SOLSTIZIO D’ESTATE: NOZZE TRA IL SOLE E LA LUNA
La GLMFI conserva la tradizione di terminare i lavori prima della pausa estiva con una cerimonia che si svolge in occasione del solstizio d’estate e che si chiama rito di S. Giovanni, tale tradizione ha un significato profondo e simbolico che si perde nella notte dei tempi.
La Massoneria è la custode della Tradizione, ma, non è facile oggi chiarire tutti i fattori che compongono questa cerimonia perché essa risulta essere il risultato finale o meglio attuale della stratificazione di tutte le varie tradizioni giunte fino a noi. Le continue modificazioni avvenute nei secoli non hanno tuttavia modificato l’essenza della cerimonia stessa. Oggi, l’idea che i popoli antichi adorassero il Sole e la Luna ci sembra un’idea troppo ingenua e primitiva, ma non ci rendiamo conto del fatto che una delle più grandi scoperte dell’uomo, nella sua fase evolutiva, è proprio quella di aver individuato un unico principio vitale nella diversità del mondo manifesto.
Nella maggior parte delle tradizioni e in molte dottrine mistiche il Sole rappresenta la mascolinità e la Luna la femminilità.
Il sole, al solstizio d’estate, raggiunge la sua massima inclinazione positiva di 23°27’ rispetto all’equatore celeste, i suoi raggi giungono perpendicolari in tutto il parallelo chiamato Tropico del Cancro, poi, inizia la fase discendente e riprende il cammino verso l’altro tropico mentre nell’emisfero boreale comincia a diminuire la luce.
Questo giorno è stato sempre festeggiato in ogni età, e secondo il calendario liturgico della Chiesa latina ancora oggi è festeggiato il giorno dopo, quando nel calendario si ricorda la natività di S. Giovanni.
In età precristiana il giorno del solstizio estivo era sacro ed era considerato al pari di un capo d’anno, da cui l’usanza di trarre dei presagi.
In quel giorno il Sole, simbolo del fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo delle acque e domicilio della Luna : le due opposte polarità si incontrano. Simbolicamente questo fenomeno è rappresentato dalla stella a sei punte dove il triangolo di Fuoco e il triangolo dell’Acqua si incrociano.
Il solstizio d’estate è il trionfo dell’Amore Universale, la sessualità è intesa come trasformazione e passaggio da una forma più grossolana ad un più sottile .
La tradizione occulta scorge nel mistero del sesso un possibile modello per l’universo, l’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra il Sole e la Luna.
Tali nozze divine e sacre simboleggiano la genesi e il mondo manifesto, segnano il passaggio tra il mondo dell’uomo, spaziale e temporale, con il mondo divino eterno. All’inizio il creato esisteva come un tutto spirituale, poi grazie alle nozze divine sempre rinnovate avviene la “discesa” nella materia e con essa la suddivisione in due poli: maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo.
Secondo gli antichi, la luna, l’acqua del mare e la donna erano la stessa cosa: rappresentavano il mistero della vita, il solstizio era visto come il giorno della fecondazione, le acque e la terra in quanto generatrici di fecondità e fertilità rappresentavano gli strumenti e i segni per stabilire il rapporto con il sacro al di fuori della dimensione umana, possiamo a questo proposito ricordare il culto della Grande Madre Terra. Sappiamo con certezza e il premio Nobel A. Miller lo ha dimostrato in laboratorio, che la vita è nata in acqua, la prima scintilla vitale scaturì quando un fulmine, principio maschile di fuoco celeste, si scaricò nell’acqua: come conseguenza alcune molecole di amminoacidi acquisirono la capacità di riprodursi, il mistero della vita era iniziato.
.Ancora oggi continua il culto delle acque, sante o benedette, come purificatrici e generatrici perché le acque sembrano possedere e ripetere il meccanismo della creazione e della crescita, basta pensare a tutte le fonti miracolose sparse su tutta la terra. Nella religione greca antica i due solstizi erano chiamati porte: porta degli dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo
Nell’Odissea Omero spiega che la porta degli uomini è rivolta a Borea cioè a nord, mentre la porta degli dei è volta a Noto cioè a sud, ed infatti, nel solstizio estivo il sole è a nord dell’equatore celeste, nel solstizio invernale a sud.
