SAPIENZA , FORZA, BELLEZZA


Sapienza, Forza e Bellezza

Varcando la soglia del Tempio, soglia posta fra le colonne B e J e che delimita il confine naturale fra il sacro ed il profano, iniziando la deambulazione che da avvio al progredire del rito, il nostro sguardo non può non essere colpito dagli emblemi che ornano e sovrastano i seggi delle tre luci: Minerva, Ercole, Venere.

Sono i tre simboli che presiedono ogni istante della vita iniziatica © profana di tutti i Fratelli quando si tratta di operare.

Durante il rito di apertura dei lavori, il Maestro Venerabile, il Primo Sorvegliante, il Secondo Sorvegliante, formando il perfetto triangolo pitagorico, nel dar vita alle rispettive “luci” ricordano all’Officina silenziosa, attenta ed all’ordine:

– … la Sapienza illumini il nostro lavoro;

_… la Forza lo renda saldo;

-… la Bellezza lo irradi e lo compia.

La vita operativa di ogni essere umano, ma soprattutto l’azione cosciente di colui che ha scelto la via iniziatica deve essere sempre pervasa da questi tre assiomi che regolano e sostengono l’operatività stessa © la rendono coerente ai principî ed agli scopi cui l’uomo deve tendere.

Necessita, peraltro, che ogni momento del nostro progredire sia vigilato verificato, sia per quanto attiene la sfera intellettuale, che per la morale ed estetica.

Il confronto con l’umanità si presenta come una necessità inevitabile, appunto perché attraverso i rapporti col mondo immanente è possibile, verso la conoscenza intesa nel suo più ampio significato, UN costante progredire.

Ecco perché, Fratelli, il massone scolpisce le sue tavole!

Esse non sono e non debbono essere artificiose espressioni di una egoica personalità © tanto meno saggi di arida erudizione, ma devono evidenziare il bisogno di manifestare idee e convinzioni che dal singolo lavoro l’uomo trae a beneficio di tutti.

Queste tavole conterranno quindi la sapienza ammantata dalla umile

constatazione circa la profonda ignoranza che avvolge l’umanità ed il ricercatore  in primis, il quale col filosofo non può che dire: “unum scio, nihil scire”.

Sollecitati da questa constatazione gli uomini di buona volontà lavorano con intelligenza, con costanza e questo loro lavoro lo arricchiscono, lo ingentiliscono, lo infiorano con la bellezza dell’arte.

Una delle maggiori è la scultura cd essa infatti non ci ha forse donato pregiate espressioni di sublime bellezza?

 Minerva sia sempre presente e guidi il nostro lavoro, il nostro agire!

Antica divinità italica fu introdotta nell’Olimpo romano dagli Etruschi e fu in seguito identificata con la divinità greca “Atena”. La dea presiedeva a qualsiasi forma di attività professionale; anche i medici e di maestri la consideravano loro protettrice.

L’influenza della religione greca ne accentuò il carattere guerriero e politico per cui divenne protettrice dello stato e della libertà.

La greca Atena è dea della sapienza e della guerra, attributi che si appaiano saggiamente in quanto la conquista del sapere non si può disgiungere dalla continua lotta che la volontà e la negligenza intraprendono durante la parabola esistenziale.

La più recente tradizione in campo mitologico mette in evidenza il carattere etico della sua personalità e la vuole, infatti, dea della sapienza, intesa come abilità, sia nell’arte della contesa, che nelle opere di pace ed in ogni campo dell’attività umana.

Non si ponga in cattiva luce la personalità di Minerva quando la si identifica come mente della lotta, poiché se il saggio fa mente locale alla battaglia che costantemente accompagna l’agire umano, chiaro apparirà quale lotta tenace debba essere intrapresa per vincere l’ignoranza ed acquisire la conoscenza.

Ecco perché l’emblema di Pallade Atena appare armato di lorica, scudo ed elmo, mentre si appoggia a lunga asta nella posa di colui che con solerzia vigila, osserva ed è pronto a rintuzzare assalti alla libertà.

L’uomo sapiente, il profondo conoscitore delle cose, si ammanta della stessa veste di cui la dea è paludata e, calandosi in un saio di umiltà, si arma dello scudo della superiorità morale, calza l’elmo protettore dell’intelletto e si pone di fronte all’umanità pronto a porgere.

Come la dea sapiente vigila in composta posa ed attenta è pronta al superamento degli ostacoli che si oppongono al progredire, così l’uomo libero, di sani e buoni costumi, non condizionato da alcuna filosofia, ma conscio della propria capacità raziocinante, è pronto all’approfondimento di ogni nozione necessaria all’acquisizione della conoscenza.

Minerva ha, infatti, la funzione simbolica di rammentare all’iniziato quanto sia arduo, laborioso, impegnativo il cammino verso la “Luce”.

Siamo chiamati, dunque, alla conquista del sapere la cui acquisizione si ottiene con l’applicazione, con l’esperienza, con il confronto.

