LA SIMBOLOGIA

La simbologia

“Il mondo è governato da segni e simboli, non da leggi e frasi” (Confucio)

La Simbologia massonica
La parola “simbolo” deriva dal greco “symbolon”, termine che rappresentava un oggetto -o segno di riconoscimento- formato da due metà di un “intero” spezzato: queste due parti, una volta accostate, ricomponevano l’oggetto originario. Troviamo  traccia esplicita del “symbolon” già nella Bibbia, nel Libro di Tobia, capitolo 5. Oggi, in forma estesa, la parola “simbolo” indica una rappresentazione collegata -per analogia- all’oggetto considerato.

Nel peculiare percorso di “studio” massonico è necessario distinguere  l’“allegoria”, l’ “emblema” eil “simbolo”.

L’”allegoria”, etimologicamente, significa “parlare in altro modo”: l’allegoria è una storia nella quale il significato che si vuol trasmettere al lettore è immediatamente percepibile ed è ricavabile attraverso un procedimento logico e razionale. Esempi di allegoria sono l’“apologo” (allegoria morale) e la “parabola” (allegoria religiosa). Il mito di Hiram è l’allegoria massonica per eccellenza ma non l’unica: altri obbedienze seguono, ad esempio, il mito Noachita o Osirideo.

L’“emblema” è, a sua volta, la rappresentazione di un’ idea: ad esempio, il cavallo è l’emblema della velocità e della forza, la volpe dell’astuzia, ecc…

Il “simbolo” appartiene ad una categoria senz’altro più vasta delle precedenti: è un oggetto concreto, animale o persona, che attraverso un procedimento intuitivo consente di stabilire un rapporto necessario e organico, istantaneo e alogico, comunque soggettivo, tra lo stesso oggetto ed il suo “altro” significato. La comprensione  del simbolo risulta essere in stretto rapporto con le conoscenze già in possesso dell’osservatore tanto che si può dire che il “simbolo” muta il proprio significato a seconda di chi lo osserva (o meglio,  a seconda delle conoscenze che ha chi lo osserva). In Massoneria il “simbolo” è una costante : bisogna, quindi, pazientare e studiare al fine di penetrarne il significato esoterico.

Consapevoli  della non esaustività della trattazione, elenchiamo alcuni dei simboli più immediati e diffusi in Massoneria.

La Squadra e il compasso
La squadra e il compasso sono simboli che, in Massoneria, sono da sempre fortemente collegati.

La squadra è uno strumento formato dall’unione tra l’orizzontale ed il verticale  e, appesa al collare del Maestro Venerabile, rappresenta la volontà del capo della Loggia di agire rettamente e per il “Bene” secondo gli Statuti dell’Ordine: la Squadra simboleggia, quindi, la rettitudine e la dirittura d’intenzione, di propositi e di opere, cioè rappresenta un obbligo, una norma immutabile, un dovere.

Il compasso, strumento con il quale si possono tracciare cerchi  e prendere e riportare misure, è essenzialmente composto da due bracci uniti da un fulcro mobile: al compasso è attribuita la rappresentazione del “pensiero nei vari cerchi che percorre” (Ragon),  la localizzazione di “un infinito-tempo limitato nello spazio” (Wirth), la possibilità di tracciare il cerchio, quindi il simbolo solare per eccellenza, in una combinazione che coniuga il cerchio (infinito) con il punto (simbolo di inizio di ogni manifestazione) (M.me Gédalge).  Il compasso rappresenta  la Volontà, la Capacità, il Genio.

Mentre la squadra è uno strumento fisso (passivo) il compasso è uno strumento mobile (attivo).

Il Filo a piombo e la livella
Il filo a piombo e la livella danno rispettivamente la Verticale e l’Orizzontale: nel loro dualismo il filo a piombo e la livella rappresentano, ancora, l’Attivo e il Passivo e, quindi, le due polarità universali di movimento ed azione, da una parte, e di inerzia e riposo, dall’altra.

Il filo a piombo indica, inoltre, un elemento di equilibrio interiore e, costituendo una linea verticale idealmente infinita, traccia la via che conduce alla perfezione ed alla ricerca del trascendente.
La livella, oltre ai significati sopra detti,  simboleggia il comune destino della Morte ed ammonisce gli uomini a prepararsi all’inevitabile arrivo della Grande Livellatrice.

