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Loggia “Abele Damiani N° 349” all’Oriente di Marsala
Contributo alla conoscenza delle piante simboliche
nelle tradizioni iniziatiche e popolari.
Leonardo da Vinci- dipinto di San Giovanni Battista (1510 – 1517). Parigi – Musée du Louvre –
NB: i riquadri sono una elaborazione grafica per incorniciare i particolari simbolici dell’albero, dell’indice e della verga.
Tavola pubblicata, in allegato, al Bollettino del collegio dei M.V. della Sicilia N 8 di Agosto 2018
Marsala 25 Giugno 2018
Introduzione
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Negli ultimi anni molti Fratelli avvertono l’esigenza di apportare modifiche e integrazioni nei
quaderni d’istruzioni dei nostri lavori rituali. Un aspetto indesiderato dei tanti cambiamenti è che
si approfondiscono alcuni aspetti dei rituali e se ne trascurano tanti altri, con la conseguenza di
alterare, nel tempo, la struttura filologica del cerimoniale. Per come vedremo, per esempio, nelle
indicazioni per la costruzione della verga del M.d.C.
Il nostro contributo alla ricostruzione delle tradizioni storiche riguarda la scelta delle piante
simboliche più significanti per costruire gli utensili rituali: le verghe, i maglietti, l’ara, etc che sono
generalmente trascurati dai nostri quaderni.
Questa ricerca sulle piante simboliche è stata avviata dal F. G. Licari (un cultore delle attività
agricole, boschive e dei giardini filosofici), con la collaborazione dei FF. di Loggia e del nostro
decano F:. Vito Parisi (iniziato dal 1972). Incuriosito dal divenire del rapporto tra uomo e natura,
il F. Giovanni ha esplorato l’evolversi dell’uso delle alberature nelle tradizioni storiche, sia negli
aspetti utilitaristici (alimentari, ornamentali, officinali) sia nelle valenze culturali (filosofiche,
simboliche e artistiche), che hanno influenzato usi, costumi e linguaggio delle tradizioni popolari.
Per facilitare la comprensione degli interessati alle piante simboliche, abbiamo elaborato una
mappa (vedi scheda N°1) delle specie più idonee sia per rappresentare che per complimentare la
funzione pedagogica degli officianti nei lavori rituali. Le piante prescelte per questa rassegna
simbolica riguardano le specie mediterranee e naturalizzate, che sono riportate nella letteratura e
nell’iconografia classica nelle varie tradizioni iniziatiche, monastiche, araldiche, dell’arte, etc.
Per chiarezza espositiva abbiamo selezionato un albero per ogni singolo strumento (tre alberi per i
tre maglietti, tre specie per le tre verghe, etc.), illustrandone sia le diverse caratteristiche botaniche
che le valenze simboliche della specie con la funzione pedagogica degli officianti dei lavori rituali.
In particolare, abbiamo scelto due coppie di piante storiche usate nelle tradizioni araldiche: la
Quercia e l’Alloro tipica delle insegne comunali e l’Ulivo e la Palma degli Enti territoriali
(Province – Regioni). La scelta di queste coppie di piante simboliche Quercia/Alloro e Ulivo/Palma,
deriva dai significati simbolici delle singola specie e dalle seguenti riflessioni: l’Alloro assegnato
al 2° Sorvegliante e la Quercia al Maestro delle Cerimonie rappresentano due piante spontanee
della macchia mediterranea, il loro significato analogico indica le forze primordiali della natura
che si devono “addomesticare”, all’inizio dei lavori per produrre poi i “frutti illuminanti” delle
specie domestiche, dell’Ulivo (assegnato al M:.V:.) e della Palma (al 2° Diacono) alla fine delle
nostre tornate rituali.
Le finalità di questa ricerca storica culturale sulle piante simboliche sono di apportare un contributo
conoscitivo e di riflessione analogica ai revisori dei quaderni d’istruzione massonica. Dove alcune
indicazioni per costruire gli strumenti rituali, come le verghe e i maglietti, sono vaghe e generiche.
Per esempio, i quaderni attuali (ed. 2008) indicano per la costruzione della Verga del M. d. C. un
asta di legno (indefinito) con le seguenti dimensioni: lunga cm 144 e di cm 4×4 per il diametro.
Vanificando così, alla ragion pratica di facilitare l’acquisto tutto il bagaglio culturale e simbolico
della verga tradizionale del neofita (neo=nuova, fita=pianta), con tutti i suoi reconditi significati
analogici, trascendentali e cosmogonici – vedi a pag. 6 – 8.
Plausibilmente le generiche indicazione per costruire la simbolica verga, anche quadrata, è
l’espressione dei nostri tempi e delle nuove attività professionali extra agricole, che ci allontanano
dalla natura e quindi dalla conoscenza diretta delle piante con tutte le sue recondite analogie.
La nostra preferenza per la verga tradizionale deriva sia per i contenuti simbolici e trascendentali
sia per riconoscere il colletto dall’apice per orientare “la polarità” nei lavori dell’officina, con il
colletto a terra e l’apice al cielo, che difficilmente si può distinguere nel listello commerciale.
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Scheda N°1 – suggerimenti per la scelta delle piante simboliche
M V
Ulivo Olea olea
maglietto
2° SORV
Lauro nobilis
maglietto
1° SORV.
Pino pinea
maglietto
M d C – verga
Quercus robur
Citrus sinensis
Cm 144
2° Diac. Palma
Phoenix dactylifera
Verga cm 72
1° Diacono
Ficus carica
verga cm72
J
Ara sacra
Acacia
B Acanto
Melegrane
Ara attrezzi
Cedro libani
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I maglietti delle tre Luci.
Un noto aspetto simbolico delle nostre tornate rituali è la diversa tonalità sonora espressa dal battito
dei maglietti delle tre Luci, per aprire e chiudere i lavori di Loggia. Le diverse tonalità: forte, medio
e lieve sono espresse in modo decrescente, rispettivamente dal M:.V:. e dal 1° e dal 2° Sorvegliante.
Per assecondare questo principio della diversa tonalità delle tre Luci, si propongono i seguenti alberi
simbolici: l’Olivo per il M:.V:. Il Pino per il 1° Sorvegliante e l’Alloro per il 2° Sorvegliante.
Nel corso della ricerca sulle piante simboliche abbiamo rilevato alcune caratteristiche biologiche
peculiari delle singole piante, che si prestano per ulteriori speculazioni dei FF interessati.
Il primo parametro di valutazione per la scelta delle tre specie è il diverso peso specifico(1) del
legname: pesante nell’Ulivo, medio nel Pino e leggero nell’Alloro;
Il secondo riferimento di valutazione è il bagaglio storico, culturale e simbolico attribuito alle
singole piante dalle tradizioni popolari, per come vedremo in seguito;
Il terzo elemento di valutazione è la scelta di tre alberi sempreverdi per indicare l’impegno
costante delle Luci a vigilare sui profitti emotivi e spirituali dei Fratelli di Loggia;
Il quarto criterio di riferimento sono le caratteristiche metaboliche delle singole specie di
acquisire e gestire le risorse idrico/nutrizionali nel tempo. Una curiosa analogia con
l’acquisizione delle istruzioni massoniche dei FF nelle loggie.
