ALCHIMIA
“Sii Tu stesso la Via”…
Fra le Colonne si è detto di Alchimia. Chi ha nei modi più diversi. voluto o potuto, ha apportato la propria esperienza personale od operativa e l’ha comunicata ai Fratelli con l’obiettivo di renderli partecipi e tentare di trasmettere loro gli echi di una disciplina molto diversa fra tutte quelle più comuni, usando un linguaggio comprensibile.
Chi Io ha fatto ha trovato sul suo cammino non pochi ostacoli. Sarà stato ben conscio che le difficoltà per spiegare una materia come questa, sono soprattutto dovute al fatto che in Alchimia non esiste un supporto teorico preciso, non esiste un modello del mondo e dell’uomo univoco, ma esistono tanti modelli del mondo e dell’uomo quanti sono coloro che si avvicinano a questo argomento, Anche se volessi sovrappormi, con questa tavola, alle esperienze, al pensiero, alle conoscenze altrui, non potrei in ogni modo arrivare a delle enunciazioni o conclusioni certe, univoche.
È impossibile,
A quanto mi risulta nessuno c’è mai riuscito. Ma intanto, si può definire, Alchimia? Od essa è “anche” indefinibile? Alcuni autori (ne cito due) dicono: “È l’arte della trasformazione. Il lavoro dell’Alchimista consiste nel produrre, materiale su cui Sta operando, una serie successiva di mutamenti per condurlo, a partire da uno stato grezzo, ad uno stato perfetto e purificato.” … . “L’Alchimia è una Via di ricerca spirituale. Il suo oggetto è la creazione del rapporto col Divino, come per le religioni, con la differenza che il suo rapporto Operativo non è la fede, ma l’Arte”…
Quale di queste definizioni (potrei citarne altre, ma non serve) corrisponde meglio a quella che universalmente è chiamata Ars Regia? Vediamo intanto di conoscere meglio la Tradizione Alchemica così come ci è stata tramandata.
L’Alchimia non è mai stata una scienza, né l’alchimista si è mai fregiato del titolo di scienziato in quanto la sua operatività è un’Arte. Mai ha preteso di essere a conoscenza di un processo ripetibile e dimostrabile, ma ha sempre evidenziato che le caratteristiche dell’Opera, sono strettamente connesse al valore del suo creatore,
La difficoltà (una delle difficoltà) di penetrare nella operatività Alchemica è proprio questo suo relativismo.
Ogni autore ha il suo modello, il suo schema di riferimento. Trattandosi inoltre di stati dell’essere, l’Alchimista si esprime usando un linguaggio metaforico, anagogico, analogico, che aumenta le difficoltà di comprensione dell’ Alchimia. Vorrei citare Dante (Convivio 2, 1) il quale afferma che “.. le scritture si possono intendere e debbonsi sponere” per i quattro sensi: il senso letterale, il senso allegorico “… verità ascosa sotto bella menzogna” il senso morale e quello anagogico” -. “quando spiritualmente Si pone una scrittura, la quale, ancora nel senso letterale, eziandio per le cose significate, significa delle superne cose dell’eternale gloria”. Avvicinarsi all’Alchimia, quindi è impresa non da” poco, non solo per la comprensione dei termini di gergo, ma, in particolar modo, per la “voluta” equivocità
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di tali termini.
Solo l’ideatore, l’artefice può esprimere la genesi, l’angolatura da cui li ha creati e solo un altro operatore mosso dalle identiche istanze, dalla medesima ricerca di quel particolare stato dell’essere può coglierne l’intimo significato.
Non ho ancora provato, però, a delineare, a cercare di definire chi è dentro, al centro di tutto questo: 1’ Alchimista.
Sostanzialmente è un artista, il quale, attraverso una sua metodica, tenta di raggiungere un risultato che si è intimamente posto e la cui dimostrazione non deve essere fatta a nessuno se nona se stesso.
L’iter di realizzazione è un’autocreazione, la sua materia prima è la materia mercuriale che egli tenta di far divenire corpo.
Certo, potrebbe dedicare una vita intera all’ Alchimia raccogliendo pochissimo e, spesso, nulla.
Un grande Alchimista, Basilio Valentino, meditò trent’anni sul significato di una parola …
Ma il fatto è che, per il suo modo di ricercare, può darsi delle risposte sulla vita e sulla morte.
Egli è preso dalle proprie immagini, nel proprio mondo, che è altrove da questo mondo, ma è sempre pronto a modificarsi perché in lui tutto è movimento, tutto è in continuo mutamento.
Personalmente, forse romanticamente, ho sempre prediletto come immagine dell’Alchimista, la figura del cavaliere errante, del solitario in eterna cerca.
Non sono mai mancati contatti fra Alchimisti, sanno riconoscersi, ma sono sempre stati di tipo individuale.
La continuità della tradizione non è legata ad atti ufficiali. I messaggi degli Alchimisti, più che con le parole, possono essere colti … “in modo più libero, chiaro ed evidente per mezzo di un discorso muto, o, in assenza di discorso, nella raffigurazione dei segreti o laddove gli enigmi sono rappresentati in immagine …” (Horlacher 1707).
Ed avvertono .. “laddove abbiamo parlato apertamente, in realtà non abbiamo detto nulla. Laddove, invece, abbiamo scritto in modo cifrato o figurato, abbiamo nascosto la verità …” (Rosarium Philosophorum).
Tutto questo, come già detto, non può avere conclusioni, ma lasciatemi ancora affermare che tutto questo ci viene dalla notte dei tempi, senza alcuna certezza del luogo di origine, eppure, ancora attrae, in modo definitivo, colui che in tutta umiltà si avvicina alla Ars Regia. La Via è stata seguita, nei secoli, da uomini conosciuti e sconosciuti, alcuni screditati, tacciati di stregoneria, di magia, ma animati da fuoco interiore, dotati di una profondità di pensiero non comune, capaci di operatività immane, forti di una dedizione senza pari.Il loro posto è e sarà sempre accanto ad ogni uomo che desidera trovare.
TAVOLA DEL FR.’. C. A. Cst,