Le sedi romane
del Grande Oriente d’Italia
Anna Maria Isastia Università di Roma “La Sapienza” La bella mostra 1 allestita a Roma, nelle stanze del piano nobile di Palazzo Giustiniani, ha riacceso l’interesse per questo storico edificio di via della Dogana vecchia, progettato nel ’500 da Giovanni Fontana, che vanta apporti del Borromini nella decorazione dell’ingresso e delle finestre 2. La famiglia Giustiniani ne fece poi, nel tempo, la sede di una delle più prestigiose raccolte d’arte della città. Il trasferimento del Grande Oriente d’Italia in questo imponente edificio, nel febbraio del 1900, fu la consacrazione del ruolo assunto dall’Istituzione nell’Italia di quegli anni, tanto più significativo se solo si pensa alla rapidità della crescita. L’arrivo a Roma, tre decenni prima, era stato effettuato in tono minore al seguito del trasferimento tanto agognato della Capitale. Pochi mesi dopo Porta Pia, l’Assemblea Costituente decise il trasferimento del Grande Oriente da Firenze a Roma. Il Gran Maestro Aggiunto Giuseppe Mazzoni affidò al Segretario generale del GOI Ulisse Bacci (incarico che avrebbe conservato a vita) l’incarico di trasportare l’archivio e la mobilia. Allora ventiquattrenne, Bacci era stato iniziato a 21 anni dal Gran Maestro Ludovico Frapolli e subito aggregato alla segreteria. La prima sede romana del Grande Oriente non era certo di grande prestigio. Era una “casupola”, così la descrive Bacci stesso, presa in affitto da Mazzoni in via del Governo Vecchio n. 111, l’antica strada papale, dove i “Fratelli” si trasferirono il 16 novembre 1871. Nella “catapecchia”, come l’aveva definita Ernesto Nathan, rimasero circa due anni finché Bacci non trovò una sede più idonea nel Palazzo Quirini, in via della Valle n. 49 3. Fu preso in affitto il primo piano del palazzo. Due architetti, entrambi “Fratelli”, Gian Carlo Landi e Gioacchino Arganini, costruirono un “tempio severo ed elegantissimo”, in cui potevano trovare posto a sedere 200 persone. Sulla porta centrale del tempio Bacci fece apporre la seguente epigrafe: TEMPLUM HOC ROMA A SERVITUTE REDEMPTAE LIBERI STRUCTORES ITALICI JUSTITIAE, VERITATI SACRARUNT. Il tempio fu inaugurato il 1 marzo 1875 alla presenza di 150 persone, tra cui molti deputati e giornalisti 4. Per l’occasione Ulisse Bacci, che era anche poeta, compose, insieme a Luigi Castellazzo, una cantata massonica – coro e strofe – che fu musicata dal Fratello Edoardo Swicher ed eseguita dalla cantante Emma Wiziak insieme al tenore Ernesto Niccolini e al baritono Armando Castelmary, entrambi “Fratelli”, artisti del celebre Teatro Apollo a Tordinona, diretto dall’impresario Vincenzo Jacovacci, una vera istituzione della Roma di quegli anni. Insieme a questi professionisti un dilettante, il Fratello Vincenzo Montenovesi. Al pianoforte sedevano il maestro Edoardo Swicher e Giacomo Trouvé Castellani. Il senso dell’essere massone era riassunto in questi versi del coro: QUI L’UMAN GENIO SI FECONDA, E L’ALI AD ALTISSIMO VOLO ERGE IL PENSIER, QUI SIAM FRATELLI LIBERI ED EGUALI QUI SOLO HA CULTO E SOLO HA SCETTRO IL VER. Può essere interessante sapere che l’unica copia di questa cantata, che sono riuscita a rintracciare, è conservata a Villa Malta. Purtroppo, negli anni successivi, il Palazzo Quirini fu demolito per procedere ai lavori di allargamento di Corso Vittorio Emanuele II. Il GOI si trasferì provvisoriamente in una modesta casa in via di Campo Marzio n. 48 da dove traslocò, nel 1887, nelle ampie sale del Palazzo Poli in piazza Poli n. 42. Nel 1880, ritengo per iniziativa di Bacci, si cominciò a pensare anche alla erezione in Campo Verano di un sepolcreto per i GGMM e per i GGDD. L’occasione fu data dalla morte del Gran Maestro Mazzoni. Anche la sede di piazza Poli era provvisoria. Il 20 settembre 1893 il GOI si sistemava a Palazzo Borghese, in piazza Borghese, con grande scandalo della stampa clericale perché in questo prestigioso palazzo aveva abitato Camillo Borghese che nel 1605 era diventato papa col nome di Paolo V. La campagna di stampa non cessò fino a che, scaduto il contratto di locazione, non furono rilasciati i locali occupati. Fu così che la Massoneria italiana approdò a Palazzo Giustiniani, di fronte al Senato del Regno. Si sperava di riuscire ad inaugurare la nuova sede – nella quale avrebbero trovato collocazione gli uffici del Grande Oriente, del Supremo Consiglio, della Gran Loggia del Rito Simbolico, le Sale e il Tempio per le Camere Superiori, il Tempio massimo, la grande sala delle