Nel complesso dell’esame delle diverse caratteristiche biologiche, vegetative e simboliche delle
piante prescelte, si riportano alcune prerogative tipiche delle specie, utili alle riflessioni dei Fratelli,
per costruire gli strumenti muratori consoni alla funzione pedagogica delle cariche dell’Officina.
(1) Generalmente il peso specifico del legname dipende dalla velocità di crescita della pianta che influenza sia la consistenza
del peso del legno sia la durata del ciclo vitale della specie (lungo nell’ulivo, medio nel pino e breve nell’alloro).
Per esempio, i Pioppi, Acacie, Betulle, Salici, Alloro, etc sono specie a rapida crescita, producono un legno leggero, ed
hanno un ciclo di vita breve – valutabile in decenni. Viceversa gli Olivi, Querce, Pini, Cedri, etc hanno un lungo ciclo di
vita (secolare) e producono un legname pesante e durevole.
Tratto da: Quaderni di simbologia massonica – edizione 1998
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Il Maestro Venerabile – simbolo muratorio la squadra
Maglietto d’Ulivo – simbolo: saggezza ed illuminazione.
Note storiche. La mitologia greca attribuisce l’origine dell’Ulivo alla dea Atena: essa rappresenta le
tradizionali virtù del senno (saggezza, logica e volontà). Nella storia di Atene si legge che, la corona
di Ulivo è stata concessa soltanto in due occasioni a quei generali che in prossimità della battaglia
hanno preferito con-vincere i nemici a fare la pace – piuttosto che vincere la battaglia. Nella Bibbia,
il ramo portato dalla colomba a Noè rappresenta il testimone trascendente del nuovo patto con
l’Eterno; da questo evento il cristianesimo attribuisce all’olio e all’ulivo virtù taumaturgiche, l’unto
del Signore, la consacrazione al sacerdozio, la benedizione della pasqua (l’Ulivo e le Palme), etc.
In natura l’Ulivo è una pianta di medie dimensioni (alto 10/15 metri e largo 6/8 metri); ama la luce
ed è resiste bene sia alle avversità climatiche che alle potature drastiche e si adatta bene alle
consociazione (tolleranza) con le altre piante. Storicamente l’olio per l’alimentazione e per
l’illuminazione si otteneva solo dalle olive (e non da altri semi). L’Ulivo è una specie sempreverde a
lenta crescita, si nutre di poche risorse, è molto longevo (spesso millenario); può essere ringiovanito
mediante i virgulti.
1° Sorvegliante – simbolo muratorio la livella
Maglietto di Pino domestico – simbolo: equilibrio e filosofia.
Tranne un riferimento al Pino Nero, la mitologia tradizionale tace. La
prima impressione che l’ombrello del Pino offre è l’equilibrio della
chioma. Le caratteristiche simboliche più significative sono le
geometrie della pigna (rotonda all’equatore e triangolare ai poli) che
richiama la stabilità. Come la prerogativa unica dei frutti di maturare in
tre anni (coesistendo i fiori con frutti acerbi e maturi), consentono alla
pianta di superare le varie difficoltà climatiche. Per queste sue
peculiarità della chioma ordinata e di maturare lentamente i frutti, il
Pino è diventato nelle tradizioni popolari, il simbolo dell’equilibrio
esteriore e interiore. Il simbolo delle pigne è storicamente molto diffuso
sia nelle insegne nobiliari che nelle colonne dei cancelli. Il Pino
domestico (dei pinoli) è un grande albero eliofilo dominante che tollera
bene le consociazioni con le altre piante legnose, mentre inibisce le erbe infestanti sotto la sua chioma.
Il ciclo vitale medio della pianta è di 200/ 300 anni.
2° Sorvegliante – simbolo muratorio il filo a piombo
Maglietto d’Alloro – simbolo: perseveranza
La mitologia di Ovidio collega l’Alloro alla ninfa Dafne: questa insidiata dal dio Apollo, pregò gli
Dei affinché la trasformassero in albero. Gli Dei esauriscono la richiesta trasformandola nell’albero
di Alloro. In seguito gli storici hanno mitizzato la resistenza di Dafne come la virtù della perseveranza,
che si trasferisce simbolicamente alla pianta d’Alloro. Nella tradizione greca, infatti, si premiavano
con la corona d’Alloro quelle attività umane che, per raggiungere nuovi traguardi, dovevano praticare
un impegno costante: sia fisico nell’atleta, che mentale nel poeta e nel musico.
Nelle successive tradizioni romane la pianta fù consacrata al dio Apollo, facendola diventare
talismano contro malefici, temporali, etc. Indipendentemente dagli aspetti mitologici sono proprio le
caratteristiche biologiche della pianta che, utilizzando le alternanze delle piogge sviluppano 3/4
riprese vegetative nello stesso ciclo annuale, alimentano la credenza della costanza.
L’Alloro è un alberello sempreverde della macchia mediterranea, dal carattere rustico, poco incline
ad essere dominato ma capace di tollerare le specie sottostanti. Il ciclo vitale dell’alberello è di 80/
120 anni e si può rinnovare sostituendolo con i polloni che crescono numerosi alla base del colletto.
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La Verga – simbolo dell’iniziato “neofita”.
Nella nostra epoca digitale, per l’uomo moderno inesperto delle tradizioni agro-pastorale, sapere
riconoscere le caratteristiche bio-morfologiche tipiche della verga tradizionale dal comune bastone è
difficile o addirittura ostico. Per le popolazione arcaiche fruttivori, invece, era facilissimo distinguere
a occhio la verga dell’iniziato neofita dal comune bastone-utensile (da caccia, difesa, appoggio, etc).
Per molti secoli, infatti, la verga è stato il simbolo convenzionale dell’iniziato (asceta, santo, mago,
augure, sciamano, etc), sia nella letteratura classica che nell’iconografia storica. Nella letteratura
classica, i vari autori (Esiodo, Virgilio, Vitruvio, ecc.) sostenevano che il vero asceta si distingueva
dal portatore di Ferula per le caratteristiche della verga. Generalmente per noi, oggi, che ignoriamo
le tradizioni agro-pastorali, distinguere la verga dal comune bastone è un quesito impossibile!