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Nella tradizione romana, il Custode delle porte solstiziali era il dio Giano bifronte, egli tiene nella mano destra un bastone simbolo del potere regale e nella mano sinistra una chiave simbolo del potere sacerdotale. Era festeggiato ai due solstizi ed è stato rappresentato con due volti, uno barbuto e l’altro giovanile o femminile a secondo delle interpretazioni. Giano rappresenta colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile, cioè l’asse del mondo, conduce alle due porte solstiziali, quindi è colui che accompagna il passaggio da uno stato all’altro, è l’Iniziatore.
Secondo l’etimologia della parola Ianus proviene da yana in sancrito via e da ianua in latino porta.
Successivamente, con il cristianesimo, Giano è stato sostituito da i due Giovanni, S. Giovanni Battista per il solstizio estivo che rappresenta il Cristo creatore e S. Giovanni Evangelista per il solstizio invernale che rappresenta il Cristo che apre la porta del cielo.
La somiglianza fonetica tra Ianus e Joannes è evidente e il nome Giovanni deriva dall’ebraico Jehôhänän composto da Jahweh, dio e da hänän che ha doppio significato di : misericordia o lode.
La Chiesa ha dovuto , per affermarsi, cancellare, sradicare con l’idea del peccato e con punizioni severe tutto ciò che rimaneva delle usanze pagane e delle credenze a queste legate o perlomeno renderle il più possibile compatibile. Così il Battista al pari delle antiche tradizioni introduce gli uomini nella “caverna cosmica” e il vecchio dio Sole o come lo si voglia chiamare, continua ad elargire anno dopo anno la benefica luce che ridesta e feconda la terra. Il sole di S. Giovanni è il sole che muta direzione, “colpito a morte” perché appare sempre più basso all’orizzonte e nel folklore è anche chiamato “Giovanni che piange” al contrario di S. Giovanni Evangelista detto “Giovanni che ride”. Per questi ed altri motivi tutte le usanze comuni alla festa del 24 giugno hanno, ancora oggi, la funzione di proteggere il creato e tutto ciò che è legato alla generazione e fruttificazione. Tutto il mondo vivente nella notte tra il 23 e 24 subisce un influsso positivo.
L’uso di raccogliere le erbe benefiche, la credenza legata alla rugiada di quella notte, l’abitudine di raccogliere le noci per farne un benefico liquore, l’accensione di falò, le danze, le feste, stanno ancora ad indicare che il solstizio estivo è il segno della congiunzione tra la consapevolezza e l’inconscio e che l’unione tra l’Eterno Femminile e L’Eterno Maschile è l’ideale principe del genere umano, ma anche che tale ideale per concretizzarsi deve essere compreso e perseguito.
Il susseguirsi di nuovi usi e costumi o di nuove religioni ha portato a tanti cambiamenti, è del 1872 uno degli ultimi divieti emanato dai governanti del Regno d’Itala in cui in maniera molto più drastica dei precedenti editti del Papa, era proibita la festa notturna all’aperto che si svolgeva a Roma nella notte di S. Giovanni. Delle antiche usanze, ritenute peccaminose e poco decorose per una capitale, rimase l’uso di suonare campanacci, schiamazzare e mangiare le lumache. Le corna della lumaca erano simbolo della discordia, mangiandole venivano sepolti tutti i rancori. Forse da questo l’uso tutto italiano di mostrarle in occasioni “poco eleganti”. La lumaca è un simbolo lunare e come la luna muore e rinasce, essa mostra e ritira alternativamente le corna, sta a simboleggiare la rigenerazione periodica, il movimento nella permanenza e la fertilità, è quindi l’animale corrispondente alla porta solstiziale estiva.
Oggi in molte città della festa di S. Giovanni non rimane nulla, mentre in quelle in cui il Santo viene venerato con feste, spettacoli, falò o meglio i fuochi d’artificio, si respira una ritualità molto profana ed esotericamente poco conosciuta. Il tempo fa variare le cose, ma la gelosa custodia e la fedele trasmissione della Tradizione non permette al genere umano di perdere la via della conoscenza..
