IL SENSO DELLA VITA
di Umberto Bianchi
Da sempre l’uomo cerca di comprendere il senso della sua esistenza.
Anche se vivere sembra essere la cosa più ovvia di questo mondo,
rimangono comunque degli interrogativi che non possono lasciarci indifferenti.
È una curiosità innata che nessuna ideologia o dogmatica
può soffocare. Un cielo stellato, per esempio, nel tentativo di afferrarne i confini, ci porta a vertigini interiori che non possiamo ignorare ed è impossibile ignorare le implicazioni di questa curiosità.
La morte poi porta a riflessioni che si traducono nelle modalità e nella qualità della nostra adesione alle vicende del quotidiano. Religioni e filosofie di ogni tempo hanno cercato di dare una spiegazione al mistero rappresentato dalla presenza dell’uomo nell’universo. Spiegazioni che si sono rivelate sempre contraddittorie tra di loro e molte volte addirittura come un nonsenso verso i valori manifestati dalla stessa natura. Così, ancora oggi, l’uomo è alla ricerca delle stesse eterne risposte.
Apparentemente, l’uomo di oggi sembra possedere un vantaggio sugli
uomini del passato, poiché vive all’interno di una civiltà progredita
con molti strumenti di ricerca e di divulgazione a sua disposizione.
Tuttavia non è realmente così.
Noi tutti viviamo in una realtà sociale in cui molti strumenti utili per
soddisfare le nostre curiosità ancestrali sono sostituiti da valori sociali e religiosi che non tengono conto né delle esigenze dell’individuo né del suo reale rapporto con la natura oggettiva dell’esistenza.
Si tratta di valori idealistici che si sono sovrapposti e sostituiti, a volte
anche con la violenza, a quelli reali e connaturati al bisogno umano
o manifestati dalla natura. Basti pensare a come, per poter introdurre
l’uso di un certo prodotto commerciale, si stimolino bisogni che
non sono primari, impostando mode a cui le nuove generazioni si adeguano, inconsapevoli di entrare in una logica di mercato. Il martellamento pubblicitario li fissa in una normalità di cose dove vengono dimenticati e sostituiti i valori reali della vita. Poco alla volta questi bisogni imposti si aggiungono all’ovvietà esistente e l’uomo si allontana sempre più dal senso reale dell’esistenza.
Questo, purtroppo, avviene sia nel campo del sociale che in quello
delle religioni. L’esempio più palese in questo senso ci viene dato da
molte religioni moderne che sono sorte dalle esperienze primigenie
dell’umanità e le hanno dimenticate o volutamente rinnegate nel corso dei millenni per perseguire i disegni politici del loro tempo o per la
scomparsa dei loro leader. Quanti templi di antica conoscenza sono
stati distrutti in nome di verità che giungevano cronologicamente dopo?
Quali conoscenze ci sono state interdette in nome di idealismi che non ci appartengono e che ci sono stati imposti lentamente come dei nuovi prodotti commerciali?
È inevitabile che ci venga da chiederci quale verità e quale conoscenza
reale si possa ancora trovare nelle dottrine spirituali moderne e cosa ci sia oggi di effettivamente utile per contribuire alla ricerca interiore dell’uomo.
Eppure, prima che nel nostro tempo si verificasse questa situazione
di medioevo spirituale, l’uomo aveva già conosciuto e sperimentato
una conoscenza di sé e dell’esistenza in cui vive e a mezzo di questa
aveva edificato civiltà inimmaginabili, ma la storia è stata poi condannata a divenire leggenda: importanti biblioteche del passato sono state incendiate da portatori della propria verità e preziosi testi che potevano dare testimonianza di antico sapere sono stati occultati. Persino la Bibbia, che oggi rappresenta uno dei libri più conosciuti e diffusi, sino a non molto tempo addietro era tenuta nascosta, a disposizione solo di pochi eletti.
Tuttavia la storia dell’uomo è ancora vitale nella memoria dell’umanità.
Miti e leggende di ogni paese del nostro pianeta, nei frammenti
che sono sopravvissuti alla sistematica distruzione dei centri di potere
di ogni tempo, ci tramandano la suggestione di una Età dell’Oro,
di un Eden, di una Terra Imperitura da cui l’uomo fu allontanato
per sconvolgimenti ambientali. Come dice Platone, purtroppo sono
stati molti i bolidi celesti che sono caduti nel tempo sul nostro mondo
e hanno distrutto e fatto dimenticare civiltà di ogni grandezza e splendore…
L’antica conoscenza dell’umanità tuttavia non è andata perduta, ma
ci è stata tramandata a mezzo dell’esoterismo. Nonostante le persecuzioni subite da questa metodica, considerata dai centri di potere ogni tempo e latitudine geografica, come eretica e ribelle, essa ha fatto pervenire fino a noi la conoscenza dell’antico Eden e ci permette oggi di poter tentare di rispondere ai nostri interrogativi partendo da una base di esperienza che ci è attualmente negata.
L’Esoterismo rappresenta una vera e propria filosofia che studia l’uomo e l’universo che gli sta attorno alla ricerca di una conoscenza sperimentale e non preconfezionata da alcuna ideologia di parte. A causa della sua natura particolare, che privilegia il libero rapporto umano con l’Assoluto e difende l’accesso alla conoscenza dai nemici dell’uomo, l’Esoterismo si è mimetizzato attraverso il linguaggio dei simboli e delle allegorie. La Qabbalah, per esempio, nasconde una conoscenza dell’uomo che è inseribile nel campo della psicoanalisi. Allo stesso modo i Tarocchi, spesso impiegati per il gioco e la divinazione, nascondono le pagine di un vero e proprio libro di antica conoscenza.