Per queste considerazioni storiche, culturali e simboliche, porgo ai Fratelli interessati alcuni nozioni
utili sia per riconoscere che per costruire(2) la verga del neo-fita. Dal profilo agronomico la
riproduzione delle alberature si ottengono con tre diverse modalità: per seme (la tecnica più usata),
per talea (interrando una porzione dei rami) e più storicamente dai polloni – detti anche virgulti. I
Virgulti sono dei germogli che spuntano dalla base (colletto) delle latifoglie, di cui alcuni prendono
origini dal tronco e altri sotto terra o dalle radici. La presenza dei virgulti nelle alberature, eccetto
alcune specie pollonifere (tigli, noccioli, melograni), indica il malessere o lo squilibrio della pianta
tra l’apparato radicale e quello fogliare. La maggioranza dei polloni si vedono, infatti, nelle piante
vecchie e in quelle incidentate (incendi, malattie, pote drastiche, etc).
La caratteristica dei polloni di crescere velocemente è utilizzata nelle pratiche agro- boschive della
“ceduazione” e viene usata per rinnovare velocemente una pianta o un bosco.
La principale caratteristica biologica e simbolica dei virgulti è il vigore della crescita di 5 – 6 volte
superiore, sia rispetto alle piante ottenute dai semi che della comune crescita dei rami, in quanto essi
si avvantaggiano dell’apparato radicale della pianta madre. Per queste peculiari origini, il legno della
verga (diametro di 3-4 cm) è composto dal legno giovane alburno (senza durame scuro all’interno)
con le seguenti caratteristiche: bianco, leggero e flessibile, con notevole capacita di risonanza.
Con queste caratteristiche distintive del legname della verga, noto agli antichi iniziati, diventa facile
riconoscere il bastone dalla verga e potere speculare sulle sue caratteristiche tecniche e simboliche:
bianco senza macchia all’interno; flessibilità di resistere alle sollecitazioni, polarità, risonanza, etc.
Altresì, l’aspetto simbolico analogico di associare l’asceta alla verga del neo-fita, riflette le condizioni
di stress in cui le piante attivano l’emissione dei polloni (nuove piante); come l’iniziato che rinuncia
consapevolmente alla propria identità (vissuta) per una iniziare …una nuova esistenza spirituale.
Per la piena comprensione del simbolo della verga, non possiamo trascurare i significati etimologici
del sostantivo vir = potenzialità, come la virtù e i vizi che hanno la stessa radice semantica.
(2) Note patiche per allevare e costruire la verga.
Credo che a giorni nostri è difficilissimo acquistare una verga tradizionale
nei legno market. Per cui, mi pregio di fornire ai FF interessati alcuni
nozioni utile per poterla allevare e produrre direttamente.
Premettendo che, il taglio dei rami o del tronco delle latifoglie interrompe
i flussi linfatici (ubicati nella zona del cambio e della corteccia) che si
accumulano e si differenziano (cellule meristematiche) sia per attivare le
gemme dormienti e ricostruire la chioma sia per ricoprire con il callo di
cicatrizzazione la ferita aperta dal taglio. Con queste nozioni biologiche,
diventa facile fare spuntare e allevare i virgulti da una qualsiasi pianta,
senza danneggiarla, con un semplice taglio superficiale (di 5/8 mm di
larghezza e profondità) lungo da 5 a 20 cm per ogni lato per asportare la
scorza – con un massimo del 25 % della circonferenza del fusto.
Il taglio si fa all’inizio della ripresa vegetativa (marzo) con una
conformazione a squadra, con il vertice il alto. Vedi foto, del pollone di
Mandorlo allevato personalmente per sostituire l’albero storto.
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Accorgimenti per costruire la verga del M.d.C.
Considerato che le iconografie storiche raffigurano la verga di colore legno, quando la comune
sconoscenza delle vecchie pratiche costruttive, si riportano alcune note utili ai FF che vogliono allestirla
secondo i canoni tradizionali. Dove, le diverse implicazioni biologiche, cosmogoniche e alchemiche per
la colorazione della verga, appaiono molto interessanti. Per comprendere meglio queste anticipazioni
bisogna riscoprire i significati simbolici dell’albero alchemico e conoscere la struttura biologica
dell’albero per avere la piena consapevolezza dell’argomento.
Per le scienze biologiche, quando per l’albero alchemico (vedi scheda N 2), le diverse ripartizioni
dell’albero (radici, scorza, cambio, legno, linfa, foglie, fiore e frutti) hanno tutte una propria funzione
specifica. Questa nostra ricerca sui significati analogici delle parti dell’albero, riguarda: la scorza con i
due flussi linfatici ascendente e discendente e il cambio (o libro) dove sono concentrati i “meristemi” delle
cellule vitali per la crescita e per la difesa delle ferite (con reazioni: elettriche, chimiche e biologiche);
mentre il legno del tronco ha le funzioni di sostegno della chioma e di deposito delle riserve.
Nel contesto biologico/simbolico della corteccia non possiamo trascurare l’importante ruolo della linfa di
trasportare e di catalizzare alchenicamente i quattro elementi cosmogonici. Per come vedremo: la scorza
radicale assorbe i sali minerali (terra) disciolti nella soluzione circolante (acqua) nel suolo e la linfa
ascendente raccoglie e trasporta questa soluzione grezza dalle radici alle foglie (aria) della chioma, dove
con il sole avviene la sintesi clorofilliana – “della creazione della nuova sostanza organica” – che la linfa
elaborata discendente raccoglie e distribuisce a tutte le parte della pianta.
Plausibilmente, questo ruolo biologico vitale attivato dalla linfa ascendente e discendente era noto nelle
antiche tradizioni alchemiche, che associarono la linfa alle prerogative del dio Mercurio dell’ispirazione
e della trascendenza. La credenza delle virtù trascendentali della linfa continua ai giorni nostri, in tutti gli
ordini religiosi e iniziatici che prescrivono la fumigazione con la linfa essiccata (incenso, mastice, etc)
nelle celebrazioni rituali, per predisporre l’uomo alle percezioni sottili. Per come si legge nei nostri
quaderni d’istruzione massonica.
Con questo breve excursus sulle componenti biologiche e simboliche utili per costruire sapevolmente la
verga iniziatica nel proprio athanor, si evidenzia l’importanza di marchiare la linfa nella verga a fuoco,
per conferire al ruolo di magus del M.d.C. le sue prerogative taumaturgiche e trascendentale.
Procedura per costruire, temprare e colorare la verga iniziatica del M.d.C.
1 (A)Scegliere una pianta simbolica della specie preferita di quercia (rovere, farnia, farnietto, etc) o di agrume
(arancio, limone mandarino, etc) e praticare una incisione a squadra di 4/5 mm di larghezza e profondità con
il vertice in alto, nella zona basale del tronco; (B) tagliare i rami sovrastanti e limitrofi all’incisione per
agevolare l’emissione e la crescita del virgulto, (C) eliminare prontamente dal virgulto le femminelle laterali
sia per favorire la crescita verticale sia per avere la verga liscia e senza nodi.
