massone nel Bologna 1862 dalla Loggia Severa di e nel 1866 fu segretario della Loggia Felsinca di Bologna, entrambe del Grande Oriente d’Italia. Fece inoltre parte del Rito Scozzese Antico ed Accettato nel quale conseguì il 33° grado nel 1888. Per altri il mistero condurrebbe ad una finale manifesta- zione di ateismo, mentre nella realtà fra i princìpi basici, cioè nei landmarks, si pone come presupposto la credenza in un Ente Supremo: G.A.D.U. (Grande Architetto dell’Universo), anche se ogni massone è libero di darvi il significato teologico che crede. conferma di ciò stanno gli Antichi doveri, in cui nel punto 1 si legge: «il massone è obbligato dalla sua condizione ad obbedire alla legge morale e se egli comprende bene l’arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso». Per altri ancora il mi- stero massonico lo si associa all’idea del complotto politico, e soprattutto a quello anti-cattolico, mentre nella realtà non si pone ostacolo alla libera credenza di ogni massone, cattolico 0 meno. Infatti come una seria indagine nel curriculum vitae dei massoni conosciuti comprova, alcuni di essi furono perfino sacerdoti catto- lici (ad esempio Ugo Bassi), o sacerdoti di altre fedi (come, ad esempio, lo stesso Anderson).
A parte il noto falso del Taxil — sul quale ancora (nonostante lo stesso Taxil abbia poi ammesso il suo falso) fiorisce un indulgente riferimento di certa letteratura anti-massonica, specialmente quando sono imperanti le persecuzioni dei regimi totalitari verso i massoni — non si sottraggono a tale prospettiva del «Complotto» neppure studiosi seri, come il sacerdote cattolico Bellomo o l’economista cattolico Palomba. Il Bellomo vede al vertice del Rito Scozzese Antico ed Accettato una «rivelazione» dell’ateismo mas- sonico. Il Palomba vede nella eredità della tradizione corporativa o delle Fratellanze medioevali il proseguimento del paganesimo in opposizione al cristianesimo o al cattolicesimo. Per il primo (Bellomo), a smentirlo ci sembra sufficiente non solo il richiamo al concetto del Grande Architetto dell’Universo (G.A.D.U.) ma tutto lo gnosticismo che permea ogni grado massonico, nonché il rilevante richiamo in esso alle Tradizioni jeratiche bibliche- ebraiche, od al cristianesimo gnostico. Pertanto l’opposizione «concettuale», se così si può chiamare, della Massoneria è verso ogni sudditanza teologica (o dogmatica), e verso l’accettazione aprioristica di una fede, cattolica o meno, in funzione del libero arbitrio che è auspicato come meta per ogni uomo, giacché la Massoneria, diversamente da ogni religione, come afferma il Porciatti, «considera il mistero della verità intimamente connesso all’intrinseco dell’individuo, da lui comprensibile perché sostanzia il suo sé, verità alla quale si può e si deve pervenire ricercandola (…)» (non quindi accettandola per puro atto di fede). Tutto ciò non ha nulla a che fare però con 1’“ateismo”, che, caso mai, sarebbe anch’esso un «risultato» dell’“intrinseco dell’individuo” e non della gradualistica iniziazione massonica, che propugna invece di riconoscere una deità rilevabile in tutte le cose del Cosmo; ed è questo, forse, per certi aspetti il solo «dogma» della Massoneria. A smentire il Bellomo, stanno inoltre gli stessi rituali del Rito Scozzese. Infatti in quello del 18° grado si ribadisce: «la Massoneria non intende né può avere preferenze di carattere religioso, come non può averne e non né ha di carattere politico» e dopo avere menzionato i principali «credo» delle Fedi monoteiste si legge: «voi avete incontrato la fiaccola della Fede e avete inteso proclamare i vari credo degli uomini. Se ve ne è una che la vostra coscienza accetta, seguitela, siete libero ». Nel rituale del 32° grado nella «cripta» sono poste le statue di Confucio, Zaratustra, Budda, Mosè, Ermete Trismegisto, Platone, Gesù, Maometto e una Stella per «Colui di domani», e nel «dialogo» si evocano brani del loro insegnamento rilevandone la «rimarchevole concordanza
in quanto facenti parte di una «catena ermetica che non si è mai spezzata» e si prospetta l’insegnamento di «colui del domani» e si precisa: «Siate tolleranti, perché nulla può definire il G.A.D.U. cercate la verità, praticate la giustizia ed amate il vostro prossimo come voi stessi, tale è la via del dovere, la sola via di salvezza» e si auspica il «Terzo Tempio» avente per colonne la libertà, la giustizia, la ragione, l’amore, in cui « ciascuno farà se stesso».