conferenze – il 21 aprile dello stesso 1900, ma i lavori furono più lunghi del previsto. La fretta era probabilmente dovuta alla contemporanea celebrazione del Giubileo. Nel corso dell’anno furono inaugurati soltanto le sedi e i templi delle Logge che avrebbero lavorato a Palazzo Giustiniani, vale a dire “Universo”, “Rienzi”, “Propaganda”, “Roma”, le più antiche e prestigiose. Il primo Tempio fu inaugurato sabato 17 marzo 1900 con l’insediamento delle cariche della R.L. “Rienzi”. Per l’occasione il G.M. Ernesto Nathan inviò una lettera in cui ricordava l’ascesa della Massoneria romana5. Il 20 dicembre fu solennemente inaugurato il Tempio della R.L. “Roma” di rito simbolico che, con la grande sala che lo precedeva, era anche sede della Gran Loggia del Rito 6. L’inaugurazione della nuova sede avvenne il 21 aprile 1901 con una sfarzosa cerimonia pubblica. Il salone delle conferenze era stato addobbato con vessilli e corone d’alloro e di fiori. Erano presenti deputati e senatori, magistrati e alti funzionari dello Stato, alti ufficiali, professori, letterati, giornalisti e più di 200 signore. I Fratelli delle Logge romane dovettero accontentarsi delle sale delle loro officine perché, nel salone, lo spazio fu occupato completamente dai “profani”. E del resto proprio a loro il Gran Maestro Ernesto Nathan indirizzò la sua allocuzione parlando della vita, dell’azione e dei fini dell’Ordine. Era forse la prima volta che la Massoneria italiana, “rompendo le antiche consuetudini”, cercava di spiegare se stessa ai profani 7. Nathan entrò nel salone alle 15.10, preceduto da Bacci e da sedici cerimonieri, accompagnato dai membri del Grande Oriente e dai rappresentanti del Supremo Consiglio e della Gran Loggia. Alla destra della pedana dalla quale parlò, coperta da un tappeto turchino, era stato allestito un tavolo per la stampa. Dopo il discorso del Gran Maestro il pubblico fu invitato a visitare tutti i locali del palazzo: dai tre templi agli uffici, alle sale di conversazione. Il Tempio grande era stato sistemato nel salone la cui volta era affrescata con il ciclo delle storie di Salomone. Le colonne tortili raffigurate sulle pareti sono quelle della tomba di Pietro, dette del tempio di Salomone. Gli affreschi, del tardo Cinquecento, non potevano essere più adatti alla nuova destinazione. A fine giornata, Nathan ricevette le rappresentanze di tutte le Logge italiane. Il giorno successivo, i Fratelli di Roma offrirono una colazione a Porta Pinciana, “nell’ameno e poetico locale del Bargellotti”, come scrive Bacci, a quelli che erano venuti dalle province e dall’estero. I festeggiamenti si conclusero la sera con un ricevimento solenne nelle sale di palazzo Giustiniani, a cui furono invitati tutti i Fratelli venuti a Roma. Nel 1903, nel salone del GOI fu murata una lapide in ricordo di Garibaldi 8. Anche Palazzo Giustiniani era in affitto, come tutte le precedenti sedi del GOI. Da appunti dell’epoca veniamo a sapere che il canone d’affitto trimestrale era di 2750 lire. Dalle stesse carte apprendiamo anche che gli assegni li firmava tutti il Gran Maestro. Nel 1903 il Grande Oriente cominciò a pensare all’acquisto 9. Si chiese ai centri massonici esteri come avevano proceduto per conseguire nei loro Paesi veste giuridica e assicurare le loro proprietà. In Francia, ad esempio, era stata creata una società anonima per azioni, per acquisto e amministrazione di beni immobili. Due membri di Giunta, i Fratelli Damiani e Dalmedico, chiesero di studiare la cosa sottoponendola poi alla commissione già nominata “per la erezione della Massoneria in ente giuridico”. L’anno dopo, siamo nel 1904, a Palazzo Giustiniani entrò il telefono: “Su proposta del G.M.A. la Giunta delibera che debba essere collocato un telefono negli uffici del G.O. in modo che i Fratelli scriventi possano sentirne le chiamate e avvertire le persone con le quali si desideri conferire. In quanto a collocare delle derivazioni col gabinetto del G.M. e con la sede delle Logge sarà deciso più tardi, quando si saranno stabiliti i necessari accordi e ci renderemo conto della loro pratica utilità” 10. La Società Anonima “Urbs” fu costituita dall’avvocato Israele Ottolenghi il 4 aprile 1910 con capitale azionario di 500.000 lire, interamente versato e rappresentato da cinquanta azioni al portatore. Acquistò Palazzo Giustiniani dal Banco Sconto di Chiavari e lo affittò al Governo dell’Ordine Massonico 11. Le trattative per l’acquisto, avviate nella primavera del 1910, si conclusero, con la