2 – tagliare il virgulto quando raggiunge le giuste dimensioni d’altezza e di circonferenza (cm 14 –
20), generalmente dai 3 ai 5 anni, nel periodo della ripresa vegetativa in modo di avere la corteccia
bella turgida di linfa ascendente e discendente. I FF esoteristi possono scegliere il giorno governato
dal pianeta prescelto, le fasi lunari e il segno zodiacale preferito.
3- predisporre un fornello o una brace capiente per eliminare la scorza con la bruciatura superficiale
a fuoco lento e in modo uniforme, al fine di trasferire e fissare con il fuoco gli umori della linfa nello
strato del cambio (vitale) sottostante colorandolo naturalmente color legno. I tempi di bruciatura
della scorza di una verga sono da 50 a 90 minuti. Si consiglia ai FF esordienti di provare la bruciatura
della scorza di un ramo o bastone campione per acquisire i tempi e l’effetto del fuoco.
La corteccia della verga cerimoniale si deve eliminare per i seguenti motivi: A – gli zuccheri della
linfa avviano la decomposizione organica della verga; B- per gli aspetti simbolici della scorza che
significa =apparenza, mentre il legno significa = sostanza; C – per impregnare, temprare e infine per
colorare la verga delle prerogative trascendentali, taumaturgiche e alchemiche della linfa vitale.
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Nel contesto della tradizione cosmogonica, non possiamo trascurare che la verga rappresenta, oltre
alle scelte iniziatiche del neofita, “il legno” che è il prodotto della sintesi dell’armonia dei quattro
elementi (terra, acqua, aria e fuoco) del macrocosmo che generano la vita. L’origine delle piante dai
quattro elementi inorganici costituisce l’archetipo cosmogonico della vita in tutte le tradizioni
popolari, sia dei popoli Occidentali quanto di quelli Orientali. Nelle tradizioni orientali, infatti, il
legno “LI CHI” è il quinto elemento cosmogonico e nel contempo il primo elemento organico vivente,
fonte di vita indispensabile per tutta la vita animale. Il matematico Luca Pacioli, nel libro della Divina
Proporzione, emulando Platone cita: “Cinque corpi son producti da naturali semplici chiamati.
Perché a ciascun composito adunati per ordine concorran fra loro tutti”.
Un documento misconosciuto della cultura rinascimentale sui vasti significati simbologici delle
piante, si deduce nel dipinto di G. De Benci (1475) realizzato da Leonardo al suo primo esordio
professionale. In particolare, sul retro di questo quadro, si può apprezzare tutta la dedizione del
Maestro per le piante, nel motto “virtutem forma decorat” dipinto fra tre piante simboliche diverse
(Alloro, Ginepro e Palma) – tratto da https://www.leonardo3.net/leonardo/paintings.htm
Ginevra De Benci, 1475 c. ritratta da Leonardo da Vinci
A sinistra il ritratto di Ginevra, a destra il retro del quadro dipinto dello stesso Leonardo.
I pregi culturali e simbolici di questo retro quadro sono individuati nella successione analogica delle
tre piante con le virtù umane: Alloro (costanza), Ginepro (armonia) e la Palma (giustezza) quanto
nell’esegesi del motto “virtutem forma decorat” che allude sia alle civiche virtù umane sia alle
potenzialità della natura di manifestarsi nelle diverse forme delle piante. In questo caso, la diversità
vegetale rappresenta sia il primo elemento della natura vitale sia le potenzialità (virtutem forma)
evolutive della biodiversità delle piante. Un significato consimile a quello che San Agostino
attribuisce all’albero, nel suo libro (La natura del bene, libro IV°): “E io chiamo “hyle” (legno) una
materia informe e senza forma dalle quale si possono ottenere tutte le forme”.
Nel contesto simbolico, non possiamo trascurare il cerchio rosso, ubicato in alto a destra, sia per la
forma geometrica (il cerchio indica “perfezione e natura”), che per il colore rosso che allude alla
spiritualità. Come la scelta di posizionare il cerchio rosso sopra la palma (equilibrio & giustezza) può
essere una sorta di codice composto dai segni convenzionali di destra – sinistra, alto – basso e dai
significati dei sette colori dell’albero alchemico- vedi scheda N 2.
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La simbologia delle tre Verghe
Per scegliere le piante idonee a costruire le verghe, sono state prese in considerazione, oltre alle
caratteristiche del legno (peso e colore) e della simbologia storica, le analogie del sistema riproduttivo
dei fiori (rappresentare) e dei frutti (applicare). In particolare, per le l’asta dei Diaconi (figure-veicolo
del segreto della parola sacra) sono stati scelti il Fico per il 1° Diacono e la Palma per il 2° Diacono
che hanno la comune caratteristica di nascondere i fiori e di presentare solo i frutti. Inoltre dai fichi,
quando dai datteri si può ottenere per fermentazione una bevanda idroalcolica e per distillazione
l’alcool etilico – un prodotto utile sia per conservare alcuni alimenti sia per avere l’illuminazione.
Queste prerogative dei frutti del fico e della palma, assegnati al 1° e al 2° Diacono, ci ricordano per
analogia che i contenuti dei nostri architettonici lavori devono essere lavorati e fermentanti e infine
distillati per avere un prodotto (idee) utile per illuminare il nostro percorso nella collettività.
Scheda N° 2 : la simbologia dell’Albero Alchemico dei sette metalli, colori e pianeti
significato origine aspetto sostanza catalizzatore sapere rappresentare applicare
Piante Radici Scorza Legno Linfa Foglie Fiore Frutti
Metalli Piombo Stagno Ferro Mercurio Rame Argento Oro
Colori Nero Grigio nr Grigio Verde Bianco Rosso/Oro
Pianeti Saturno Giove Marte Mercurio Venere Luna Sole
Dal profilo storico è bene ricordare che, l’aspetto sinottico dell’albero alchemico dei sette colori era
conosciuto sia nelle “gilde” dei costruttori che negli ordini monastici medievali. In seguito, gli artisti
neoplatonici delle botteghe fiorentine, hanno sviluppato la simbologia dell’albero alchemico per
ampliare i contenuti delle loro rappresentazioni pittoriche – difficilmente comunicabile con il
linguaggio letterario. Secondo i codici dell’albero alchemico, le foglie significano = sapere, il fiore =
rappresentare e i frutti (o l’oro)= applicare. Per curiosità si riporta che: la simbologia dell’albero alchemico è a
tutt’oggi utilizzata nel cerimoniale ufficiale di stato per commemorare i personaggi illustri – dove si inseriscono le bacche
dorate nella corona d’Alloro, per rappresentare la semenza (bacche) ontologica da diffondere nelle nuove generazione.
