UNA MODESTA PROPOSTA
di (Scotus)
Tempo fa ho avuto l’occasione di entrare in una dimensione del nostro mondo che normalmente viene ignorata da chi non ne è direttamente coinvolto. Questa dimensione è il mondo degli anziani.
Un vecchio amico, solo e malato, non poteva più essere indipendente per cui si rivelava necessario, per lui, trovare una sistemazione, adeguata sia alla sua dignità che alla sua salute ed età, ove trascorrere gli ultimi anni della propria vita.
Poiché non poteva farlo da sé ad un certo punto ritenni di doverlo aiutare, e così entrai in un mondo che fino ad allora avevo ignorato (o forse avevo egoisticamente rimosso dai miei pensieri).
Fortunatamente per lui non aveva problemi economici, quindi poteva scegliere un po’ di più e meglio di tanti altri, tuttavia ciò che vidi durante quel periodo mi ha scolpito nel cuore una tale impressione di dolore, alienazione, squallore che me la porterò dentro per tutta la vita.
Anche ora riparlandone non posso evitare di sentire lo stesso nodo alla gola che provavo visitando quei luoghi.
Questa esperienza mi ha fatto spesso riflettere a lungo, e da queste riflessioni è nato il seme di questa modesta proposta.
Un vecchio proverbio piemontese (forse un po’ egoistico) dice: «La prima carità l’è cula ’d us », che liberamente tradotta per chi non comprende il nostro dialetto dice: «Prima di tutto aiuta e risolvi i problemi della tua casa e della tua famiglia».
Ora noi tutti sappiamo che per un Massone oltre alla nostra famiglia «carnale» esiste anche una più grande Famiglia, una Famiglia i cui membri sono a volte ancor più legati fra di loro che i consanguinei stessi in quanto è noto che se i parenti ce li manda il buon Dio, i nostri FF.’. ce li siamo scelti liberamente e con molta cura.
Il pensare quindi di aiutare i membri di questa Famiglia a mantenere la loro dignità ed il loro posto nella società anche quando gli affronti dell’età potrebbero minacciarli, mi sembra non solo giusto ma doveroso, sia verso di loro che verso noi stessi e verso gli Ideali della nostra Istituzione.
Voglio però subito e recisamente precisare che rifiuto nel modo più assoluto che si identifichi questa proposta come «Casa di Riposo per Vecchi Massoni»: ciò non risponde affatto a quanto ho intenzione di proporre, è riduttivo, potrebbe ingenerare equivoci, ed inoltre sarebbe un inutile doppione di strutture analoghe. Certamente ritengo che sarebbe necessario avere un luogo ove coloro tra di noi che ne avessero il desiderio o la necessità potessero approdare. Un luogo che non fosse solo una anonima sala d’attesa per il cimitero, ma che fosse invece uno luogo creativo che guardasse al futuro.
Un luogo ove il Massone ospite sapesse di essere in una casa veramente
sua, ove fosse amato e ben trattato, ma fosse soprattutto rispettato e onorato.
Un luogo ove potesse ancora sentirsi partecipe della vita attiva della nostra Istituzione, e tramite ciò sentirsi utile e mantenersi il più a lungo possibile nella corrente della vita, e non essere emarginato nella solitudine e nella ingrata dimenticanza.
Il filone quindi principale di questa mia proposta si identifica perciò nell’utilizzo di tutte le risorse che questi nostri FF.’. hanno accumulato nei loro anni di vita massonica, nell’approfittare ancora a lungo, a vantaggio dell’Istituzione, delle loro Conoscenze, della loro Saggezza, e della loro Esperienza. Ne consegue il filone secondario, che è il metterli al riparo dai problemi del quotidiano in modo che possano continuare con serenità la loro Opera.
Qualsiasi buon dirigente sa che deve liberare i propri ricercatori dai problemi contingenti mettendoli a loro agio e fornendo loro tutto ciò che serve al fine di avere di ritorno i migliori risultati, ed è esattamente ciò che propongo. Oggigiorno accade che quando un Massone compie 70 anni non può più ricoprire incarichi attivi, pertanto si sente un po’ messo da parte ed a poco a poco si allontana dai nostri Templi.