Il nostro tempo è determinato dall’anno solare, dipende dal movimento che la terra compie attorno al sole. Ogni ciclo solare è accompagnato, con cadenza regolare dalle fasi lunari, la luna considerata come unità a sé stante avrà un suo proprio tempo diverso da quello della terra. Ma, non c’è tempo nello spazio , il tempo come noi lo sentiamo è la quarta dimensione per cui tra noi e il cosmo esiste una relazione differente che ci porta su dimensioni diverse.
Gli antichi saggi l’avevano intuito e lo raccontavano nella forma più comprensibile possibile.
In rapporto al sole la terra è la linea che descrive il suo movimento, tutti sappiamo che il sole si muove per cui in rapporto al macrocosmo, il sole è la linea descritta dal suo movimento considerando insieme i due movimenti, la linea della terra diventa una spirale.
La tradizione occulta parla di evoluzione della coscienza cosmica e la rappresenta con una spirale, considerando che la spirale terrestre si avvia verso una meta sconosciuta, vede in questo movimento la volontà di una mente superiore, della divinità, che porta con sé o verso di sé la terra. Giungeremo quindi ad un’altra dimensione, la velocità e la capacità dipende dal nostro libero arbitrio. Il movimento del sole è poco conosciuto, ma è chiaro che qualsiasi possibilità della terra è determinata nella quarta dimensione, cioè nel tempo al di fuori di noi e appartenente a una dimensione che non appartiene in questo mondo. Dopo migliaia e migliaia di secoli a furia di tentativi e di correzioni degli errori grazie alla memoria cosmica che nulla tralascia, verrà l’epoca in cui gli individui che costituiscono l’umanità saranno entrati nello stato spirituale.
Questa antica idea si fa strada a fatica perché non è di facile comprensione, noi iniziate sappiamo che nostro compito è comprendere il mondo manifesto e che non esiste nulla che sia soprannaturale, esiste solo l’ignoto della natura, i pensieri misteriosi del GADU sono immutabili e inattaccabili, sta a noi parteciparvi e comprenderli.
Questo lo scopo per cui ci riuniamo, per comprendere nella pace e nel silenzio del nostro cuore, che niente viene dal di fuori ma tutto è all’interno, per capire che l’uomo deve rinascere a se stesso dominando lo spirito di egoismo, per non perdere la forza di compiere il nostro compito. Ogni anno puntualmente festeggiamo queste nozze per un rinnovato afflato divino, il rituale con il fuoco, la spiga, e il vino risvegliano la nostra memoria cosmica
Siamo le custodi della Tradizione dell’umanità e condividiamo la conoscenza dei misteri della vita terrena accompagnate dalla “discesa” dei beni celesti
Partecipiamo in perfetta unione ai misteri spirituali e alla scienza divina. L’Amore Universale rivissuto nel Tempio deve ancora compiere un lungo cammino, l’umanità continua a distruggersi con guerre fratricide, con l’inquinamento biologico ed elettromagnetico, nelle nazioni più avanzate le istituzioni politiche sono governate da leggi poco illuminate che spingono sempre più i giovani all’egoismo o al nichilismo.
Quest’ultimo periodo rappresenta un’epoca di transizione e di incertezze ma potrebbe essere molto stimolante per chi è in grado di indicare la giusta via.
L’evoluzione della coscienza cosmica conosciuta dagli antichi porta all’evoluzione della società e del genere umano intero, sta a noi donne iniziate, rappresentanti dell’Anima dell’Umanità, ascoltare la voce che scaturisce dal di dentro, essere sempre pronte a rinnovarci e a dare inizio a una nuova vita, il cambiamento avverrà poiché fa parte del ritmo divino.
La scintilla divina non è lontana è in noi.
Firenze 15/6/2000 e.v.
La Gran Maestra Linda LEUCI
DA “SITO DELLA GRAN LOGGIA FEMMINILE”