Il Maglietto e lo Scalpello
Il Maglietto e lo Scalpello servono allo sgrossamento della pietra grezza e, sul piano analogico, si riferiscono specificamente al grado di Apprendista.

Mentre il Maglietto rappresenta la forza di volontà e la ferrea determinazione ad agire per il bene, secondo quanto dettato da Virtù e Coscienza, lo Scalpello indica il Discernimento, quindi la capacità di distinguere quali parti della pietra “grezza” devono essere tolte e quali devono essere mantenute nel quadro complessivo della nostra costruzione.
Nell’iniziato, la applicazione della forza di volontà unita alla capacità di discernimento conduce al graduale perfezionamento della pietra nata “grezza“.

In ultima analisi i due strumenti segnalano la necessità di combinare azione e pensiero.

La Pietra grezza e la Pietra levigata
In Massoneria vi è una profonda assimilazione tra l’iniziato e  la metafora della pietra: il Massone, attraverso l’opera di squadratura e di levigatura della pietra grezza compie, su sé stesso, un lavoro che gli consente di passare “dallo stato informe, incosciente e passivo del profano a quello formato, regolato e creativo del libero muratore”.

La metafora della pietra grezza e della pietra levigata si fonda sul fatto che la pietra grezza è, di per sé, inadatta a costituire parte di una costruzione: per edificare opere elevate occorrerà, quindi, che le pietre siano levigate e possano combaciare le une con le altre contribuendo in tal modo all’edificazione del Tempio.

Il Regolo
E’  lo strumento per eccellenza per procedere alla comparazione tra diverse grandezze: esso rappresenta il simbolo di equilibrio nelle proporzioni, di perfezione e di ordine che, a loro volta, sono derivanti da condotte coerenti, giuste ed equilibrate.

Il Regolo, menzionato anche nei testi biblici, viene indicato quale strumento di misurazione utilizzato dal dio Ptah per quantificare la crescita delle acque del fiume Nilo: in questa circostanza questo strumento simboleggia la Legge.

Il Regolo rappresenta anche le 24 ore che compongono il giorno e, in questa accezione,  ci indica quali ore siano da dedicare alla preghiera, quante  al pensiero e quante  al lavoro, o al riposo o alle azioni rivolte ad aiutare gli altri.

La Cazzuola
Strumento del Muratore che serve a stendere la calce che connette le pietre, simboleggia la beneficenza, ossia la volontà di soccorrere chi è nel bisogno. Esprime così la bontà attiva, la carità, ovvero quella buona volontà dovuta al genere umano. L’amore fraterno che crea la coesione tra pietra e pietra è come la calce – morbido e capace di adattarsi ad ogni forma e situazione, quando viene steso, resistente senza essere rigido poi, quando connette le parti nell’intero della costruzione. La cazzuola serve a mescolarlo, a fonderlo, a portarlo alla perfetta amalgama, a toglierne l’eccesso per portarlo laddove scarseggia – a diffondere quindi benevolenza illuminata e tolleranza generosa. Per questo, è strumento di elezione del Muratore-Costruttore, nella sua costante azione positiva di attivo edificatore.

La Parete incompiuta
La parete incompiuta all’interno del Tempio rappresenta una caratteristica peculiare del lavoro massonico che è, sempre e comunque, perfettibile ed in continuo divenire. Ciò significa che dobbiamo, con umiltà,  avere ben presenti i limiti  della nostra attività di ricerca, limiti che si riferiscono alla nostra finitezza ed all’inadeguatezza degli strumenti a nostra disposizione nella ricerca della conoscenza di noi stessi..

Il Delta
Il nome del Delta, detto anche Triangolo di Salomone, deriva dalla forma maiuscola della terza lettera dell’alfabeto greco: esso rappresenta simbolicamente la perfetta geometria del numero tre. Sappiamo che la valenza simbolica del numero tre è riscontrabile in diverse filosofie e, nel pensiero pitagorico,  il tre rappresenta l’ascesa dalla molteplicità all’unicità. Nella religione cristiana il Delta simboleggia la Trinità mentre, in molte teosofie, appare come simbolo della perfezione divina. All’interno del Tempio, il Delta luminoso è posto ad oriente ed ha, al centro, la lettera “G” dalle numerose interpretazioni (God, oppure Gnosi, Geometria, Generazione) o il tetragramma ebraico, o lo schema della “tetractis” pitagorica (o numero quaternario rappresentante, per i pitagorici, la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali), oppure l’occhio divino, simbolo del principio creatore o del sole, principio luminoso della vita.

