IL MASSONE E L’UOMO RELIGIOSO
Allocuzione tenuta il giorno
8-10-1983 dal Fr. R.A. del G.O. di Francia
Traduzione dal francese di C. B.
Divorzio. Incompatibilità di carattere o divergenza radicale? Cosa divide il Massone dall’« uomo religioso »? Più precisamente cosa divide il Massone dall’« uomo di Chiesa »?
Si potrebbe rispondere con una parola: la Chiesa.
Tuttavia per percepire bene la distinzione, bisogna viverla. Non al livello delle menti colte, ma sul piano quotidiano, nelle situazioni comuni.
In quanto al fondo stesso del problema, si può avere l’impressione che il Massone sia l’uomo religioso per eccellenza, vale a dire un uomo che vive in relazione con l’Universo nella sua complessità e nella sua unità apparente e profonda. In questo senso egli non differisce molto dall’uomo di Chiesa che abbia percorso la distanza che lo separa dal suo Dio.
Però la religiosità del Massone fa a meno della nozione più o meno storica di Dio.
In ogni modo ciò che colpisce è di dover ammettere una convergenza delle vie che avvicinano gli uomini giunti al punto estremo del proprio impegno.
Cerchiamo quindi di farci un’idea di ciò che distingue il comportamento del Massone da quello dell’uomo religioso legato alla sua Chiesa.
Sul piano storico per quanto riguarda le Chiese è necessario considerare due elementi.
L’elemento originale o considerato come tale: la rivelazione.
E l’elemento permanente, la risposta ai bisogni affettivi e gregari: l’istituzione.
Come sapete, una Chiesa è fondata su una rivelazione.
Una rivelazione fatta una volta o rinnovata. Mosè sul monte Sinai, Gesù e i Vangeli, per esempio.
Questa rivelazione, unica — per quanto riguarda Gesù — o molteplice se si tiene conto dei Profeti — impegna l’avvenire e si inserisce ovviamente in un messaggio.
Ciò che caratterizza anche l’atteggiamento religioso dal punto di vista storico è l’impatto che ha sulla vita sociale individuale e cosmica del quale intende assumere la globalità in funzione del messaggio ricevuto.
La sola posizione coerente, in verità, è che tutto appartiene a Dio.
Del resto il carattere totalitario della Religione non lascia alcun dubbio.
Ovunque una Chiesa s’installa, che sia in uno Stato, in un cuore o in una coscienza, essa intende regnare in modo assoluto. Regolare pensieri, atti, amori e odi, e controllare inoltre la propria evoluzione e il proprio divenire.
Una Chiesa intende installare la Religione al centro di tutte le relazioni e definire rapporti tra il mondo e il messaggio rivelato in maniera tale che il messaggio e la vita costituiscano una testimonianza reciproca e concordante.
Dal punto di vista religioso la storia è il complemento della rivelazione primitiva e il compimento di ciò che annuncia il messaggio.
Esaminata al livello della sua funzione, nel quadro della vita quotidiana, il rapporto tra la Chiesa e il fedele è, nel suo complesso, un
rapporto al livello affettivo. Sono il sentimento e, talvolta, la sentimentalità, che costituiscono il legame.
La ragion d’essere della Chiesa, per il fedele, non è una visione spirituale, ma un rapporto assunto e vissuto al livello della sensibilità.
Si possono distinguere tre livelli di religiosità:
— un livello elementare: gregarismo e miti;
— un livello affettivo: Chiesa e Fede;
— infine un livello spirituale: comunione e conoscenza, libertà e illuminazione.
Nelle società primitive l’Iniziazione precede ciò che si potrebbe definire la Religione. Questa Iniziazione è uno degli elementi di costrizione e di coesione sociale: è la costrizione del Segreto, del Grande Segreto, che viene e che fonda trasmesso di generazione in generazione l’ordine comunitario.
Costrizione cieca, o più precisamente, costrizione sulla quale non viene esercitata nessuna riflessione, nessun lavoro critico, nessuna esigenza di superamento.