Scheda N° 3 – Il ruolo e la funzione delle tre verghe
carica funzione specie Peso /q.li colore /legno simbologia significati analogici
M .d.C. magus Quercia* 6/7 bianco/nero intuizione la dominanza della pianta
M .d.C. magus Arancio* 6/7 bianco condivisione i frutti aurei
1° Diac. messaggero Fico 2/3 bianco legge/ auguri foglie e il fiore/frutto
2° Diac. messaggero Palma 08/1 bianco equilibrio/giustezza foglie e i frutti
Maestro delle Cerimonie – Quercia – simbolo: Intuizione
La Quercia è la pianta sacra più diffusa e celebrata nelle tradizioni europee. La Bibbia ricorda che il
primo altare, eretto da Abramo all’Eterno, fu edificato sotto una quercia. Per i Greci, la quercia era la
pianta consacra a Giove ed era l’albero preferito dalle Pizia per la divinazione. Nella mitologia greca
e celtica, le entità silvane della natura (ninfe e driadi) abitavano le piante dei boschi sacri; le querce
sacre, invece, erano abitate dalle “amadriadi”. Per i romani, chi abbatteva una quercia sacra era punito
con la morte. Per i Druidi (sacerdoti celtici) il vischio raccolto nelle querce aveva particolari virtù.
Nel mitico viaggio di Giasone alla conquista del Vello d’oro, Esiodo e Omero narrano che: “Il timone
della nave Argo era stato fatto da un ramo di quercia del bosco sacro”; assegnando cosi alla Quercia
la funzione di timone – guida – per scegliere la giusta rotta nell’ignoto.
Maestro delle Cerimonie – l’Arancio – simbolo: intuizione e condivisione
Per conquistare i frutti aurei nelle 12 fatiche di Ercole, Apollodoro narra che: l’eroe riesce a raccoglie
i pomi aurei nell’11° fatica, mediante uno stratagemma intuitivo. Dal punto di vista nutrizionale, le
arance sono l’unico tipo di frutta che matura nel periodo invernale. Dal profilo analogico, l’arancio
con i suoi 8/10 spicchi rappresenta sia l’indipendenza che la condivisione del libero pensiero.
- Per queste equivalenze simboliche e mitologiche tra la Quercia e l’Arancio la scelta della specie per costruire la
verga si demanda alle preferenze dei FF, quando alla possibilità di costruirla dalle piante locali.
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1° Diacono – Il Fico – simbolo: legge e buon auspicio.
Il Fico (Ficus Carica) è un arbusto spogliante di modeste dimensioni, con 3/5 metri sia d’altezza che
di larghezza della chioma. La struttura ramificata ombrelliforme è costituita da un legname bianco e
leggero caratterizzato dall’assenza del durame e ricco di lattice. Ai tempi d’Omero oltre al lattice del
fico non si conosceva nessun altro catalizzante per far quagliare il latte per fare i formaggi. Il lattice
del fico diluito con acqua si ottiene l’inchiostro simpatico e si rivela solo con il calore. Con i fichi
secchi, con l’aggiunta d’acqua si ottiene, per fermentazione, una bevanda alcolica, l’Essichè di Plinio.
La caratteristica dei fichi di non avere fiori visibili, che sono all’interno del frutto, hanno alimentato
nell’uomo arcaico molte credenze collegate alle forze primordiali della natura, con valenze mantiche
e scaramantiche. Varone – nel suo ‘De agricola’ (II,11) – ricorda che i rami di fico erano utilizzati
per fecondare (propiziare) il raccolto dei campi o addirittura per fondare nuove città. I romani, non a
caso, dedicarono il fico ruminale a Giunone Caprotina come pegno di prosperità. Cosi come, ancora,
in tutta l’area mediterranea antica e sino al medio evo, i mostri e le streghe venivano arsi con il legno
di fico. In Kabilia (Algeria) le levatrici seppellivano la placenta sotto il fico cantilenando: “Abbiamo
seppellito il male. Abbiamo sepolta ogni offesa. Abbiamo riportato la salute e la pace”.
Il vigoroso apparato radicale della pianta e la struttura porosa del legno consentono di accumulare
risorse idriche/nutrizionali capaci d’alimentare 2-3 cicli di produzione di frutti anche nei terreni aridi.
Il ciclo vitale della pianta è mediamente di 60/80 anni e può essere ringiovanita coltivando un pollone
della stessa radice. Sotto il profilo botanico, i fichi sono fiori (senza petali) che diventano frutti dopo
l’impollinazione. Proprio per questa caratteristica, in ambito merceologico, i fichi sono detti fioroni.
L’impollinazione del fico avviene tramite l’imenottero Blastophaga psenes che vive in simbiosi con
il frutto: simbiosi senza la quale né l’uno né l’altro si possono riprodurre.
2° Diacono – la Palma- simbolo: equilibrio e giustezza
La famiglia delle Palmacee comprende circa 3.500 specie e si distinguono generalmente in due grande
gruppi: palme a foglie larghe e palme con foglie lunghe Phoenix. La Palma nella tradizione pasquale
(giudaico/cristiana) è la Phoenix dactylifera, questa specie si distingue dalle tutte le altre palme per
due caratteristiche: di avere i frutti eduli (datteri) e di emettere i polloni basali.
La capacità delle palme di vivere nelle zone aride derivano sia dalle lunghe radici fascicolate di
captare l’acqua sia del capiente fusto fibroso di accumulare e gestire le riserve idriche. Per queste
caratteristiche di accumulare l’acqua, la palma è una delle poche specie che si trapiantano d’estate.
Il significato simbolico di equilibrio & giustezza della palma deriva da due particolari caratteri: il
primo dipende dalla morfologia della chioma (senza rami) nella quale tutte le foglie sono delle stesse
dimensioni; il secondo si riferisce alle abbondanti produzioni di frutti
(datteri nutrienti e zuccherini) che si possono consumare sia freschi che
conservati e per fermentazione si ottiene una bevanda alcolica. La pianta
vive mediamente dai 200 ai 300 anni circa.
Un aspetto riproduttivo e simbolico poco conosciuto della palma da
datteri sono le infiorescenze dioiche (maschili e femminili) racchiuse
nella “scapa” (vedi foto), dopo l’impollinazione tramite uno specifico
insetto, fuoriesce il grappolo fecondato che ingrossa velocemente i
datteri in 6/9 giorni, ma l’invaiatura e la maturazione dei frutti avviene
lentamente (7/9 mesi) in piena estate.
Note tecniche per costruire la verga. Visto che la Palma non ha, come la generalità delle
alberature, una struttura ramificata, la verga (cm 72) si può ricavare soltanto da una
porzione mediana delle foglie o dal lungo peduncolo che alimenta il grappolo dei datteri - vedi foto. Il peduncolo, oltre alle specifiche valenze simboliche del grappolo
(abbondanza), ha una bella colorazione dorata, un’ulteriore analogia simbolica riferibile
all’oro che deve essere prodotto durante i lavori delle logge.