Ed ancora una volta ricorre la necessità dell’applicazione poiché la conoscenza non può pervenire senza la precisa volontà di recepire.

Minerva esprime, pertanto, raziocinio, calma, ponderatezza, apertura mentale e, col suo duplice aspetto, guerra e pace, ricorda che “nulla è assolutamente positivo, nulla è assolutamente negativo”. In ogni atteggiamento esiste una giustificazione che la gratifica, esso ha in se certamente una fonte d’insegnamento che attende il giusto riconoscimento.

Il pensiero sapiente è dunque capace di libera professione, ma, nello stesso tempo in cui si esprime, ha sacro il rispetto dell’altrui libertà.

Ercole sia sempre presente e guidi il nostro lavoro, il nostro agire!

Eroe e semidio, è infatti figlio di Alemena e di Zeus.

La sua struttura è l’espressione della forza fisica, infatti lo sviluppo muscolare è, in ogni suo emblema, evidenziato volutamente per significare appunto l’importanza della forza nella realizzazione del fine cui si tende.

Pesanti furono le imprese cui Ercole dovette sottostare per espiare la gravissima colpa di cui si era macchiato: aveva ucciso, in un impeto di follia, moglie e figli.

Le sue dodici fatiche stanno a significare il duro lavoro che spetta a colui che tende a fini spirituali, a colui che aneli uscire dal baratro confusionale in cui vive, dal caos, da disorientamento.

IL simbolo che ad occidente vigila ed esprime il compito del Primo Sorvegliante vuole appunto ricordare che il lavoro del massone deve in ogni istante essere saldo e coerente ai proponimenti che l’iniziato s’è imposto di seguire.

Forza fisica e forza morale che debbono sostenersi vicendevolmente, che devono condurre in tandem alla realizzazione.

Occorre forza nello “scolpire una tavola”, occorre forza per raggiungere la saggezza necessaria alla corretta azione.

Ercole ne è l’espressione più lampante anche se la sua mitica esistenza è stata volutamente esasperata da intrighi olimpici. Egli riesce a superare ogni difficoltà ed a raggiungere la gloria divina quando, durante la purificazione ultima, sul rogo da lui stesso richiesto, ottiene da Giove la consacrazione fra gli dei.

Le fatiche che dovette affrontare rappresentano la scabrosità della vita, sia profana, che iniziatica, scabrosità che si oppone al progredire e che può essere vinta esclusivamente da fermezza di carattere e di propositi, da costante coerenza di azione e da quella forza morale che scaturisce dalla consapevolezza di se stessi.

Venere sia sempre presente e guidi il nostro lavoro, il nostro agire!

Antica dea italica, simboleggia il risveglio della natura a primavera.

Fu identificata tra il IIo ed il IIIo secolo a. C. con Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore, il cui nome deriva dalla parola greca “afros” che significa nata dalla spuma del mare.

La perfetta armonia del muliebre corpo è l’apoteosi della più pura espressione del significato “bellezza”.

Questa non può essere contaminata da qualsiasi stonatura o deformità, ma necessita di tutte le proporzioni concesse all’artista esigente che intende realizzarla.

Non a caso i latini vedevano in Venere il simbolo del risveglio della natura, in quanto esso si compie nella stagione nella quale avviene l’esaltazione del bello, dell’armonia, della gentilezza, dell’amore.

Fra gli esseri viventi, nei due regni attivi della natura, si fa vivo lo stimolo biologico che si trasforma in toccanti scene d’amore e devozione e si tinge dei più bei colori al rinnovarsi del miracolo della vita.

A questo modello deve rifarsi l’uomo nel tendere a quelle finalità che devono realizzarlo, sempre che sia libero da condizionamenti € stimoli che limitino la sua azione del “vivere vitam”.

È primavera quando cade la benda che acceca il profano rinato nel tempio.

La ricerca del lato migliore in ogni cosa che ci circonda, in ogni evento, in ogni essere che colpisce la nostra sensibilità, il continuo rapportarci con la società, qualunque essa sia, al solo fine di trarre da essa ed a essa donare esperienze, constatazioni,

riflessioni, pone il ricercatore di fronte al bisogno di bellezza spirituale, di armonia concettuale e, perché no, di fronte al bisogno di raffinata produzione delle realizzate capacità.

Non può la mano, la mente dell’uomo guidare il mazzuolo e lo scalpello alla ricerca della forma nascosta nella roccia se il suo animo, la sua fantasia, il suo cuore, la sua abilità non sono pervasi da Sapienza, Forza, Bellezza. È con queste finalità che il Fratello nel Tempio consegna all’Officina la sua opera, con la speranza che la bellezza del lavoro colpisca i sensi © renda accettabile la sua fatica; che la forza espressa nello scolpire renda più significativo il messaggi: attraverso il quale, in sintonia con l’intera compagine, possa realizzare maggiore conoscenza, più consapevole saggezza.

DA BOLATTO FR.’. A. C.

A.’.G.’.D.’.G.’.A.’.D.’. U.’.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *