Il Rituale dei Lavori Funebri. Un passaggio dimensionale dalla consapevolezza esteriore alla coscienza interiore
Nell’Antico Testamento si parla di preghiera per i defunti perché “siano assolti dai loro peccati”: questo in riferimento ai soldati morti in battaglia che avevano all’interno dei loro abiti oggetti trafugati. Una sorta di perdono per permettere loro una migliore vita eterna in nome dell’amore nei confronti dell’Altissimo. La Chiesa, comunque, ha da sempre sollecitato la preghiera in suffragio dei defunti come espressione di un legame di affetto nella fede che non doveva terminare alla fine della vita terrena. Un palese riferimento alla concezione lineare del tempo: Dio crea un mondo che procede verso l’Apocalisse. La storia dell’uomo assume, perciò, un significato imposto da Dio. C’è un inizio ed esiste una fine nella direzione in cui ci muoviamo e in cui dobbiamo essere preparati per un “altre” assicurato dalla religione. Sant’Agostino ne “Le Confessioni” ricorda un episodio legato alla madre: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete senza darvi pena. Di una cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’Altare del Signore” (387 d.C.). In questo caso, la madre di Agostino si preoccupa non tanto dell’epilogo del percorso terreno, ma apre a un elemento fondamentale per mantenere aperto il passaggio tra il mondo finito e quello infinito: la memoria.
| Liberi Muratori sono soldati di pace al servizio dell’Umanità, dispensatori e difensori di valori etici e morali che si battono per l’uguaglianza, la libertà e la fratellanza dei popoli. Il loro esempio diventa fondamentale per stimolare tutti i fratelli, ma soprattutto per portare il buon esempio nel mondo profano sollecitando quel “buon senso” che potrebbe rendere il mondo migliore. Il pensiero e la riflessione diventano stimolo di crescita costante, l’azione è la dimostrazione di ciò che si può condividere nella quotidianità. Tutti noi abbiamo bisogno di essere assolti dalle azioni non congruenti ai nostri principi esistenziali e istituzionali, ma forse non è necessario chiedere di essere ricordati perché, se la nostra vita è stata caratterizzata da altruismo e rettitudine, amore fraterno, carità e verità, saranno gli stessi fratelli e le persone care ad aver bisogno di non dimenticarsi di noi.
La Massoneria ricorda i fratelli passati all’Oriente eterno il 10 marzo di ogni anno: anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. Non è certa la sua appartenenza alla nostra Istituzione, ma i suoi pensieri e i suoi scritti dedicati ai doveri nei confronti dell’umanità, della Patria, della famiglia e di noi stessi, nonché il suo evidenziare con continuità i valori della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà sono pressoché identici agli ideali che hanno dato origine alla Massoneria. Nel prendere come riferimento la data della sua morte per onorare i defunti, la nostra Istituzione lo ha elevato a importante punto di riferimento per il suo amore incondizionato per la ricerca dell’essenza di tutte le cose, per il profondo rispetto per ogni individuo e per ogni singola pietra del Tempio universale e interiore. La data è particolarmente favorevole anche perché è prossima all’Equinozio di primavera: un periodo aperto alla rinascita, alla creatività e all’amore per la vita.
Il Rituale dei Lavori Funebri si edifica sul susseguirsi di un insieme di gestualità catartiche basate sul fuoco: le fiamme sono simbolo di purificazione e di forza profonda che permettono l’unione dei contrari (finito e infinito, vita e morte, realtà fisica e realtà immateriale, consapevolezza esteriore e coscienza interiore, luce e ombra) e l’ascensione alla sublimazione del Tutto (conoscenza penetrante dell’intelletto individuale) così da permettere al fratello che è passato all’Oriente Eterno di rimanere per sempre nel cuore e nella mente dei fratelli massoni. Il corpo muore, ma allo sgomento della perdita di un
fratello si sostituisce la consolazione dell’indagine interiore, dell’anima dell’essere umano che può vivere in eterno. La partecipazione alla ritualità della morte conduce verso un’esperienza simbolicamente ultraterrena, alla dimensione dell’oltre, a una connessione personale con la Divinità.
La prima azione del Rituale è quella di accendere il Testimone, che racchiude l’essenza di tutta la cerimonia perché stiamo ricordando in piena coscienza e partecipazione tutti coloro “i cui attrezzi sono caduti dalle loro mani perché chiamati ad un compito più importante”. La perdita di un fratello e di una persona cara lascia un vuoto enorme dentro, un silenzio assordante e talvolta insopportabile fino a farci pensare che la vita, senza di loro, potrebbe aver perso, irreversibilmente, i valori precedenti. Ma se pensiamo alla loro dipartita come a un nuovo inizio, come a un’inedita opportunità spirituale, come a una differente modalità relazionale, potremmo prendere coscienza che queste persone risulteranno immortali. Il Rituale dei Lavori Funebri e il culto dei morti avvalorano le quattro fasi alchemiche che prevedono la rinascita spirituale appena dopo la morte materiale. Tutti i fratelli sono in grado di sollecitare questa rinascenza attraverso il ricordo e la memoria del defunto che può restare eterna nella mente e nei cuori.
Il cammino di un fratello potrà essere stato breve o lungo, articolato da pensieri e azioni impegnative e rilevanti oppure cadenzato da un’esistenza nella semplicità della riflessione profonda, dalla carità e dalla ricerca della verità: tutti, in un certo momento, siamo
chiamati a cospetto della morte e del suo mistero. Non possiamo comprendere razionalmente i piani del Grande Architetto dell’Universo, ma dobbiamo aver fiducia nei suoi confronti e aprire il cuore alla speranza e alla vita eterna dei fratelli passati all’Oriente
eterno. Il Rituale dei Lavori Funebri ci proietta, al pari di ogni tornata, nel Grande Tempo, in quella dimensione unica in cui esaltare l’impegno e la dedizione di ogni libero muratore e unire più dimensioni per sentire la presenza dei fratelli che hanno lasciato una traccia indelebile del loro passaggio. Un Rituale in cui l’apporto di tutti i fratelli diventa indispensabile e ci fa sentire la presenza di chi, al nostro fianco, partecipa e condivide il nostro percorso iniziatico. É proprio in questo scenario, al tempo stesso magico, esoterico, cabalistico e misterioso, che non ha importanza se il fratello che unisce le sue mani in una catena d’unione sia presente fisicamente o con la propria anima. Qui sta il senso di tutto: significa sentire queste persone ancora vicino a noi, significa non dimenticare ciò che hanno fatto e ciò che ci hanno lasciato, significa continuare ad avere uno scambio costante con la loro anima, significa tenere aperto un varco dimensionale perché, in realtà, loro non se ne sono mai andate!
Fr.’. M.’. V.’.