Lettera ad un amico
(prima parte)
(A. G.)
Io non ho intenzione di fare un discorso filosofico, né ho la pretesa di dettare insegnamenti di carattere morale. Il mio intendimento è soltanto un modo per esprimere, con la modestia dei miei mezzi, alcuni punti di vista che mi legano alla famiglia dei liberi pensatori, alcuni dei quali costituiscono per me “esempi di vita” e ai quali io cerco di uniformare i miei comportamenti personali.
Esaurito il preambolo, ecco le mie considerazioni di merito.
Quando ci soffermiamo con la mente alle origini della nostra esistenza, il pensiero ci porta a considerare l’età dell’adolescenza come il periodo più pieno delle curiosità della vita. E’ quella l’età che segue la fanciullezza e preannuncia la giovinezza, con tutte le sue incognite e la sete di sapere. E’ allora che la mente si apre con fiducia alla comprensione verso gli altri con buona predisposizione dell’animo: è forse l’ottimismo dell’istinto che spinge l’individuo ad una naturale apertura di credito verso l’umanità. E la prima delusione non basta a creare in noi la diffidenza verso l’egoismo altrui. Ci vorranno altre prove ed altre delusioni per ridimensionare i nostri sentimenti primitivi e la nostra sincerità di espressione.
Vi è poi l’età degli entusiasmi e degli amori: la giovinezza accompagnata dagli impegni della scuola e dai progetti legati all’avvenire. E’ un’età che impegna l’individuo in una crescita fisiologica, non sempre razionale, comunque indirizzata alla formazione del carattere.
Nasceranno così nuovi problemi e nuove speranze, quali compendio di maggiori conoscenze di carattere economico e sociale: matureranno convinzioni politiche ed orientamenti qualificanti nella comprensione che per ognuno di noi vi saranno traguardi differenziati; non sempre dipendenti dalla nostra volontà, ma talvolta condizionati da circostanze imprevedibili.
Col passare degli anni svilupperemo il ragionamento con maggiore consapevolezza, avendo come riferimento un ideale di perfezionamento delle nostre qualità individuali. Affineremo le nostre cognizioni personali tendenti a raggiungere una maturità di giudizio equilibrato ed una capacità di comportamento degno e responsabile verso se stessi e verso gli altri. Seguendo i postulati della Ragione, la libertà di pensiero potrà essere il nostro metodo di vita, nel senso che tutte le idee debbono essere discutibili per la migliore intesa tra gli uomini civili: lo scambio delle idee porterà arricchimento al bagaglio culturale di ognuno di noi.
I liberi pensatori non ritengono accettabili verità dogmatiche dettate dall’arbitrio di chi vorrebbe imporre l’obbedienza ai propri principi di potere, così come non intendono accettabili criteri di servilismo e di fanatismo religioso. Il libero pensiero consente all’uomo piena libertà di scelta, una libertà che rispetta la libertà altrui imponendo rispetto alla libertà propria da parte degli altri.
Siamo convinti che una forma di educazione praticata con intelletto di amore sia la via giusta da seguire per una convivenza pacifica e consona alle proprie esigenze di vita.
La vita umana è un susseguirsi di gioie e di dolori, sino alla fine. Ed è giocoforza adattarsi a queste alternative imperscrutabili.
Ad una certa età si ritiene di poter identificare la saggezza umana legata al numero degli anni, forse illudendoci di poter contare sulla maggiore esperienza come titolo probante di più alta qualificazione del nostro intelletto. Ma quando la passata esperienza della vita vissuta ci porta a comparare passato e presente, ci accorgiamo che le conclusioni non sono sempre edificanti. Talvolta il giudizio critico sul nostro presente rispetto al passato ci induce ad una forma di rinuncia per la nostra incapacità di condividere le motivazioni di una modernità che non è propria del nostro attuale modo di pensare, forse anche perché il nostro comportamento “è datato” da un modo di essere che ha compenetrato gli atti della nostra vita e non ci consente di accettare liberamente le innovazioni del presente; forse proprio perché queste innovazioni non sono ancora sperimentate nella loro applicazione positiva. E questa è una posizione di prudenza o quasi una forma di sfiducia sulle nostre possibilità di riuscita: in sostanza stiamo rassegnandoci alle mutate condizioni intellettive che non ci consentono più di ragionare attraverso impulsi giovanili avventurosi o problematici
In questo stato d’animo gioca, purtroppo, il peso della tarda età . Ed è un ruolo al quale ci sforziamo di non appartenere, ma al quale non possiamo sottrarci.
La tarda età. E’ a questo punto che alcuni di noi si rifugiano nella rassegnazione, in attesa di una logica conclusione della propria esistenza, senza più interesse per il mondo in cui vivono. Qualcuno trova comodo chiudersi in se stesso beandosi nella convinzione che una vita vissuta nel rispetto delle regole della convivenza pacifica, gli assicuri il premio della grazia celeste e in questa fiducia si sente appagato.