Una società primitiva, fondata sull’Iniziazione, è una società i cui membri non si pongono interrogativi sulla sua legittimità, né sul patrimonio culturale e mitico che le è proprio. Possiamo considerare la società tipo: la società cosiddetta tradizionale, la società modello, che vive su se stessa e che si riproduce, senza chiedersi se le sue ragioni d’essere bastano al suo perdurare, In questo stadio si tratta ancora di « gregarismo » — una associa- zione organica — «si fa quello che si è sempre fatto ». La società religiosa si colloca ad un livello diverso. Questa esprime una situazione nella quale il rapporto organico è concepito come tale, e la sua espressione mitica è recepita non sotto forma di una costrizione o per effetto di un condizionamento senza alternative, ma attraverso il movimento di un’adesione affettiva e sentimentale.
Se si accetta una tale formulazione, si può dire che le relazioni organiche possono essere qualificate razziali — questa parola è stata presa nel senso positivo — mentre le relazioni religiose possono essere qualificate affettive — nel senso di scelta sentimentale, di adesione profonda, di amore.
Adesione, amore, tutto ciò che fonda una comunità popolare. Il popolo di Dio: non è la nascita, la terra d’origine, il modo di coltivare, di cacciare o di pescare: è una fede e una volontà di vivere comuni.
Questa esigenza di superamento, che costituisce il fatto della religiosità, rispetto all’organico e al condizionamento dell’ambiente, implica ovviamente una universalità potenziale. “A far parte del popolo di Dio, tutti sono chiamati». Ma è constatare che inizialmente tutti gli uomini non fanno parte del popolo di Dio — l”’altro” è ancora una realtà, che bisogna ridimensionare, raccogliere, ma la cui esistenza rivela un dualismo fondamentale.
Sul piano del sentimento ci sono prove da dare, vie da percorrere, segni da interpretare. Ad esempio nel cristianesimo l’amore di Cristo, del Dio Uomo, che è la pietra di paragone.
Le barriere cadono, la comunione si realizza al livello del senti mento nell’amore di Cristo.
Si intuisce quindi tutto il problema religioso, del battesimo, della grazia, dell’interpretazione individuale che ne deriva. Infatti i simboli sfociano nella formulazione dogmatica necessaria, ma difficilmente accettabile dalla ragion pura.
Per quel che concerne L’Ordine Massonico, sul piano della Storia non esiste Rivelazione. In verità, per quanto concerne l’Iniziazione, non esiste né origine, né principio, né assolutamente alcun legame che possa apparire come un legame di carattere gregario o di carattere affettivo, trasposto in un modo o nell’altro sul piano privilegiato della rappresentazione simbolica.
La comunità Massonica è una comunità fondata sulla volontà: volontà di costruire la casa dell’Uomo. In altre parole il dovere, per l’uomo, di organizzare il suo spazio, cioè l’universo — secondo la Giustizia e la Verità. È un concetto fondamentale e ci si può domandare se i massoni ne sono sempre consci.
Il simbolismo massonico è la via di un ordine spirituale che rifiuta, al livello dell’oggetto e dei segni, il gregarismo e il rapporto sentimentale.
Il piano massonico è quello della conoscenza nel quadro di una spiritualità, cioè di un universalismo fondamentale.
Si tratta di una società che non è fondata sulla storia tantomeno sulla genesi (mito delle origini). È una società umana che considera l’avvenimento storico sotto l’aspetto dell’eternità. Non ha per vocazione lo scopo di far raggiungere ai suoi membri l’una o l’altra forma di vita futura terrena o ultraterrena.
Non ha formule da far trionfare definitivamente. Intende perpetuare la libera ricerca, i pensieri conquistati sempre rimessi in discussione, che collocano gli uomini al livello dell’universale e dell’eterno.
La società massonica si pone sul piano simbolico ed è l’espressione di una realtà che non è di immediata comprensione.
Non si possono definire le verità in relazione ad un testo, perché queste verità il Massone le cerca. Non se ne possono contare gli affiliati perché non si dichiara universale: lo è collocandosi al livello della rappresentazione simbolica.