Non si prospetta, quindi, un «ateismo», ma caso mai una «religione universale» che ci fa rammentare l’Umanesimo di Ficino, Pico della Mirandola, Bruno, Socino, Bacone, Herbert e l’Illuminista o deista di Boyle, Spencer, Voltaire ed altri; liberi comunque i massoni di seguire la « fede » che la loro «coscienza accetta».
Per il secondo (il Palomba) si può osservare che, caso mai, storicamente le Corporazioni di mestieri e le Fratellanze trovarono una prima opposizione con la lex Julia nel 42 a. C., con il divieto o le limitazioni alle libere strutture dei collegia di mestiere. Corporazioni e Fratellanze che ritrovarono spazio proprio con la con trasposizione del cristianesimo all’autorità imperiale romana ed una consacrazione giuridica nel diritto Giustinianeo e nel diritto medioevale, specialmente con l’editto di Rotari nel 632 d. C. mentre appare come una costante storica, come afferma il Gamberini, la loro soppressione o la loro costrizione quando si affermano strutture statali accentrate (comprese quelle derivate dalla rivoluzione francese), ovvero forme di cesarismo, indipendenti dal connotato teocratico. Né, d’altra parte, come alcuni hanno fatto, può assumersi come occulto paganesimo il richiamo massonico ad una simbologia pagana (in vero non provato per quanto riguarda il simbolismo della Libera Muratoria medioevale o della Corporazione e Fratellanze in genere). Infatti, nell’attuale simbologia massonica, il richiamo a Venere, Giove, Marte, Ercole, Minerva ecc., ha un valore chiaramente disgiunto da un «culto» pagano (almeno in termini essoterici dello stesso), essendo visto nella simbologia massonica soltanto come richiamo ad energie cosmiche, od animistiche 0 psicologiche dell’uomo, come d’altra parte i «dialoghi» dei rituali comprovano. Inoltre va inteso anche nei termini di ogni altra trasposizione poetica che possa avere fatto richiamo alle deità pagane, di cui è ricca da secoli tutta la letteratura occidentale. Infine è evidente la concezione monoteistica della Massoneria già nello stesso richiamo al Grande Architetto dell’Universo (G.A.D.U.) e nell’art. 3 della Costituzione dell’Ordine, nonché nella condanna di tutti gli idoli religiosi espressa in molti punti del rituale mas- sonico. Alla stessa stregua va visto il richiamo nella simbologia massonica, e nei rituali, al ricordo di profeti, eroi, eroine, santi (si pensi ai Quattro Coronati architetti martiri cristiani al tempo di Diocleziano, uccisi perché si rifiutarono di scolpire figure di dei e che sono onorati dalla Massoneria) che appartengono alla tradizione Cristiana e Cattolica, ovvero il ricordo di altri «personaggi» appartenenti ad altre Tradizioni religiose, in particolare bibliche ed ebraiche (ad esempio Salomone, Hiram, Stolkin, Zarobabel), ma anche isiache e zoroastriche (ad esempio: Mithra, Confucio, Zoroastro, Ermete), oppure a tradizioni filosofiche (con i richiami a Pitagora, Socrate, Platone, ecc.) ed infine lo stesso frequente
ricordo del Gesù di Nazareth. Tali richiami non sono fatti però per affermare una data validità teologica, secondo la qualificazione di culto che possa essere data a tali figure, ma îl richiamo massonico viene fatto per indicare simbologicamente e sincreticamente (nel senso usato dalle scuole neo-platoniche) un modo di essere dell’uomo — positivo o negativo — al fine della sua evoluzione spirituale, intesa come conoscenza di sé (o presa coscienza di sé) al pari di ogni altro simbolo (cosmico, materiale, strumentale) usato dalla Massoneria. Ferma, s’intende, la libera interpretazione di ognuno di tali «mezzi» simbolici ai fini di un esoterico — cioè intimo — cammino nella ricerca del Giusto e del Vero. È questo angolo di prospettiva, che a nostro avviso, è stato sovente ignorato e falsato da molta letteratura che si è occupata di esoterismo massonico, soprattutto in riferimento alla interpretazione dei simboli o delle figure (spesso mitiche) rievocate dalla Massoneria (come noi la conosciamo nella sua immagine «moderna» o «speculativa» dopo il 1717), che ha tratto tali simboli 0 figure dalle varie tradizioni ieratiche, religiose, filosofiche, letterarie, esclusivamente per i suoi «fini» iniziatici