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Per completare questa rassegna sulle piante simboliche più significative per costruire gli strumenti
muratori ci siamo proposti di valutare le specie più consone per costruire gli arredi: l’Ara Sacra e
l’Ara degli attrezzi. Proponendo l’Acacia per costruire l’Ara Sacra e il Cedro per l’Ara degli attrezzi.
Ara Sacra – Acacia – simbolo: rinascita
Nel testo della bibbia si legge che, “l’Arca dell’Alleanza è stata costruita con il legno di Acacia, per
custodire le tavole delle legge divina”. Nella leggenda massonica di Hiram e del dio Osiride, invece,
la pianta di Acacia rappresenta il messaggero divino – l’intuizione – per ritrovare le cose nascoste.
La storia recente (1895) riporta che le donne operaie hanno adottato il fiore dell’Acacia (Mimosa),
come simbolo di riscatto femminile per la festa delle donne.
Nelle tecniche agro/forestali, le acacie sono impiegate come piante pioniere per bonificare i terreni
difficili (tipo le nuove scarpate stradali, i terreni rocciosi, etc). Il loro breve ciclo di vita (15-20 anni)
consente di accumulare l’humus necessario per predisporre il terreno all’inserimento delle altre specie
arboree e arbustive meno resistenti. Un’altra prerogativa dalle acacie è la capacità della specie
sensitiva di contrarre le foglie al minimo tocco lasciando intuire una sensibilità congenita che non si
riscontra in nessuna altra specie arborea ed arbustiva, eccetto le piante grasse insettivore.
Le caratteristiche distintive degli alberelli d’Acacia sono la resistenza alle difficolta climatiche che
consente loro di prosperare nei terreni difficile e nei deserti. Questa
resistenza dell’acacia alle difficolta deriva dalle peculiari foglie
leguminose capaci di captare e fissare l’azoto atmosferico (cosa del
tutto eccezionale per le piante arboree). Dal profilo agronomico, le
acadacee sono le uniche specie arboree che aspirano il nutrimento dal
cielo (l’azoto), che le consente di prosperare anche nel deserto.
Premettendo che, la funzione dell’Ara Sacra è di rappresentare e
sostenere i simboli massonici più significativi della Loggia: il libro
sacro, la squadra e il compasso e il candelabro con 3, 5 e 7 luci.
A sostegno della scelta del legno di acacia, si ricorda che: l’unico
indizio per trovare la tomba di Hiram è l’Acacia- per come riporta il
nostro rituale del 3° grado di Maestro. Per queste considerazioni, la
scelta dell’Acacia per costruire l’Ara Sacra appare simbolicamente
coerente.
Ara degli attrezzi – Cedro – simbolo: stabilità
Per l’albero del Cedro esistono diverse citazioni sulla durata del legname: nella Bibbia si legge: “Per
costruire il tempio del Signore, il Re Salomone, fece arrivare i Cedri dal Libano”.
Le specie di Cedri più diffusi nelle nostre latitudini sono le specie: libano, theodora e altlantica’. I
Cedri sono conifere sempreverdi dalla forma piramidale di grandi dimensioni (40/ 50 metri) e dal
lungo ciclo di vita (300/400 anni). I cedri sono alberi molto adattabili alle diverse tipologie di terreno,
anche aridi, grazie alla caratteristica di maturare i frutti in due anni.
Le motivazioni analogiche per la scelta del Cedro per costruire l’Ara degli attrezzi sono, sia la
forma piramidale della chioma (simbolo di stabilità) che per proverbiale durata del legname.
Per completare la disamina delle piante simboliche per coadiuvare la funzione degli officiante delle
Logge, non possiamo trascurare la simbologia naturalistica delle due colonne: il terraqueo della
colonna B, allusivo ai 4 elementi del macrocosmo, e la colonna J che, con melograni e l’acanto, che
allude alla condivisione e alla fratellanza. La lettura della simbologia delle due colonne secondo la
marcia d’ingresso destrorsa, indica con Boaz (in entrata) le forze della natura che dobbiamo
equilibrare durante i lavori; mentre le melagrane e l’acanto della colonna Jachin (in uscita) indicano
i frutti che si devono produrre e condividere per il bene e progresso umano – come giusto epilogo dei
nostri lavori rituali.
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Scheda N° 4 – la scelta delle piante simboliche per costruire gli attrezzi e gli strumenti rituali
strumenti funzione significati specie peso simbologia analogia
Ara Sacra sostegno Legge Sacra Acacia 2/3 rinascita l’humus delle foglie
Ara attrezzi contenitore tradizione Cedro 7/9 incorruttibile la resina e la forma triang.
Mappamondo Colonna B passaggio il terracqueo o i quattro elementi del macrocosmo
Melograno Colonna J fratellanza Granato 3/4 l’unità dei semi e la condivisione
Acanto Colonna J solidarietà Epifita 0,5/6 la condivisione delle risorse nutritive
Colonna J – le melegrane – simbolo: condivisione e fratellanza
Il Melograno (Punicum granato) è un alberello spogliante di medie/piccole dimensioni, rustico,
eliofilo tipico della macchia mediterranea. La pianta espone i suoi appariscenti fiori (vermigli) a
giugno e matura i frutti a fine estate; con la prerogativa che i Melograni si possono conservare
naturalmente per tutto l’inverno. La tipicità che distingue i Melograni
dagli altri frutti è la disposizione ordinata dei numerosi chicchi di colore
granato in compartimenti che alimentano la credenza della fratellanza.
Un’altra caratteristica dei Melograni è la stessa compartimentazione dei
chicchi in 5 (raramente in sei) sezioni, (vedi foto) che fa assumere ai frutti
appassiti la geometrica forma pentagonale – il phi della sezione aurea.
La pianta del Melograno vive mediamente 60/80 anni, ma si può
rinnovare all’infinito utilizzando i polloni provenienti dalle stesse radici.
Colonna J – l’acanto – simbolo: condivisione e solidarietà.
L’Acanto è una pianticella stagionale, epifita (specie parassita che vive in simbiosi) delle fave, tenuta
in gran considerazione dalle tradizioni mediterranee; la natura dentro la natura (come il Vischio,
parassita degli alberi, utilizzato dai Druidi nelle tradizioni celtiche). Fatto singolare dell’Acanto è
proprio quello di vivere in simbiosi con la pianta delle Fave, questa, che è una nota leguminosa, che
prospera anche nei terreni difficili captando l’azoto atmosferico e riuscendo così sia a migliorare i
terreni interrando l’azoto atmosferico sia al nutrimento dell’Acanto parassita. Non è per caso che i
capitelli delle colonne ioniche dei templi e delle chiese sono sempre adornati dalle foglie dell’Acanto
dall’antichità fino ai nostri giorni; forse per ricordare ai fedeli che la condivisione e la solidarietà sono
gradite agli Dei!
Note tecniche per riconoscere i virgulti dai comuni rami
Foto comparativa delle dimensioni di un rametto (in alto) e di un pollone (in basso) di Olivo.