E l’eguaglianza che essa postula tra gli uomini è precisamente quella
della partecipazione all’opera, alla creazione. Da quest’ultima considerazione scaturisce una divergenza radicale tra l’atteggiamento religioso e l’atteggiamento massonico. Dichiarandosi universale la Chiesa intende convertire, raccogliere, trascinare. La Massoneria simbolica testimonia. Ogni vocazione è singola e, come tale, simbolica. È una specie di modello, di processo esemplare di cui offre se non la realtà, almeno la sicurezza.
Per ritornare al facile riferimento del cristianesimo, diciamo allora che Cristo è morto per tutti e per espiare i peccati del mondo, Hiram è morto perché gli uomini non hanno capito che sono tutti uguali di fronte alla loro operosità nella vita.
La Massoneria è simbolicamente l’espressione della volontà costruttrice
dell’umanità.
E bisogna vedere in questa prospettiva, l’obiettivo del giusto e del bene, che non cessa di sollecitare i Massoni, ognuno al proprio posto, tutti uguali nell’impresa, ma non tutti simili. Possiamo anche dire che ciò che è prettamente massonico, è il fatto che ciascuno deve operare secondo le proprie attitudini e che le varie funzioni devono essere assunte da quelli che sono stati per queste preparati o da quelli che hanno le attitudini per assumerle.
La via iniziatica del costruttore non è aperta a tutti.
Eccoci dunque davanti all’evidenza: non basta la volontà per percorrere
le vie dell’iniziazione.
Infatti la nozione di iniziazione è legata a quella di qualificazione. In un certo qual senso sul piano spirituale è qualcosa di analogo alla grazia, che salva, che può bastare o non bastare, ma della quale nessuno può determinare né comprendere l’intervento. Sul piano massonico la qualificazione è un elemento simbolico.
A priori nessuno ne é escluso, ma essa impegna a molta prudenza.
Ne deriva che la Massoneria è caratterizzata dall’instaurarsi di fatto di una gerarchizzazione sul piano della progressione iniziatica. Questa gerarchia non è quella delle funzioni né tantomeno quella profana dei titoli: ma è una gerarchia che riguarda l‘iter iniziatico e il progresso compiuto nei confronti delle prospettive aperte per chi è iniziabile.
Possiamo trovare un’analogia con l’istituzione ecclesiale? Forse nella Chiesa Cattolica; la gerarchia delle funzioni sacerdotali è a carattere iniziatico.
Da un certo punto di vista possiamo quindi ammettere che ci sia una distinzione tra l’adesione religiosa e l’impegno massonico. Entrare in Massoneria è il risultato di una selezione, mentre l’abbracciare una religione può risultare l’effetto di un proselitismo, di una volontà personale, di una convinzione intima subitamente compresa. Se il candidato al battesimo ha ricevuto gli insegnamenti, ha accettato il Credo, se si è sottomesso alla Chiesa, non esiste nessuna ragione perché possa essere rifiutato. E non sarà respinto dalla comunità.
Certo, dalla semplice adesione alla Salvezza ci sono abissi difficili da superare. Lo stesso accade tra l’Iniziazione formale e l’Iniziazione interiore.
Possiamo chiederci se in verità la Massoneria non traduce simbolicamente ciò che la religione intuisce. Non tutti i chiamati saranno eletti. E lo stesso, tra gli uomini, non tutti saranno chiamati. Su questo si potrebbe riflettere a lungo. Può darsi che si possa conce- pire l’idea, talvolta sostenuta, che la Massoneria, in un certo modo, non è altro che la manifestazione esoterica dell’attività religiosa. Se vogli amo, scontati gli apporti ebraici, le reminiscenze precristiane, le possibilità d’integrazione di certi valori pagani, da una parte, e islamici dall’altra, diciamo che la Massoneria può forse essere intesa come una forma di esoterismo religioso.
Ma perché non riconoscere semplicemente che la Massoneria ela- bora una spiritualità intesa nello stesso tempo come ispiratrice e compimento di ricerche umane nel campo delle relazioni spirituali, psicologiche, sociali e metafisiche, che le religioni moderne non possono soddisfare?
In un certo senso il Battesimo può quindi apparire come la conseguenza di un intervento esterno.
