LE RADICI CULTURALI DELL’OCCIDENTE EUROPEO

Le radici culturali dell’Occidente europeo

Max Sheler scrisse: «Mai in nessun luogo i semplici trattati creano da soli una vera comunità». Una conferma della validità di tale principio la possiamo trovare nell’attuale unione europea che si è ridotta ad un mosaico eterogeneo di tessere giustapposte, senza una coesione di fondo.

Il problema è che una comunità non si costituisce solo sulla base di accordi economici, politici e giuridici; è altresì necessario che tali accordi si fondino su un’identità culturale e spirituale solida. Una costituzione rischia di rimanere artificiale se non tiene conto di un soggetto che, al di là delle differenze, possieda un retroterra storico e civile unitario. Un’idea di Europa puramente burocratico-funzionale destituita di quei referenti culturali che costituiscono l’autentico collante delle varie nazioni che la costituiscono si esaurisce in un’etichetta vuota senza concetto. Non si è capito che non è la Costituzione che crea il cittadino, ma, viceversa è lo spirito del cittadino che crea la Costituzione e la rende efficiente. Come già aveva intuito Platone lo Stato non è se non un’immagine rispecchiata e ingrandita dell’anima dell’uomo. Di qui la necessità di una riflessione sulle radici culturali e spirituali dell’Occidente europeo. Generalmente si ritiene che esse possano essere ricondotte a tre periodi storici ben delimitati: la cultura greca, il cristianesimo e la rivoluzione scientifica.

La cultura greca

Diversi autorevoli studiosi hanno indicato nella cultura greca l’origine della forma mentis dell’occidente europeo. Werner Jaeger scrive: «I Greci considerati dal presente, rappresentano rispetto ai grandi popoli storici dell’Oriente un progresso radicale, un nuovo grado in tutto ciò che concerne la vita dell’uomo nella comunità. Questa è impostata, presso i Greci, su fondamenti affatto nuovi. Per quanto altamente si apprezzi l’importanza artistica, religiosa e politica dei popoli anteriori, la storia di ciò che possiamo chiamare cultura, nel nostro senso consapevole, non comincia che con i Greci» (Paideia, 2003, p.3). La nuova cultura nata dai Greci si manifesta come particolare approccio teoretico a differenti ambiti di ricerca. È da questa mentalità che nascerà la filosofia e la stessa scienza. In sintonia con l’affermazione di Jaeger, Edmund Husserl, in una celebre conferenza tenuta a Vienna il 7 maggio 1935, sosteneva che «L’Europa spirituale ha un luogo di nascita. Non parlo di un luogo geografico, di un paese, per quanto questo sia legittimo; parlo di una nascita spirituale che è avvenuta in una nazione, o meglio in singoli uomini e in singoli gruppi di uomini di questa nazione. Questa nazione è l’antica Grecia del VII e del VI secolo a.C. In essa si delinea un nuovo atteggiamento di alcuni uomini nei confronti del mondo circostante. Da questo atteggiamento derivò una formazione di genere spirituale completamente nuovo, la quale si trasformò rapidamente in una forma culturale sistematicamente conclusa. I Greci la chiamarono filosofia» (Crisi e rinascita della cultura europea, 1999, pp. 56-57)

Nell’età moderna l’idea di Europa è inscindibilmente connessa con la rivoluzione segnata dalla nascita della nuova scienza.

Il Cristianesimo

Un altro elemento, di carattere morale e spirituale, che ha marcato l’identità europea è stato il Cristianesimo. Nel suo celebre articolo del 1942 dal titolo «Perché non possiamo non dirci cristiani » il filosofo liberale Benedetto Croce scrisse che «le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro precedenti antiche, ma investirono tutto l’uomo, l’anima stessa dell’uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana, in relazione di dipendenza da lei, a cui spetta il primato perché l’impulso originario fu e perdura il suo.» Anche Federico Chabod nella sua Storia dell’idea di Europa, sulla scia di Croce, puntualizzò il suo pensiero dicendo che «non possiamo non esserlo perché il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c’è tra noi e gli Antichi, fra il nostro modo di sentire la vita e quello di un contemporaneo di Periclee di Augusto è proprio dovuta a questo gran fatto, cioè il verbo cristiano ». Chabod sottolinea inoltre come gli stessi illuministi ammettessero le radici cristiane dell’Europa – anche se giustamente ciò era da loro giudicato «una nota di bruttezza, un neo che era bene cercare di strappare o, almeno, di coprire il più possibile. Ma la costatazione del fatto era esplicita.»

La rivoluzione scientifica

Nell’età moderna l’idea di Europa è inscindibilmente connessa con la rivoluzione segnata dalla nascita della nuova scienza che si contraddistingue per l’applicazione sistematica del metodo matematico-sperimentale o galileiano. Come ha scritto Hans Georg Gadamer: «Se poi ci si interroga sul ruolo della scienza nel futuro dell’Europa, occorrerà partire da un presupposto la cui evidenza è, a mio parere, incontestabile: che cioè è proprio la scienza a definire l’identità europea come tale. La scienza ha dato forma all’Europa nel suo divenire storico e nella sua stessa estensione geografica. Ciò non vuol dire, ovviamente, che altre culture non abbiano ottenuto risultati importanti e duraturi in determinati settori del sapere scientifico. Tuttavia si può senz’altro dire che solo in Europa la scienza ha creato un modello culturale autonomo ed egemone, e con segnata evidenza a partire dall’Età Moderna. Da quando il cammino della rivoluzione tecnico-scientifica si è esteso all’intero pianeta, il ruolo guida della scienza non è limitato, a dire il vero, alla sola Europa, ma è pur sempre europeo il modello a cui si richiamano ovunque la ricerca scientifica, l’istruzione scolastica e quella universitaria.»

Soprattutto questi autori avrebbero potuto soffermarsi almeno sul fondamentale lascito dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese

Difficile contestare che cultura greca, Cristianesimo e rivoluzione scientifica rappresentino dei fondamenti culturali e spirituali dell’Europa come è stato espresso da più autori. Tuttavia ritengo che altre radici culturali e spirituali, altrettanto importanti, avrebbero potuto essere considerate. In particolare si sarebbe potuto mettere in rilievo il contributo dell’Umanesimo e del Rinascimento. Soprattutto questi autori avrebbero potuto soffermarsi almeno sul fondamentale lascito dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese che ha saputo fornire all’Europa e al mondo intero quei valori massonici di Libertà, uguaglianza, fraternità e tolleranza oggi purtroppo sempre più vergognosamente attaccati e per i quali è auspicabile una difesa ben più decisa e tenace di quella che si intravede oggi. D. B.

Dalla rivista “Alpina”

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