Concordo certamente che le cariche attive siano lasciate a coloro tra di noi che hanno l’età fisica per sopportarne il peso, però ritengo questi allontanamenti uno spreco enorme in quanto proprio quando i nostri FF.’. non hanno più problemi di direzione, quando hanno più tempo per meditare e dedicarsi agli Studi ed alla Speculazione filosofica, quello è il momento in cui possono arricchire ancora di più il Tesoro morale della nostra Istituzione. Ciò a cui mi ispiro è una millenaria istituzione ebraica chiamata «yeshivà» ove gli studiosi passano anni ad esaminare e discutere sulla Torà, e che è stata per secoli il faro luminoso del pensiero religioso ebraico.
Altrettanto propongo di fare nella nostra Istituzione, pur apportando gli ovvi adattamenti necessari alla nostra precipua situazione. Ciò che vedo è un luogo di pensiero ove la parte attiva della nostra Istituzione possa guardare come ad un punto di riferimento e di consultazione. Questo centro non dovrebbe avere alcuna autorità operativa né legislativa, ma essere un istituto da consultare e a cui richiedere pareri e consigli, non vincolanti in nessun modo per la piena autorità e autonomia della nostra Istituzione, ma certamente di interesse ed utilità incommensurabili per la sua stessa autorità morale.
Nel contempo, per permetterne la stessa esistenza operativa sarebbe necessario che questo luogo fosse veramente un approdo con tutte le migliori caratteristiche di confort, serenità, ed assistenza possibile.
La realizzazione di questo «sogno» potrebbe veramente dare lavoro e filo da torcere a tutti noi coinvolgendoci e sfruttandoci secondo le nostre capacità, il nostro mestiere, e le nostre conoscenze. Vediamo quindi in dettaglio una ipotesi di realizzazione esaminando due filoni di lavoro: il primo come «Residenza», il secondo come «Centro di Studi».
Residenza
— Struttura:
L’ipotesi che mi pare più adatta è di una casa/albergo, o residence in cui gli ospiti abbiano la privacy di un mono/bilocale confortevole e riservato. Solo i servizi dovrebbero essere centralizzati (chiedo aiuto agli architetti).
— Servizi:
Oltre ai servizi propri ad ogni residence, unire anche una infermeria
con assistenza infermieristica 24 ore su 24 ed assistenza medica part-time (chiedo aiuto ai medici).
— Ubicazione:
In posti climaticamente adatti (chiedo aiuto ai costruttori ed agli esperti immobiliari).
— Amministrazione:
Sarebbe importante pensare ad una Società, Fondazione, o altro che comunque fosse ben lontana da tutto ciò che è Pubblico. Non dovrebbe in nessun modo essere possibile alle strutture statali di metterci sopra le mani.
Questa struttura amministrativa dovrebbe garantire l’indipendenza della Residenza, con un proprio Consiglio di Amministrazione, ecc. Anche rispetto alla struttura amministrativa della nostra Istituzione questa Residenza dovrebbe godere della massima indipendenza ed extraterritorialità, dipendendo solamente dagli Organi Centrali e anche così in modo ben limitato. Ciò per garantire una gestione autonoma, indipendente, e libera da pastoie burocratiche.
Curare il delicato equilibrio istituzionale tra la Residenza e l’Istituzione è certo un lavoro di grande impegno che demando a chi è più esperto di me (chiedo aiuto ad amministratori e legali).
Finanziamento
–Risultato ultimo deve sempre essere l’indipendenza e l’autosufficienza economica che dovrebbe venire tramite ’autofinanziamento; gli ospiti pagherebbero una retta realmente rispondente ai costi con in più qualchecosa per creare un fondo per gli imprevisti e gli incrementi della struttura. Tuttavia se questo autofinanziamento è possibile per le spese di gestione corrente, le spese per la creazione della Residenza dovrebbero essere a carico di tutta l’Istituzione.
1 fondi per questo iniziale finanziamento sarebbero, secondo me, facilmente reperibili senza chiedere ad alcuno di noi un maggiore impegno finanziario, bensì finalizzando per un periodo di alcuni anni (3-4?) parte dei Tronchi della Vedova e residui attivi di gestione di ogni Loggia dell’Obbedienza per una cifra media che si aggirasse intorno ai due milioni annui. Non è tanto per una Loggia. sola, ma se uniamo gli sforzi la cifra diventa già importante.