L’Iniziazione massonica è un cammino interiore e nessuno dichiararsi
Massone se non colui che è riconosciuto altri, vale come tale dagli a dire l’uomo nel quale è percepito il progresso verso la perfezione iniziatica. In realtà sono nozioni estremamente complesse e spesso soggette a confusione. Inoltre a quanto sembra, bisognerebbe anche distinguere l’unzione dall’Iniziazione. In conclusione, la qualità di Massone è conferita non dal Sacramento, ma dal progresso interiore effettivo e percepibile agli occhi degli uomini che lo riconoscono.
Mettiamo ancora in evidenza una differenza di formulazione: il religioso cerca l’altro (con o senza A maiuscola), il Massone cerca se stesso.
Il proselitismo, la conversione del prossimo, fanno parte, ad esempio, del dovere di ogni cristiano. Diversamente il Massone ha un unico dovere; quello di realizzare il suo perfezionamento fino al punto in cui è liberato da tutte le sue catene. Possiamo distinguere la religione dall’atteggiamento massonico al livello dell’espressione dottrinale? Innanzi tutto: che cosa è una dottrina? Vi propongo la seguente definizione: una dottrina è l’interpretazione razionalizzata e intellettualizzata delle relazioni tra idea e fatto, tra fine e mezzi. Una dottrina è la spiegazione di un’esperienza vissuta.
Sul piano religioso la dottrina riguarda i teologi. Ma si sa che la teologia è soltanto accessoria. È una scienza marginale, che ha rap- porti con la Fede e la Rivelazione soltanto perché si prefigge di comprenderle e di esprimerle. Diciamo che la teologia è l’intelligenza che segue la Fede e non quella che la precede. La dottrina, per quanto concerne una Chiesa, in maniera generale, pare dover essere ricondotta ad un credo. Insomma un certo numero di formule che definiscono l’essenziale. Ma questa nozione di credo implica l’obbligo di credere. Il credo esclude ogni critica, ogni contestazione, ogni verifica. È un assoluto e l’adesione della fede deve essere intera. Del resto in tutte le religioni un certo numero di credenze deve essere accettato: l’avvento del Regno, o la fine dei tempi, oppure la Venuta del Messia. Perciò tra il Massone e il religioso s’innalza una barriera che sembra invalicabile: quella costituita dall’obbligo di credere.
Ma questa barriera è assoluta?
Probabilmente certe Massonerie esigono che il candidato all’Iniziazione riconosca la propria fede in un Dio vivente. È un atteggiamento conservatore ed abbastanza incoerente. Bisogna ammettere che ogni formulazione simbolica può ricevere un’interpretazione.
Presto o tardi ci si trova davanti a questa evidenza: l’interpretazione apre le porte alla libertà dello spirito. Infatti in Massoneria non troviamo niente che possa essere paragonato ad una formulazione dogmatica. Ed è una necessità perché il carattere progressivo dell’Iniziazione implica il superamento di ogni formulazione. Può darsi, d’altronde, che questo superamento avvenga nell’ambito della religione codificata. Ma ci troviamo allora non più nell’ambito dell’Istituzione, ma nello spazio aperto alla libertà mistica.
Si può ammettere che per alcuni Massoni l’assenza di dottrina appaia
come un’insufficienza, e che questi provino difficoltà a non aver nulla in cui credere; soprattutto quelli che vorrebbero servire nobili cause. Il Massone non riceve alcun messaggio né intellettuale né affettivo. I segni ed i simboli parlano solo a quelli che possono intenderli. Spetta ad ognuno di cercare le proprie verità e di elaborare interiormente il proprio ordine di vita.
Se si considera il fondamento stesso della spiritualità massonica, ci si accorge che in definitiva la Massoneria impone soltanto una esigenza irriducibile, cioè quella della Virtù dello spirito, quella della libertà di giudizio, in definitiva la ricerca eterna del VERO.
L’uomo di Chiesa appartiene ad un « corpus » al quale è legato: ha un mandato, una missione; fino a un certo livello dipende da una comunità definita da un certo numero di credenze.
Il Massone è un uomo: vuole affermare la sua libertà; l’Iniziazione che può talvolta spiritualmente raggiungere, gli conferisce la maturità e il perfezionamento della propria personalità.
Il fatto di essere stato educato in una fede o nell’altra, non gli importa più se non per misurare il cammino percorso verso la libertà.