Le caratteristiche da notare per distinguere
un rametto dal virgulto sono:
il maggiore diametro del virgulto rispetto al
ramo;
la maggiore distanza dell’internodo delle
foglie del virgulto rispetto al ramo;
la presenza delle femminelle ascellare
(i rametti laterali sono emessi per sfogare
l’eccessivo vigore) nel virgulto che sono
assenti nel ramo.
Per fare un ottima verga “liscia e senza nodi”
le femminelle laterali si devono tagliare (o
pizzicare) appena spuntano.
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Note storiche e culturali sulla simbologia delle piante.
Parafrasando il detto di San Bernardo da Chiaravalle: “Nessuno ti può insegnare più cose di un albero
o di una pietra” (epistola 106), viene spontaneo chiedersi … ma che cosa possono insegnare un
minerale o un vegetale! Quanto è noto che le pietre e le piante non parlano il nostro linguaggio?
Per la gente comune il detto di San Bernardo è una metafora. Per gli intellettuali il postulato del Santo
è una allegoria dai reconditi significati. L’Asceta, quanto l’inventore, invece, apprezzano
l’insegnamento silente consapevoli che non può essere il soggetto dell’indagine a spiegarti le cause,
ma è il ricercatore che deve trovare le giuste risposte, mediante un lungo processo di osservazione,
riflessioni, ipotesi e verifica, per fare parlare anche le pietre. In modo analogo al lavoro di Loggia,
dove ragionando sull’uso degli strumenti muratori si trasformano in simboli e da simboli in archetipi
(principi) universali.
Adottando lo stesso principio speculativo degli strumenti massonici, le diverse caratteristiche delle
piante (biologici, morfologici, metaboliche, etc) ci possono indurre tante valide speculazioni per
coadiuvare la missione degli officianti della loggia. Per come abbiamo visto, per la costruzione degli
strumenti rituali in assonanza con la simbologia delle piante- vedi scheda N 5.
Dalla corretta valutazione delle implicazioni simboliche delle piante con gli strumenti rituali si
possono ricavare ulteriori speculazioni utili sia sulle modalità che nelle articolazioni pedagogiche dei
nostri architettonici lavori. Per come vedremo – ipotizzando – di assegnare il fico al 1° Diacono e la
palma al 2° messaggero che fanno circolare la parola sacra tra le Luci. Il percorso dei Diaconi intorno
all’ara e al quadro di loggia, disegnano l’Alfa e l’Omega che compongono il nodo d’amore. La
scorrevolezza del nodo d’amore lascia intendere che ogni Fratello dovrebbe, all’uscita dai lavori,
tirare i fili per fondere idealmente insieme le nostre aspirazioni (Forza, Bellezza e Saggezza) in
un’unica grande luce, capace di illuminare il nostro cammino nella comunità. In questo contesto, le
verghe del 1° e 2° Diacono ci ricordano per analogia che, per ottenere la luce (dal Fico e dalla Palma)
si deve raccogliere, trasformare, miscelare, fermentare e distillare i frutti (idee) prodotti dalle officine.
Scheda N° 5 – caratteristiche del legno e l’utilizzo dei frutti
cariche specie uso legno colore – peso q/li utilizzo
M.d.C. Quercia officinale Bianco/nero 6/7 Allevamenti e in epoche remote come alimento
1° Sorv. Lauro officinale Bianco/giallo 3/4 Allevamenti e prodotti farmacologici
2° Sorv. Pino spezia Bianco/rosso 5/7 fresco e conservato
M V. Ulivo alimento Bianco/venato 7/9 fresco e conservato > trasformato in olio > luce
1° Diac. Fico alimento Bianco 2/3 fresco e conser. > ferment – distllato – alcool > luce
2° Diac. Palma alimento Bianco 0,8/1 fresco e conser. > ferment – distillato – alcool > luce
Ignorare la dipendenza storica dell’uomo dalle piante, sia per soddisfare i bisogni alimentari sia come
mezzo di civilizzazione (il fuoco, i trasporti, gli utensili, etc.) sia per le speculazioni filosofiche e
scientifiche, rischiamo di disconoscere il profondo rapporto atavico tra uomo e natura. A questo
riguardo etimologia di alcuni sostantivi, quali carpire, verga e neofita, ci aiutano a comprendere
meglio il profondo rapporto uomo/albero che trascende dai meri bisogni quotidiani negli aspetti
speculativi. Per l’immaginazione dell’uomo arcaico, le piante che l’hanno nutrito, protetto, guarito e
illuminato, rappresentano la buona madre natura del mito dell’albero della vita e della conoscenza.
Per cui, memore degli alberi oracolari anche l’uomo moderno spera di avere della buona madre/albero
un futuro benevolo. A tal fine, per le feste di fine/inizio anno puntualmente prepara l’Albero di Natale
per appendere le sue richieste più recondite, sia tra le mura domestiche che nella pubblica piazza.
Verosimilmente il simbolismo dell’albero racchiude in sé tutta la religiosità del mondo antico, quasi
connaturato con lo stesso principio universale della vita. Nelle culture orientali, l’albero “LI CHI”
nasce dall’equilibrio armonico dei quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) e diviene il quinto
elemento: il “legno”; è, nel contempo, la prima fonte vitale dalla quale dipende tutta la vita animale.
Nel Bhagavad Gita il XV canto recita:” l’eterno Asvattha ha le radici in alto ed i rami in basso; le
sue foglie sono i Veda, colui che lo conosce, conosce i Veda”.
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Analoghi significati dell’albero della vita e della conoscenza sono riportate nelle culture occidentali.
Nel libro 2° della bibbia si legge: “… e l’eterno piantò un giardino in Eden, e nel centro vi mise
l’albero della conoscenza del bene e del male e l‘albero della vita”. La credenza che l’albero è il
depositario delle conoscenze trascendentali, la ritroviamo radicata nelle diverse tradizioni: è sotto il
Ficus che il Buddha in contemplazione ottiene il risveglio e gli è indicata la via; è al Frassino, che il
dio Odino si “appicca” per ricevere le Rune(3) della conoscenza.
Un grande personaggio vicino alla nostra cultura che ha indagato sul mito dell’albero della vita e
della conoscenza, compiendo diversi progressi scientifici, è stato Leonardo da Vinci. Molti
commendatori descrivono il genio rinascimentale come un eccellente: pittore, architetto, ingegnere,
commediografo, urbanista, etc, ma pochi lo conoscono come filosofo della natura. Lo storico Augusto
Marinoni attribuisce alle osservazioni di Leonardo, diverse scoperte scientifiche sulle alberature, tra
le quali indica: il numero degli anelli del tronco (dendrometria) che indicano l’età dell’albero; la
coesistenza nelle alberature di due flussi linfatici, ascendente e discendente; la capacita delle latifoglie
di rinascere attraverso l’emissione dei polloni delle ceppaie.