Però vi sono anche altri che non hanno questa convinzione fideistica e non possono anteporre la Fede alla Ragione, ed accettano l’imponderabile senza la speranza di una ricompensa, solo convinti di aver bene operato secondo gli impulsi della propria coscienza. Tanto gli uni quanto gli altri, se hanno agito con purezza d’animo e spontaneità di cuore, meritano la stessa considerazione, e nessuna Entità Suprema potrà arrogarsi il diritto di giudicare positivamente una parte e di condannare l’altra.
Com’è possibile credere che un Essere Supremo abbia la facoltà di stabilire chi è meritevole del Paradiso e chi, invece degno dell’Inferno?
Se il Bene ed il Male di questo mondo dipendessero veramente dalla volontà di un Essere superiore, Giudice e Vindice, con quale spirito potremmo accettare certe situazioni dolorose che colpiscono ingiustamente individui o creature incolpevoli, mentre altre situazioni premiano persone corrotte e depravate?
Dove starebbe il concetto umano della “Giustizia divina”? E’ pur vero che certe credenze su “premi” o “condanne” hanno perduto gran parte della loro originalità e attualmente non si parla più con molta convinzione né di Paradiso né d’Inferno, forse perché i mezzi moderni di agibilità e di ricerca hanno dimostrato che non è possibile dimostrarne l’ubicazione…. O non piuttosto perché i credenti in buona fede e raziocinanti non possono accettare il famoso assioma che ratifica l’infallibilità del Papa? D’altra parte è facile osservare la miriade di confessioni religiose ovunque diffuse nel mondo, alcune simili tra loro anche se non identificabili in un unico testo, tra cui il Cattolicesimo rappresenta una parte minoritaria, anche se consistente. Vi sono forme religiose, che si distinguono dal Cattolicesimo, che vengono accettate e praticate in nazioni civilissime quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America, così come sono rispettabili altre entità religiose di estrazioni diverse che esplicano la loro attività divulgativa in piena libertà in varie parti del mondo. Tra questa varietà di scelta ognuno di noi trova il proprio collocamento individuale ed ognuno di noi ha diritto al rispetto delle proprie scelte, così come ha il dovere di rispettare le scelte altrui; in questo concetto sta il senso della libertà.
La Religione Cattolica Apostolica Romana è in Italia la Religione di Stato. E’ basata sul principio del “dogma”, cioè un principio che si deve accogliere come la verità rivelata da Dio, definito e imposto dalla Chiesa come indiscutibile articolo di fede.
E’ storicamente documentato che nel corso dei secoli c’è stato un conflitto di interessi tra la Chiesa e lo Stato italiano per la conquista del potere, ed i liberi pensatori non potranno mai accettare che la Chiesa imponga la propria egemonia spirituale per estendere nel mondo il proprio potere temporale. I liberi pensatori intendono restare fedeli al principio che li contraddistingue:
LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO.
Per meglio intenderci, i liberi pensatori non pensano di negare alla Chiesa il diritto di esercitare liberamente il suo Magistero spirituale, ma quando la Chiesa esce dal proprio ambito e supera i propri limiti, i liberi pensatori non possono accettare i suoi errori come “verità rivelate” e indiscutibili. Del resto la stessa Chiesa, attraverso i tempi, ha dovuto riconoscere alcuni dei suoi errori macroscopici.
Ancora da dire ci sarebbe sulle pene inflitte a Girolamo Savonarola e a Giordano Bruno, arsi vivi per eresia.
Pene orribili che non hanno riscontro con quella specie di “buonismo” di cui la Chiesa usa ammantarsi in questi ultimi tempi. Insomma se Dio è per definizione “misericordioso” non si può dire che i suoi Rappresentanti ne siano i degni interpreti.
Per concludere questa lunga chiacchierata, vorrei mettere in evidenza la necessità di approfondire le ragioni dell’esistenza umana, comparandole alle possibilità di realizzazione offerta agli uomini dalle condizioni effettive in cui essi vivono. Ritengo che ognuno di noi debba affrontare la sua avventura terrena acquisendo la più larga cognizione della natura umana, tenendo conto delle difficoltà cui va incontro, ma tenendo anche conto che una forza evolutiva spinge l’individuo ad una forma di perfezionamento legato all’esperienza come patrimonio da tenere presente, per ulteriori motivi di successo in avvenire. Per propiziarci più ambiti traguardi, ognuno di noi dovrebbe stabilire un rapporto tra la realtà interiore e l’ambiente in cui vive, facilitando l’intesa fra i popoli, nella convinzione che l’unione è auspicabile per l’interesse comune, in quanto il mondo non può essere affidato ad un solo Essere che condiziona pensieri, parole ed azioni a suo piacimento, basando i principi della saggezza su interpretazioni astratte e insindacabili.
L’UOMO LIBERO è il prodotto della materia vivente che è andata evolvendosi attraverso il cammino naturale delle nascite e delle morti, dietro lo stimolo delle necessità e attraverso stadi di organizzazione primitivi e rudimentali, trasformati successivamente in forme più complesse e differenti, sempre più adeguate alle necessità del momento.
L’essere interiore dell’individuo é il prodotto dello stesso processo evolutivo che dovrà proseguire nel tempo per rischiarare il cammino futuro dell’uomo, liberandolo dai condizionamenti che limitano il suo progresso e offuscano la sua intelligenza.