Il Sole e la Luna
Il Sole simboleggia, tradizionalmente la saggezza, l’amore e l’intelletto. In altra accezione il Sole rappresenta la parte maschile ed è il simbolo della  dell’origine e della ragione che porta luce laddove è il buio.
La Luna, per contro, rappresenta simbolicamente il Femminile, l’oscuro, l’intuizione e la mutevolezza delle forme.
La Luna indica l’oscurità e la mutabilità delle forme: essa costituisce l’espressione del lato femminile, della figura materna che si manifesta con il suo movimento crescente e calante regolatore dei ritmi naturali.
Sole e Luna rappresentano gli opposti, l’alternanza e l’equilibrio del giorno e della notte, del  bianco e del nero, della attività e del riposo.

Lo Zodiaco
Secondo l’ètimo greco, il “cerchio di figure di animali” era la definizione platonica del “cancello del cielo”.
In Massoneria lo zodiaco è usato come sistema simbolico e non ha carattere divinatorio e astrologico ma prefigura, piuttosto, una visione cosmogonica dell’Universo. I segni zodiacali sono raffigurati lungo la fascia superiore del Tempio a significare la varietà polimorfa del cosmo che si condensa nella sintesi terrestre. Ogni gruppo di segni, secondo geometrie ternarie e quaternarie (ogni elemento, fuoco, terra, aria ed acqua, raggruppa tre segni, i quali sono domicilio di sette pianeti – tre più quattro) secondo la stagione e la successione, rappresenta una qualità riferita via via ad ognuno dei tre gradi dell’Ordine.

L’Acacia
L’albero di Acacia è, in primo luogo,  l’emblema (vedi “emblema”) della sicurezza e della certezza (Wirth): esso è il simbolo della speranza e rappresenta l’idea della persistenza della vita dopo la morte. A testimoniare la continuità della vita l’Acacia non appassisce mai durante il corso delle stagioni eppure si rinnova sempre. L’origine di questo simbolo è legata al mito di Hiram, l’architetto del Tempio di Gerusalemme. Dopo aver ucciso il maestro, infatti, i suoi assassini ne seppellirono il cadavere ma sul luogo di sepoltura  germogliò un ramo di acacia a simboleggiarne la rinascita a nuova vita: il germoglio rivelò la presenza del corpo sotto la sabbia ai sette maestri accorsi a cercarlo .
L’origine del nome Acacia si può far derivare dal termine greco “a-kakon” che è riferito all’innocenza ed all’assenza di forze maligne.  L’Acacia è anche considerata l’emblema  dell’iniziato che esce dalla bara di Osiride per trasformarsi in Horus; dell’Agnello di Dio (Cristo) che resuscita; della resurrezione (morte e rinascita) che ogni uomo dovrebbe operare in sé superando i vizi e le passioni umane.

La Melagrana
La Melagrana, il cui simbolismo viene ripreso dalla tradizione biblica dove il frutto si manifestava negli ornamenti al di sopra delle colonne, è oggi presente al di sopra della  colonna Jackin- vedi le colonne-. La Melagrana  ha molteplici aspetti simbolici. Il primo è collegato al significato di famiglia e unità proprio dei  Fratelli massoni: così come i semi della Melagrana che sono numerosi ed assiepati uno all’altro a costituire il  frutto così ogni seme può essere identificato come un Libero Muratore, unico e singolare, ma al contempo, strettamente collegato con gli altri a formare un’unica entità. Peraltro, il frutto con la sua abbondanza di semi e sotto questo profilo la melagrana simboleggia anche l’augurio e la volontà dei Massoni di tutto il mondo di proliferare sempre più. La abbondanza dei semi ha, sotto altro aspetto, rappresenta la pluralità di contributi sapienziali e filosofici, contributi creati, nel corso degli anni, attraverso una tradizione ferrea e coesa. La Melagrana viene solitamente rappresentata sbucciata in un sua parte al fine dimostrare sia la coesione dei vari semi, sia lo spessore scorza finalizzata a proteggere i propri ideali dalla profanazione che potrebbe giungere dall’esterno.

