l dolore e la gioia sono due stati coscienziali che troviamo in ogni Io
e che molti credono e sentono di conoscere profondamente, di sapere che
cosa siano. Sviluppando questo articolo ci accorgeremo che, forse, qualcosa
potrebbe esserci sfuggito.
Letteralmente, il dolore può essere interpretato come sensazione di
sofferenza fisica .
Dal
latino dolere = che vale lo stesso,
dalla
radice dar = dal, dol che significa spezzare, scindere.
Il
dolore è un processo che spezza, che dilania.
Altrettanto letteralmente, la gioia può essere interpretata come sentimento
di piena e viva soddisfazione dell’Io.
Dal latino, gaudia che significa gaudio, allegrezza
o da
jocum
= Jocus, gioco, tutto ciò che produce voluttà e piacere.
E’ molto
frequente trovare persone che riferiscono di avere paura, di temere il
dolore e che mettono in dubbio la capacità di sopportarlo. Allo stesso
modo, è molto frequente incontrare Io che riferiscono di avere il
desiderio, di essere orientati verso la gioia, la felicità e che lottano
per dare continuità a questo stato dell’Io e del corpo.
Il dolore è spesso collegato al punto morte: e entrambi per l’Io,
rappresentano situazioni dalle quali possono nascere grandi crisi.
Invece, la gioia è spesso collegata alla vita e
costituisce nell’Io situazioni verso le quali si tende, tanto da cercarla
sempre anche e soprattutto in presenza di momenti dolorosi.
Ma, ci siamo mai chiesti se dietro gli stati coscienziali del dolore e
della gioia ci siano dei significati psichici ed energetici da conoscere,
attraverso il vissuto e di cui potremmo non essere consapevoli?
Per conoscere i significati della gioia e del
dolore, è necessario vivere e riconoscere il fatto che essi non possono
essere compresi, penetrati, attraverso spiegazioni intellettuali,
culturali, così come ogni altro stato coscienziale. Ma possono iniziare ad essere penetrati, indagandoli da
dentro, attraverso l’Io, osservandoli mentre si formano, mentre nascono dal
profondo di noi stessi.
Se lo stato di dolore e di gioia nascono, ci sarà pure qualcosa che li
produrrà (lo stesso vale per gli altri stati coscienziali). Il fluire del
vivere e del morire, le diverse situazioni di vita, spesso vengono scambiate
con ciò che produce il dolore o la gioia, è una delle proiezioni che è
necessario risalire e trasformare.
Ogni stato coscienziale proviene dalla fisiologia
strutturale che lo fa nascere, indipendentemente da ciò che sembra
innescarlo.
Il dolore e la gioia potrebbero quindi, in questo senso, manifestarsi
contemporaneamente sul piano cosciente della consapevolezza, anche se
questo a molti potrà sembrare assurdo.
Annie Besant nel suo Sapienza antica ci dice:
“In
una entità perfettamente armonizzata il dolore non può esistere….con il
cessare della lotta, cessa prima il dolore, poiché questo deriva dal
disaccordo dall’alternarsi dei momenti antagonistici…”.
Alla frase della Besant, io aggiungerei anche la gioia e non solo il
dolore. Spiego: uno stato coscienziale può nascere perché il corpo è
acceso, vivo, se così non fosse quel corpo non potrebbe produrre quegli
stati. Quindi, l’elemento fondamentale è che il corpo sia vivo, vitale per
produrre stati coscienziali. La vitalità-Animazione è la forza fondamentale
che racchiude in sè i due stati di cui stiamo trattando.
Essendo la vitalità-Animazione un campo unico,
collegato, ne risulta (e lo si vede attraverso l’esperienza diretta), che
sia il dolore che la gioia, alla fonte fanno parte della stessa energia
Animante, vitale, che li produce e li contiene. Lì, dove si formano, hanno
caratteristiche strutturali differenti dalle funzioni e dalle
caratteristiche che assumono, quando appunto diventano il dolore, la gioia
come comunemente li intendiamo.
Sono una riduzione della funzione Animante che li produce: un’incarnazione
della vitalità-Animazione.
L’identificazione e la dipendenza da
opposizione che abbiamo di solito verso il
dolore, e l’identificazione e la dipendenza da accettazione che abbiamo di solito verso la gioia fanno parte degli
elementi primari, da Risalire.
Lo stato di inconsapevolezza dell’Io rispetto alla scaturigine del dolore e
della gioia ci costringe in una condizione di identificazione nel processo
doloroso e gioioso acquisito che coinciderà con uno stato di non
identificazione e quindi non consapevolezza del processo di fisiologia
energetica da cui nasce. Ancora una volta è questa la frattura, “l’antagonismo” fondamentale, ossia lo spazio
dove dolore e gioia si somatizzano, nascono. Se non si arriva ad essere
consapevoli attraverso il vissuto diretto del campo
morfo-atomico-coscienziale ( la vitalità-Animazione) il dolore e la gioia,
il loro rincorrersi, la loro enantiodromia sarà inevitabile!