Ha accettato di assumere le conseguenze del proprio «iter ».
L’avventura massonica è una liberazione. Il Massone ha per dovere di «costruire se stesso ». La vita massonica è una prova permanente, è una lotta a mani nude. A differenza dell’uomo religioso il Massone non può essere tiepido, perché cerca la propria via al di là dei sentieri battuti: vuole andare più lontano, sempre più lontano. Quindi è naturale che quelli il cui equilibrio si fonda sul sentimento, abbiano ricorso alla religione piuttosto che all’ascesi massonica. Tali affermazioni possono far sorridere, ma ci sono meno santi e meno eroi di quanto si creda, e più santità e più eroismo in ciascuno di noi di quanto generalmente si supponga.
La vita religiosa è spesso una « routine » e l’attività massonica una mera proclamazione d’intenti. Poco calore, poco o nessuno scambio, poca o nessuna speranza. Da qui i movimenti spontanei che possiamo constatare oggigiorno e che traducono la sete di un ordine, sia sentimentale che spirituale. La vita è un impegno, ma molti si impegnano il meno possibile; non ci sono più motivazioni trainanti collettive: ognuno segue come può vie già tracciate.
Sia l’uomo religioso che il Massone sembrano aver oggi la vocazione di far parte di una minoranza. Vogliono e credono di essere, a torto o a ragione, «il sale della terra». È vero che in qualità di uomo religioso o in qualità di Massone, l’uno e l’altro hanno esigenze che non sono comuni alla maggioranza. Si sentono più o meno divisi tra la loro appartenenza ad una comunità profana e il loro impegno personale. In verità l’uno e l’altro affrontano delle prove.
L’uomo religioso ha la sua Chiesa.
II Massone si troverebbe piuttosto nella situazione dell’uomo solo, smarrito, senza risorse tranne quelle che può trovare in se stesso.
Tuttavia ci sono degli uomini religiosi che vivono queste prove, come esistono dei Massoni che vorrebbero che l’Ordine fosse la nuova Chiesa.
Ma in realtà il Massone non è solo. Potrebbe esserlo senza la Loggia che raggruppa gli operai di uno stesso cantiere, garantisce l’ordine e la sicurezza e il mezzo di trovare la propria collocazione tra gli altri e se stesso.
La Loggia in effetti, e i membri della Loggia, a seconda delle loro funzioni, sono la testimonianza di un’ipotesi di società, delle sue virtù e dei suoi limiti. Giusta, equilibrata, illuminata, essa è la rappresentazione simbolica di una società perfetta.
Ordine dell’Autorità: Venerabile e Sorveglianti.
Ordine delle vie e dei mezzi: Venerabile, Segretario e Oratore.
Ordine delle necessità: Venerabile, Tesoriere e Ospedaliere. Questa organizzazione della Loggia, sostenuta dalla pratica del rituale, richiede solo un po’ di consapevolezza.
I diversi riti possono evidenziare delle sfumature nel progredire, ma l’unione realizzata nella Loggia è la salvaguardia del Massone.
L’organizzazione della Loggia gli consente di vivere, di affrontare la propria solitudine, di superare le prove, e di assumere la propria responsabilità di Uomo senza che si senta completamente abbandonato.
Tuttavia non si tratta di una sicurezza immaginaria, nutrita di sentimenti e di illusioni, perché la comunicazione non avviene né sul piano strutturale né sul piano affettivo. Si attua sul piano spirituale che è la loro sintesi nello sforzo perseguito per raggiungere la libertà interiore.
Quale può essere la giustificazione della posizione massonica?
Non è certamente un rifiuto della metafisica religiosa. Non è un rifiuto «a priori». Si fonda sulla convinzione che l’ordine del mondo riceve dall’uomo un certo numero di concezioni che non sono né assolute né prive di significato e che bastano a giustificare ognuno di noi nel proprio dovere di costruttore.
Il Massone partecipa (il che vuol dire che il suo impegno è una testimonianza simbolica della sua partecipazione) alla creazione del mondo.
Egli si riferisce, nell’assolvere il proprio compito, ad un certo numero di princìpi, incontestabili ed incontestati, scoperti empiricamente, e che da sempre ispirano il comportamento degli uomini saggi.