Le colonne
Le Colonne del Tempio sono poste all’ingresso di questo, ad occidente, a ricordare quelle che Hiram pose all’ingresso del Tempio di Salomone. Esse simboleggiano la dualità nella loro diversità: la colonna sormontata da tre melagrane è portatrice dell’elemento femminile, l’Aria, mentre la colonna che sorregge il Globo, simboleggia l’elemento maschile, il Fuoco. La colonna, con il suo ergersi verso l’alto indica i valori di  “potenza”, “altezza”, “forza”.
Le colonne del Tempio hanno propri nomi: Boaz (dal nome del bisnonno del re Davide) è la colonna della  forza, il pilastro regale che simboleggiava, nel tempio di Salomone, il concetto di “mishpat”*, il corrispondente di regno e giustizia, e Jachin (dal nome del primo sommo sacerdote del Tempio di Salomone) che simboleggiava lo zedeq, il principio della rettitudine.  L’utilizzo  dei termini Jachin e Boaz proviene dal racconto biblico della costruzione del Tempio di Re Salomone nel quale si narra che il capomastro incaricato della edificazione del Tempio  fu Hiram Abiff. I versi dei Re capitolo 6:1 – 38 , capitolo 7 e capitolo 8 descrivono  i due pilastri che si erigono di fronte al tempio di Re Salomone.
Hiram fece due colonne di bronzo, alte nove metri e con una circonferenza di sei.
Fece anche due capitelli di bronzo fuso, da mettere in cima alle colonne: erano altientrambi 2,5 metri.
Hiram ornò i capitelli con decorazioni a forma di catene intrecciate.
Tutt’attorno a questi intrecci pose delle decorazioni a forma di melegrane, due file per ogni colonna.
 I capitelli terminavano a forma di giglio. Questi gigli erano alti 2 metri.
 Poggiavano su una sporgenza sopra le decorazioni a forma di intreccio: le melegrane disposte attorno ai capitelli, su due file, erano circa duecento.
 Le due colonne furono erette davanti al tempio, una a destra e l’altra a sinistra dell’ingresso. Venivano chiamate Jachin e Boaz.
• Così fu portata a termine la fabbricazione delle colonne, con i loro capitelli a forma di giglio.

Il Mosaico
Il Mosaico è anch’esso simbolo del Binario ed è, quindi, portatore dell’idea della contrapposizione fra l’Io e l’Altro, fra Spirito e Materia, fra Vero e Falso, fra Bene e Male, fra Bello e Brutto. Il Mosaico è presente al centro del Tempio nel il pavimento a riquadri bianchi e neri .
Il Mosaico simboleggia non tanto gli opposti (vedi Maschile e Femminile/ Sole e Luna) quanto la “dialettica” degli opposti che definisce la realtà. Solo da questo incontro dialettico  si giunge ad una  coscienza di sé attraverso la  accettazione dell’Altro: in altre parole si può giungere al  Vero solo se ci si interroga anche sul Falso, non si conosce il Bene se non si conosce Male, non si coglie la Bellezza se non si osserva il Brutto. Simbolicamente il Mosaico rappresenta la consapevolezza che la scacchiera non ha solo riquadri bianchi o solo riquadri neri e che tutto deve essere osservato in un contesto armonico.

Il cielo stellato                                                                                                                                          Simbolo di trascendenza e della sacralità, il cielo stellato rappresenta l’Assoluto. Dal cielo si deve partire per iniziare il cammino rappresentato dal V.I.T.R.I.O.L. (“Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem”,  “Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta”) nella ricerca della nostra personale pietra occulta. Simbolo delle potenze superiori all’uomo, che possono essere favorevoli o contrarie all’uomo,  la presenza nel cielo delle stelle ne indica il carattere benevolo (così come il cielo tempestoso ne indica l’avversità). E’ dall’incontro “coniugale” tra il cielo e la terra (padre celeste e madre terra) che nascono tutti gli esseri.

La spada                                                                                                                                                    La ambivalenza della spada è data dalla sua possibilità di costituire strumento di distruzione o mezzo di miglioramento e crescita. Infatti, con la spada si può infierire e si possono commettere ingiustizie ma si possono anche  risolvere iniquità e, sempre  con essa, si possono garantire pace e giustizia. Non è un caso che la Giustizia massonica vede, nel suo simbolo, la Giustizia con una bilancia in una mano ed una spada nell’altra. All’interno della Loggia la spada viene utilizzata, tra l’altro, nel corso della iniziazione in primo grado, per difendere il Tempio dall’ingresso del profano e per trasmettere “a fil di spada”, con il rito simbolico dei tre colpi di martelletto sulla lama,  l’ideale collegamento dello stesso iniziato all’intera Obbedienza.

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