IL SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI NELLE FAVOLE

Il simbolismo degli animali nelle favole

Sopravvalutare il ruolo del simbolismo animale per l’uomo pare veramente difficile. Nelle culture di tutti i popoli, nella mitologia, nelle religioni, nell’esoterismo, nella magia e nella superstizione esso è praticamente onnipresente. In passato ha spesso rappresentato anche una forma di totemismo in quanto presso le antiche civiltà, a differenza della nostra, tutto era circondato da sacralità e ogni essere vivente, animali compresi, era messo in relazione all’aspetto divino e, come tale, oggetto di culto.

Gli animali hanno sempre manifestato un comportamento che può difficilmente essere frainteso in quanto geneticamente determinato, per cui non è sorprendente che essi abbiano rappresentato un punto di riferimento esente da ambiguità che conservava nel tempo il significato simbolico che l’uomo gli aveva attribuito.

L’onnipresenza del simbolismo animale

Nelle varie culture sono stati presi come riferimento in base alle loro caratteristiche specifiche e costanti. Ciò ha permesso di impiegarli per esprimere significati e concetti di uno spettro molto ampio: dalle molteplici divinità, per rappresentare imperi e regni, per identificare vizi e virtù. Sono stati impressi su vessilli, bandiere, monete e basta fare attenzione per scoprire che, anche ai nostri giorni, il simbolismo animale si ritrova pressoché ovunque. Gli animali sono strettamente legati anche al sovrannaturale e all’universo demoniaco: le tradizioni magico- esoteriche, quelle massoniche e quelle alchemiche ne hanno fatto grande uso, soprattutto come allegorie per esprimere dimensioni spirituali ben più profonde e nascoste. Gli animali sono stati utilizzati per la chiaroveggenza, spesse volte a scopo divinatorio. Ricordiamo, per esempio, che le popolazioni orientali, nordiche ed europee erano solite esaminare il fegato (epatoscopia) di animali sacrificati per predire il futuro e per entrare in contatto con il divino. Tutt’ora, soprattutto nella cultura agreste, si utilizzano ancora amuleti e talismani derivati dagli animali, per scacciare il malocchio.

Nella cultura orientale, la maggior parte degli antichi maestri di arti marziali ha cercato di emulare il comportamento degli animali per rendere più efficace il proprio stile di combattimento. Possiamo citare a titolo di esempio gli stili (Tang Lang Quan, lo stile della mantide religiosa; Hequan, il pugilato della gru bianca; She Quan, lo stile del serpente; Ying Zhao Quan, lo stile dell’artiglio dell’aquila e via dicendo).

Si può dire quindi, senza temere smentite, che gli animali rappresentino ancor oggi un punto di riferimento per l’uomo, che continuerà a farsi influenzare e a stimolare da loro per gli scopi più disparati.

Le fiabe e le favole

Il ruolo del simbolismo degli animali è particolarmente esplicito nelle favole. Molte persone credono che esse rappresentino un genere letterario destinato ai bambini, dove tra i protagonisti vi sono degli animali parlanti che alimentano la fantasia dei fanciulli. Tale concezione della favola è solo parzialmente vera in quanto i contenuti di questi racconti brevi sono prevalentemente morali e quindi indirettamente funzionali ad una riflessione etica anche nell’adulto.

Le fiabe sono racconti fantastici nati presso i popoli di ogni continente, tramandati oralmente per lunghi secoli. In esse predomina il meraviglioso sottoforma di maghi e streghe, fate, folletti, bacchette magiche, trasformazioni di ogni genere. Lo scopo fondamentale della fiaba è infatti l’intrattenimento.

La favola invece si distingue dalla fiaba per alcuni aspetti fondamentali, il primo dei quali è lo scopo per cui vengono narrate. La volontà di denunciare le ingiustizie e gli abusi dei potenti, di ridicolizzare i difetti dell’uomo, di biasimarne i vizi, conferisce alla favola una specifica funzione di insegnamento morale, a volte sotteso, altre esplicitato dallo stesso narratore. L’arma dell’ironia, frequente soprattutto nelle favole più moderne, aggiunge un carattere di gradevolezza e di facile fruibilità anche grazie alla semplicità e all’incisività del racconto.

Il secondo elemento distintivo della favola consiste nella scelta dei personaggi, per lo più costituiti da animali parlanti, da uomini, o, più raramente, da oggetti, rappresentativi di un vizio, un difetto, un carattere tipici dell’umanità, al punto da entrare come metafore nel linguaggio quotidiano. Così, di una ragazza un po’ sciocca si dice che è un’oca, di un allievo non proprio brillante che è un asino; un uomo di forza non comune è detto un toro, una persona astuta una volpe e così via, secondo un campionario ricco di molteplici qualità buone o cattive. Queste similitudini non risalgono tanto alle caratteristiche tipiche dell’animale (ad esempio, pare che l’asino non sia affatto stupido), quanto alle favole che le hanno attribuite a questo o a quell’animale che, a torto o a ragione, è diventato il simbolo di questa o quella qualità.

Il terzo elemento distintivo della favola è la sua brevità, da attribuirsi alla funzione di insegnamento morale proprio di questo genere fantastico. Un racconto breve, soprattutto se rivolto ai bambini, giunge rapidamente allo scopo e immediatamente manifesta, in modo divertente e semplice, il messaggio che il narratore intende trasmettere.

La favola ha avuto nel tempo una grande fortuna. A una primitiva trasmissione orale, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, è seguita una lunga tradizione scritta che si è arricchita e consolidata nel tempo anche grazie all’apporto di racconti di derivazione diversa da quella dei Paesi d’origine. L’iniziatore del genere favolistico è universalmente considerato Esopo, autore greco del VI secolo a.C., la cui eredità fu poi raccolta nel I secolo d. C. dal latino Fedro. La fortuna della favola durante il Medioevo si allargò ulteriormente; il genere si arricchì di apporti di derivazione orientale, specialmente araba e indiana, mentre l’uso a scopo didattico ne accentuò il tono moraleggiante.

Se la Massoneria può essere considerata un insieme di insegnamenti morali, presentati e spiegati con simboli e allegorie, allora la favola rappresenta ancora un utile sussidio didattico per un insegnamento dei valori e dei principi massonici. Nei discorsi dell’Oratore una favola scelta opportunamente può restare scolpita nella mente dei Fratelli più efficacemente di molti discorsi di circostanza. Essa ha il potere di far convergere la coscienza dei Liberi Muratori su alcuni vizi caratteriali e di indurre nei Fratelli una sana autocritica, a volte all’origine di una profonda e convinta trasformazione della propria condotta. ( DB)

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