LA VITA DI PITAGORA

La Vita di Pitagora di Porfirio costituisce una delle tre biografie antiche che ci sono pervenute del filosofo-matematico di Samo, insieme a quelle, parallele, di Diogene Laerzio e di Giamblico. La biografia porfiriana faceva parte di una grandiosa Storia della filosofia, che ci è giunta purtroppo in frammenti. Il progetto generale di Porfirio era quello di analizzare la progressiva manifestazione storica della verità, da Pitagora a Platone, nell’ottica di una platonizzazione del pitagorismo: Porfirio conferisce, infatti, una connotazione metafisica e teologica alle dottrine che, nella scuola pitagorica, avevano una valenza matematica e ontologica.

La figura di Pitagora che emerge dal testo di Porfirio è molto complessa: Pitagora è presentato come l’erede delle antiche dottrine di Zarathustra, di Anassimandro, degli Egizi, dei Fenici, dei Caldei e degli Ebrei; pertanto viene visto nella sua poliedricità, come un filosofo, come un matematico, come uno scienziato, come un uomo politico della Magna Grecia, come il capo carismatico di una confraternita religiosa e, infine, come l’incarnazione di Apollo.

Porfirio, quindi, illustra le dottrine scientifiche della scuola (i mathemata), che comprendevano l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica, poi i precetti pratici della «vita pitagorica» (gli acusmata o symbola), tra i quali il ben noto divieto di mangiare le fave, che viene accuratamente argomentato, e, infine, le credenze religiose, come l’immortalità dell’anima e la metempsicosi.

Le più importanti fonti antiche in base alle quali si ricostruisce la vita di Porfirio sono la Vita di Plotino scritta dallo stesso Porfirio e ricca di riferimenti autobiografici e la Vita di Porfirio scritta dal tardo neoplatonico Eunapio di Sardi. L’unica biografia moderna di Porfirio, tuttora di riferimento, è la seguente: J. Bidez, Vie de Porphyre, le philosophe néoplatonicien, Gent 1913 (ristampa anastatica, Hildesheim 1964).

233 – 234 d.C. – Porfirio nasce a Tiro, in Fenicia come attesta lui stesso in Vita Plotini, capp. 4 e 7. L’epiteto «Bataneota», con cui viene indicato da alcuni autori cristiani non fa riferimento alla città di Batanea, in Palestina, come sua città natale, ma si deve considerare un’ingiuria. Il suo vero nome, di origine siriaca, è «Malcho»: esso venne tradotto nel corrispondente greco «Basilio» (che significa «Re») da Amelio, mentre il nome «Porfirio» gli fu dato dal retore Cassio Longino.

251 – 262 d.C. ca. – Formazione culturale di Porfirio: alcuni auotori ecclesiastici attestano che fu cristiano da giovane e che poi abbandonò la fede in Cristo per dedicarsi ai culti ermetici e caldaici; a questo periodo risale probabilmente un suo incontro con il teologo alessandrino Origene (morto a Tiro nel 253), contro il quale, in vecchiaia, indirizzerà il suo trattato Contro i cristiani. Si trasferisce poi ad Atene, ove frequenta la scuola di Longino, che era stato allievo di Ammonio Sacca. Sono considerate sue opere giovanili la Filosofia desunta dagli oracoli (che affronta temi religiosi e mitologici) e le Questioni omeriche (commenti ai poemi omerici in chiave esclusivamente filologica).

263 d.C. – A trent’anni Porfirio si trasferisce a Roma, per ascoltare il grande Plotino: assimila quindi le dottrine neoplatoniche e diviene ben presto l’allievo prediletto di Plotino, superando il più anziano Amelio, che viveva accanto a Plotino dal 246. Nella Vita di Plotino sono riportati numerosi aneddoti sulla scuola di Plotino e sulle persone che la frequentavano. Il soggiorno di Porfirio presso la scuola di Plotino dura poco più di cinque anni e viene interrotto da una grave crisi depressiva che lo porta sull’orlo del suicidio. Plotino manda quindi Porfirio in Sicilia per una cura.

268 -298 d.C. –  Soggiorno di Porfirio in Sicilia a Lilibeo (l’odierna Marsala) presso un certo Probo. Gran parte della produzione letteraria di Porfirio risale a questo periodo siciliano (per cui Agostino lo definisce «Porphyrius siculus» e, analogamente, il siciliano Firmico Materno «noster Porphyrius»). Vedono la luce i grandi commentari a Platone, ad Aristotele e ad Omero (interpretato in ottica filosofica).

270 d.C. –  Morte di Plotino, mentre Porfirio è in Sicilia e Amelio ad Apamea, in Siria.

299 d.C.  (?) –  Porfirio ritorna a Roma e, presumibilmente, prende il posto che era stato di Plo tino. Tra i suoi allievi, sono noti Giamblico, Anatolio, Gedalio, Crisaorio e, forse, il platonico Tolomeo.

301 d.C.  ca. – Porfirio pubblica le Enneadi e scrive la Vita di Plotino. Con ogni probabilità molte altre opere, come la Storia della filosofia e le Sentenze sugli intellegibili, risalgono a questo periodo.

302 d.C.  ca. – Porfirio sposa Marcella in tarda età, vedova e già madre di sette figli. Dopo dieci mesi di matrimonio, lascia la moglie per dedicarsi ai «problemi dei Greci». Le indirizza la famosa Lettera a Marcella, una silloge di sentenze etiche tratte dalla tradizione classica, considerata il testamento morale dell’Antichità.

302 – 03 d.C.  – Secondo una testimonianza di Lattanzio, Porfirio partecipa con ogni probabilità al Consilium Principis, tenutosi a Nicomedia, in cui si riunirono tutti gli uomini di cultura pagani per affrontare la questione dei cristiani; la lunga discussione prepara l’ultima grande persecuzione, voluta da Diocleziano. Il trattato Contro i cristiani si inquadra in questo clima.

305 d.C.  ca. – Morte di Porfirio.

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