Utopia e metodo Massonico
(D. T.)
Rispettabilissimo M.’. V.’.
Carissimi
fratelli
le brevi riflessioni che seguono sono relative al concetto di metodo massonico come strumento del disegno di crescita e di sviluppo intellettuale, spirituale della umanità, che possiamo identificare come l’utopia massonica.
Il metodo inteso come strumento non è una idea o ancor meno un’ideologia, né una somma di idee, né una enunciazione di soluzioni a particolari problemi o questioni.
Il metodo è quindi, potremmo dire, una “tecnica di lavoro” che consente, a chi mostra il giusto interesse, di incamminarsi sulla via della sempre maggiore conoscenza e comprensione, da un lato di se stesso e dall’altro dell’ambiente che lo circonda, nel tentativo di ampliare e rafforzare i gradi di libertà raggiunti.
Tale particolare modo di procedere viene appreso dall’iniziato attraverso un processo graduale e selettivo e costituisce, crediamo, esso stesso l’aspetto esoterico dell’istituzione massonica.
Se abbiamo come obiettivo il disporre pienamente della libertà, dobbiamo avere chiaro che essa non è mai un bene dato, ma è innanzitutto una conquista della coscienza e dell’intelligenza tale da renderci interiormente liberi.
Tutto ciò nella consapevolezza che il miglioramento e la crescita culturale, civile e spirituale della collettività non può che passare dal miglioramento e dalla crescita dei singoli individui che la compongono, secondo il principio di autonomia e responsabilità delle scelte singole ed individuali.
Porre al centro della nostra visione l’uomo nella sua individualità di spirito libero, credere, pur contrari ad ogni dogma, nella possibilità della pacifica convivenza degli uomini basata sul diritto, cercare il progresso ed il benessere sociale come “summa” della condizione dei singoli componenti della società, battersi per garantire il diritto di vivere la propria vita liberamente, nel rispetto della libertà altrui, battersi per garantire la possibilità di professare o non professare una religione, di esprimere il proprio pensiero coscientemente e senza limitazioni arbitrarie dell’umanità, questi sono principi alla base dell’agire massonico che hanno contribuito anche in maniera sostanziale alle trasformazioni epocali che hanno caratterizzato la nostra società nei periodi passati.
Il perfezionamento dei singoli individui e quindi, come già accennato, dell’intera collettività non può prescindere da un atteggiamento che potremmo definire “laico”, “aperto”, “non dogmatico”. Una condizione cioè in cui abbandonata la comoda posizione delle certezze assolute ed incontrovertibili o semplicemente quella, altrettanto comoda, dell’assoluto disinteresse verso ogni e qualsiasi argomento, si intraprenda la via dell’analisi ,della elaborazione e del ragionamento sulle questioni culturali sociali e politiche in senso lato.
Un atteggiamento mentale e spirituale in cui la base di partenza ed il dato costante che ci accompagnano siano sempre il dubbio, nonché la capacità di mettere in discussione le nostre precedenti conclusioni ed approdi, nella successiva elaborazione sia personale che in rapporto e relazione con altri.
L’atteggiamento laico e permeato dal dubbio è infatti l’unico modo di confrontarsi in maniera efficace con altri soggetti di diverse condizioni culturali, sociali, di razza o religione, con diverse condizioni di partenza e diverse aspirazioni.
Il metodo di ricerca massonico non da certezze assolute, non promette paradisi tantomeno terrestri, ma ci fa portatori di tolleranza e rispetto.
Essere tolleranti, seguire il motto di Voltaire “non sono d’accordo con quello che tu dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” è per i massoni un’esigenza interiore prima ancora che una dimostrazione di coerenza.
Essere tolleranti non significa però apparire sbiaditi o rinunciare, in nome di un utopico pacifismo, al continuo lavoro per il miglioramento delle condizioni di libertà. Non possono infatti i tolleranti rinunciare a difendere se stessi e la società tollerante dagli attacchi degli intolleranti. Questo è il paradosso della tolleranza, la tolleranza illimitata cioè porta alla scomparsa della tolleranza stessa.
Scrive Popper a tale proposito “dovremmo proclamare in nome della tolleranza il diritto di non tollerare gli intolleranti”.
Solo il raggiungimento della intima consapevolezza che non esiste, che non è scritta da nessuna parte, una unica via “buona e giusta” da percorrere, ci consente infatti di porsi in discussione e quindi di migliorarsi e di crescere.
La continua ricerca nel tentativo di porre in essere comportamenti personali e sociali, da “uomo libero e di buoni costumi”, sia nell’istituzione che nel mondo profano, è ciò che conferisce spiritualità e spessore alla nostra vita quotidiana.
Questa concezione di crescita spirituale individuale si presenta indubbiamente molto difficile e complessa da afferrare e ancor più da applicare. Infatti la continua ricerca, approfondimento e lavoro, in senso massonico, sono certamente faticosi ed improbi tali da scoraggiare in alcuni momenti.
Il nostro personale sforzo dovrebbe essere quindi quello di perseguire tale obiettivo e nel contempo provare a diffondere tale metodo.
Si deve rimarcare per inciso che ciò risulta anche di difficile attuazione in un paese come il nostro, che per genesi e storia è stato, e si è abituato ad una condizione di profonda sudditanza culturale rispetto alle istituzioni politiche e religiose e come altresì tale condizione sia in grado di spiegare la non certo brillante situazione economico sociale nella quale viviamo.
Nel nostro contesto sociale infatti i termini usati ed abusati quali massa, società, solidarietà, sono
stati e sono tuttora il sintomo della mancanza di comprensione e cognizione della responsabilità
individuale, e spesso viceversa il risultato della affermazione dello sterile interesse personale contingente.
Nel quadro sopra delineato appare
chiaro come l’istituzione massonica e la sua attività costante sia di grande
importanza, essendo essa non una espressione del contingente e della storia ma
“un’astrazione spirituale, che come tale non ha principio né fine, appartenendo
ad un piano superiore che influenza la realtà e la storia, nel mentre la
supera.”
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