e non per fare «scelte di campo» teologiche © filosofiche. In molta letteratura, invece, in chiave antimassonica vengono sovente usati tali «simboli» e tali «figure» per dimostrare determinate tesi interpretative in modo tale da poter ingenerare nel lettore l’impressione che esse rispondano a dei postulati dell’Istituzione _ attribuendo loro scelte di campo — quando invece possono essere soltanto interpretazioni soggettive dell’autore; rischiando così di fare attribuire infondatamente alla Massoneria l’uno o l’altro in dirizzo teologico o filosofico al quale l’autore si sente portato, 67 ovvero guidato dalla propria interpretazione della simbologia e della ritualità stero massonica; ingenerando anch’essi l’idea di un mi- ieratico. Ci sforzeremo di non cadere, in un senso o nell’altro, in analogo errore, cercando d’intuire le essenze concettuali da una analisi del Materiale offerto dai rituali e regolamenti massonici, senza ricercare misteri o verità Nascoste, precisando di volta in volta che si tratta pur sempre di personali opinioni interpretative, nostre od altrui.
C) IL «Segreto» massonico.
In questa prospettiva va, a nostro avviso, affrontato anche il problema
del Segreto massonico, per individuarne la natura ed i li miti. Bisogna riconoscere, in vero, che non esiste associazione, segreta o meno, che sia meno segreta della Massoneria moderna, Infatti, non vi è simbolo, cerimonia, rituale, o «dialogo», non vi è statuto o regolamento che non sia stato pubblicato in molteplici libri — ad opera di massoni, di antimassoni o di studiosi neutrali — e che non sia stato depositato presso le autorità statali di ogni paese del mondo. Quello che la Massoneria impone come segreto ai suoi adepti è soltanto il dovere di preservare il silenzio sui lavori compiuti nelle logge; così come, d’altra parte, avviene per i lavori svolti in ogni consesso, sia esso quello di un organo religioso, di partito, o di una società per azioni. Il silenzio degli adepti può inoltre riguardare certe forme di costume solidaristico o di ritualità © sui segni di riconoscimento, così come prescrivono gli statuti Massonici, ma tutto ciò in vero ha ormai soltanto valore puramente formale e tradizionale, giacché anch’essi sono oggetto di pubblicazione in ogni lingua del mondo. Inoltre, solo il retaggio di antiche persecuzioni, od il timore di attuali più o meno sotterranee malevolenze od Ostracismi peri massoni, ha determinato in alcuni paesi il costume di prescrivere il dovere di non rivelare all’esterno i nomi dei massoni che non abbiano liberamente scelto di «scoprire» la loro appartenenza alla Massoneria, e perfino quello di creare logge «coperte» (non conosciute) anche per i Fratelli ospitanti massoni illustri od impegnati. Costume forse an- cora giustificato, anche in Italia, dai perduranti pregiudizi verso chi è massone, ma che è del tutto sconosciuto in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America dove l’essere massone non è celato — e sono milioni — e non crea alcun pregiudizio né all’attività professionale, sociale o politica, né a qualsiasi «carriera» intrapresa dall’adepto nelle strutture dello Stato od in quelle di società private. Dunque il segreto permane solamente nell’ambito della vita massonica.
D’altra parte, se possono essere estensibili le cerimonie (come ogni altra «cerimonia» di qualsiasi religione) con ciò si svela solo la parte esteriore, ed esse permangono incomprensibili nella loro essenza e se non se ne vive l’esperienza del loro significato etico ed esoterico — che poi permane un fatto esclusivamente individuale, intimo, cioè esoterico — e se non se ne vive la produttività creativa che promana da tutti i partecipanti, come fatto corale, in quella che nel simbolismo massonico si chiama catena d’unione. Scrisse il Lessing: «il segreto della Massoneria è ciò che il massone non potrebbe far uscire dalla sua bocca anche se volesse». In termini similari si è espresso Giacomo Casanova: «il mistero della Massoneria è per sua natura inviolabile: il massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso. Lo scopre a forza di frequentare la loggia, di osservare, di ragionare, di dedurre.
