TRAGEDIE E COMMEDIE ITALIANE

TRAGEDIE E COMMEDIE ITALIANE

Di  Amarilli

11 Gennaio 1990

Io sono contro la pena di morte, e l’ho chiaramente detto su queste pagine. Tuttavia, l’indignata reazione dei nostri politici alla dichiarazione dell’on. Forlani, che auspicava per certi crimini — nel caso specifico i sequestri di persona — la pena di morte, ha provocato in me un forte senso di irritazione. Non però di sorpresa: a certi atteggiamenti dobbiamo ormai essere abituati.

Si è immediatamente sollevato un concitato brusio: interrogazioni, contro interrogazioni. Parole, parole, parole. Mirate soprattutto, penso io, a colpire l’uomo politico e la sua corrente, per la gestione delle prossime elezioni e l’acquisizione di nuovi voti.

Ho rivisto con la mente la figura di quella madre, tragica figura, che da sola ha affrontato Aspromonte per reclamare la restituzione di suo figlio, da due anni prigioniero dei sequestratori. Un ragazzo che non sappiamo se ancora vivo e che, se mai verrà restituito alla sua famiglia, non sappiamo, dopo così orrenda esperienza, quanto colpito nel suo intimo, nel suo atteggiamento verso la vita, nel suo coraggio, nella sua allegria, nel suo ottimismo, in tutto il suo slancio giovanile. Se ben ricordo, la reazione dei nostri politici, non è stata allora così pronta e veemente e indignata verso i sequestratori, né di partecipe collaborazione verso questa donna coraggiosa. Come se certi delitti fossero ormai entrati nella nostra personalità nazionale.

Dire che la pena di morte è inaccettabile, che è improponibile, è                                         sacrosantamente giusto. Ma è troppo facile pronunciare delle parole, il mondo è pieno di falsi predicatori. Non costa nulla esprimere idee che in fondo non richiedono impegno di denaro, determinazione, e forse anche impopolarità nell’ambito politico. Molto più difficile è colpire il male, è impegnarsi davvero per pulire l’Italia da questa vergogna, una delle tante, che offende la nostra coscienza e di fronte alla quale ci sentiamo vinti ed indifesi. Un uomo di legge, oggi, commentando la crisi della giustizia in Italia, ha dichiarato che le cose dovrebbero migliorare «perché ormai abbiamo toccato il fondo». È ottimismo? Oppure una dichiarazione di disfatta?

Intanto in quel piccolo lembo di terra che è monte è l’inespugnabile Aspromonte stato oggi compiuto l’ennesimo sequestro di persona. E la tragedia, e la vergogna, continua.

da “DELTA” n. 24

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