Un’altra caratteristica importante di questa Amministrazione dovrebbe
essere che, al momento che la gestione diventasse attiva, parte degli utili fosse demandata ad eventuali integrazioni di rette per coloro tra di noi che non potessero far fronte, in tutto od in parte, alla spesa.
Proporrei ai Managers finanziari di studiare un Business Plan: sono certo che L’iniziativa sarebbe anche un buon investimento economico, oltre che morale. Questi punti, come altri che non ho trattato, saranno certamente meglio sviluppati da coloro che con maggiore sapienza di me lo vorranno fare.
Ora passiamo al secondo ma principale filone, quello che ho identificato
come «Centro Studi».
Ritengo fondamentale la presenza di un Tempio nella Residenza, nel quale gli ospiti possono continuare a lavorare riunirsi, mantenendo viva la consuetudine che per anni ha confortato la loro esistenza profana.
Molto spesso ho sentito FF.’. che affermavano di ritenere il lavoro nel Tempio come un’oasi di pace e serenità ove ci si poteva ritrovare abbandonando al mondo profano le battaglie e le fatiche della vita quotidiana. Un posto ove poter ritrovare veramente Se stessi, ove fermarsi a pensare, ove, in breve, «ricaricare le batterie».
L’utilità di questo Tempio sarebbe ancor più evidenziata nel rapporto
di < rifugio/punto di riferimento psicologico» donato agli Ospiti della Residenza.
Utilissima sarebbe inoltre la creazione di una Biblioteca Massonica. specifica e di vaste proporzioni. Questa Biblioteca potrebbe diventare talmente ricca ed importante da essere un fiore all’occhiello
per tutta la nostra Obbedienza.
Sarebbe inoltre una fucina ricca di strumenti messi a disposizione
di tutti gli studiosi, Massoni e non, per migliorare sempre di più la conoscenza di noi stessi. Inoltre la nostra stessa Istituzione dovrebbe imparare ad utilizzare al meglio le risorse venutesi così a rendersi disponibili in questo Centro, ad esempio affidando lo sviluppo di ricerche storiche, commissionando studi su eventuali evoluzioni dei nostri Statuti, ecc… facendone insomma un Centro di Consulenza su i più vasti e disparati problemi della nostra Istituzione.
Non amo ripetermi ma l’evidente vantaggio si svilupperebbe in due direttrici entrambe interessanti: a vantaggio dell’Istituzione sia come immagine che come sostanza, e a vantaggio dei nostri «Anziani» che continuerebbero a lavorare e sentirsi vitali ed utili per l’Istituzione.
Tutto quanto detto sopra è vero e basterebbe ampiamente, a mio avviso, a giustificare la realizzazione di questa iniziativa, tuttavia i miei «veri» motivi sono altri.
Ammetto che ho dato delle razionali motivazioni per ricoprire ciò che è soprattutto sentimento ed emozione. Sentimento ed emozione che mi fa rabbrividire solo al pensiero che un mio F.’. si trovi nelle condizioni di dover usufruire di queste tristi istituzioni pubbliche o private che ho conosciuto.
Mi fa rabbrividire dal dolore il pensare che uno di noi possa trovarsi in certi frangenti, e soprattutto rabbrividire dal rimorso di dover permettere che ciò avvenga senza almeno aver tentato di fare qualche cosa.
Fare qualcosa per evitare certe tristi situazioni è un dovere che ognuno di noi deve sentire; primo verso i propri FF. per poterli aiutare, secondo verso noi stessi perché altrimenti come potremmo fare i conti con la nostra coscienza, terzo e soprattutto Verso l’Istituzione, in quanto rafforzerebbe quello spirito di solidarietà e Fratellanza che è la Forza primaria e portante della Massoneria stessa.
Nel terminare questo mio contributo ho il timore che la modestia del mio sforzo danneggi questa nobile causa, e di ciò sento il peso della responsabilità. Cedo pertanto il testimone a coloro che lo vorranno raccogliere.
Concludo solo con un invito che è anche un monito: siamo un po’ egoisti! Ricordiamoci che domani potremmo essere noi i diretti interessati, e non illudiamoci che questi problemi siano sempre e solo problemi altrui!