Per le nostre ricerche storiche culturali le conoscenze
biologiche, tecniche, analogici e simboliche delle piante
del Genio rinascimentale vanno oltre il comune sapere
rinascimentale. Tra le quali possiamo aggiungere le
seguenti conoscenze scientifiche, sia la capacità delle
radici di rompere le rocce, sia delle gemme radicale di
evolversi in germogli a contatto della luce: notizie che
abbiamo dedotto dalla stessa decorazione del Maestro
nella Sala dell’Asse del Castello Sforzesco – vedi figura.
Molti aspetti tecnici, culturali e simbolici del vasto sapere del Maestro sulle piante sono sconosciuti
dal vasto pubblico. Per scelta dello stesso Leonardo, che favorito dal felice tratto pittorico si divertiva
a comporre rebus complessi dai contenuti simbolici, sia per divertire che per sondare le conoscenze
(sapienziali, naturalistiche, matematiche, iniziatiche, etc) dei vari osservatori.
Nella decorazione naturalistica della Sala dell’Asse, con 16 Tigli dipinti (4 per lato), una radice
vegetante e una rete con 4 cerchi concentri (con la trama diversa) intrecciata nei rami, il genio riesce
a rappresentare la sua accademia e dissimulare gli insegnamenti neoplatonici nelle alberature, con
apparente semplicità. In modo che la gente comune vedeva il BELLO della decorazione, gli osservatori
smaliziati il BUONO delle piante augurali (Tiglio = sapienza e il virgulto augurale nella parete Est);
gli alti iniziati (Magister), invece, potevano distinguere il VERO insegnamento neoplatonico,
(geometrico, matematico, cosmogonico, etc) nel diverso numero dei tronchi (18 + virgulto) dalle
chiome (16). Dove i tronchi rappresentavano la terra “riproducibile” e le chiome il cielo “immutabile”
e i quattro diversi intrecci delle rete, nei rami, la creazione della natura del filosofo Pausania.
Plausibilmente nella decorazione naturalistica del salone dell’Asse (di rappresentanza), Leonardo ha
configurato sia il mito dell’albero della vita e della conoscenza sia gli insegnamenti segreti della sua
accademia. Il rebus filosofico e simbolico più impegnativo del Genio rinascimentale “l’Accademia”
rimane a tutt’oggi sconosciuto sia dai critici dell’arte sia dal grande pubblico. Per cui a beneficio dei
Fratelli interessati, riporto che “Il reportage – L’accademia segreta di Leonardo, dissimulata nelle
alberature dipinte”, si può liberamente scaricare dal sito www.unamanoperlambiente.eu
La rappresentazione dell’albero della conoscenza, nel senso epistemologico moderno è stata fatta dal
Maestro, per rappresentare le complesse teorie della Divina Proporzione del matematico L. Pacioli.
(3) Le Rune sono dei segni (intelligibili) incisi nella corteccia delle Betulle: essi venivano usati, sia come numeri che
come sillabe per la scrittura runica; inoltre ogni runa ha un valore profetico per la divinazione. Una rappresentazione
della conoscenza dello scibile umano (delle lettere e dei numeri) e della volontà divina, realizzata in modo analogo alla
tradizione ebraica dei 22 Arcani maggiori che sono: le 22 lettere dell’alfabeto ebraico, i 22 numeri e un sistema per la
divinazione, meglio conosciuti come i “Tarocchi”.
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ARBOR PROPORTIO ET PROPORTIONALI TAX disegnato da
Leonardo per il frontespizio del libro di Luca Pacioli, dove sono
contenuti 59 disegni geometrici del Maestro.
“De Divina Proportione” Venezia 1509, Ed. T.A.S. Sassari 1989
Ai giorni nostri è difficile stabilire se Leonardo ha
formulato autonomamente il modello epistemologico del
’ARBOR PROPORTIO ET PROPORTIONALI TAX”, o che abbia
elaborato (improbabili) studi precedenti. In quanto, nella
cultura del XV° secolo circolavano soltanto “vaghe
speculazioni” sul mito dell’albero della conoscenza.
Plausibilmente l’albero epistemologico delle scienze di
Leonardo è l’evoluzione dell’albero della conoscenza di R.
Lullo “Arbor vegetalis e scientiae”, del 1295 circa, che
l’autore motiva: “di ottenere, dall’albero come uno specchio
nitidissimo, l’immagine del creato”.
Comunque, indipendentemente dalle fonti che hanno ispirato il modello tridimensionale, Leonardo
supera concettualmente l’albero delle Speculazioni Metafisiche (1605) di Renè Descaret (Cartesio)
che recita: “La filosofia è come un albero, le cui radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami sono
tutte le altre scienze”. Anticipando di tre secoli l’albero scientifico dell’Encyclopèdie formulato da
Diderot e D’Alembert che recitano: “Il primo passo da fare per una redazione ragionata e intelligente
dell’Enciclopedia, è quello di tracciare un albero genealogico di tutte le scienze e delle arti che
pongano in evidenza l’origine comune d’ogni branca delle nostre conoscenze e i nessi che
intercorrono tra esse e il tronco comune”.
Plausibilmente Leonardo è un profondo conoscitore delle varie componenti simboliche e funzionali
dell’albero (radici, corteccia, tronco, linfa, foglie fiori e frutti) che vengono utilizzati sapientemente
dal Maestro per rappresentare la filosofia della natura in modo selettivo solo a chi poteva capire!
Nel tema pittorico dell’Annunciazione di Leonardo (vedi ritaglio) ogni elemento figurativo indica
una allegoria simbolica consona alle credenze popolari, per
esempio: la colomba (spirito santo); il giglio (purezza), l’angelo
(volontà divina), il cipresso (rettitudine), etc.
In questo contesto simbolico, la postura e la gestualità dei
protagonisti esprimono attraverso il linguaggio dei segni
simbolici ulteriori messaggi. Per esempio, la gestualità
dell’Angelo che porge a Maria, il fiore (rappresentare) bianco
(purezza) con la mano sinistra che allude all’intuizione (delle
corrispondenze neurologiche – mano sinistra/emisfero destro
(intuitivo) e mano destra/emisfero sinistro (cognitivo). Sul
presupposto che, il sacro più che spiegato va intuito per
ispirazione. Per queste motivazioni nei dipinti del Maestro il
sacro viene indicato dalla mano sinistra: la Madonna del
garofano rosso, San Giovanni (vedi frontespizio, dove l’asceta
tiene la verga nella mano sinistra) e l’Annunciazione (vedi
ritaglio dell’angelo che porge il fiore con la mano sinistra).
Un canone simbolico che viene ripetuto, oltre che dagli allievi,
da molti altri artisti contemporanei e successivi
Nel ringraziarvi per la vostra attenzione. Un TFA.