Quando lo ha conosciuto si guarda bene dal far parte della scoperta a chicchessia, sia pure il migliore amico massone, perché se costui non sarà costui non è stato capace di penetrare il n
meno capace di profittarne se lo apprenderà da altri. Il mistero
rimane sempre tale». Cioè rimane l’intimo esoterico risultato della propria esperienza di vita massonica nel cammino della propria evoluzione spirituale
Sul segreto massonico il Moramarco scrive: «Se le riunioni massoniche e se le logge non sono aperte al pubblico, ciò non avviene per motivi illeciti, o per amore del settarismo, ma “affermano i massoni” per ossequio alla tradizione iniziatica, che prevede la riservatezza e il silenzio . Il segreto poi impalca – nell’eccezione massonica – che ognuno deve pervenire autonomamente alla conoscenza senza riposare sull’opera altrui. Il ricercatore volenteroso sarà messo alla prova e spronato dal silenzio di chi lo ha preceduto sulla via della conoscenza a incrementare i propri sforzi, le proprie ricerche». Giustamente il Lennhoff afferma: «Quello che distingue la Massoneria dalle società di culto dei tempi antichi è il suo contenuto: l’ideale dell’umanità.
Essa non è quello che molti vorrebbero che fosse: un santuario di cavalieri del Graal. I massoni non custodiscono il sacro recipiente…
L’Arte Reale non è di per sé mistica, non possiede alcuna istruzione segreta, alcuna chiave per i misteri del mondo, essa lavora con materiale umano, con uomini viventi. Essa non ha bisogno di cercare segreti fuori dal mondo materiale, perché è sufficientemente segreto il fatto che da quando l’uomo è comparso sulla terra, nonostante tutti i sovvertimenti interni ed esterni, milioni di uomini si affannano, basandosi solo sulle forze dell’amore, al fine di portare nel loro intimo pietre alla costruzione, che sarà un giorno effettivamente compiuta e che dovrà troneggiare su roccia di granito». (Il Graal è la leggenda della «Coppa sacra» custodita dai Cavalieri della Tavola rotonda, o la «Coppa profetica» dei Celti, o per altri la «pietra filosofale»; sempre l’immagine di un sacro mistero).
Per il Reghini «l’idea centrale dei misteri massonici è l’antica idea mediterranea della sopravvivenza privilegiata, dalla resurrezione alla immortalità dalla morte, della palingenesi, insomma conseguita attraverso la morte mistica». Per noi, più latamente, tutto il rituale massonico sembra permeato dal problema: vita-morte e vita-trasformazione, senza però offrire una soluzione al di fuori del concetto gnostico di libera ricerca in sé del vero. Per questo, anche se può prospettarsi una certa concatenazione logica, riteniamo che non si possa affermare a priori una adesione del pensiero massonico all’idea della reincarnazione animica in una pluralità di umane esperienze spirituali. Se il massone giunge a tale concezione sarà una sua libera scelta, come può giungere ad accettare la concezione di una unica esperienza animica in una sola vita terrena. Del pari la Massoneria non ha nulla a che vedere — come invece molti pensano — con le varie dottrine dell’occultismo, dello spiritismo, della teosofia, e della antroposofia e simili, anche se dei massoni possono essere individualmente cultori delle suddette discipline e come tali possono essere portati ad interpretare, personalmente, il simbolismo e l’esoterismo massonico in chiave con luna e l’altra di tali dottrine; con l’accennato pericolo però di essere portati a volere dimostrare determinate tesi, per certi versi affascinanti, sul mistero massonico, che invece non esiste, giacché la Massoneria non è una religione, né una scienza occulta, né una scuola filosofica particolare. Essa, come afferma Porciatti: «considera il mistero della verità intimamente connesso all’intrinseco dell’individuo, da lui comprensibile perché sostanzia il suo sé, verità alla quale si può e si deve pervenire ricercandola… ». In questa luce la Massoneria può essere intesa come scuola iniziatica essenzialmente individualistica, o meglio intimistica (0 esoterica), valida per l’uomo di desiderio, come l’ha definito il Salvini, richiamandosi ad una espressione del De Saint-Martin, che «ricerca ad oltranza i segni del Divino nell’umano e nel naturale», giacché «in ogni settore dell’esperienza esistenziale e culturale dell’uomo c’è spazio per la ricerca del Divino».
