Commemorazione dei defunti
(L. M.)
Carissimi Fratelli,
il Regolamento dell’Ordine fissa le Solennità Massoniche che devono essere rispettate e celebrate in tutta la Comunione Italiana:
La festa dell’Equinozio di Primavera
La festa del Solstizio di Estate
La festa dell’Equinozio di Autunno
La festa del Solstizio di Inverno
La commemorazione dei defunti il 10 Marzo
Come si nota tali solennità sono legate alla posizione che la terra assume nel corso dell’anno nei confronti del Sole, escluso il 10 Marzo.
Quando la Comunione Italiana, fissò la data del 10 Marzo per ricordare e onorare i propri defunti, operò una scelta che sarebbe limitativo legare al solo fatto che in tale data era morto un grande, grandissimo apostolo della Fratellanza Universale. Indubbiamente, anche se non fu mai provata l’appartenenza di Mazzini alla nostra istituzione, la sua vita e le sue opere hanno lasciato un solco profondo nell’animo di molti uomini e soprattutto nei Massoni, che stavano faticosamente cercando di far comprendere al mondo profano i valori e i principi che venivano loro ispirati in loggia, affinché in concreto l’Umanità potesse progredire ed evolversi.
I motivi che hanno fatto scegliere questa data per la commemorazione dei defunti, vanno fatti risalire ai filoni di pensiero simbolico che risalgono ai popoli più antichi: Romani – Etruschi
La nostra Istituzione, sensibile ai misteri e ai simboli che hanno da sempre accompagnato la storia dell’Umanità, non poteva non sentire il fascino e il potere esoterico dì tali manifestazioni spirituali; ha ritenuto opportuno quindi collocare la propria commemorazione dei Defunti a ridosso dell’Equinozio di Primavera e cioè in un periodo aperto alla gioia e alla speranza, in quanto la luce sta vincendo la sua lotta con le tenebre e la natura si prepara all’esplosione primaverile.
Quest’anno una casuale disposizione di calendario ci consente di celebrare la commemorazione dei Defunti nel corso di una tornata ordinaria della nostra Loggia; per l’occasione, come é tradizione, si ritrovano i Fratelli delle tre Logge dell’Oriente di Follonica per commemorare insieme i Fratelli passati all’Oriente eterno. Quest’anno la nostra Loggia aggiunge ben tre nomi all’elenco dei Fratelli defunti: Gilio Bottoni, Ermanno Zalaffi e recentissimo Loreno Cini, che voglio commemorare anche per coloro che non ebbero la gioia di conoscerlo. Ci sono vite che si bruciano e altre che bruciano, e il tempo non ha mai lo stesso peso sulla morte. Il tempo attraversando ci leviga e ci modella e infine, dopo averci utilizzato per quel che possiamo e valiamo, ci restituisce ai luoghi senza tempo e senza memoria dai quali siamo usciti per vivere la nostra esperienza. La nostra vita, un solo attimo: ciò ci é consentito.
Un attimo per vivere, e vivere é quando si supera l’egoismo della sopravvivenza, la facoltà di pensare ci porta a scoprire la profondità delle cose: allora vita e morte s’illuminano a vicenda. Loreno Cini non é più fisicamente fra noi. Ci ha lasciato dopo poco più un mese di sofferenza, sopportata com’era nel suo costume di vita, senza un lamento, senza una ribellione, badando a non creare, per chi gli stava vicino, situazioni di imbarazzo o atmosfera di tristezza e sconforto.
Se ne è andato, sostituendo alla maschera del dolore quel suo sorriso di sempre , quasi volesse lasciarci in eredità, e volesse farcelo capire ,cosa significava quel suo sorriso: comprensione, affetto, generosità, amicizia umanità ed il gusto della battuta.
Le doti naturali di cui Lui sì valeva per risolvere i problemi, anche i più difficili, e che facevano di Lui veramente un Galantuomo, riconosciuto da tutti.
La stima e l’affetto che raccoglieva intorno a se , erano pari ai sentimenti che Lui provava per tutti.
Ciascuno di noi gli deve molto, per quel tanto che nel suo continuo itinerare nei gorghi della vita, ha potuto darci. Noi suoi Fratelli elettivi quella strada l’abbiamo percorsa al suo fianco, abbiamo gioito degli eventi che hanno rallegrato il Suo cuore, lo abbiamo sostenuto nei momenti peggiori; ci ha sostenuto Lui quando siamo andati a trovarlo a Napoli, pensando ingenuamente che avesse bisogno di conforto nella sua malattia.
Quel giorno Lui era il Maestro di vita e noi i suoi discepoli. Modellare interiormente, un giorno dopo l’altro, la propria morte differisce appena dallo scolpire la propria vita. Noi ritorneremo alle nostre faccende quotidiane con quella stessa serena e composta dignità che Lui ci ha voluto e saputo indicare.
Non dobbiamo dimenticare mai che Loreno lascia una sua famiglia naturale, vegliarLa negli eventuali bisogni é un nostro preciso dovere, sarà il nostro modo di dimostrare a Loreno tutto il nostro amore Fraterno.