Fino a che la nostra capacità di risalita non sarà
in circolo, saremo costretti ad accettare la presenza del dolore e della
gioia nella nostra vita.
Ed ancora. Per la scienza della Coscienza, l’obiettivo da raggiungere non è
quindi la gioia e la beatitudine (come per millenni ingenuamente, esperti e
maestri hanno ritenuto), bensì la forma oltre il dualismo, la dicotomia da
cui sia il dolore che la gioia, questi opposti-complementari, nascono.
La gioia, la felicità, sono stati coscienziali che
hanno in sé aspetti perversi e subdoli ancor più del dolore. Si può
manifestare in due modi: ricerca di piaceri, sensazioni, emozioni, istinti,
godimenti, o attraverso il raggiungimento di uno stato di quiete, di pace
ad ogni costo. Può essere perversa, perché si manifesta in maniera
allettante, desiderabile: un orgasmo in circolo, o similari, è spesso molto
ambito. Il punto è che questa loro intensità di piacere e di beatitudine
nasconde ai meno esperti la realtà strutturale pre-gioia da cui nasce, e
subdolamente concorre a fissare di più l’identificazione dell’Io in un
aspetto della dicotomia che stiamo tentando di Risalire.
A differenza del dolore che, istintivamente e ostinatamente, cerchiamo di
mettere in remissione. Per la gioia cerchiamo di fissarla, ed è questo uno
dei motivi che sta perpetuando la dualità, la dicotomia, e sta legittimando
la noiosa querelle della lotta tra bene e male che probabilmente non è mai
esistita, se non per le proiezioni dell’Io acquisito.
Il primo suggerimento pratico che emerge è quello
di applicare i principi della Risalita sia al dolore che alla gioia, dopo
averli vissuti direttamente e quindi conosciuti nelle loro caratteristiche.
Non si può risalire e trasformare qualcosa che non si conosce, di cui non
si ha consapevolezza. Dove, per Risalire, intendo come base la percezione
interiore diretta ed inequivocabile, luogo dove stato coscienziale (dolore
e gioia o altro) e fisiologia strutturale che li fa nascere sono all’opera,
quel punto è spesso percepibile interiormente come uno specifico fluire di
bioluminescenze (attività bio-chimica, bio-elettrica) assumenti specifiche
forme. Da lì, risalendo ancora si arriva alla percezione di energie
rigorosamente autonome e indipendenti dal dolore e dalla gioia: il luogo
dell’autonomia reale dallo stato coscienziale.
Per fare questo, si parte sempre dalle nostre reazioni, dal fatto
“oggettivo” che ha suscitato la gioia o il dolore.
In questo senso, si possono indurre delle
nevrosi di tipo iatrogeno nelle persone, quando si danno loro indicazioni
verso una componente, il bene, l’amore, la gioia, o l’indicazione opposta
verso il dolore.
Le sensazioni sovrasensibili che si provano quando si esplora
consapevolmente il,campo morfo-atomico-coscienziale, non sono paragonabili
alle sensazioni riflesse e ridotte che ci permettiamo di vivere nel
sensibile, che riconosciamo.
E’ difficile trovare una denominazione adatta, ma
poco male, ognuno raggiungendo quello stato potrà denominarlo come vuole.
Il discernimento è sempre tra strutturale e forma acquisita: rappresentano
un campo unico, ma distinguerli permette processi di autoconsapevolezza.
Lo stato di un Io dipende dal luogo in cui si
ferma o si identifica. Non importa quale significato assumano il dolore e
la gioia per ogni singolo Io, se sono più o meno intensi, legati o no a
quel vestito. Quello che importa è la loro conoscenza vissuta e la
loro risalita.
Io integrerei le quattro nobili verità del Buddha in questo modo:
L’esistenza del dolore con
“l’esistenza
del dolore e della gioia”.
L’origine del
dolore con
“l’origine
del dolore e della gioia”.
La
cessazione del dolore con
“La cessazione del dolore e della gioia”.
La via che conduce alla cessazione del dolore con
“la
via che conduce alla cessazione del dolore e della gioia.
La
cessazione del dolore ha come figlio la gioia; la cessazione della gioia ha
come figlio il dolore: la cessazione di entrambi, come risalita alla loro
fonte, coincide con nuove forme di consapevolezza.
Ed ancora di
più: le applicherei ad ogni stato coscienziale e ad ogni
opposto-complementare, come accade nella formazione che seguiamo.