Per noi l’essenza dell’esoterismo massonico può essere individuata nella ricerca intima e libera di una propria verità € di una propria forza d’amore, che concretizzi un comportamento etico verso i propri simili; cioè il «logos» della gnosi greca € dell’esoterismo cristiano, ad esempio, johannita. Contenuto gnostico che, come vedremo, emerge in tutto il rituale e nel simbolismo massonico, ed infatti sul frontone del tempio massonico è posto l’imperativo: «conosci te stesso». Sotto questo aspetto può essere visto anche il richiamo al prologo del Vangelo, di S. Giovanni, sul quale, aperto alla prima pagina, in apertura dei lavori massonici si pongono il compasso e la squadra. «Prologo» indubbiamente di contenuto gnostico. Chiarificatore al riguardo è quanto si legge nella premessa ai «Quaderni di simbologia massonica» (editi dal Grande Oriente): «La Massoneria è una istituzione iniziatica che: ignora la guida spirituale di un Maestro; non si fonda su alcuna dottrina, ma tutte le abbraccia e le supera; si propone come scuola tesa alla ricerca di una via illuminativa; in quanto compresa nella dinamica
della vita, e quindi nel suo continuo divenire, non pone paradigmi, assiomi, dogmi, ma esige soltanto il sacrificio dei singoli componenti affinché questi si sforzino nella ricerca interiore, alla scoperta di se stessi, e alla costituzione di se stessi per compiere il lavoro di gruppo». (…) «La via muratoria, in indirizza quanto iniziatica, a risolvere la problematica: Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? contribuendo in tale modo a liberare l’uomo dalle angosce della vita e della morte ».
3. Criteri d’indagine sull’esoterismo massonico. Ricerca delle essenze concettuali.
Il suddetto aspetto gnostico dell’esoterismo massonico — senza addentrarci nel linguaggio dei simboli, che meno può interessare qui — traspare nettamente dagli statuti e da tutto il rituale mas- sonico. Si riscontra in quello dei tre gradi dell’Ordine come in quelli dei gradi dei Riti. Così come traspare inoltre dal pensiero espresso dai massoni nei confronti di quelle che possono definirsi le principali «idee-forza» sulle quali regge l’umanità.
Tenteremo pertanto di rilevare l’esoterismo massonico attraverso una simile indagine, cercando di scoprire i caratteri essenziali sui quali si fonda l’istituzione (rinviando il lettore allo specifico nostro saggio sugli Organismi massonici dell’Ordine e dei Riti), così come appaiono dagli statuti e dai regolamenti, resi pubblici, cercando di intuire quelli che possono definirsi i principi informatori o le essenze concettuali della Massoneria così come emergono dai «rituali» anche essi pubblicati. Si deve infatti considerare che l’uomo moderno, già di pet sé, è portato ad una certa dissacrazione ed aspira alla ricerca dell’essenza concettuale, più che all’ermetismo di un linguaggio simbolico e quindi a tale figura d’uomo va oggi imposto anche l’esoterismo massonico, e pertanto una analisi dello stesso va vista in funzione di un tentativo di sintesi di quelle che potrebbero definirsi le idee guida dell’apprendimento gradualistico ai fini dell’evoluzione spirituale dell’uomo-massone. Senza con ciò sottovalutare l’importanza che ancora riveste l’ermetismo del linguaggio simbolico, né l’insegnamento che può recepirsi dalla conoscenza di quella che i massoni chiamano la Tradizione, cioè la
tesaurizzazione» del pensiero degli uomini più illuminati che nelle varie epoche hanno arricchito l’umanità, al di là di ogni bandiera religiosa, filosofica, razziale, statuale o politica e che si compenetra principalmente nel Rito scozzese ed in tutto il simbolismo massonico.
4. I due orientamenti: Pratico-operativo (ricerca del giusto) e
Speculativo-spirituale (ricerca del vero).
La struttura degli Organismi massonici ha carattere universali stico e tende, in primo luogo a favorire l’ascesi individuale e collettiva mediante una evoluzione iniziatico-spirituale, ma ha anche una funzione strumentale per l’Istituzione. Tutta la struttura massonica appare permeata, anche nei primi tre gradi (detti simbolici) da tale esigenza di evoluzione iniziatico-spirituale dei Fratelli, ma nel contempo si compenetra delle esigenze di conciliare e perseguire in parallelo due orientamenti, anche se a volte pare prevalere l’accento più su l’uno che sull’altro:
A) L’uno pratico-operativo, rivolto principalmente alla ricerca strumentale del « Giusto », in una aspirazione di fratellanza universale
che trascende, pur trovandone stimolo, la stessa esistenza nell’Ordine e dei Riti, per riversarsi operativamente nel mondo profano al fine, sempre auspicato e richiamato nella ritualità massonica, del bene e del progresso dell’umanità.