firma del contratto, nel febbraio 1911. Subito dopo fu stipulato un mutuo con il Credito Fondiario. Il GOI aveva finalmente una sua sede, con grande soddisfazione della Comunione, ad eccezione di una loggia di Torino, la R.L. “Popolo Sovrano” che chiese di discutere la legalità e opportunità dell’acquisto, “fatto in modo più o meno diretto col Tesoro dell’Ordine” 12. L’identificazione tra il Grande Oriente e la sede, che era considerata definitiva, fu tale che la Comunione veniva comunemente indicata come Massoneria di Palazzo Giustiniani e la denominazione è rimasta nell’uso anche dopo la perdita del Palazzo. È noto infatti che il fascismo ha messo fuori legge la Massoneria, costringendo Domizio Torrigiani, allora Gran Maestro, a sospendere l’attività e a sciogliere le Logge. Palazzo Giustiniani fu acquistato dal Demanio dello Stato in seguito al Decreto 20 gennaio 1926, che faceva seguito alla Legge sulle Associazioni pubblicata sulla G.U. del 28 novembre 1925 13. Il Palazzo era stato pretestuosamente occupato, dopo la scoperta dell’attentato che si stava preparando contro Mussolini, fin dal 4 novembre 14. La stessa cosa era successa alle sedi delle Logge in tutta Italia. Nella primavera del 1926 fu concesso ai Fratelli di poter rientrare nel Palazzo, “per provvedere al trasporto in altra sede degli archivi e dei mobili”. Così almeno sperava Ulisse Bacci, ma i documenti e quasi tutto l’archivio invece furono sequestrati dal Governo. La cessione forzata di Palazzo Giustiniani diede origine ad un contenzioso che si concluse con una transazione, per effetto della quale il Demanio, in cambio della rinuncia della “Urbs” a qualsiasi suo eventuale diritto, si obbligava a corrispondere l’equivalente del prezzo d’acquisto adeguato al nuovo valore della moneta. Acquistato a L. 1.055.000 il palazzo fu, dunque, ceduto allo Stato per 3.381.443,90 di lire. Le operazioni di liquidazione della “Urbs” si conclusero nel 1929. Caduto il fascismo, dopo l’arrivo a Roma degli Alleati, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1944, un gruppo di “Fratelli” romani occupò una parte dei locali di Palazzo Giustiniani, cui si accedeva da via Giustiniani 1 e 5, sperando di poter tornare in possesso della sede. Purtroppo la lunga battaglia legale che seguì non diede i risultati sperati e alla fine il contenzioso fu chiuso da un accordo stipulato con il Senato. Il GOI lasciava le stanze che aveva occupato per alcuni decenni trasferendosi nella villa “Il Vascello” ai piedi del Gianicolo, in un luogo ricco di ricordi storici. La nuova residenza fu inaugurata il 20 settembre 1980 con un grande ricevimento. Note “Caravaggio e i Giustiniani. Toccar con mano una collezione del Seicento”.”Lumen”, 1, 1954, pp. 4-5.Via della Valle doveva essere quella dove affacciava palazzo della Valle che ora fa angolo con piazza S. Andrea della Valle. L’antica piazza della Valle è l’attuale piazza Vidoni.Archivio di Stato di Roma, Prefettura Gabinetto, anno 1875, b. 95.Due lettere del G.M. Ernesto Nathan e del S.G.C. Adriano Lemmi. Discorso del Fr. Or. Ernesto Orrei inaugurandosi il nuovo tempio delle R.R.L.L. Rienzi e Universo, Roma, Civelli, 1900.”Rivista della Massoneria italiana”, 1900, p. 295; 1901, pp. 8-11.Ernesto Nathan, La Massoneria, sua azione, suoi fini. Conferenza, in “Rivista della Massoneria italiana”, 1901, pp. 67-81.Asgoi, 114 adunanza della Giunta del GOI, giovedì 27 agosto 1903.Fondo cit., 112 adunanza della Giunta del GOI, giovedì 23 luglio 1903.Fondo cit., 124 adunanza della Giunta del GOI, giovedì 7 gennaio 1904.”Rivista massonica”, 1910, p. 85.Fondo cit., Seduta della Giunta del GOI dell’8 luglio 1910. La lettera inviata dalla Loggia era datata 11 maggio 1910.Ne dava notizia in modo necessariamente asettico la rivista massonica con queste parole: “È noto che il Palazzo Giustiniani, del quale è proprietaria la Società “Urbs”, viene acquistato dal Governo per aggiungerlo, a mezzo di un cavalcavia, a Palazzo Madama, sede del Senato del Regno” (Il Grande Oriente d’Italia si uniforma alla Legge sulle Associazioni, in “Rivista massonica”, 1926, p. 29).Dell’attentato, organizzato da Tito Zaniboni, fu accusato anche il generale Luigi Capello con il coinvolgimento di tutto il GOI. Si veda A.A. Mola, Luigi Capello: un generale massone dinanzi al fascismo, in Luigi Capello, un militare nella storia d’Italia, Cuneo, Edizioni L’Arciere, 1987. |
Lavoro originale apparso su Hiram – n. 3/2001 |
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{15-10-2001}