Il punto focale dell’Esoterismo è l’esperienza della meditazione, un
processo formativo esistente in natura che consente all’individuo di
realizzare una propria evoluzione.
Per comprendere il ruolo della meditazione nell’esoterismo, e quindi
nel «continuum» storico dell’umanità in cui esso si identifica a pieno
diritto; dobbiamo tornare indietro nel tempo quando gli uomini, liberi dai condizionamenti culturali dei secoli a venire, avevano avuto
la possibilità di accostarsi al mistero della vita con purezza e semplicità senza l’interferenza di infrastrutture ideologiche. A dominare era sicuramente la superstizione, dovuta all’ignoranza di quei tempi, ma vi erano anche uomini particolari, che più di altri avevano sentito il richiamo misterioso del trascendente e avevano cercato di rispondervi con l’adesione della loro esperienza personale, attraverso la ricerca sperimentale diretta dentro e fuori se stessi, per capire e per capirsi.
Dalla loro esperienza è nato il concetto di Ascesi, un modo di definire
la dimensione in cui è possibile interagire con il senso più profondo
e segreto di tutto l’universo, in cui la meditazione si rivela come
esperienza e metodo proposti dalla natura stessa in grado di portare
ogni uomo a realizzare la conoscenza della reale natura del tutto attraverso un processo interiore di risveglio.
In epoche remote della storia dell’umanità, questi uomini si riunivano
in consorterie sciamaniche dando vita a illuminate scuole spirituali
che avevano lo scopo di sperimentare e di trasmettere l’esperienza
della meditazione alle nuove generazioni senza dogmatismi in
una continua ricerca di esperienze.
Oggi, nel nostro tempo, la maggior parte delle dottrine filosofiche
e religiose di tutto il pianeta che derivano da queste arcaiche scuole
spirituali, celano ancora, nella loro parte più segreta, la pratica della
meditazione. È il caso del Taoismo, dell’Islam, dell’Induismo, del Buddismo, del Cristianesimo e di molte altre grandi religioni.
La struttura esperienziale di ogni dottrina filosofica moderna risulta
essere adattata all’esperienza della meditazione.
Nessuna attività umana di tipo formativo, sia essa identificabile nel
lavoro spirituale di un ordine religioso o nell’attività di una scuola
quadri di un qualsiasi partito, si sottrae alla logica esperienziale dell’archetipo evolutivo dell’uomo propria dell’ Ascesi. Cambiano le filosofie di riferimento e cambiano i metodi formativi, ma in sostanza
tutte si adeguano all’esigenza funzionale secondo un preciso archetipo
realizzativo di natura cosmica che è insito nella natura stessa dell’esistenza e che porta tutti gli uomini che operano sull’interiore a
inserirsi in uno stesso flusso cosmico di cose, verso un obiettivo comune rappresentato dalla conoscenza e dalla partecipazione reale all’Assoluto.
Se prendiamo a esempio il caso delle grandi religioni possiamo dimostrare con facilità quanto sia vera questa affermazione.
La loro struttura risulta infatti essere costituita fondamentalmente
da due elementi specifici. Il primo è ravvisabile nella manifestazione
che possiamo definire di tipo esoterico, cioè l’identità culturale manifesta dei riti e della pratica devozionale popolare con cui essa si evidenzia all’opinione pubblica. Il secondo è individuabile in una specifica identità esoterica che è propriamente riferita all’esperienza formativa dell’ Ascesi. Quest’ultimo elemento si esprime in forma molto
riservata all’interno dell’ente interessato, su due livelli di esperienza, quello dell’apprendimento dottrinale delle basi teoriche dell’Ascesi
e quello dell’attuazione della pratica dell’Ascesi stessa.
L’esperienza dell’Ascesi sembra dominare, attraverso nomi e metodi
diversi nella sola apparenza, la dimensione elitaria di ogni possibile
struttura formativa umana.
Tuttavia questa esperienza non è irraggiungibile: essa fa parte dell’esistenza stessa, di ciò che viviamo e realizziamo ogni giorno. L’esperienza dell’Ascesi è possibile tradurla in un atto di esperienza concreta attraverso la pratica della meditazione. In questo modo è possibile a chiunque intraprendere un cammino dell’interiore in grado di rivelare poco alla volta il senso reale della realtà che ci sta intorno.
Vivere l’Ascesi attraverso l’esperienza della meditazione vuol dire essere in grado di giungere a possedere la chiave interpretativa che può decifrare ogni manifestazione della cultura spirituale del pianeta, anche la più esotica e segreta. Questa chiave ci consente di accedere
all’immenso bagaglio di conoscenza rappresentato dal patrimonio spirituale di tutta l’umanità di ogni tempo e di ogni latitudine che da
millenni è celato alla maggior parte degli uomini a eccezione di pochi
privilegiati.
Sperimentare il senso dell’Ascesi attraverso la pratica della meditazione significa soprattutto partecipare al senso profondo e misterioso dell’esistenza e trovare un posto nell’ordine cosmico delle cose, sia sul piano del rapporto individuale, sia su quello della storia dell’intero pianeta.
La meditazione si rivela così come uno strumento di conoscenza in
grado di contribuire al miglioramento della condizione umana, senza
limiti e senza dogmi.
In ogni caso l’esperienza dell’Ascesi rappresenta l’unica e grande prospettiva di vita che può offrire la pratica della meditazione, al di sopra di ogni possibile utilizzo psicofisico, per quanti vogliano andare
concretamente al di là dell’ovvietà quotidiana e intendano trovare
una reale dimensione della propria individualità allo scopo di fare qual che cosa di concretamente utile nella propria esistenza per se stessi e per gli altri.