Per non essere frainteso, ovviamente, la Risalita non significa eliminare
ogni stato coscienziale, ma vivere lo strutturale da cui nasce e di
immettere questa consapevolezza a sostegno dello stesso, ossia
trasmutandolo in altre forme e in altre intensità.
Di questi nuovi Io e nuove società mi riservo di parlare dettagliatamente
nei miei prossimi nuovi articoli.
Il metodo che ci offre il Buddha per superare
il dolore è quello del
“distacco
e del graduale ritiro o disidentificazione dell’Io fenomenico dal mondo
sensibile che ci tiene legati al piano dell’illusione”.
In questo, c’è una gravissima forma di
superficialità: il corpo è unico, esiste, non si tratta di
illusione, ma di una realtà funzionale e necessaria! Non si tratta di disidentificazioni
dall’Io fenomenico (acquisito), perché è un illusione bensì di prendere
consapevolezza del sovrasensibile da reimmettere consapevolmente sul piano
fenomenico acquisito, per trasmutarlo e Animarlo, determinando profonde
trasformazioni dello stato di autoconsapevolezza dell’unico corpo.
E poi, nel Buddismo non sono stati in grado di
riconoscere che lo stesso superamento andrebbe applicato anche alla gioia,
alla felicità, visto che parlano di dualità, di dicotomia.
Se le cose sono dicotomiche, si rivolgono sia al dolore che alla gioia, sia
all’amore che all’odio, sia alla materia che allo spirito e così via.
Vissuto diretto, Risalita e trasmutazione del dolore e della gioia sono tre
momenti del processo di presa di consapevolezza dell’Io.
Si può trovare forza sia dal dolore che dalla gioia, arrivando a vivere i
potenziali enormi che li fanno nascere. Per la Scienza della Coscienza è
questa risalita, il mezzo per risvegliare la coscienza di ipersensibilità e
facoltà creatrici al di fuori del dolore e della gioia.
Non si tratta di perdere le intensità che il campo istintivo-emozionale ci
permette di vivere, ma di potenziare le sensazioni in maniera ai più,
nemmeno pensabile. Quindi nessuna paura, lo strutturale nel sensibile è un
amplificatore del sentire, del volere, del concettualizzare,
dell’immaginare, in un’unica parola del creare.
Il dolore e la gioia sono due stati coscienziali che, unitamente a tutti
gli altri, costituiscono la porta da attraversare per raggiungere il
sovrasensibile.
Un dolore corporeo è anche psichico ed energetico e viceversa, ed è anche
dell’unico corpo: tutto è collegato.
L’identificazione nel dolore o nella gioia proseguirà fino a che non si
ravvederà la necessità assoluta della sua Risalita: tante gioie e dolori
dovremo attraversare ancora prima di entrare in nuove forme di
comunicazione con noi stessi: l’unico corpo.
Le cause possibili del permanere del dolore e della gioia sono:
l’assenza
di Risalita nell’azione;
l’inconsapevolezza
delle energie formatrici del dolore e della gioia;
l’identificazione
conseguente.
E’
questo il segreto: il dolore e la gioia sono delle porte d’ingresso
al sovrasensibile reale, e come per ogni porta ne va conosciuta la
dislocazione per attraversarla (consapevolmente).
Se faremo questo, sapremo e vivremo che da questi attraversamenti si
sprigioneranno le potenze intuitive e creatrici che potremo con
continuità mettere a disposizione dell’Io.
L’unico corpo, gli Universi, nella sua componente
acquisita ha in sé tutto il dolore e tutta la gioia praticati da ogni
singolo Io.
Ancora una volta, la presa di consapevolezza del singolo entrerà in
circolo, sarà memorizzata dall’unico corpo e questo sarà un piano
potenziale attingibile a cui ognunopotrà attingere.
Il campo morfo-atomico-coscienziale ed i suoi
archetipi creatori sono presenti alla radice–essenza dell’unico
corpo, il cammino verso il suo raggiungimento vissuto può essere difficile,
ma la Risalita è inevitabile, sarà un’opera d’arte dell’Io.
L’Io, la coscienza, ha in sé il potere di creazione.
Nelle religioni, nelle scuole esoteriche si è data
sempre molta importanza alla gioia, e i grandi mistici, i Santi e gli iniziati
di tutti i tempi credevano di avere intuito che la gioia rivelasse uno
stato di grazia e la sofferenza uno stato di oscurità e di chiusura,
determinando così, spero inconsapevolmente, un incredibile aumento della
dualità, del conflitto, dell’identificazione e della lotta, questa sì,
illusoria tra i due opposti.
Nel contempo, però, questo errore proiettivo ha consentito forgiature e
variazioni più forti, funzionali a far riconoscere la necessità di
Risalita.
Tutto, qualunque azione, ha in sé un messaggio
strutturale, una funzione, che deve essere riconosciuta.
Nello MANGIAMELI
Nello Mangiameli |
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