Questi princìpi non costituiscono affatto una dottrina.
Non si sviluppano in una formulazione sistematizzata. Esprimono soltanto un certo numero di relazioni, fondano una rappresentazione dell’uomo nel cosmos e la esprimono simbolicamente. Il Massone è l’uomo che sa che il giorno succede alla notte, e la notte al giorno; è l’uomo che sa di essere tra il cielo e la terra, che sa che le apparenze sono complementari.
Come pretendere che questi princìpi siano estranei alla tradizione religiosa? È scontato. Ma quello che caratterizza la posizione massonica è la volontà di ricerca e l’impegno nell’azione fondata su questi princìpi.
Prendiamo l’esempio del triangolo. Ecco un simbolo. Cosa ci indica?
Qualsiasi cosa, dicono certi! L’immagine della Trinità dicono altri. Per il Massone il triangolo è un metodo figurato dell’analisi del reale. La concezione del mondo che possiamo elaborare, ciò che possiamo comprendere e pensare, nel momento in cui viviamo la nostra esperienza, tutto ciò riceve da questo schema analitico una illuminazione che rende la comprensione più facile. Il tempo e la comprensione delle cose della natura, con l’attività dello spirito, ci permetteranno di formulare altre concezioni. Ma è evidente che non confonderemo mai esperienza e rappresentazione simbolica. Nessuna interpretazione potrà essere ritenuta definitiva.
Può darsi che la vostra Chiesa non Vi conceda questa prospettiva conturbante e stimolante insieme. Può darsi che non vogliate vivere senza certezze. La religione vi darà una risposta. Una risposta a tutte le domande che potrete porre perché se non capite vi basterà credere. In questo senso la religione è soprattutto metafisica.
Giustifica il visibile con l’invisibile.
Invece, la Massoneria non risponde. Vi impegna a cercare la vostra propria risposta. Infine si può pensare che la risposta è precisamente la necessità di cercare continuamente.
L’uomo è tra cielo e terra. Tra due serie di certezze possibili ma tutte e due accessibili, che lo condizionano e contemporaneamente gli sfuggono. È tra ciò che lo supera e lo attrae, tra ciò che lo sostiene e lo paralizza. Gli tocca costruirsi il proprio posto e il proprio ruolo. Gli spetta anche scoprire il significato della propria azione nella misura in cui nessuno può, al suo posto, assumere il suo rapporto con la vita (gli altri, il mondo, gli Dei).
Il Massone è un costruttore. Intende edificare l’Uomo, intende edificargli un Tempio. Senza pretendere di conoscere i fini più reconditi, ma certo che al suo livello e sulla sua persona il lavoro può recare una progressione utile. Possiamo amare un paesaggio, un essere, un’idea. Possiamo andare al di là e cercare di comprendere le ragioni della bellezza, le giustificazioni dei sentimenti che proviamo, le relazioni che esistono tra esseri, idee e cose. Ma possiamo andare ancora più lontano, nel cuore stesso delle cose e degli esseri, partecipando alla loro esistenza. Ed è che proprio questo intende dire e fare l’uomo di buona volontà.
Comprensione attraverso all’azione, comprensione che ci porta ad una conoscenza. Certo, questa conoscenza non è sempre eccezionale o persino utilizzabile. Non è sempre esplicita, ma implica che nel più profondo dell’essere sono avvenute una comunicazione e una identificazione tra l’uomo, gli altri e l’universo.
Dal momento in cui siamo consapevoli, siamo convinti che dei princìpi
permanenti, costanti, universali e semplici, possono essere scoperti nel cuore stesso delle cose, dal momento in cui tentiamo di vivere secondo questi princìpi, diventiamo una pietra dell’edificio, una pietra vivente.
L’uomo può allora manifestarsi come un Maestro, o come un profeta. Può anche passare per un Messia, cioè per un rivelatore di verità nascoste. Una volta ogni mille anni.
Può, ed è il caso dei migliori di noi, rivelarsi un brav’uomo ed aspettare con buona fede e buona volontà la paga delle sue fatiche.
Perlomeno si trova là, dove deve essere, secondo la sua natura e quella dell’universo.