Massoneria e Chiesa Cattolica (Note)
di A. d. N.
Il rapporto Massoneria/Chiesa Cattolica ha determinato e determina spesso uno spinoso conflitto di coscienza nel Massone/Cattolico o ne profano che intende accettare l’iniziazione. E ciò nonostante l’Obbedienza non presenti alcunché, nei suoi princìpi e nelle sue metodiche, che possa sotto alcun pretesto confliggere con i dogmi fondamentali della Chiesa di Roma.
Simbolicamente, poi, il tema costruttivo è uno dei pilastri dell’estetica cattolica. Si pensi al passo evangelico in cui Gesù dice all’apostolo Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Mt. 16, 18), versetto che attesta il principio muratorio sottostante l’idea di chiesa come tempio umano.
Il conflitto tra le due istituzioni dev’esser ricercato sul piano storicoculturale.
La linea politica volta ad accentrare in sé il potere ecclesiastico e di controllo sulla vita comunitaria portò inevitabilmente la Chiesa delle origini a censurare tutte le fratellanze giurate, compresa la Massoneria che, con il suo segreto, ha sempre difeso una sua propria autorità spirituale.
Di qui le censure mosse in sede conciliare a Nicea (325), a Vienne (1311), ad Avignone (1326). Di qui la bolla antimassonica di papa Clemente XII (1738) e le altre otto bolle papali del secolo XII. Dietro a tale posizione intransigente grande ruolo ebbero i Gesuiti, i quali censuravano la Massoneria come deista, come religione senza misteri e rinnegante la Trinità. Il segreto, poi, non veniva da loro visto come disciplina interiore bensì come lotta clandestina e, quindi, minante il primato temporale della Chiesa. La Massoneria veniva poi condannata per il suo sostanziale naturalismo, forzando la chiave illuministica della sua tradizione.
L’antimassoneria cattolico-romana si consolidò nella prima metà del Novecento, quando, cioè, nel 1917 papa Benedetto XV incluse il celebre codice canonico promulgato da scomunica a tutti i canone 2335, comminante la scomunica a tutti i Massoni.
A questo punto sono cominciate a nascere premesse per una revisione della censura cattolica. Dopo importanti contatti tra membri della Compagnia di Gesù e dignitari massonici si è assistito infatti alla stagione del Concilio Vaticano II (1959-1965), stagione che ha marcato la svolta decisiva nei rapporti tra Massoneria e Chiesa Cattolica. Grazie a papa Giovanni XXIII ed a papa Paolo VI venivano poste innanzitutto le premesse per le prime favorevoli interpretazioni del predetto codice canonico (nel 1974 il Cardinale Seper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede _ ex Sant’Uffizio — dichiara ufficialmente che il canone 2335 va riferito alle so/e associazioni massoniche che realmente cospirano contro la Chiesa). Venivano poi poste le premesse per la riedizione del Codice Canonico: nel 1983 il canone 2335 viene infatti sostituito da quello por- tante il n. 1374 e che recita: “Chi aderisce ad un ‘associazione la quale trama insidie contro la Chiesa sia punito con giusta sanzione; chi promuove o dirige tale associazione sia punito con l’interdetto”. Come si può vedere, la Massoneria non è più menzionata e non si parla più di scomunica ma della minor pena dell’interdetto. Sebbene non siano del tutto scomparsi motivi di conflittualità (non possiamo infatti dimenticare le accesissime prese di posizione del Cardinale Lefèbvre nonché l’ostilità verso la Massoneria da parte del Cardinale Ratzinger, nuovo Prefetto della Congregazione), il clima ed il terreno giuridico non dovrebbe porre più al Massone particolari remore di carattere etico-religioso (tra l’altro, non è certo passata inosservata la rapidissima beatificazione del fondatore dell’Opus Dei, e cioè di quell’istituto contro il quale si è scagliato il Cardinale Ratzinger…).
Nello stesso tempo, la nostra Istituzione non ha mai insidiato nei fatti o inteso insidiare la Chiesa Cattolica e ciò nel quadro del suo supremo principio della tolleranza è del divieto statutario di discutere di politica e di religione.