- L’altro speculativo-spirituale, rivolto principalmente alla ricerca del trascendente, del « Vero » attraverso il riconoscimento di una comune discendenza spirituale che si riallaccia all’Ente Supremo, massonicamente espresso nel concetto del Grande Archi tetto dell’Universo (G.A.D.U.), che non rileva da una determinata «rivelazione» teologica 0 dogmatica a priori non accetta nel pensiero massonico, ma dalla essenzialità della Tradizione che porta a credere nell’esistenza di Dio, che trova conferma nella osservazione della stessa natura e dalla unicità, al di sopra delle disparità teologiche, di un concetto animico e trascendente dell’uomo ed a un concetto cosmico della Creazione divina. Da ciò quel minimo credo che, pur nella più assoluta libertà per ogni massone di farsi una propria rappresentazione del Grade Architetto dell’Universo (G.A.D,U.)è prescritto da un landmark (cioè limite, confine immutabile per la Massoneria, od antico dovere) in quanto essenziale per una ricerca speculativo-spirituale. La ricerca del Giusto e del Vero si riflette quindi per il massone:
a) da un lato nel costante collegamento coni valori espressi dalla Tradizione, intesa come tesaurizzazione (o conservazione o ricordo) del pensiero degli uomini più illuminati, di qualsiasi fede religiosa o di qualsiasi corrente filosofica essi siano stati.
b ) Dall’altro Jato si riflette nel riconoscimento che in ogni uomo — pur nella complessità e relatività della sua natura, fatta di sti- moli e di idealità _ alberga in nuce, nella sua ragione, l’essenza del Giusto e del Vero. Per cui si ha il richiamo costante, che via via si accentua in ogni ritualità gradualistica, ad una ricerca introspettiva della deità dell’uomo, che è inteso come partecipe ed emanazione del Tutto.
Uomo che aspira a salire la ideale scala (ed è la «scala» uno dei più importanti simboli muratori) del proprio riconoscimento e del proprio perfezionamento iniziatico (concetto pertanto gnostico), con il progressivo abbandono delle scorie che lo attanagliano nel suo stato di imperfezione e di tenebra e lo rendono schiavo di superstizioni, di pregiudizi, di paure. Da qui nel simbolismo il costante richiamo alla pietra grezza, intesa come stato d’imperfezione umana, che il massone deve imparare a levigare ed il richiamo alla costruzione del Tempio — che è essenzialmente concepito come Tempio interiore così come, poi vedremo, vi è il richiamo alla pietra cubica, intesa come « estrema dimensione possibile della materia » e sinbologicamente vista anche come espressione delle possibilità intellettive dell’uomo. La suddetta diarchia fra la ricerca strumentale del Giusto e la ricerca trascendente ed introspettiva del Vero appare quindi come una costante per la Libera Muratoria che si riscontra nel fine, nel mezzo, e nel metodo indicati per l’ascesi individuale e collettiva che l’istituzione persegue. Diviene pertanto indispensabile Ja funzione strumentale degli Organismi massonici, così come indispensabili divengono gli apporti che in varia guisa — in ragione delle doti individuali — i singoli massoni debbono dare in base agli statuti ed ai regolamenti che essi via via liberamente accettano con la cooptazione iniziatica ai vari gradi. Nella Massoneria, infatti, acquista rilievo il lavoro in comune, nell’officina (sinonimo di Loggia operante) e non ha invece rilievo l’ascesi individuale perseguita nell’isolamento, cosicché per la Massoneria, anche se può essere oggetto di apprezzamento, non si pone come criterio di realizzazione evolutiva iniziatico-spirituale l’immagine del «santo» o «santone» o del «saggio» che nel rifugio dell’eremo «intuisce» la Verità e si realizza. Vi è pertanto nella Massoneria tutto un simbolismo che ricorda, recepito in gran parte dalle Fratellanze muratorie, questa compartecipazione collettiva al «Lavoro» muratorio. Così, accanto al concetto di Tempio interiore, si affianca quello del Tempio di tutti, nell’immagine simbolica dell’accostamento delle varie pietre levigate, armonicamente composte con Pausilio della livella, della squadra, del compasso, per cui il Tempio creato dall’unione dei Pratelli assurge a rappresentazione microcosmica del cosmo.
DA DELTA N. 19